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LO STATO DI GUERRA

La lotta di tutti


L'idea centrale di questo libro si riassume in queste parole: la purezza è una prodezza!

Noi pensiamo alla virtù come a un combatti­mento e per questo citeremo spesso sant'Ignazio di Lojola.

Egli fu un capitano e conservò sempre del capitano l'anima guerresca. La famiglia religiosa da lui fondata, la Compagnia di Gesù, è un ordi­ne militare, poichè la parola Compagnia ha un senso guerresco.

Egli scrisse «Gli Esercizi spirituali» e li pre­sentò come una scuola di guerra.


Giovani! Voi comprendete che Dio ora vi chia­ma ad un combattimento: il combattimento della virtù.

Non fatevi però illusioni: la guerra per la virtù è talmente aspra che molti giovani, i quali furono intrepidi in quella combattuta per difen­dere la Patria, diventano timidi ed anche vigliac­chi in questa.

Ci vuole spesso più eroismo per far guerra contro se stessi che non contro un nemico ester­no.

In più questa guerra è una guerra più lunga. Oh, mio Dio! quanto è duro dover incomin­ciare sempre da capo la lotta tormentosa, qual­che volta tale da far impazzire!

Perfino i periodi di pace sono soltanto una tregua e devono restare una pace armata: «Se vuoi la pace, prepara la guerra! ».

L'armistizio sarà firmato soltanto in Cielo!


Certi disertori, stanchi di combattere, gettano via le armi. Tu non li devi imitare.

Resta sotto il peso della corazza fino al giorno del santo congedo. Sì, fino al termine!

Sii buon cavaliere! Cavaliere tu lo sei, anche se non porti la coraz­za, l'elmo ed il pennacchio.

Come l'abito non fa il monaco, così la corazza non fa il cavaliere. Sotto la corazza d'acciaio si può nascondere un cuore vigliacco, mentre sotto un morbido vestito può battere un cuore grande. Il pennacchio! Per averlo bisogna indossare l'elmo. Tu l'hai nel cuore.

È meglio. Seta?

Prepara l'anima tua alla lotta. La purezza è uno stato di guerra. Per lo meno questa è la legge normale.

Una volta per tutte ti dico che in materia di purezza dobbiamo stare in guardia contro le affermazioni assolute, le quali tendono a sempli­ficare, ma non già a precisare. Le realtà umane, in via ordinaria, non sono tagliate nettamente, ma offrono delle sfumature.

Le formule invariabili valgono in matematica, ma valgono poco nel campo morale.

Pertanto, tenendo conto delle eccezioni che entrano quasi sempre in un'affermazione assolu­ta, tanto più quando si tratta d'un argomento così delicato com'è il nostro, affermiamo che, in generale, la vittoria della purezza si ottiene con la punta della spada.

«Non son venuto, disse il divino Maestro, a portare la pace, ma la spada».

A molti cristiani si possono applicare le paro­le che S. Paolo diceva sui peccatori non ancora convertiti al Vangelo: «Io sono carnale... Non faccio ciò che voglio; faccio ciò che non voglio... Non sono io che opero, ma il peccato che abita in me. So, infatti, che il bene non abita in me, cioè nella mia carne; volere il bene è in mio potere, ma non è in mio potere farlo. Infatti, io non faccio il bene che voglio, mentre faccio il male che non voglio. Ora, se io faccio ciò che non voglio è segno che non sono io che lo faccio, ma il peccato che abita in me... Mi piace la legge di Dio, quando porgo ascolto al mio uomo interiore, ma io vedo nelle mie membra un'altra legge, che lotta contro la legge della mia ragione, e che mi rende schiavo sotto la legge del peccato, che abita nelle mie membra. Sventurato che io sono! Chi mi renderà libero da questo corpo di morte?» (nella lettera ai Romani, 7,14 e segg.).

Il P. Vermeersch scrisse: «La maggior parte degli uomini, anche di coloro che hanno integri­tà di costumi, devono lottare contro la propen­sione naturale alla lussuria»

Anche il Guibert dice altrettanto: «Nella condi­zione ordinaria... la purezza è un vero trionfo. Eccetto rare eccezioni, nell'essere umano fra la ragione e i sensi si scatenano aspri combattimen­ti... Quando voi dite: «Sono tentato», dite sempli­cemente questo: «Sono un essere umano! ». E tutto questo è vero, soprattutto verso i quin­dici anni.


