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Capitolo VIII
CONSIGLI MOLTO UTILI SULLA MEDITAZIONE

Uscendo dalla meditazione, Filotea, devi portare con te soprattutto i propositi e le decisioni prese, per metterle in pratica immediatamente, nella giornata. E’ questo il frutto irrinunciabile della meditazione; se manca, non soltanto la meditazione è inutile, ma spesso anche dannosa perché le virtù meditate, ma non praticate, gonfiano lo spirito di presunzione e finiamo per credere di essere quello che ci eravamo proposto di essere: noi potremo diventare come ci siamo proposti di essere soltanto quando i propositi saranno pieni di vita e solidi; non quando sono fiacchi e inconsistenti e quindi destinati a non venire attuati.

Occorre, con ogni mezzo, fare sforzi per metterli in atto, approfittando di tutte le occasioni sia piccole che grandi: per esempio, se ho preso la risoluzione di conquistare con la dolcezza il cuore di coloro che mi offendono, cercherò, nel corso della giornata, di incontrarli per salutarli amabilmente; e se non mi sarà dato di incontrarli, perlomeno parlerò bene di loro e pregherò Dio per loro.
Uscendo dall’orazione che ha impegnato il cuore, devi fare attenzione a non provocargli scosse; rischieresti di rovesciare il balsamo raccolto con l’orazione. Intendo dire che, possibilmente, devi rimanere un po’ in silenzio e riportare per gradi il tuo cuore dall’orazione agli affari, conservando il più a lungo possibile i sentimenti e gli affetti fioriti in te. Un uomo che ha ricevuto in un bel vaso di porcellana un liquore di gran pregio da portare a casa, cammina con attenzione, senza voltarsi di lato, ma guarda solo davanti a sé, per paura di inciampare in un sasso o mettere un piede in fallo e tiene contemporaneamente d’occhio il vaso per non rovesciarlo.
Tu devi fare la stessa cosa uscendo dalla meditazione: non distrarti di colpo, ma guarda soltanto davanti a te: ossia se devi incontrare qualcuno e prestargli attenzione, fallo pure, adattati alla necessità; ma senza perdere di vista il tuo cuore, perché il liquore prezioso dell’orazione si perda il meno possibile.
Devi abituarti a passare dall’orazione a qualsiasi attività e occupazione che comporta la tua professione, anche quando può sembrare molto distante dagli affetti avuti nell’orazione. Voglio dire che un avvocato deve saper passare dall’orazione alla difesa della causa; il commerciante agli affari; la donna sposata ai doveri del suo matrimonio e della casa, con dolcezza e serenità, senza mettersi in angustia. Infatti essendo entrambi secondo la volontà di Dio, bisogna passare dall’una agli altri in umiltà e devozione.
Qualche volta ti potrà capitare di sentirti trascinare dalla commozione immediatamente dopo la preparazione: in tal caso, Filotea, allenta le briglie e non pretendere di seguire il metodo che ti ho indicato; è vero che ordinariamente le considerazioni devono precedere gli affetti e i propositi, ma se lo Spirito Santo ti concede gli affetti prima delle considerazioni, non devi insistere a voler correre dietro alle considerazioni, visto che hanno il solo scopo di muovere gli affetti. In breve; in qualunque momento ti si presentano gli affetti, devi accoglierli e far loro posto, poco importa se prima o dopo le considerazioni.
Ho messo gli affetti dopo tutte le considerazioni, soltanto per distinguere i vari momenti dell’orazione; è la regola generale: ma mai devi comprimere gli affetti. Lasciali sgorgare appena manifestano la presenza.
Questo lo dico per tutti gli affetti, compreso il ringraziamento, l’offerta e la preghiera, che si possono fare in ogni momento durante le considerazioni; non bisogna frenarli, proprio come ti ho detto per gli affetti, anche se dopo, a conclusione della meditazione, debbono essere ripetuti nuovamente.
Quanto invece ai propositi, devi formarli soltanto alla fine della meditazione, dopo gli affetti, perché, ricordandoci situazioni familiari e dettagliate, rischierebbero di farci distrarre se li facessimo insieme agli affetti.
Tra gli affetti e i propositi, è bene far ricorso al colloquio, e parlare un po’ con Nostro Signore, con gli Angeli e con i personaggi del mistero, con i Santi e con se stessi, con i peccatori ed anche con le creature insensibili, come fa Davide nei Salmi e gli altri Santi nel corso delle loro meditazioni e orazioni.
 
