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50. L’altra illusione sarebbe quella di credere che il Concilio metterà rimedio a moltissimi difetti, imperfezioni, abusi che oggi noi stessi riscontriamo nella vita cattolica. Certamente il Concilio cercherà di riparare quante più imperfezioni sono in ogni settore della vita cattolica. Non per nulla sono state interrogate tutte le persone aventi capacità di dare saggi suggerimenti, e sono state create sotto commissioni e commissioni per ridurli a formulazioni praticamente eseguibili. Ma il Concilio non è un toccasana magico e immediato. Il Concilio, si, darà programmi revisionisti della disciplina e del culto nella Chiesa, darà disposizioni e precetti in tanti settori bisognosi di correzione, di aggiornamento e di sviluppo. Tuttavia la sua immediata grandezza non è questa, e nemmeno la sua vera efficacia. Il Concilio non sarà misurato puramente dai suoi buoni risultati giuridici e rituali. Esso dovrà essere un momento di ineffabile presenza dell’azione amorosa e misericordiosa di Dio nella sua Chiesa. Perché il Concilio chiamerà innanzi tutto una più viva animazione dello Spirito Santo in tutta la Chiesa; darà alla fede espressione unanime, solenne, vittoriosa; porrà grandi idee e grandi principi del vivere cristiano, ricavandoli da uno studio nuovo e appassionato del Vangelo, e della. sapienza che dal Vangelo trasse lume e svolgimento; questo farà. Vale a due che immetterà nella Chiesa nuova coscienza, nuova energia, nuovo impegno, nuova carità. Darà alla Chiesa intima consapevolezza di ciò che essa è e di ciò che essa deve fare; e da questa profonda e interiore impressione essa caverà nuova capacità di espressione: nella predicazione, nell’apostolato, nella testimonianza, nella sofferenza, nella bontà, nell’arte, nella santità. Ma tutto questo non è effetto immediato, né tutto visibile. E per di più questo effetto non dipenderà soltanto dal Concilio; dipenderà da tutto il corpo mistico che è la Chiesa; dipenderà anche da noi, da ciascuno di noi. Dovrà perciò essere impegno, fin da ora, di ciascuno di noi di accettare con pronta e filiale obbedienza le prescrizioni del Concilio.

51. Questa altissima e in parte misteriosa finalità del prossimo Concilio ci è prospettata dalle parole ispirate dello stesso Papa Giovanni XXIII, che ci insegna: «L’opera del nuovo Concilio ecumenico è veramente tutta intesa a ridare splendore sul volto della Chiesa di Gesù alle linee più semplici e più pure della sua natività, ed a presentarla così come il divino Fondatore la fece: sine macula et sine ruga. Il suo viaggio lungo i secoli è ancora ben lontano dal toccare il punto della sua, trasformazione nell’eternità trionfante. Perciò il soffermarsi alquanto intorno a lei in uno studio amoroso a ricercarne le tracce della giovinezza più fervorosa, e a ricomporle così da rivelarne la forza conquistatrice sugli spiriti moderni, tentati e compromessi dalle false teorie del principe di questo mondo, avversario palese o nascosto del Figlio di Dio, Redentore e Salvatore, questo è l’intento nobilissimo del Concilio ecumenico…» (13 nov. 1960).10

52. Questa considerazione può essere completata dall’altra importantissima prospettiva conciliare, quella cioè che guarda i riflessi del Concilio al di fuori della Chiesa cattolica, sul mondo contemporaneo. Per sè, il mondo non ha alcun rapporto pratico con questo grande avvenimento ecclesiastico. L’autorità civile oggi, a differenza di ciò ch’è avvenuto in passato (Hefele…, I introduz. passim. Sui Concilia mixta cfr. D. Th. Cath.: Conciles), fino al Concilio dì Trento compreso, è anch’essa del tutto estranea. Il processo di progressiva distinzione e separazione della Chiesa dallo Stato, esclude ogni presenza della i società civile in seno al Concilio; il laicismo moderno trova in ciò una sua espressione. Ma esclude altresì ogni ingerenza dei poteri terreni e degli interessi temporali nello svolgimento di questo grandissimo fatto, umano e religioso insieme. La Chiesa è sola a celebrarlo; la Chiesa potrà essere, Dio non voglia, anche ostacolata o disturbata nello svolgimento di tale momento, come avvenne al Concilio Vaticano primo; ma, grazie a Dio, come dicevamo (n. 21), la Chiesa è indipendente.