La purezza, o amico, è per te la prima virtù. Non già la prima virtù in dignità, perchè le prime virtù sono quelle teologali (la Fede, la Speranza e la Carità) appunto perchè hanno direttamente Dio per loro oggetto, ma nel senso che la purez­za è la virtù che suppone in te il massimo di lotta e il massimo di generosità.

«O giovane - dice Luca Miriam - la fre­quenza e la violenza della tentazione impura non ti deve meravigliare. Essa si spiega umanamente ma si spiega anche soprannaturalmente, perchè questa tentazione è l'arma preferita di satana, dal momento che essa penetra più facilmente in un'età nella quale la spinta della vita nuova e bol­lente rompe la corazza.

Questa tentazione, in un grado più o meno forte, sotto forma di malessere o di crisi, io credo che si abbatta su tutte le anime dei giovani».

Ad un giovane che si lamentava d'avere tenta­zioni contro la purezza il Padre Lacordaire rispondeva: « La passione di cui tu soffri è quella che tiranneggia di più gli uomini, ed è universa­le. Il trionfo che il Vangelo ha riportato sopra di essa è una delle dimostrazioni che il Cristianesi­mo è divino».


Le vite dei Santi (parlo delle vite scritte since­ramente, cioè veracemente) ci rivelano che anch'essi sentivano lo stimolo delle passioni. È vero, bisogna fare eccezione per certi privilegia­ti, ai quali la grazia concesse una pace assoluta, la quale però, a sua volta, fu la ricompensa d'una vittoria particolarmente coraggiosa, come per esempio in san Tommaso d'Aquino. Gli altri tutti (e bada bene che io parlo di Santi!), conobbero lo schiaffo di satana. Basta citare Sant'Alfonso Rodriguez, San Giuseppe da Copertino, Santa Caterina da Siena e San Pier Damiani che si tuf­fava nell'acqua gelata per spegnere le fiamme del sangue. San Benedetto s'avvoltolava nelle spine per sottomettere la voluttà col dolore.

I Santi, dunque, anch'essi, s'accorsero che le anime, come i corpi, sembrano soggette ad una certa qual legge di gravità, ad una certa qual attrazione verso il basso.


Ecco pertanto la prima conseguenza per te, o giovane: Non devi sentirti umiliato e tanto meno meravigliato, quando provi certe tentazioni. Se qualche volta ti turbi, ciò dipende dal fatto che tu conosci il tuo solo caso personale e ti credi una porzione di vita speciale. Se tu sapessi la storia degli altri, se fossi un confidente delle anime, comprenderesti che la tentazione è lo stato gene­rale, la condizione normale.

Chi studia gli uomini rimane colpito da questa grande verità: essi hanno una fondamentale somiglianza. Certo, uno è più tentato e l'altro me­no; uno cede e l'altro resiste. Ma, nell'essenza, un giovane è tanto simile ad un altro giovane! un uomo ad un altro uomo! ed un vecchio ad un altro vecchio!

Di qui deriva l'utilità di quella certa ottica interna, di quella specie d'esplorazione del nostro mondo interiore, che si chiama esame della propria coscienza.

«Ogni uomo, osserva giustamente Paolo Bourget, porta in se stesso l'umanità». Per cui conoscere bene un cuore, il proprio, vuol dire conoscere bene tutti i cuori degli uomini.

Ecco ora una seconda conseguenza: appunto perchè la purezza suppone la lotta e il trionfo, essa costituisce un titolo gloriosissimo per la Chiesa Cattolica che è stata ed è una scuola d'amore ideale, puro e di verginità.


«Ciò che noi chiamiamo propriamente amore - dice Chateaubriant - è un sentimento di cui l'antichità ignorò perfino il nome... Si deve al Cristianesimo questo sentimento; esso solo col suo tendere incessantemente a purificare il cuore, potè arrivare a gettare qualche raggio di spiritualità perfino sull'istinto che ne sembre­rebbe meno suscettibile».

Un recente libro del padre Eymieu «Pagani» mette in rilievo questo specifico fenomeno del Cristianesimo.

