00 26/12/2013 15:52
 arriva da... Mosca la denuncia di una grave crisi morale quale atto per gli auguri di questo Natale....

Messaggio di Natale del Patriarca Kirill a Papa Francesco e agli altri leader cristiani



Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha inviato un messaggio di auguri per il Natale ai capi delle Chiese cristiane. In particolare, riferisce l’agenzia Interfax, il messaggio è stato indirizzato a Papa Francesco, all’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, ai capi delle altre comunità protestanti e ai patriarchi delle altre Chiese ortodosse. “Vi auguro la gioia del Natale – scrive Kirill – e l’aiuto di Dio nel vostro altro servizio e auguro al gregge di cui siete i pastori pace e benessere”. Oltre alla crisi socio-economica, aggiunge il Patriarca di Mosca, la società moderna “sta sperimentando una profonda crisi morale”. E per questo, la Chiesa deve “levare la sua voce, chiamando la gente alla sequela di Cristo”. (A.G.)




 
del sito Radio Vaticana 




 

Maria... un culto (dovuto) da ripristinare
   

La pietà mariana «ha grande efficacia pastorale... Forza rinnovatrice del costume cristiano»
(Paolo VI).

  

Ha sbagliato chi dopo il Vaticano II (1962-65), riferendosi alla pietà mariana, ripeteva: «Lutero (+1546) sarà finalmente soddisfatto nella tomba». È vero che Lutero dichiarò: «Io vorrei sopprimere la Vergine a causa degli abusi», ma è pure vero, sostiene l’eminente mariologo R. Laurentin, che Lutero fu «molto moderato nella sua critica» alla Vergine e «Calvino (+1564) si tiene più indietro, ma mantiene quasi tutto l’essenziale». E poi – fa notare l’evangelico Gottfried Hammann – il Montfort nel 1700 fa proprio il noto aforisma: «De Maria numquam satis» (Vera devozione, 10), ma «prima di lui si avvicina alla formula Lutero che afferma: "Creatura Maria non potest satis laudari"». Pertanto – continua Hammann – il vuoto mariano dei luterani è un’«inescusabile mancanza, anzi un errore della teologia e della prassi protestanti posteriori alla Riforma».

Dopo quattro secoli, conclude Hammann, la Riforma fa «una critica alla propria critica della mariologia». Questa critica intanto ha lambito anche i terreni cultuali e pastorali della Chiesa cattolica. Il dogmatico G. Söll nel 1971 scriveva: «Il culto mariano, tipico della fede e della pietà cattolica, si trova oggi nella Chiesa, come altre cose, in crisi... Purtroppo le aspettative dei Padri conciliari non si sono adempiute ovunque, così che qualche fedele o pastore pensa di poter o dover parlare oggi di una "epoca mariana glaciale"».

Fratelli Limbourg, La Vergine Maria visita Elisabetta, miniatura del sec. XV, museo Condé, Chantilly (Francia).
Fratelli Limbourg, La Vergine Maria visita Elisabetta, miniatura del sec. XV,
museo Condé, Chantilly (Francia – foto Ettore Colombo).

1Persistente crisi mariana. La preoccupante crisi mariana del decennio dopo il Concilio (1964-74), nonostante poi l’autorevole magistero mariano di Giovanni Paolo II (1978-2005), nella pastorale ordinaria stenta a riprendere quota e rinnovato vigore. Se Paolo VI (1963-1978) nell’Ecclesiam suam(1964) aveva constatato: «È felicemente in fiore il culto a Maria», già nel 1965 raccomandava: «Dobbiamo restaurare il culto dovuto a Maria». Nell’esortazione Signum magnum (1967) Paolo VI chiedeva: il popolo mediante i pastori dimostri «verso la Vergine Madre di Dio una più ardente pietà e una confidenza più ferma» (n. 27).

Col pretesto che «non c’è bisogno di devozioni», neppure di quelle mariane, in quanto «c’è già tutto nella liturgia», in seguito al Vaticano II, teologi e pastoralisti, disattendendo al magistero conciliare e pontificio, in vari modi hanno emarginato Maria dal culto ecclesiale. Ignorando poi la pietà popolare, hanno impoverito lo stesso culto mariano. Mentre nei secoli passati la pietà mariana, in mirabile osmosi, ha arricchito la liturgia, e questa si è felicemente aperta al culto popolare.

Provvidenzialmente a partire dalla Marialis cultus (= MC, 1974) di Paolo VI c’è stata un’apprezzabile rifioritura del culto mariano, sebbene S. Perrella nel 2004 osservasse: «La pietà mariana oscilla tra emarginazione e rilancio teologico».

