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(131) L'acquisto progressivo della perfezione cristiana importa un addestramento sia riguardo alla repressione di ciò che ostacola il progresso spirituale (ascesi negativa), sia «quegli esercizi che mirano direttamente allo sviluppo della vita soprannaturale (ascesi positiva) ... Rafforzando l'energia fatti va del cristiano ..., l'ascesi ha sempre un contenuto costruttivo» (D. MANISE, in: Dizionario di teologia morale, a cura di F. ROBERTI-P. PALAZZINI, Roma, 1968, p. 104.

    Il testo critico elimina, come interpolazione successiva, le parole «ut ad ieiunandum el huiusmodi». Perciò spostiamo qui in nota questo riferimento al digiuno e ad altri esercizi di ascetica, riportata dalle edizioni correnti.

 

(132) Ancor peggiore della pestilenza che, preannunciata dalle voci del contagio nei dintorni, poteva concedere la possibilità o almeno il tentativo di cercare scampo altrove.

 

(133) Ef 6, 12. Gli spiriti maligni che, almeno temporaneamente, hanno il proprio campo d'azione sul creato.

 

(134) cf. 1 Ts 3, 5. Satana («l'avversario, il nemico» come suona in ebraico) è la personificazione del male, l'opposizione irriducibile a Dio.

 

(135) Gc I, 12. Ai vincitori nella lotta e nella corsa era destinata una corona, di fronde verdi intrecciate e san Paolo, che ricorre volentieri a queste similitudini tratte dai giochi sportivi, se ne serve qui per indicare la vita eterna.

 

(136) Sal 70, 9. Narra il biografo Guglielmo di Tocco che san Tommaso, specie negli ultimi anni, si commoveva fino alle lacrime quando sulle note del gregoriano il cantore ripeteva, durante la liturgia quaresimale: Ne proicias nos in tempore senectutis.

(137) Carità infatti - e la grazia che rafforza il buon volere ­ fanno sì che l'uomo ami Dio al di sopra delle creature, e quindi si opponga a tutto ciò che potrebbe offenderlo.

 

(138) D'ordinario si citano quattro età della vita umana: infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia. San Tommaso considera anche le fasi intermedie, attraverso le quali l'uomo conduce l'esistenza terrena: dal bambino ancora incapace di parlare o che ha appreso a farlo di recente (quindi fin verso i sei anni) al fanciullo (sulla soglia dei tredici); dall'adolescente al giovane; dall'anziano al vecchio.

 

(139) 2 Cor I, 8. Potrebbe riferirsi, tra i molti episodi della sua travagliata esperienza apostolica incentrata a Efeso, al tumulto suscitato dall'argentiere Demetrio nel timore che la predicazione paolina potesse recare pregiudizio al fiorente commercio dei tempietti di Diana, assai richiesti da fedeli e curiosi (At 19, 23-40).

 

(140) Difatti, oggetto della pazienza è tutto ciò che in qualsiasi maniera ci contraria, ci fa soffrire e rattrista.

 

(141) Dal significato originario della radice ebraica 'mn - equivalente al nostro «certo, davvero, sì» - l'amen ha acquistato quello di approvazione a un comando, o d'augurio per l'adempimento di una preghiera o di una profezia. Nel concludere il Pater, quindi, esso esprime la fiduciosa certezza che ogni singolo desiderio sarà accolto e soddisfatto.

 

(142) Gb 35, 6-7. Anche se Giobbe non ha inteso dire che la virtù non giova all'uomo dal momento che Dio non gli risparmia le tribolazioni, Elihùd sa che un simile convincimento è assai diffuso. Perciò, dopo aver fatto notare che l'immoralità umana non scalfisce il cielo, soggiunge che non si può supporre che Dio - ben più alto dei cieli ­ si lasci guidare nei propri giudizi da considerazioni d'interesse personale.

    «Il male che fai - osserva DAIN COHENEL - nuoce a te e agli uomini come te; il bene è utile a te e agli altri. Dio nel giudicare non guarda dunque altro che ciò che è strettamente retto e giusto, e non agisce a capriccio ... Egli vuole che, per il bene delle creature, le sue leggi siano osservate... Bisogna vivere alla sua presenza e attendere, poiché non sempre egli manifesta qui in terra la sua giustizia punendo l'iniquità». (La Sacra Bibbia, vol. IX, Napoli 1934).