Capitolo IX
LE ARIDITA’ CHE CI AFFLIGGONO NELLE MEDITAZIONI

Se ti capita, o Filotea, di non provare alcuna attrattiva né alcuna consolazione nella meditazione, ti prego di non agitarti, ma apri la porta alle preghiere vocali: lamentati di te stessa con Nostro Signore, confessa la tua indegnità, pregalo di aiutarti, bacia la sua immagine, rivolgigli le parole di Giacobbe: Io non ti lascio, Signore, finché tu non mi abbia benedetto; o quelle della Cananea: Sì, Signore, io sono un cane, ma i cani mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei padroni. Altre volte prendi un libro e leggilo con attenzione fino a che il tuo spirito si riprenda pienamente; qualche volta sprona il cuore con atti e movimenti di devozione esteriore: prostrati per terra, metti le mani in croce sul petto, abbraccia il Crocifisso; questo, si capisce, se ti trovi in luogo appartato.

E se, dopo tutto ciò, sei come prima, per quanto grande sia la tua aridità, non avvilirti, ma rimani con devoto contegno davanti a Dio. Quanti cortigiani, nel corso dell’anno, fanno cento volte l’anticamera del principe senza speranza di potergli parlare, ma soltanto per essere visti da lui e compiere il loro dovere. Così, mia cara Filotea, noi dobbiamo recarci all’orazione semplicemente per compiere il nostro dovere e dimostrare la nostra fedeltà. Che se poi piace alla divina Maestà di rivolgerci la parola e fermarsi con noi con le sue sante ispirazioni e consolazioni interiori, questo sarà per noi un grande onore e motivo di un piacere delizioso; ma se non ci fa questa grazia, non rivolgendoci la parola, come se non ci vedesse e come se non fossimo alla sua presenza, non per questo dobbiamo andarcene, anzi, al contrario, dobbiamo rimanere lì, davanti alla somma Bontà, con un contegno devoto e sereno; gradirà molto la nostra pazienza e noterà la nostra fedeltà e la nostra perseveranza; e quando ritorneremo davanti a Lui, ci favorirà e si fermerà con noi con le sue consolazioni, facendoci assaporare tutto il fascino dell’orazione.
Ma anche se non dovesse farlo, accontentiamoci, Filotea; è già un grandissimo onore trovarci presso di Lui, al suo cospetto.

Capitolo X
ESERCIZIO DEL MATTINO

Oltre a questa orazione mentale strutturata e completa, e altre preghiere vocali da dire durante il giorno, ci sono altre cinque forme di preghiere brevi e che sono come prolungamenti e fioriture della grande orazione. La prima è quella del mattino, che è una preparazione generale alla giornata. Ecco come devi farla:

