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"Il matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio" (Eb.13,4).

 

Il termine "matrimonium" lo troviamo solo 4 volte nella Bibbia, il perché così poco è presto detto, lo spiega Gesù nel famoso brano di Matteo 19 che vale la pena leggere integralmente:

"Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».  

Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse:  Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi».

Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?».  

Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio».

Gli dissero i discepoli: «Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Egli rispose loro: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

 

Dunque: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio», Gesù taglia la testa al toro, la soluzione è una sola, quella di ritornare al progetto originario per cui l'uomo e la donna furono creati, maschio e femmina li creò con un progetto preciso, non può esserci un matrimonium senza patrimonium e viceversa, togliendone uno si rischia l'impoverimento dell'altro. Spesse volte la discrepanza fra i due ruoli ha prodotto ciò che possiamo definire quale "autorità" che ha visto in passato, purtroppo, la donna succube delle violenze del marito e, occorre dirlo, impossibilitata a difendersi.

Con il termine autorità (dal latino auctorìtas, da augeo, accrescere) si intende quell'insieme di qualità proprie di una istituzione o di una singola persona, cui gli individui si assoggettano in modo volontario, per realizzare determinati scopi comuni.

Augeo implica un senso di servizio, di utilità, ma anche di ingegno e creatività. Autore deriva dal medesimo etimo: è colui che crea per mezzo del proprio ingegno, che aggiunge e fa prosperare. L'autorità è un concetto legato essenzialmente all'ordine cognitivo e confluisce alla Verità: non a caso si dice nel parlare comune "è un 'autorità in materia”.

L'autorità implica a sua volta il concetto di un sapere riconosciuto socialmente, in virtù del quale si attribuisce un corrispondente potere riconosciuto socialmente. La patria potestà, per esempio, è stata sempre definita come un atto concesso al padre in quanto gli si riconosceva la capacità di far crescere il figlio in maniera retta, ed anche perché era il padre a riconoscere, appunto, la legittimità di quella paternità o perché figlio proprio, o perché adottato. Valeva sempre il famoso detto: "Mater semper certa", una locuzione latina, la cui traduzione è "La madre è sempre certa" (cioè conosciuta definitivamente in quanto partoriente), venne poi  completata da "pater autem incertus" oppure "pater numquam", da qui la necessità del "riconoscimento" della prole o dell'adozione e che il padre affidava, d'autorità appunto, al ruolo di spettanza  della moglie, la maternità.

L'autorità dunque non è l'esercizio del potere su altre persone, men che meno la forza brutale, tuttavia  essa ha preteso spesso di fondarsi sull'avere e sul potere. Ieri era il "padre-padrone" oggi è spesso la donna con il suo femminismo esasperato a farla da padrone. In entrambi i casi a rimetterci sono sempre stati i figli e la stessa società la quale si fonda sull'equilibrio dell'esercizio familiare. Venuta meno la stabilità familiare degli anni '70/80 con un incremento di divorzi pari al 40%, l'onda d'urto si è riversata sulla medesima instabilità dei figli, soprattutto quelli per natura fragile, molti dei quali si sono riscoperti all'improvviso omosessuali. Non è un caso che il crescente numero dei divorzi, degli adulteri, delle separazioni sia cresciuto in pari misura con quanti si riconoscono oggi omosessuali.

Per chi non lo sapesse il termine "omosessualità" è stato coniato nel 1869 da un letterato ungherese di lingua tedesca Karl-Maria Kertbeny (1824-1882), prima non esisteva e si parlava solamente di sodomia, che lo usò in un pamphlet anonimo contro l'introduzione da parte del Ministero della Giustizia prussiano di una legge per la punizione di atti sessuali fra due persone di sesso maschile. Sempre Kertbeny coniò i termini di Normalsexualität ("normosessualità") e Doppelsexualität ("bisessualità"). Solo negli anni venti si farà strada il termine eterosessuale che fino ad allora, infatti, non era necessaria la sua specificazione non essendo in uso neppure il termine contrario. L'omofobia è poi una derivazione per determinare coloro che in qualche modo sono ostili a queste persone. In verità tale termine è assai abusato perché, Vangelo alla mano, non viene mai giudicata la persona in quanto tale, ma si condanna l'atto della sodomia che la Bibbia stessa a volte paragona come adulterio, altre volte come un peccato anche più grave dell'adulterio e che già nei primi secoli della Chiesa era assolutamente (e ancora oggi) vietato fra i coniugi, ossia, incompatibile col progetto di Dio, incompatibile con l'insegnamento del Cristo - questo significa vietare - poi ognuno è libero di vivere come vuole. Ma non può imporre agli altri di tacere la verità, né si può pretendere per legge che i figli nati da un uomo e una donna vengono fatti crescere in ambienti in cui si impone loro ad avere o solo due "padri" o solo "due madri". Tale imposizione non è solo contro natura, ma anche contro ogni società civile la quale non può imporre ai figli di crescere senza la complementarietà dei due sessi, costringendoli ad una visione errata della vita sociale, la quale si sviluppa nel concepimento dei figli che avviene fra un uomo e una donna, ed umanista che comprende la diversità dei sessi per uno scopo naturale e specifico.



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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)