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10. Come avviene questo dialogo? Un fatto di tanta misura e tanta complessità non può mancare di una rigorosa procedura. È il secondo aspetto del Concilio, che parimenti si offre allo sguardo di tutti, quello cioè giuridico e canonico. Non ci soffermeremo gran che su questo lato esteriore e, per così dire, concreto e materiale del Concilio. Ma desumeremo qualche nozione dalla legge vigente della Chiesa.. Nel linguaggio ora consueto Concilio è, per sè, un’assemblea di Vescovi. Quando, i Vescovi di tutto il mondo sono convocati dal Papa, il Concilio si dice ecumenico, cioè universale. Si potrebbe dire anche propriamente cattolico. Non è un’assemblea qualsiasi, come fosse un convegno di amicizia, o di studio, o di preghiera; è un’assemblea di governo ecclesiastico, cioè deliberante in materia di dottrina o di disciplina; il magistero e la giurisdizione della Chiesa hanno nel Concilio la loro espressione più evidente e più solenne nella loro pienezza. Le questioni religiose sono perciò l’argomento proprio d’un Concilio, cioè quelle che riguardano la fede, i costumi, la disciplina della Chiesa; il suo scopo è il bene spirituale e morale del popolo cristiano, e indirettamente anche del mondo.

11. Potremmo enunciare una. definizione descrittiva e puramente giuridica del Concilio ecumenico in questi termini: è una riunione solenne di Vescovi di tutto il mondo, convocati dal Romano Pontefice, per deliberare in comune, sotto l’autorità e la presidenza di lui, su questioni religiose che interessano l’intera cristianità (Dict. Th. Cath., Conciles, col. 641).

Il Concilio è dunque la forma suprema del magistero e del governo nella Chiesa.

12. Importantissimo è capire la posizione del Papa rispetto al Concilio ecumenico. Bisogna ricordare che il Papa possiede da solo la suprema e piena potestà di giurisdizione su tutta la Chiesa; una potestà «episcopale», cioè pastorale, immediatamente da Cristo e non dalla Chiesa, ordinaria e propria; e quando parla solennemente (ex cathedra) gode d’una speciale assistenza divina, la quale gli è stata promessa nella persona dell’apostolo Pietro (cfr Mt. 16, 18-19), e rende infallibili, e perciò irriformabili, per virtù propria e non per consenso d’altri Vescovi o della Chiesa, le sue defInizioni (Cfr. Denz. 1839. – cfr. S. Gregorio M. che scrivendo ai Vescovi che si erano riuniti in Concilio a Costantinopoli nel 599 afferma: Sine qpostolicae sedis auctoritate atque consensu, nullas quaeque acta fuerint vires habeant. P.L. 77, col. 1005). Così ha definito il Concilio Vaticano primo, interpretando il pensiero di Cristo e la fede secolare della Chiesa («Il Papato non deriva dalla Chiesa la sua origine ed il suo potere. Quando Gesù Cristo Dio vero, volle creare il papato ed il papa, non fece ricorso al ministero della Chiesa, né degli apostoli ma lo fece direttamente dicendo a Pietro: pasci il mio gregge» S. Th. II-II, 1, 10,3. – cfr. Journet, L’Eglise du Verbe Incarné, I, pag. 516 ; «Concludiamo: 1° – che il Papa è il Vicario di Cristo, non della Chiesa; 2° – ch’egli deriva la sua autorità direttamente da Dio, non avendo altra competenza l’elezione della Chiesa che quella di designare la persona; 3° – che di tutti i regimi esistenti, il papato è il solo che sia di diritto divino»). La potestà del Papa è «vicaria» rispetto a Cristo, ma è a lui propria e somma e universale rispetto alla Chiesa.

13. Perciò il Papa può agire, con pienezza d’autorità e con efficacia, senza il Concilio. Egli non agisce mai, anche nell’esercizio di tale autorità, senza sapersi in comunione con l’Episcopato e con la Chiesa. Ma a Lui è dato di confermare, da solo, la fede di tutti. Il Concilio invece non può essere valido, senza il Papa. Bisogna che sia il Papa a convocare e a presiedere il Concilio, o almeno a ratificare le sue deliberazioni. Il Concilio non aggiunge sostanziale validità all’autorità del Papa, mentre l’unità col Papa è indispensabile perché il Concilio abbia la sua specifica efficacia. Il Concilio non distingue la sua giurisdizione da quella del Papa, ma si identifica con quella del Papa,. costituendo con Lui la suprema potestà in tutta la Chiesa (Can. 228, § 1 – Cfr. Veillet, Les États généraux de l’Église, Fleurus, Paris, 1961). Il Concilio non è perciò indispensabile al governo della Chiesa; ma quando il Concilio si riunisce intorno al Papa il governo della Chiesa assume la sua forma più solenne, più manifesta nella sua pienezza, e quindi la più efficace. Cristo ha preposto alla sua Chiesa il primato di Pietro, necessario e sufficiente a governarla; ma ha istituito altresì il collegio apostolico con potestà e con mandato di magistero e di cura pastorale, in comunione con Pietro. Quando questa comunione di governo si manifesta nella sua pienezza abbiamo il Concilio. La potestà primaziale di Pietro, trasmessa al Vescovo di Roma, si fonde con la potestà collegiale degli Apostoli(di cui Pietro stesso era il primo, non il solo) trasmessa all’Episcopato. Il Concilio non è quindi soltanto una solennità particolare nel governo ecclesiastico; è il momento che mostra a pieno il mistero della Chiesa docente, il mistero delle sue note distintive: l’apostolicità, l’unità, la cattolicità e la santità.

14. Perciò è totalmente infondata l’ipotesi circa l’inutilità dei Concilii dopo la definizione della pienezza della potestà pontificia, pronunciata dal Concilio Vaticano primo. A noi sembra il contrario, e la convocazione del prossimo Concilio già lo dimostra. Se vi poteva essere esitazione alla convocazione conciliare, ciò era supponibile quando vi era qualche dubbio sull’autorità del Concilio di fronte al Papa (come avvenne nei Concilii di Costanza e di Basilea), ma definita ormai questa verità costituzionale nella Chiesa, circa la supremazia pontificia rispetto al Concilio, è caduta la principale difficoltà alla celebrazione dei Concilii ecumenici, che, non più sospettabili di eventuali contrasti interiori, possono diventare sorgenti magnifiche di energie spirituali per tutta la Chiesa.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)