1. Ringrazia e adora Dio dal profondo di te stessa per la grazia che ti ha fatto nel conservarti la notte passata; e se in essa tu avessi peccato, chiedigli perdono.
1. Tu sai bene che il giorno presente ti è concesso perché tu possa acquistare quello futuro nell’eternità; a questo fine farai un fermo proposito di spendere bene la giornata.
1. Cerca di prevedere gli affari, gli incontri, le situazioni in cui ti troverai nel corso della giornata, per servire Dio, e quali tentazioni potranno sopraggiungere per offenderlo: a causa della collera, della vanità o di qualche altra mancanza di controllo; e, con un fermo proposito, preparati a impiegare bene i mezzi che ti saranno offerti di servire Dio e progredire nella devozione; per contro, preparati a evitare, o combattere e vincere, tutto ciò che potresti incontrare e che sia contro la tua salvezza e la gloria di Dio.
 Non basta prendere questa risoluzione, occorre predisporre i mezzi per attuarla. Per esempio, se prevedo di dover trattare un affare con una persona passionale e pronta alla collera, non soltanto devo fare il proposito di non reagire alle sue sfuriate, ma devo preparare delle frasi gentili per prevenirla, o prevedere la presenza di una persona capace di moderarla. Se prevedo la visita ad un malato, mi organizzerò per l’ora, le parole di consolazione da dirgli, gli aiuti da portare, e così per gli altri casi.
1. Dopo di ciò, umiliati davanti a Dio e riconosci che da sola nulla potresti fare di quanto ti sei proposta, sia per fuggire il male che per operare il bene.
 E come se tu avessi il cuore in mano, offrilo con tutti i propositi alla Maestà divina e supplicala di prenderti sotto la sua protezione per portare a compimento le tue iniziative; per far questo serviti delle seguenti parole o di simili: Signore, eccoti questo povero e miserabile cuore che, per tua bontà ha avuto buoni affetti; ma è troppo debole e insignificante per riuscire a fare il bene che vorrebbe, se non lo sostieni con la tua celeste benedizione; io te la chiedo, Padre buono, per i meriti della Passione di tuo Figlio, al quale io consacro questa giornata e tutta la vita.
 Invoca la Madonna, il tuo Angelo e i Santi, perché ti stiano vicini.
 Ma tutte queste operazioni spirituali devono essere fatte brevemente e con vivacità, possibilmente prima di uscire dalla camera, affinché, in forza di questo esercizio, tutto quello che farai nel corso della giornata, sia coperto dalla benedizione di Dio.
Ti prego, Filotea, non trascurarlo mai!

Capitolo XI
L’ESERCIZIO DELLA SERA E L’ESAME DI COSCIENZA

Prima del pranzo materiale hai fatto la meditazione, che è come un pranzo spirituale; allo stesso modo, prima di cena devi fare una piccola cena devota e spirituale, o almeno uno spuntino. Trova un po’ di tempo prima di cena, inginocchiati davanti a Dio, raccogli il tuo spirito vicino a Gesù Cristo crocifisso (che ti rappresenterai per mezzo di una riflessione semplice, come un’occhiata interiore), ravviva nel tuo cuore l’ardore della meditazione del mattino, per mezzo di una dozzina di vivaci aspirazioni, di atti di umiltà, e di slanci pieni d’amore verso il divin Salvatore della tua anima; se lo preferisci, potrai anche riprendere i punti più salienti della meditazione del mattino o scuoterti con qualche altro pensiero, a tuo piacere.

Quanto all’esame di coscienza, che ognuno deve fare prima di coricarsi, tutti sanno come deve essere fatto.
1. Ringrazia Dio che ti ha conservato nel corso della giornata appena terminata.
1. Esamina il comportamento che hai tenuto nel corso della giornata : per facilitarti il compito rifletti dove, con chi e come sei stato impegnato.
1. Se trovi qualcosa di fatto bene, ringrazia Dio; se al contrario hai fatto qualche cosa di male, in pensieri, in parole ed in opere, chiedi perdono a Dio, con il proposito di confessartene alla prima occasione e correggerti seriamente.
1. Poi affida il tuo corpo, la tua anima, la Chiesa, i parenti, gli amici alla divina Provvidenza; prega la Madonna, il buon Angelo e i Santi di vegliare su di noi e per noi; e con la benedizione di Dio, va a prenderti quel riposo che Dio ha voluto che ci fosse necessario.
Questo esercizio non deve mai essere tralasciato, come del resto quello del mattino; con quello del mattino spalanchi la tua finestra al sole di giustizia, con quello della sera, la sbarri alle tenebre dell’inferno.