53. Tuttavia il Concilio non può essere senza qualche preciso riferimento anche alla società profana, per forza di cose. Esso è tale episodio storico, è tale fenomeno umano e visibile, è tale affermazione di principi e di leggi, è tale sorgente di fattori influenti sul pensiero e sul costume, è tale concentrazione di esponenti internazionali, che anche il mondo circostante dovrà in qualche modo accorgersi del singolare avvenimento e potrà anche riceverne qualche. diretto beneficio.

54. Perché il Concilio vuol avere un riferimento, non soltanto di per sè risultante, col mondo moderno, ma altresì intenzionale. Il Papa lo ha detto ripetutamente con accenti stupendi, che sembrano far ecco ai lontani vaticini della Bibbia. Si ascolti, ad esempio: «…veramente abbondanti frutti la Chiesa di Cristo si ripromette da questo avvenimento, che vuol essere un servizio reso alla verità, un atto di carità, un esempio di pace proclamata a tutti i popoli da questa altissima Cattedra…» (Dall’allocuzione per il Concistoro del 16 gennaio 1961).

E nella Bolla di indizione del Concilio: «pur non avendo finalità direttamente terrestri, (la Chiesa) non può tuttavia disinteressarsi nel Suo cammino dei problemi e dei travagli di quaggiù. Essa sa quanto giovino al bene dell’anima quei mezzi che sono atti a rendere più umana la vita ai singoli uomini che devono essere salvati; essa sa che vivificando l’ordine temporale con la luce di Cristo rivela pure gli uomini a se stessi, li conduce a scoprire in se stessi il proprio essere, la propria dignità, il proprio fine. Di qui la presenza viva della Chiesa oggi estesa agli organismi internazionali, di diritto o di fatto; di qui l’elaborazione della sua dottrina sociale riguardante la famiglia, la scuola, il lavoro, la società civile, e tutti i problemi connessi, la quale ha elevato ad un prestigio altissimo il Suo magistero, come la voce più autorevole, interprete ed assertrice dell’ordine morale, e vindice dei diritti e dei doveri di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità politiche. In tal modo l’influsso delle deliberazioni conciliari, come Noi vivamente speriamo, dovrà riuscire a tal punto, da investire di luce cristiana e penetrare di fervorosa energia spirituale non solo l’intimo delle anime, ma ancora l’insieme delle umane attività» (Bolla Humanae salutis, Natale 1961. Cfr. «Vita e Pensiero», C. Colombo, La indizione del Concilio ecumenico Vaticano II, Gennaio 1962, p. 2-6).

