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28. Tutto questo ci è ricordato e reso quasi evidente nella celebrazione del Concilio Ecumenico. L’assistenza di Cristo alla sua Chiesa si fa palese nel fatto stesso che un tale avvenimento si realizza, in piena coerenza con la parola originaria di Cristo. È il pensiero intorno al quale è tessuta la Bolla con cui Papa Giovanni XXIII indìce il Concilio: «Il restauratore dell’umana salvezza Cristo Gesù, il Quale, prima di salire al cielo, diede ordine agli Apostoli da Lui scelti di portare a tutte le genti la luce del Vangelo, promise loro parimente e ampiamente, per dare autorità e salvezza all’ufficio loro affidato, così: “Ecco ch’Io sono con voi ogni giorno fino alla fine del tempo”. E se questa confortante assistenza di Cristo non cessò mai nella Chiesa d’essere viva ed operante, allora però certo maggiormente si manifestò quando la società e la convivenza umana erano scosse da più fiere tempeste» (Bolla Humanae salutis, del 25 Dicembre 1961, in principio).

Come dicevamo, (n. 13) le note della Chiesa ecco rifulgono: essa qui, nel Concilio, come non mai, si mostra una, santa, cattolica ed apostolica. Come non mai la coscienza divino-umana della Chiesa si pronuncia: «Così è sembrato dover decretare allo Spirito Santo e a noi» (Act. 15, 28), sentenziarono gli Apostoli nel primo Concilio di Gerusalemme; così diranno i Padri del secondo Concilio Vaticano.

29. Forti pertanto di questa certezza che Dio ama la Chiesa, che Cristo assiste la Chiesa, che lo Spirito Santo guida la Chiesa, e prossimi a farne una certa esperienza, dobbiamo guardare al Concilio con grande riverenza e con grande speranza; e dobbiamo farci solleciti a ravvisare nelle intenzioni, che muovono il Papa a convocare il Concilio ecumenico, quasi dei segni del divino volere. Che cosa vuole il Signore da questo Concilio? Capire questo divino volere sarebbe grande cosa: il gioco misterioso e amoroso della Provvidenza, a dialogo con la storia, con la somma cioè delle libere volontà umane, per preparare alle anime ed al mondo nuovi destini, ci sarebbe in qualche misura svelato, e panorami immensi ci sarebbero aperti: di grazie pioventi dal cielo, di responsabilità chiamate a scelte supreme, di nuove energie sorgenti dal fondo dei cuori umani, di combinazioni meravigliose di tempi e di fatti, di fili correnti dalla trama serrata delle cose di ieri e di oggi verso il domani, verso l’avvenire ed oltre il tempo, all’avvento finale di Cristo… Stupenda, se pur sempre crepuscolare, visione, che l’occhio del cristiano non è del tutto miope a contemplare. Ma perché l’occhio si apra su tale luminosa penombra è necessario, dicevamo, fermare l’attenzione su le intenzioni del Papa, anche in questo caso mediatore riflesso e da noi visibile dell’unico mediatore invisibile Cristo Signore, tra le cose;: celesti e le terrestri.

Quali sono le intenzioni del Papa sul prossimo Concilio Ecumenico?

30. Prima di ripetere qui la risposta ben nota a tale domanda ci sembra opportuno osservare come l’annuncio del Concilio ecumenico abbia sollevato negli animi di tutti gli uomini aspettative, sogni, curiosità, utopie e velleità d’ogni genere, fantasie moltissime. Anche nei fedeli l’attesa del Concilio ha svegliato desideri e speranze in grande numero (Cfr. Ils attendent le Concile, Témoignage chrétien, Paris, 1961. – Qu’attendons – nous du Concile? Pensée catholique, Bruxelles, 1960. – Un concile pour notre temps, art. di R. Voillaume. Ce que le monde attend de l’Eglise et du Concile, pp. 29-57, Ed. du Cerf, Paris, 1961. P. Lombardi S.J., Il Concilio, per una riforma nella carità, Apes, Roma, 1961. Hans Küng, Concile et retour à l’unité, Unam Sanctam, Ed, du Cerf, Paris, 1961),

Questo stato di attesa è giustificato, e fa onore a coloro che lo alimentano. possiamo aspettare dal Concilio grandi cose: grazie, lumi, energie spirituali; ed anche rinnovamenti nella disciplina, nel culto, nell’amministrazione della Chiesa, nei suoi contatti col mondo moderno e nell’avvicinamento dei cristiani separati.

31. Ma bisogna evitare di nutrire desideri capricciosi, strettamente personali, arbitrari. Non bisogna pensare che il Concilio corrisponderà alle nostre vedute particolari; dobbiamo noi piuttosto entrare nelle vedute generali del Concilio. Credere che il Concilio metterà riparo alla fragilità umana e porterà subito la perfezione nella Chiesa e nel mondo è sogno ingenuo.

