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VI. - L'EDUCAZIONE

Non c'è dubbio che i genitori si preoccupano molto di nu­trire i loro figliuoli, di proteggere la loro salute, di avviarli a un armonico sviluppo corporeo. Molto bene: è un fondamentale dovere. Essi, però, non devono dimenticare che i figliuoli sono anche anime che devono essere nutrite col pane superiore della cultura, della virtù e della grazia.

L'educazione.

Educare significa aiutare l'uomo - corpo e spirito - a raggiungere un integrale ed armonico sviluppo.

Educazione è, dunque, formazione totale, ed importa sia la cura del corpo che l'istruzione della mente, l'educazione della volontà, la formazione del cuore, e, sul piano cristiano, l'inserimento dell'uomo nella vita del Corpo Mistico di Cristo e, in esso, un sano, meritorio e benefico attivismo.

 

Dovere e diritto dei genitori.

Il fine primario del matrimonio è, come s'è visto, la gene­razione e l'educazione della prole. Ne consegue che l'educazione dei figli è, insieme, dovere e diritto dei genitori; dovere fonda­mentalissimo, incedibile - anche se esercitato con l'aiuto di al­tri -; diritto inviolabile ed inalienabile, perché la vita dei figli viene dai genitori, ai quali essi sono legati, sul piano fisiologico, psicologico e morale, in modo straordinario. È perciò gravemente errata, contraria alla natura e ai dettami della fede, ingiusta e tirannica la dottrina che afferma che i figli sono dello Stato e vuol toglierli alle cure e all'amore dei genitori.

 

Diritti della Chiesa nel campo dell'educazione.

Gli uomini sono tutti chiamati ad essere membri della Chie­sa; i battezzati, poi, fanno parte di essa, essendo stati da essa, come da mistica madre, generati alla vita soprannaturale.

La Chiesa ha perciò diritto a formarne dei veri cristiani, a guidarli per il retto cammino che conduce al cielo; l'intervento della Chiesa, per i cristiani, costituisce gran parte dell'azione educatrice.

Chiesa, famiglia e Stato, compiendo ciascuno la propria parte nel campo dell'istruzione ed educazione, devono armonicamente cooperare a formare l'uomo e il cristiano - per quanto possi­bile - perfetto. Per quanto tocca la morale, sia naturale che soprannaturale, è chiaro che, in caso di disaccordo fra le tre autorità, la parola decisiva spetta alla Chiesa, che è stata costi­tuita da Cristo maestra e guida delle anime.

 

La scuola.

I genitori non sono in grado - salvo casi eccezionali - di dare ai figliuoli un'istruzione proporzionata ai bisogni e al pro­gresso dei tempi moderni. Pensa a ciò la scuola, che conduce il giovane fino agli alti studi delle specializzazioni universitarie. La scuola non si pone, però, come sostitutrice né, tanto meno, come contraltare della famiglia, bensì come complemento e com­pletamento della sua azione a beneficio dei giovani: essa deve quindi accordarsi in pieno con i princìpi educativi della famiglia. Qualcuno sostiene una scuola indipendente, ma ciò è grave­mente errato. La scuola, infatti, come ogni vero educatore di tutti i tempi ha riconosciuto, ha una profonda influenza educa­trice. Ciò appare evidente se si considera l'insegnamento della fi­losofia, della storia, della letteratura, dell'arte, del diritto, delle scienze: discipline che incidono profondamente nella formazione dell'intelletto, del cuore, della volontà, nell'orientamento fonda­mentale, insomma, della vita e che toccano da vicino tante essen­ziali verità della religione.

Ne consegue che, in concreto, una scuola indipendente, in­differente, neutra - come si dice - non può realizzarsi, e difatti non è mai esistita. La scuola, perciò, sarà o religiosa o irreligiosa. Ed è chiaro che, invece, in mezzo a un popolo cristiano com'è il nostro, non solo dev'essere religiosa, ma dev'essere cristianamente ispirata. Ogni scuola, si badi, comprese quelle che lo Stato crea e dirige.

Perché ciò avvenga veramente è necessario:

a) che tra le discipline che s'insegnano nei vari ordini di scuole ci sia l'insegnamento della religione, sotto la vigilanza - logicamente - dell'autorità ecclesiastica;

b) che i programmi, gli insegnamenti e i libri di testo siano intonati ad una visione cristiana della realtà, o, quanto meno, non vi contraddicano;

c) che il concreto funzionamento della scuola, per il senso di responsabilità dei docenti e per l'ambiente morale che si viene a creare, facciano della scuola un vero tempio, insieme, del­l'istruzione e dell'educazione.