Capitolo XII
IL RACCOGLIMENTO SPIRITUALE

Ora, cara Filotea, ti auguro tanta buona volontà per seguire di cuore il mio consiglio: in questo capitolo ti porto a conoscenza di uno dei modi più sicuri per progredire spiritualmente.
Durante il giorno mantieniti alla presenza di Dio con uno dei quattro mezzi che ti ho indicato (vedi cap. II); dà uno sguardo all’azione di Dio e alla tua. Scoprirai che Dio ha sempre gli occhi rivolti verso di te e ti guarda con infinito amore. Tu dirai allora: O Dio, perché anch’io non ti guardo senza stancarmi, come tu guardi me? Perché tu pensi tanto a me e io così poco a Te? Dove ci troviamo, anima mia? Il nostro posto è in Dio; ma dove ci troviamo? Allo stesso modo che gli uccelli hanno i nidi sugli alberi per potercisi rifugiare quando ne sentono il bisogno, e i cervi hanno i loro cespugli e i loro rifugi, dove si raccolgono e si mettono al riparo, godendosi il fresco e l’ombra in estate, così, o Filotea, il nostro cuore, ogni giorno, deve cercare e trovare un posto per potersi, all’occorrenza, raccogliere: o sul Calvario, o nelle piaghe di Nostro Signore, o in qualche luogo vicino. Potrà quivi sostare e ritemprarsi, pur tra le occupazioni esteriori, e difendersi, se necessario, come in una fortezza, dalle tentazioni.
Beata l’anima che in tutta sincerità potrà dire al Signore: Tu sei il mio rifugio, il mio bastone di sicurezza, il tetto contro la pioggia, l’ombra che mi difende dal caldo.
Ricordati sempre, Filotea, di raccoglierti spesso nella solitudine del tuo cure, mentre materialmente ti trovi coinvolta nelle conversazioni e negli affari; quella solitudine mentale non deve in alcun modo essere impedita da quelli che ti stanno intorno; infatti non si trovano intorno al tuo cuore, ma al tuo corpo; il tuo cuore può rimanere in solitudine in compagnia di Dio.
Questo esercizio lo faceva anche Davide in mezzo a tutte le occupazioni, come ci risulta da un’infinità di passi dei Salmi, come, quando dice: Signore, io sono sempre con Te. Vedo il mio Dio costantemente davanti a me. Ho alzato gli occhi verso di te, mio Dio, che abito in Cielo. I miei occhi sono sempre in Dio.
Abitualmente le conversazioni non sono così impegnative che non si possa, ogni tanto, sottrarre il cuore per condurlo in quella solitudine divina.
I genitori di Santa Caterina da Siena le avevano tolto ogni comodità di luogo e di tempo per pregare e meditare; Nostro Signore le ispirò di farsi un piccolo oratorio spirituale nella propria anima, nel quale si raccoglieva mentalmente e così, pur in mezzo a tutte le occupazioni esteriori, poteva consacrarsi a quella santa solitudine di cuore. In seguito, quando il mondo l’assillava, non ne soffriva alcun danno, perché, come essa diceva, si chiudeva nella sua cameretta interiore, nella quale restava in dolce compagnia con il suo celeste sposo. Per questo consigliava ai suoi figli spirituali di procurarsi una camera nel proprio cuore per potervi sostare.
Raccogli dunque qualche volta il tuo spirito nel tuo cure e lì, isolata dagli altri, potrai parlare con Dio, cuore a cuore, della tua anima e dirai con Davide: Ho vegliato e sono stato simile al pellicano nella solitudine; come un uccello notturno o un gufo tra le macerie, o come il passero solitario sul tetto.
Queste parole, oltre al senso letterale (provano che quel grande Re prendeva qualche ora di solitudine per contemplare le cose spirituali), prese nel senso mistico, ci indicano tre luoghi di ritiro, come tre eremi, nei quali possiamo trovare la solitudine, seguendo l’esempio del Salvatore che sul Monte Calvario è come il pellicano del deserto, che, con il proprio sangue, ridà la vita ai piccoli morti; nella nascita in una stalla abbandonata, assomiglia al gufo tra le rovine che si lamenta e piange le nostre mancanze e i nostri peccati; nel giorno dell’ascensione è come il passero che si isola e sale al Cielo che è il tetto del mondo. In questi tre luoghi anche noi possiamo raccoglierci pur essendo circondati dal frastuono delle nostre occupazioni.
Al Beato Eleazaro, conte di Arian in Provenza, che si trovava lontano da casa da molto tempo, la sua devota e casta Delfina mandò un messo per chiedere notizie della salute. Eleazaro rispose: "Sto bene, mia cara; se vuoi vedermi, cercami nella piaga del costato del dolce Gesù, perché è là che abito e là mi potrai trovare. Invano mi cercheresti altrove". Quello sì che era un cavaliere cristiano!

