00 17/04/2014 22:50

  L'Allocuzione di Giovanni XXIII in apertura del Concilio e la conferma di Paolo VI del "metodo" soggettivista


 


Questo blog ha pubblicato di recente un interessante articolo del Prof. Bernard Dumont, apparso sull'ultimo numero della Rivista francese Catholica, dal titolo Il conflitto irrisoltoIn un passaggio, era stata notata la discrepanza tra la versione francese dell'Allocuzione di apertura del Concilio di Giovanni XXIII e quella italiana. Poiché ho l'abitudine di verificare sempre le fonti, ho scoperto che il testo italiano pubblicato sul sito Vaticano corrisponde a quello francese, ma differisce da una versione, evidentemente l'originale italiano, che avevo pescato sul sito papagiovanni.com fornendo il link al relativo documento, del quale ora non c'è più traccia: il link non è più funzionante. Trascrivo qui il passaggio che ne parla. Di seguito indicherò altri riferimenti che confermano la versione scomparsa,  riformulata in quelle presenti sul sito Vaticano anche nelle versioni in lingua estera. 


[...] La missione attribuita al concilio era offrire risposte adeguate alle angosce nate da questa situazione, ma anche discernere le aspirazioni positive e dar loro una risposta in una formulazione appropriata. Tale era la ragion d'essere del carattere essenzialmente pratico di questo concilio, indicato con l'aggettivo « pastorale » ufficialmente attribuitogli.

Giovanni XXIII era stato chiarissimo a questo riguardo : non si trattava di « discutere di alcuni capitoli fondamentali della dottrina della Chiesa, e dunque di ripetere con maggiore ampiezza ciò che Padri e teologi antichi e moderni hanno già detto », bensì di operare un aggiornamento (è uno dei significati della parola aggiornamento ripetuta così di frequente), un adattamento pedagogico : « È necessario che questa dottrina certa e immutabile, che dev'esser fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo da rispondere alle esigenze del nostro tempo ». (Discorso d'apertura). La traduzione letterale della versione italiana comporta una variante : « [...] sia studiata ed esposta seguendo la ricerca e la presentazione usate dal pensiero moderno », formulazione ambigua, che può intendersi nel senso di una attenzione rivolta alla capacità di comprensione degli uditori oppure di un allineamento alla forme culturali dominanti dell'Occidente.

[N.d.T.: Questa citazione si riferisce ad un'altra versione del testo, rispetto a quella pubblicata sul sito Vatican.va, sul quale appare la versione corrispondente a quella francese, vedi link sopra. Non volendo, ci troviamo di fronte ad un dilemma: dello stesso discorso circolano due versioni diverse: questa riporta la versione citata dal Prof. Dumont. Non faccio commenti, ma se si confrontano le due versioni e non solo per il punto in questione, la cosa è piuttosto intrigante].
Sul sito papagiovanni.com è disponibile il documento in pdf (testo originale dell'Allocuzione di Giovanni XXIII), che consente di confermare la discrepanza; cito: «... studiata ed esposta attraverso le forme dell'indagine e della formulazione letteraria del pensiero moderno ».] E la cosa non finisce qui, perché il testo spagnolo presente sul sito Vatican.va conserva la formulazione riscontrata dall'originale italiano : « ...estudiando ésta y exponiéndola a través de las formas de investigación y de las fórmulas literarias del pensamiento moderno. »  

Anche se nella Allocuzione di Paolo VI di apertura della II Sessione del Concilio, il 23 settembre, è riportata come citazione la dicitura più blanda e generica, una riflessione comunque si impone, soprattutto in rapporto all'intera costruzione della frase.
 
Trascrivo l'incipit del punto 3. dell'Allocuzione, che ha il titolo: Omaggio alla memoria di Giovanni XXIII - « 3 . Tu inoltre hai radunato i Fratelli, successori degli Apostoli, perché fossero ripresi gli studi interrotti e le leggi lasciate in sospeso, ed anche perché essi si sentissero uniti in un unico corpo con il Sommo Pontefice e da lui ricevessero forza e direzione perché «il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace». Ma a questo più nobile scopo del Concilio hai unito anche l’altro, quello cosiddetto pastorale, che al presente sembra più pressante e più propizio del primo. Hai infatti ammonito:
« Il nostro lavoro non consiste neppure, come scopo primario, nel discutere, alcuni dei principali temi della dottrina ecclesiastica [e così richiamare più dettagliatamente quello che i Padri e i teologi antichi e moderni hanno insegnato e che ovviamente supponiamo non essere da voi ignorato, ma impresso nelle vostre menti.... ] », ma piuttosto che essa « sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi ».
In ogni caso, pur nella sua formulazione attenuata, è dunque già qui, in nuce, il principio inaudito nella storia secolare della Chiesa, che non fonda più la ragione del credere sulla Rivelazione, sul pensiero dei Padri e sul munus dogmatico che custodisce e garantisce la certezza della verità insegnata, ma sul metodo dell'indagine autonoma del nuovo-soggetto Chiesa, improntata al soggettivismo personalista, con la conseguenza che si è arrivati a sostituire al Signore-Rivelante la Chiesa-dialogante e le sue dottrine cangianti con l'evolversi nel e del tempo! Mascherarlo con parole attenuate non serve a nulla, anche perché stiamo raccogliendo i frutti delle applicazioni corrispondenti!







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)