 

(143) La misericordia e la verità, quale sinonimo di giustizia, sono presenti in ogni opera di Dio; infatti egli non può far niente che non sia conforme alla sua sapienza e bontà, come pure agisce secondo l'ordine e la misura convenienti. Anche ciò che noi abitualmente chiamiamo «dovuto» a una creatura, Dio lo concede per sua bontà e con maggior larghezza rispetto allo stretto indispensabile. E altrettanto è vero che nell'esercitare la giustizia, Dio si contenta di meno di quanto potrebbe pretendere (cf. Sum. theol. I, q. 21, a. 4). Un simile modo d'agire torna quindi a gloria di Dio, tanto più se si riflette che nulla Dio desidera oltre la sua stessa bontà che s'irradia nell'opera creativa, salvifica, santificante e beatificante. Torna pure a sua gloria il fatto che, nel volere la giustizia, voglia la pena quale mezzo per conservare l'ordine della natura e dei suoi disegni provvidenziali (cf. ib., q. 19,. a. 9).

 

(144) Come, ad esempio, un giusto benessere e l'assenza o la moderazione degli affanni, delle malattie, dell'angoscia e, in ogni caso, il sollievo in mezzo a queste inevitabili prove dell'esistenza.

 

(145) S. Tommaso stesso, nella Summa theologiae (cf. I-II, q. 82, a. 3) e nella quaestio disputata «De malo» (4, a. 2), definisce la concupiscenza una predisposizione o attitudine istintiva a desiderare un determinato bene prescindendo dal giudizio critico della ragione.

    Per effetto della volontà «disordinata», dalla sfera dell'ordine psicofisico la concupiscenza acquista una dimensione morale solitamente negativa.

 

(146) Psicologicamente, il peccato si spiega come possibilità di scegliere un bene inferiore rispetto a un altro, dal quale la volontà è stata attratta. Nel caso dei nostri progenitori sembra spiegarsi come tentativo assurdo di autodivinizzazione. In questa prospettiva dovette brillare dinanzi alla loro mente - almeno in confuso - non tanto le scalata al divino, quanto l'occasione (utopistica) di riaffermare la propria autonomia, esprimente una radicale propensione all'indipendenza.

 

(147) Erano dotati di una perfetta intelligenza, di scienza infusa, di grazie e carismi. Nell'atto di disubbidienza («aversio a Deo, conversio ad bonum commutabile»; una conversione a rovescio, dunque) cessa l'equilibrio delle passioni e la soggezione della carne. L'uomo, razionale, non riesce sempre ad agire razionalmente. L'intelligenza, la volontà, l'appetito concupiscibile e quello irascibile rivendicano una loro, assai spesso anarchica, autonomia.

 

(148) Rm 7, 23. La più drammatica e universale «conflittualità permanente» che gli uomini debbono sperimentare.

 

(149) La toràh, o pentatèuco (raccolta di cinque libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio), costituisce per il popolo ebraico la legge di Jahvè, detta comunemente legge mosaica, per eccellenza; essa raccoglie il complesso materiale legislativo che si sviluppò intorno agli eventi dell'Alleanza, dalla rivelazione sul Sinai alla vigilia dell'ingresso nella terra promessa.

 

(150) Mosè è lo strumento principale dell'azione salvifica di Jahvè e mediatore dell'alleanza, «colui che anche nel passare delle generazioni resta il maestro del suo popolo» (B. LIVERANI, in: Schede bibliche pastorali, Mosè, Ed. Dehoniane, Bologna).

 

(151) Secondo l'accezione cristiana, libertà dal peccato è la nuova condizione in cui l'uomo, adeguandosi alla legge della carità, è sottratto al dominio di Satana, dell'amor proprio, della concupiscenza e degli influssi materialistici di questo mondo terreno.

 

(152) Libero e figlio sono sinonimi nella lingua latina indicando sia l'uomo socialmente non soggetto a dominio altrui, sia figli che costituivano la parte libera della familia ossia dell'intera casa, cui presiedeva il pater familias.

 

(153) Classica la prospettiva biblica di una terra fluens lac et mel. È formula che ricorre di frequente nei testi antichi della Bibbia per indicare e descrivere, in termini idilliaci, la terra promessa. Non solo vi si troverà con facilità e in abbondanza latte e miele (cf. Es 3, 8. 17; 13; 33,7; cf. Nm 13, 27; 14,8; cf. Dt 8) ma «torrenti e fontane e acque sotterranee che scaturiscono nella valle e nella montagna; paese di frumento e d'orzo, di vigne, di fichi e melograni; paese di olivi e di miele; paese nel quale non avrai il pane misurato, ma dove non ti mancherà nulla; paese nel quale le pietre contengono ferro, e dai suoi monti potrai estrarre il bronzo» (Dt 8, 7-9).