Capitolo XIII
LE ASPIRAZIONI, LE GIAGULATORIE E I BUONI PENSIERI

Ci raccogliamo in Dio perché aspiriamo a Lui e aspiriamo a Lui per poterci in Lui raccogliere, di modo che l’aspirazione a Dio e il raccoglimento spirituale si sostengono a vicenda, ed entrambi hanno origine e nascono dai buoni pensieri.

Aspira dunque spesso a Dio, Filotea, con slanci del cuore brevi ma ardenti: canta la sua bellezza, invoca il suo aiuto, gettati in ispirito ai piedi della croce, adora la sua bontà, interrogalo spesso sulla tua salvezza, donagli mille volte al giorno la tua anima, fissa i tuoi occhi interiori sulla sua dolcezza, tendigli la mano come fa un bambino con il papà, perché ti guidi; mettilo sul petto come un profumato mazzolino di fiori, innalzalo nella tua anima come uno stendardo e conduci il tuo cuore in mille modi alla ricerca dell’amore di Dio, e scuotilo perché giunga ad un appassionato e tenero amore per questo Sposo divino.
Questo è il modo di innalzare le orazioni giaculatorie, che il grande S. Agostino consigliava con tanto zelo alla devota Proba. Se il nostro spirito si mette a frequentare con intimità e familiarità il suo Dio, o Filotea, rimarrà profumato delle sue perfezioni; questo esercizio non disturba l’andamento della giornata perché può trovare posto tra gli affari e le occupazioni, senza recar loro alcun pregiudizio, poiché, nel raccoglimento spirituale, come in questi slanci interiori, si operano soltanto piccole e brevi interruzioni che non nuocciono a quello che stiamo facendo, ma anzi sono di giovamento.
Il pellegrino che prende un sorso di vino per sollevare il cuore e rinfrescare la bocca, benché per fare questo sosti un po’, non si può dire che interrompa il viaggio, anzi recupera le forze per poi portarlo a termine con più celerità e maggior facilità; si ferma per poter proseguire più speditamente.
Esistono molte raccolte di aspirazioni vocali, che sono veramente utili; ma, se tu mi ascolti, non devi legarti a nessuna formula, ma dire dentro di te o a voce, quelle che ti suggerirà il cuore sul momento; te ne suggerirà a volontà!
E’ vero che ci sono certe massime che possiedono una forza particolare per dare soddisfazione al cuore in questo campo, come gli slanci profusi così abbondantemente nei Salmi di Davide, le varie invocazioni del nome di Gesù, e le espressione d’amore che si trovano nel Cantico dei Cantici. Anche i Canti spirituali possono servire allo scopo, purché siano cantati con attenzione.