 

Doveri e diritti dello Stato.

Gli Stati moderni rivendicano a sé come dovere e come diritto di istituire le scuole. Poiché lo Stato deve cercare di realizzare il bene comune, non c'è dubbio che gli spetti di curare l'istru­zione e l'educazione dei giovani, con particolare riguardo alla istruzione tecnico-professionale, ad una sana educazione fisica, ad una formazione sociale e civica.

Lo Stato ha anche il diritto di interessarsi che nelle scuole non proprie siano osservati i principi igienici, sia curata la doverosa educazione civica, sia data un'istruzione corrispondente al grado di civiltà raggiunto dal Paese, specialmente se dette scuole chiedono ed hanno il riconoscimento dei loro titoli come di valore pari a quelli statali.

Lo Stato, però, non può pretendere di avere il monopolio scolastico.

 

Libertà della scuola.

La dottrina sociale cattolica rivendica la libertà della scuola, il diritto, cioè, da parte delle famiglie e della Chiesa - per le ragioni su esposte - di fondare delle scuole, provvedendo diret­tamente all'istruzione ed educazione dei giovani. Ciò perché esse hanno, in tale campo, un inalienabile diritto, le prime d'ordine naturale, l'altra d'ordine soprannaturale.

La ragione si è:

a) che lo Stato non deve fare tutto, ma solo ciò che le famiglie non riescono da sé a realizzare;

b) che una perfetta armonia di tutte le discipline e di tutti gli insegnamenti, ai fini di un'integrale formazione dell'ani­mo dei giovani, si realizza assai difficilmente; essa certo, però, si realizza meno difficilmente quando la scuola è fondata dalla Chiesa e diretta proprio da uomini della Chiesa.

Una vera libertà della scuola si ha quando:

1) le leggi dello Stato riconoscono il diritto della Chiesa e della famiglia a fondare e dirigere scuole;

2) tale attività può realizzarsi senza ostacoli ed ostru­zionismi;

3) lo Stato concede a tali scuole - previa loro accertata rispondenza a determinati requisiti - di conferire titoli equiva­lenti a quelli statali;

4) gli alunni delle scuole libere non si troveranno, agli esa­mi, in condizioni di maggior difficoltà. rispetto agli alunni delle scuole statali;

5) lo Stato sussidia le scuole libere come sussidia le pro­prie. Altrimenti avviene che i genitori che mandano i figli alle scuole statali gravano - e molto! - sullo Stato; mentre quelli che li mandano alle scuole libere si pagano da sè le proprie scuo­le, non gravano sullo Stato per nulla, concorrono, attraverso le imposte indirette, a sostenere le scuole degli altri. Ciò, eviden­temente, non corrisponde ai dettami della giustizia.

 

L'ambiente.

Oggi il giovane non viene formato solo nella famiglia e nella scuola, ma anche - e assai largamente - nell'ambiente in cui vi­ve, intendendo per ambiente tutto quanto lo avvolge e lo influen­za: ad es. stampa, spettacoli, costumi, moda, compagnie, orga­nizzazioni, radio, televisione, ecc.

L'influenza dell'ambiente è evidentissimo; in molti casi ap­pare addirittura determinante. E può esserlo, evidentemente, sia in bene, che in male.

Occorre dunque che i cittadini - specialmente i genitori consapevoli delle loro responsabilità verso i giovani - e le autorità dello Stato prendano tutti i necessari provvedimenti - leggi, applicazione delle leggi, disposizioni, ecc. - per creare nella vita associata, con particolare riguardo a quanto può essere avvicina­to dai giovi, un ambiente veramente sano.

 

L'educazione al senso sociale.

Merita di essere particolarmente sottolineata, nel momento storico attuale, l'importanza di una educazione al senso sociale. Nella famiglia, nella scuola, nelle associazioni, nella Chiesa, il senso sociale va messo in giusto e particolare rilievo. Occorre vincere l'egoismo a cui l'uomo è naturalmente portato; occorre aiutare a sviluppare il sentimento sociale cui ogni uomo è anche naturalmente aperto. E ciò fino ai più larghi orizzonti, fino a far sentire la fraternità dei popoli e il bisogno di una pacifica impostazione delle relazioni tra tutte le nazioni. Ciò coincide in modo specialissimo con i princìpi e le mete del cattolicesimo.

 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)