 

(154) At 15, 10. Anche gli insegnamenti e i precetti di Gesù sono indicati con un ebraismo; «giogo», indicante la disciplina, l'indirizzo legale di un maestro; ma a differenza della legge rabbinica, essi sono leggeri e liberatori, se portati con amore (cf. Mt 11, 30).

 

(155) È la glossolalia, il carisma che porta a lodare e pregare Dio in una lingua misteriosa e in uno stato di esaltazione o ebbrezza estatica.

 

(156) Non si intende qui la fede-virtù teologica, bensì il dono della fede operatrice di miracoli, oppure quello di saper proporre convenientemente le verità della fede, o anche una maggiore certezza nella fede stessa.

 

(157) Si chiamano precetti talune norme della legge divino-positiva o di quella ecclesiastica, mediante cui la Chiesa, applicando i comandamenti di Dio, prescrive particolari atti di religione o determinate astinenze ai fedeli.

 

(158) Caritas non agit perperam (I Cor 13,4). Citando questo pensiero paolino, che possiamo tradurre «la carità non manca di riguardo verso gli altri», san Tommaso intende richiamare alla mente del cristiano la descrizione dei quindici caratteri attraverso cui la carità perfetta costruisce un rapporto ideale col prossimo e mette in funzione tutte le virtù.

 

(159) «[Con la] vera e santa pazienzia - ha scritto santa Caterina da Siena, nel suo Epistolario - non vedrete grandi le pìcciole cose, ma [anzi] le grandi vi parranno pìcciole a sostenere per Cristo crocifisso» (Epistolario, vol. I, p. 3-4, Siena 1913).

 

(160) Indubbiamente, essendo il peccato grave un'offesa di Dio tale da escludere l'uomo dalla vita eterna, nessuno può meritarsela se prima non provvede a riconciliarsi, ottenendo la remissione dei peccati che si consegue con la grazia (cf. Sum. theol. I-II q. 114, a. 2).

 

(161) cf. Rm 8, 23. A cominciare dalla grazia che ci rende giusti e ci costituisce figli adottivi di Dio in attesa d'entrare nel possesso della eredità.

 

(162) In forza dello «spirito di adozione» (Rm 8, 15) che è dono dello Spirito, sapendoci considerati da Dio quali suoi figli, ci rivolgiamo a lui chiamandolo «Padre», disposti altresì a eseguire in tutto la sua paterna volontà.

 

(163) Tommaso qui rimedita un pensiero agostiniano.

 

(164) Il virtuoso segue la regola della ragione e, mediante la prudenza, si dispone a esercitarsi nella pratica delle singole virtù. I beni cui mira l'intento di commettere una qualunque infrazione alla legge morale sono disparati, e talora incompatibili tra loro. Dall'unità della retta ragione e del suo autore, l'uomo che pecca si lascia attrarre dagli infiniti miraggi delle creature, voltando le spalle all'unico legislatore. Infrangere un solo punto della legge è come contestare la validità dell'intero codice (cf. Sum. theol. I-II q. 73, a. I).

 

(165) Nelle sentenze emesse dai tribunali terreni la pena di morte è comminata solo in quei casi che recano danni particolarmente gravi o irreparabili, o hanno qualcosa in sé di particolarmente orrendo. In linea con la legislazione biblica e con la morale del suo tempo, san Tommaso sentiva una particolare repulsione per il culto idolatrico (gravemente lesivo del 1° comandamento), come per il furto sacrilego, furto cioè specificato da una precisa aggravante. Le leggi civili d'allora giungevano a punire il sacrilegio applicando la pena di morte; la Chiesa, invece, «che non infligge mai la morte corporale», faceva ricorso alla scomunica o a pene pecuniarie (cf. Sum. theol. II-II q. 66, a. 6, ad 2um; q. 85, a. 2; q. 99, a. 4).

 

(166) Rm 13, 6. Abbiamo preferito tradurre così, onde evitare l'espressione ambigua «ministri di Dio», ormai riservata a indicare i sacerdoti.

 

(167) Rm 12, 20. Riportiamo il commento del SALES: «Con questa condotta verso il tuo nemico, tu lo fai riempire di confusione e poscia di pentimento, e di un dolore così grande come se tu avessi radunati carboni ardenti sulla sua testa, e così egli sarà condotto a penitenza e a conversione» (Il Nuovo Testamento, vol. II, Torino 1914).