Voglio farti un paragone: coloro che si amano di un amore umano e naturale, hanno quasi costantemente il pensiero rivolto alla persona amata, il cuore trabocca di amore per lei, la bocca non fa che tesserne le lodi, e quando l’amata è assente manifestano la loro passione con lettere e non c’è albero su cui non lascino inciso il loro amore; allo stesso modo coloro che amano Dio non possono passare un momento senza pensare a Lui, respirare per Lui, tendere a Lui, parlare di Lui, e vorrebbero, se fosse possibile, incidere sul petto di tutti gli uomini il santo nome di Gesù.
Tutte le creature ti invitano a questo. Non c’è creatura che non proclami la lode dell’Amato; dice S. Agostino, seguendo S. Antonio, che tutto ciò che esiste al mondo parla, magari con un linguaggio muto, del proprio amore; tutte le cose ti incitano a buoni pensieri, da cui vengono, per forza, slanci e aspirazioni a Dio. Eccone qualche esempio:
S. Gregorio, Vescovo di Nazianzo, raccontava al popolo che, mentre un giorno passeggiava lungo la riva del mare, guardava le onde che, giungendo sulla spiaggia, lasciavano conchiglie e chiocciolette, ciuffi d’erba, ostriche e altri rifiuti che il mare rigettava, si potrebbe quasi dire, sputava sulla spiaggia; poi, ritornava con altre onde, riprendeva e inghiottiva di nuovo una parte del tutto. Gli scogli invece rimanevano ben saldi, nonostante che le onde li investissero con violenza. E fece questa riflessione: i deboli, come conchiglie, chiocciole e ciuffi d’erba si lasciano trascinare un momento nell’afflizione, un altro nella gioia, in balia delle onde della sorte; ma la gente che ha coraggio, rimane salda e immobile in mezzo a qualsiasi bufera. Da questo pensiero passava allo slancio di Davide: Signore, salvami, perché le acque sono penetrate fino in fondo all’anima; Signore, salvami dalle acque profonde; sono trascinato in fondo al mare, la tempesta mi fa affondare. Era un momento in cui era nella sofferenza, perché massimo aveva iniziato i suoi maneggi per usurpargli la Diocesi.
S. Fulgenzio, Vescovo di Ruspe, trovandosi in una assemblea di nobili romani che veniva arringata da Teodorico re dei Goti, guardando tutta quella gente elegante, ognuno al proprio posto secondo il grado e il censo, disse: O Dio, quanto deve essere bella la Gerusalemme celeste se è tanto solenne la Roma terrestre! Se a coloro che amano la vanità in questo mondo è concesso tanto splendore, quale deve essere nell’altro mondo la gloria riservata agli amanti della verità!