2. Restaurare il culto liturgico e devozionale. Agli operatori pastorali e ministri del culto va ricordato l’avvertimento di Paolo VI: la pietà mariana «ha grande efficacia pastorale e costituisce una forza rinnovatrice del costume cristiano» (MC 57). Poi il Pontefice ribadiva: se sarà «sempre più limpida e vigorosa», la pietà mariana porterà «un indubbio profitto per la Chiesa e la società umana» (MC 58).

Paolo VI così iniziava la MC: «Fin da quando fummo assunti alla Cattedra di Pietro, ci siamo costantemente adoperati per dare incremento al culto mariano» (Introduzione). Egli intendeva restaurare il culto mariano sia liturgico che popolare. Mentre auspicava: «Non sia attenuato il carattere singolare» del culto dovuto alla Vergine (MC 32), proponeva un «corretto incremento» (MC,Introduzione), un «salutare incremento» del culto mariano (MC 58). E, citando la Lumen gentium 67 (= LG), il Pontefice invitava a «promuovere il culto, specialmente liturgico, della beata Vergine: esortazione, che vorremmo vedere dappertutto accolta senza riserve e tradotta in pratica con zelo» (MC 23). Poi rifacendosi ancora al Vaticano II, che esorta a «promuovere, accanto al culto liturgico, altre forme di pietà» (LG 67), invitava «ad una diligente revisione degli esercizi di pietà verso la Vergine» (MC 24), e precisava: «La vigile difesa da... errori e deviazioni renderà il culto alla Vergine più vigoroso e genuino» (MC 38).

La Basilica dell'Annunciazione (1960-1969) a Nazaret.
La Basilica dell’Annunciazione (1960-1969) a Nazaret (foto Lores Riva).

3. Il volto mariano della liturgia. S. Marsili nel 1972 rilevava: le devozioni, pur essendo utili, non sono necessarie, anzi tendono a sostituirsi alla liturgia che è necessaria. L’affermazione è vera, ma la matrice del culto mariano è proprio la liturgia: Maria sta nella prima comunità dei credenti che celebra il Signore (cf At 1,13-14; 2,42). La liturgia «è il luogo naturale e più appropriato del culto mariano».

Non invano Paolo VI rilevava: lo sviluppo del culto mariano deve avvenire «nell’alveo dell’unico culto che a buon diritto è chiamato cristiano – perché da Cristo trae origine ed efficacia, in Cristo trova compiuta espressione» (MC, Introduzione). In questo senso il culto mariano è «elemento qualificante» (MC, Introduzione), «elemento intrinseco» (MC 56) e «parte integrante del culto cristiano» (MC 58).

A. Tessuto mariano della liturgiaLa celebrazione del Figlio e il culto della Madre si intrecciano tra loro. La Chiesa bizantina prega: «Mentre celebriamo il Figlio, veneriamo la Madre» (inno Akathistos,stanza XXIII). In modo complementare la Chiesa latina prega: «Celebriamo la festa di Maria, inneggiamo al Signore» (antifona all’invitatorio del Comune BVM e memoria di Santa Maria in sabato, in Liturgia delle Ore 3,1545 e 1571). Se per l’Oriente «non è comprensibile una celebrazione del Signore senza la memoria costante della Theotokos, per invocarne la potente e materna intercessione», l’Occidente parla del «volto mariano della liturgia»: riscontra in essa una precisa atmosfera mariana.

B. Continuità tra storia salvifica e azione liturgicaLa tradizione patristica e liturgica sostiene: quanto fu compiuto da Gesù nella sua vita storica con la collaborazione della Madre, continua nei riti della Chiesa. Lo attesta un aforisma dell’antica liturgia ispanica: «È concesso alla Chiesa quanto fu concesso alla Madre».

Vari eventi storici di Cristo con accanto la Madre continuano nell’azione rituale della Chiesa. Alcuni esempi: l’Annunciazione è vera Liturgia della Parola; la Presentazione di Gesù al Tempio è autentica prefigurazione della Liturgia eucaristica; la missione mariana nella Visitazione continua nella missione della Chiesa dopo la Messa; la prima comunione eucaristica avviene all’Annunciazione tra Maria e il Verbo di Dio; la prima processione eucaristica ha luogo alla Visitazione: la Vergine, primo tabernacolo eucaristico della storia, reca con sé il Signore verso la Giudea dalla famiglia di Zaccaria.

P. da Cailina il giovane, Presentazione di Gesù al Tempio (sec. XVI), chiesa di san Giovanni evangelista, Brescia.
P. da Cailina il giovane, Presentazione di Gesù al Tempio (sec. XVI), chiesa di san Giovanni evangelista,
Brescia (foto M. Bonotto).

C. La maternità divina di Maria e il Corpo sacramentale di Cristo. Sant’Ambrogio di Milano (+397), illustrando il miracolo dell’Eucaristia che rende presente Cristo nella celebrazione, affermava: «Quello che noi ripresentiamo è il corpo nato dalla Vergine». Testo ripreso ad litteram da san Tommaso d’Aquino (+ 1274): «Ciò che noi consacriamo è il corpo nato dalla Vergine».