55. La Chiesa perciò intende, col prossimo Concilio, venire a contatto col mondo. Si pensi bene. Questo è un grande atto di carità. La Chiesa non penserà soltanto a se stessa; la Chiesa penserà a tutta l’umanità. Vi penserà ricordando d’essere la continuatrice di quel Cristo Verbo Incarnato che è venuto nel mondo per salvarlo, qualunque fosse lo stato in cui quello si trovasse (Cfr. Congar…,: la Chiesa «non esiste per essere bellissima, e guardarsi allo specchio dicendo: come sono bella, io sposa del Signore, io regina; la Chiesa esiste propter nos et propter nostram salutem»). Per questo cercherà di farsi sorella e madre degli uomini; cercherà d’essere povera, semplice, umile, ed amabile, nel suo linguaggio e nel suo costume. Per questo cercherà di farsi comprendere, e di dare agli uomini d’oggi facoltà di ascoltarla e di parlarle con facile ed usato linguaggio. Per questo ripeterà al mondo le sue sapienti parole di dignità umana, di lealtà, di libertà, di amore, di serietà morale, di coraggio e di sacrificio. Per questo, come si diceva, vedrà di «aggiornarsi» spogliandosi, se occorre, di qualche vecchio mantello regale rimasto sulle sue spalle sovrane, per rivestirsi di più semplici forme reclamate dal gusto moderno. Per questo chiamerà i Laici, i suoi buoni e fedeli Laici cattolici, a farle da tramite fra la sua sfera soprannaturale e tutta religiosamente canonizzata e la sfera sociologica e temporale, in cui essi vivono, quasi delegando alla loro docile ed abile collaborazione l’opera ardua e bellissima della consecratio mundi (Cfr. Pio XII, Discorsi… III, 460; XIII, 295; XV, 590, etc.), di penetrare cioè di principi cristiani e di forti virtù naturali e soprannaturali l’immensa sfera del mondo profano.

56. Riuscirà questo potente e meraviglioso tentativo? Capirà il mondo che v’è un’istituzione sulla terra, la quale ad altro non tende che a farlo buono, sano, pacifico e felice? Capirà il mondo che il suo agnosticismo, il suo materialismo, il suo ateismo devono finalmente essere superati da una coraggiosa e sapiente riscoperta di Dio e di Cristo? Resterà muto il mondo al grande invito, che la Chiesa gli rivolgerà di pregare con lei? risponderà almeno, con la commozione d’un’esperienza spirituale nuova e rivelatrice, il suo timido: Amen?o il suo vittorioso canto al Dio dell’Universo, al Cristo della vera civiltà risuonerà ancora sulla terra?

57. È lecito sperarlo. Dobbiamo almeno fortemente desiderarlo. Dobbiamo pregare per questo. Dobbiamo operare per questo. Primo: rendendo profonda e sincera la nostra professione cristiana. Secondo: cercando in ogni: modo di darle vigore e splendore diffusivo. Siamo così veramente nella traiettoria della più alta finalità del Concilio. Ascoltiamo il Papa: «Nell’epoca moderna di un mondo dalla fisionomia profondamente mutata, e sorreggentesi a fatica fra i fascini ed i pericoli della ricerca quasi esclusiva dei beni materiali, nell’oblio o nell’illanguidimento dei principi di ordine spirituale e soprannaturale, che caratterizzavano il penetrare e l’espandersi lungo i secoli della civiltà cristiana, nell’epoca moderna, più che di un punto o dell’altro di dottrina o di disciplina che convenga richiamare alle sorgenti pure della rivelazione e della tradizione, trattasi di rimettere in valore ed in splendore la sostanza del pensiero e del vivere umano e cristiano, di cui la Chiesa è depositaria nei secoli. Per altro la deplorazione dei traviamenti dello spirito umano, tentato e sospinto verso il solo godimento dei beni della terra, che la modernità della ricerca scientifica mette ora con facilità alla portata dei figli del nostro tempo, è certo grave ed anche doverosa. Dio ci guardi però dall’esagerarne le proporzioni, sino al punto dal farci credere che i cieli di Dio sono ormai definitivamente chiusi sopra le nostre teste… e che non ci resti ormai altro da fare che cospargere di lacrime il nostro faticoso cammino. Dobbiamo invece farci coraggio!» (Discorso alle Commissioni preparatorie del Concilio, 14 novembre 1960). Così il Papa, col suo tonificante ottimismo ci esorta e ci conforta a sperare, e sembra ci voglia preparare ad un Concilio ove, deplorato il male e l’errore, più il bene avrà di sostegno, che gli uomini erranti di anatemi. Anche i lontani saranno considerati ed amati.

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)