Si dice che S, Anselmo, Arcivescovo di Canterbury, per nascita onore delle nostre montagne, era eccezionale nel saper ricavare buoni pensieri: un leprotto, inseguito dai cani, si rifugiò sotto il cavallo del santo Vescovo, che, per caso, passava da quelle parti, per cercare protezione contro la morte che lo minacciava. I cani tutt’intorno abbaiavano, ma non avevano il coraggio di violare l’immunità cui la loro preda si era affidata; tutto il seguito scoppiò a ridere a quella scena. Ma non il grande Anselmo che, sospirando e con le lacrime agli occhi disse: Voi ridete, ma non ride la povera bestiola; i nemici dell’anima, perduta nel labirinto di molti peccati, l’aspettano al passaggio della morte per rapirla e sbranarla, ed essa, spaventata, cerca ovunque rifugio e protezione; se non ne trova ai suoi nemici non importa proprio nulla e se la ridono. E se ne andò pensieroso.
Costantino il Grande aveva scritto una lettera a S. Antonio; ciò meravigliò molto i religiosi che gli stavano intorno. Antonio disse: Perché vi meravigliate che un Re scriva ad un uomo? Ammirate piuttosto che Dio eterno abbia scritto la sua legge ai mortali, anzi, abbia loro parlato direttamente per mezzo del Figlio!
S. Francesco, vedendo una pecora, tutta sola in mezzo ad un gregge di capre, disse al suo compagno: Guarda com’è dolce quella pecora in mezzo a quelle capre; così era Nostro Signore, dolce e umile in mezzo ai Farisei!
Un’altra volta, vedendo un agnello sbranato da un maiale piangendo esclamò: Piccolo agnellino, quanto mi ricordi la morte del mio Salvatore.
Un grande personaggio e anche grande santo del nostro tempo, Francesco Borgia, quand’era ancora Duca di Candia, mentre andava a caccia si immergeva in molti pensieri spirituali come questo: Ammira come il falco ritorni sul pugno, si lasci bendare gli occhi e legare alla pertica, mentre gli uomini sono così ribelli alla voce di Dio!
Il grande S. Basilio diceva che la rosa tra le spine è un insegnamento per gli uomini: Le cose più gradevoli di questo mondo, o mortali, sono frammiste a sofferenza. Niente è schietto: il rimpianto è sempre unito alla gioia, la vedovanza al matrimonio, la premura al risultato, l’umiliazione alla gloria, il prezzo agli onori, la ripugnanza alle delizie, la malattia alla buona salute.
La rosa, dice il nostro Santo, è un bel fiore, ma mi dà una grande tristezza, perché mi ricorda il mio peccato, a causa del quale la terra è stata condannata a produrre spine.
Un’anima devota, vedendo il cielo stellato, che si specchia nell’acqua limpida di un ruscello dirà: Mio Dio, queste stelle le avrò sotto i piedi quando mi avrai accolto nelle tue tende. E come le stelle del cielo le vedi specchiate sulla terra, allo stesso modo gli uomini della terra li vedi riflessi nel cielo della sorgente purissima della carità divina.

Ci sarà anche chi, vedendo scorrere un fiume dirà: La mia anima non avrà riposo finché non si immerga nel mare profondo di Dio che è la sua origine.
S. Francesca Romana, un giorno, mentre contemplava un ruscello, sulla cui sponda si era fermata a pregare, fu rapita in estasi e, senza sosta, ripeteva queste belle parole: La grazia del mio Dio scende con la dolcezza e la soavità di questo ruscello.
Un altro, vedendo gli alberi in fiore, esclamerà: Perché solo io sono senza fiori nel giardino della Chiesa?
Un altro, osservando dei pulcini raccolti sotto la chioccia, dirà: Signore, conservaci sotto la protezione delle tua ali.
Un altro ancora, alla vista del girasole, penserà: Quando avverrà, Dio mio, che la mia anima segua le attrattive della tua bontà?
Vedendo poi delle viole del pensiero coltivate, belle a vedersi, ma senza profumo, dirà: Ecco come sono i miei pensieri, belli a chiacchiere, ma poi non sanno di niente!

Ecco, Filotea, come si possono ricavare buoni pensieri e sante ispirazioni dalle situazioni di questa vita mortale. Infelici sono coloro che distolgono le creature dal loro Creatore per ricondurle al peccato; beati invece quelli che indirizzano le creature alla gloria del loro Creatore e si servono del poco che sono per fare onore alla verità. S. Gregorio di Nazianzo dice di avere l’abitudine di indirizzare tutte le cose al profitto spirituale. Leggi il devoto epitaffio che S. Girolamo ha composto per S. Paola: è bello constatare come sia ricco delle ispirazioni e dei santi pensieri che la Santa sapeva ricavare da qualsiasi incontro.
Nell’esercizio del raccoglimento spirituale e delle preghiere giaculatorie si trova la profonda radice della devozione: può supplire alla mancanza di tutte le altre forme di orazione. Ma se manca questo non c’è modo di rimediare.
Senza questo esercizio non è possibile la vita contemplativa, anzi sarà mal condotta anche quella attiva; senza questo il riposo è ozio, il lavoro preoccupazione; perciò ti supplico di abbracciarlo con tutto il cuore, senza staccartene mai!





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)