Roma voleva avere sei Vestali, cioè sei donzel­le che accettassero di restare vergini per custodi­re il fuoco sacro della dea Vesta. Per incoraggiar­le a fare questa rinuncia al matrimonio, Roma concedeva loro privilegi inauditi: i Littori dove­vano piegare i fasci davanti a loro; i Consoli dovevano cedere loro il passo; i giudici non pote­vano dubitare delle loro testimonianze; i carnefi­ci risparmiavano quei colpevoli dei quali esse domandavano la grazia.

Roma, dopo aver così prodigato i privilegi e col­locato le Vestali al disopra della legge, cercò fra i suoi 200 milioni di sudditi, 6 donzelle che fossero disposte a restare vergini per conservare al mondo il fuoco sacro, con il compenso di tanti onori.

Strano a dirsi: Roma non trovò mai sei Vestali volontarie. Allora la grande città si vide costretta a far uso della violenza. Reclutò per forza le Vestali, minacciò loro orribili punizioni e impose la sorve­glianza dei custodi. Cosa ridicola: la purezza con l'aiuto di soldati ... e di soldati romani! Ma ecco che Gesù viene al mondo.

Anch'Egli chiede se vi siano vergini disposte a conservarsi tali per custodire quaggiù la sacra fiamma dell'ideale. E Gesù ne trova.

Egli trova oggi circa 500.000 sacerdoti nel mondo, cioè 500.000 anime che s'impegnano a restare sempre vergini; Egli trova, per tutti i suoi chiostri, per i mille e mille monasteri, giovani e ragazze che fanno volontariamente il voto di per­petua castità.


Un imperatore romano, nell'eccesso della sua superbia, aveva gridato: « Basta che io batta il suolo col piede per farne uscire le legioni». Vana parola! Gesù Cristo davvero battè la terra col suo piede divino e subito sorsero legioni e legioni di vergini! Egli l'ha fatto.

Solo Egli l'ha fatto. Solo Egli poteva farlo.

Egli, `puritas virginum", la purezza dei vergi­ni. Egli l'immacolato e il figlio dell'Immacolata; Egli che amò di amore preferente Giovanni, l'apostolo vergine, al quale permise, nella cena, di posarsi così vicino a Sé, da udirne sul petto i palpiti del cuore divino; Egli che tiene conserva­to ai Vergini, nel suo Paradiso, un luogo privile­giato presso l'Agnello e un cantico speciale a loro riservato; Egli, ed Egli solo, ha potuto ottenere dalla debolezza umana questo meraviglioso trionfo dello spirito sulla carne, il cui nome pro­prio è uno solo: eroismo.

Sì, eroismo; a tal punto, che molti santi non esitano ad accostare il giovane puro all'angelo ed assegnare la palma al primo!...

Sant'Ambrogio, nel trattato sulla verginità, esclama: «Gli angeli vivono senza la carne; le vergini trionfano nella carne!».

E san Pietro Crisologo: «È più bello conqui­stare la gloria angelica che l'averla ricevuta da natura. Ora, la verginità conquista con aspra lotta e molti sforzi ciò che l'Angelo possiede naturalmente».

Il casto non cede al vizio; e voi mi risponderete che neppure l'angelo vi cede; ma io vi dico che non è meraviglia che essi non commettano il peccato della carne, dal momento che non hanno la carne!

Sentite san Giovanni Crisostomo: «Gli angeli non sono soggetti alle passioni: nè il canto affa­scinante, nè la musica carezzevole, nè la bellezza delle creature sono capaci d'attrarli».

Ogni virtù è bella, eppure la castità è chiama­ta, per eccellenza, «la bella virtù».

Perchè? Perchè essa spiritualizza, per così dire, i nostri corpi di fango.

I vergini dànno ragione alla parola di Gesù: «Sono come gli Angeli di Dio in cielo» (Matteo 21,,30).


O giovane, tu debole fanciullo, tu pallido gio­vane, forse senza muscoli per sollevare i pesi da palestra, tu che non sai neppur distinguere (oh gran vergogna!) un «rigore» da una punizione, se tu sai dominare le tue passioni, sei il vero valoroso, al punto che un famoso campione dello sport non è neppur degno di sciogliere i legacci delle tue scarpe. L'uomo, sei tu!

La parola purezza, come la parola virtù, è femminile soltanto nel nome! Il suo contenuto è maschile!



La lotta di ognuno

Siamo intesi, una volta per sempre: tutti dob­biamo lottare. Ma non tutti nella stessa maniera. La tentazione è insieme generale e relativa. Esaminiamo i principali elementi di questa rela­tività.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)