 

(168) Gli episodi più significativi, di quest'incessante opera di riconciliazione col popolo e di mediatori presso Jahvè, si possono trovare in Es 32, 11. 31; Nm 11, 11 ss.; I Re 7, 5 ss.; 12, 9 ss.

 

(169) Vedi sopra al commento al ''Credo''.

 

(170) A Oloferne - si legge in Gdt 3, 13 - era stato affidato il compito di distruggere tutto ciò che riguardava il culto delle divinità(templi e boschetti sacri) delle popolazioni stanziate lungo il litorale palestinese alle falde settentrionali, fino a Esdrelon; ma ciò allo scopo «che tutte le genti dessero culto al solo Nabucodonosor e tutte le lingue e tribù lo invocassero come Dio».

 

(171) cf. Dt 6, 13. La legislazione mosaica prevedeva l'uso del giuramento, mettendo in guardia nel contempo dall'abuso (Sir 23, 9-11) e punendo severamente lo spergiuro (Es 20, 7; Lv 19, 19; Ger 5, 2; 7, 9; Zc 5, 4; Ml 3, 5).

 

(172) Sotto l'esagerato legalismo e rigorismo dei farisei (i testi evangelici testimoniano del loro scandalo perché gli apostoli strappano delle spighe per sfamarsi (cf. Mt 12, 1-2), o perché un infermo miracolato porta il suo lettuccio (cf. Gv 5, 10), e, sistematicamente, per la libertà con cui Gesù compie le guarigioni in giorno di sabato (cf. Lc 13-14), il senso fondamentale del «sabato riservato a Jahvè» (cf. Es 31, 15; 35, 2) conserva il suo valore altamente religioso a riconoscimento della sovranità del Signore.

 

(173) La parola iòm (giorno) non indica necessariamente uno spazio di 24 ore. E, nella Bibbia, assai spesso indeterminato. Non pochi autori moderni ritengono che i «giorni» del Genesi possano corrispondere a lunghi periodi di tempo, coincidenti all'incirca coi periodi geologici.

 

(174) Non enim ad 'ludendum' [per divertirsi] ordinetur talis dies, sed ad 'laudandum' [per la lode] el orandum Dominum Deum. In quanto attratti più di Tommaso dall'arte della retorica, eccellevano in questi giochi di parole assonanti sant'Agostino e san Bernardo. E si tratta proprio d'una citazione implicita del vescovo di Ippona.

 

(175) Rm 12, I. Da un antico verbo latino (hostio = ferisco) derivò il vocabolo che indica la vittima offerta nei sacrifici espiatori.

 

(176) Sal 104, 19. Cristo ci ha insegnato - così Paolo VI nella sua Professione di fede - «la via delle beatitudini del vangelo: povertà in spirito, mitezza, dolore sopportato nella pazienza, sete della giustizia, misericordia, purezza di cuore, volontà di pace, persecuzione sofferta per la giustizia» (n. 12).

 

(177) cf. Es 20, 5. «Al fine di maggiormente allontanare gli ebrei dal trasgredire la legge - questo il commento del SALES - minaccia loro di punirli in quel che hanno di più caro, cioè nei loro figli. Così almeno per amore dei figli saranno indotti a mantenersi fedeli a Dio. È noto infatti che la morte, le malattie, ecc., dei figli sono spesso pei genitori più dolorose che la morte propria... È chiaro però che se i figli imitano le iniquità dei loro padri, allora non solo porteranno il peso di queste, ma saranno puniti anche per le loro proprie colpe... In generale Dio vuol dire che la infedeltà d'Israele non rimarrà impunita, e che se il castigo può talvolta tardare esso non mancherà tuttavia a suo tempo d'essere inflitto» (Il Vecchio Testamento, Torino 1919).

 

(178) Eb 13,7. Tali guide hanno offerto alla comunità esempi degni d'imitazione, ma il più efficace lo diedero, al momento d'uscire da questa vita, o con un testamento di singolare pregio o meglio affrontando eroicamente le persecuzioni e la morte.

 

(179) Rm 13, 7. Sono nominate qui due specie di imposte: il tributum sulla persona e i beni stabili; il vectigal sulle merci importate ed esportate.

 

(180) Sir 32, 13. Non vi si cerchi un disprezzo verso i giovani, bensì la voce dell'esperienza che deve riconoscere nell'età giovanile una naturale precipitazione e la pretesa di saper giudicare correttamente su qualunque problema.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)