Credere che esso rimedierà a tanti inconvenienti pratici ed anche a molte imperfezioni teoriche della vita cattolica, quali ciascuno può incontrare nella sua esperienza di membro o di osservatore della società ecclesiastica è pretendere troppo. Così credere che il Concilio realizzerà tali belle idee, che possono venir in mente ai singoli cristiani, o a gruppi religiosi particolari è anche eccessiva pretesa.

32. Il Concilio – giova ricordare – è stato magnificamente preparato, anche nell’intento di raccogliere i suggerimenti di tutta quanta la Chiesa: tutti Vescovi, tutte le Congregazioni romane, tutti gli Ordini Religiosi, tutte le Università cattoliche e moltissimi esperti, uomini e donne, persone di studio e di pratica vissuta, ecclesiastici e laici, sono stati interrogati, con libera facoltà d’esprimere quanto pensavano e desideravano in bene della religione e della Chiesa; e molti grossi volumi6 sono stati stampati per ordinare e riunire questo immenso materiale ad uso ora dei Padri del Concilio ed in seguito poi per il progressivo perfezionamento e ammodernamento della vita ecclesiastica. Non mai un Concilio ebbe così larga ed accurata preparazione. Non è da dubitare che manchi al Concilio abbondanza di consigli, di esperienze e di aspirazioni. Tutta la Chiesa, si può dire, ha contribuito a fornire gli argomenti della sua fede, della sua pietà, del suo amore a Cristo per gli esami e per le deliberazioni della grande assemblea conciliare. Questo ci deve assai edificare e confortare: ecco com’è la nostra Chiesa! ecco come l’intera cattolicità, nelle sue voci qualificate, in date ore della sua storia ha libertà, invito anzi di esprimersi e di presentare in sede competente e responsabile desideri e giudizi di ogni genere. Una letteratura intera s’è venuta spontaneamente formando sul prossimo Concilio; un’altra se ne formerà certamente dopo la sua celebrazione. Donde si vede che il così detto dogmatismo della Chiesa cattolica non soffoca, sì bene suscita il pensiero di quanti nel suo seno sono maestri e discepoli. È il culto della verità proprio della Santa Chiesa di Dio che rende possibile un tale fenomeno e che si pronuncia come grande coro vivente, senza che la innumerevole pluralità delle voci degeneri in babelica confusione.

33. Maestro del grande coro vivente è fin d’ora il Papa, il Quale ha dato al Concilio ecumenico due temi fondamentali: la riforma interiore della Vita ecclesiastica e la ricerca di riconciliare i Cristiani separati nell’unità cattolica della Chiesa. Ecco come Egli ci parla: «Lo scopo principale del Concilio consisterà nel promuovere l’incremento della Fede cattolica, il rinnovamento morale del popolo cristiano, non che l’adattamento della disciplina ecclesiastica alle necessità ed ai metodi dei nostri tempi. Sarà questo uno spettacolo di verità, di unità e di carità meraviglioso; uno spettacolo, diciamo, alla cui visione coloro che sono separati dalla Sede Apostolica sentiranno, noi speriamo, un soave invito a ricercare e a raggiungere quella unità, che Gesù Cristo con ardenti invocazioni domandò al Padre celeste» (Enciclica ad Petri Cathedram AAS – 1959, p. 511).

34. Sorge pertanto nei nostri spiriti, il concetto, tanto facile e tanto difficile, della riforma della vita ecclesiastica. E il Papa, questa volta, che lo solleva davanti a tutta la Chiesa. Programma di santi e tromba di ribelli, ingenuità di utopisti e velleità di politici, esigenza profonda di contemplativi e di pastori, capriccio indocile di spiriti inquieti e caparbi, la riforma è stata nei secoli, a volta a volta, il fermento rinnovatore della tradizione cattolica, come è stata il fermento disgregatore della compagine ecclesiastica.

Chi conosce la storia della Chiesa sa infatti quale importanza e quale dinamismo un tale concetto abbia avuto attraverso i secoli nella vita del cristianesimo. Basti ricordare che la grande crisi religiosa e politica, che staccò i Protestanti dalla Chiesa cattolica, si chiamò Riforma, e che il grande sforzo per definire le questioni dottrinali e per riparare i mali morali, a cui quella crisi si riferiva, compiuto dal Concilio di Trento e dal movimento di restaurazione cattolica che lo seguì, fu chiamato impropriamente Controriforma, mentre si deve in esso vedere non soltanto una reazione difensiva e conservatrice, ma una vera e positiva; riforma cattolica, che dal secolo decimo sesto manda ancora fino noi copiosi benefici (Sulle manifestazioni storiche del concetto di riforma nella Chiesa il discorso sarebbe lungo quanto la sua storia; la riforma infatti è immanente alla sua vita. Per quanto riguarda la incubazione del concetto prima del Concilio di Trento cfr. H. Jedin, Storia del Concilio di Trento, Morcelliana, Brescia, 1949, p. 14 ss.).


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)