Leone XIII nella Mirae caritatis (1902) presentava l’Eucaristia come il prolungamento sacramentale dell’incarnazione storica del Signore. Il beato I. Schuster (+1954) scriveva: l’Eucaristia ci "imparenta" con Maria; in essa la Madre del Signore «riconosce in noi qualche cosa che è sua e che le appartiene». Alla Madre va reso onore nell’Eucaristia, poiché Cristo sacerdote è figlio del Fiat del Padre celeste e del Fiat della Madre terrena.

D. Tonalità mariana dell’anno liturgico. Considerato quale «spazio sacramentale» per la memoria della Madre del Signore, l’Avvento è celebrato dalla Chiesa di Roma, dai copti alessandrini (mese diKiahk), caldei (siri orientali), antiocheni (siri occidentali) e maroniti, quale tempo del Subbara oAnnunciazione.

La Chiesa latina celebra maggio come mese mariano. La liturgia bizantina il mese di agosto. Ma sia in Occidente che in Oriente l’intero arco dell’anno liturgico rivela una duplice tonalità mariana: la Vergine venerata nelle azioni propriamente liturgiche e nelle forme devozionali inserite armonicamente nel tessuto celebrativo delle rispettive Chiese.

Sergio Gaspari

 
 
 




Un tassello necessario della fede 
   

«La questione mariana oggi in ambito ecumenico è questa: la consapevolezza che la figura di Maria e la riflessione sulla figura di Maria è un dato che ci riguarda tutti da vicino: cattolici, ortodossi, protestanti, per la semplice ragione che Maria è una figura biblica»
(Giancarlo Bruni, osm).

  

La prima di copertina del volume edito dalle Emp.«Quando Dio si fa vicino all’uomo in modo sconvolgente, il mondo lo accusa di promiscuità».

L’ambizione di Maria, ciò che dice la fede (B. Sesboüé, Emp 2010, pp. 79, € 9,00), è chiara: fare il punto sull’attualità della riflessione riguardante la Vergine. Senza la pretesa di rendere semplice ciò che è complesso e basandosi su una seria rilettura biblica, storica e teologica, l’autore presenta i progressi compiuti dall’ecumenismo su un argomento così delicato che scoraggiò ogni dialogo, non evitando tuttavia il contenzioso secolare sulle definizioni cattoliche dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione al cielo, né i dibattiti relativi al ruolo di Maria nell’incarnazione, la questione della sua verginità, quella dei «fratelli e delle sorelle» di Gesù e il difficile rapporto fra la Scrittura e la Tradizione.

In un’intervista rilasciata a Madre di Dio (marzo 2008), l’illustre Gesuita, tra l’altro, affermava: «La questione mariana che si pone nel dialogo ecumenico parte dalle differenze dogmatiche tra la Chiesa cattolica da una parte e l’Ortodossia e le Chiese nate dalla Riforma dall’altra. I due punti controversi con l’Oriente – i dogmi dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione, promulgati nel 1854 e nel 1950 – pongono il problema della definizione pontificia e dell’autorità del Papa e dell’infallibilità pontificia.

Bernard Sesboüé, sj.
Bernard Sesboüé, sj.

Il dogma dell’Immacolata pone un’altra questione, perché è legato alla concezione occidentale del peccato originale, che ci viene da sant’Agostino, mentre l’Ortodossia si riferisce alla concezione più orientale di san Giovanni Crisostomo.

Ma gli ortodossi hanno mantenuto la realtà dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione ben prima degli occidentali! Essi hanno, in un’altra formulazione, l’equivalente dell’Immacolata Concezione: essi celebrano Maria come la "Tuttasanta", qualcosa che a loro è molto cara.

Quanto all’Assunzione, anche qui sono gli orientali che hanno posto la questione per primi e che nelle cosiddette "Omelie bizantine" dei secoli XVII-XVIII hanno sviluppato la prospettiva della dormizione di Maria e poi della sua Assunzione».

Ignoto ligure, Immacolata Concezione (sec. XVI), Pinacoteca civica, Savona.
Ignoto ligure, Immacolata Concezione (sec. XVI), Pinacoteca civica, Savona (foto Bonotto).

Una seconda domanda: in Occidente, quale difficoltà si pone?

«Qui la questione mariana è ancora diversa, perché il problema posto dalle Chiese della Riforma viene dal fatto che la Chiesa cattolica ha definito come dogmi di fede degli eventi spirituali che non sono attestati nella Scrittura.

A loro appare impossibile passare dal silenzio totale della Scrittura a delle affermazioni dogmatiche così precise. La loro reazione? La Chiesa cattolica cade nell’eresia...».

f.m.

 
 
 
 
 
 

 

[Modificato da Caterina63 16/01/2014 12:04]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)