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Il comandamento nuovo

9. Proseguendo, Giovanni dice: In questo lo conosciamo, se osserveremo i suoi comandamenti. Quali comandamenti? Chi dice di conoscerlo e non osserva i suoi comandamenti è bugiardo e in lui non c'è verità. Ma tu torni a chiedere: quali comandamenti? Giovanni ti dice: Chi osserverà la sua parola, veramente in lui è perfetto l'amore di Dio (1 Gv. 2, 3-5). Vediamo se questo comandamento non sia l'amore. Ci domandavamo quali fossero questi comandamenti e Giovanni ci risponde: "Chi osserverà la sua parola, veramente in lui è perfetto l'amore di Dio". Esamina il Vangelo e vedi se non è questo precisamente quel comandamento: "Vi dò un comandamento nuovo, che vi amiate a vicenda" (Gv. 13, 34). Da questo noi conosciamo di essere in lui, se in lui saremo perfetti (1 Gv. 2, 5). Egli parla di perfetti nell'amore. Ma qual è la perfezione dell'amore?
E' amare anche i nemici, ed amarli perché diventino fratelli. Il nostro amore infatti non deve essere carnale. E' buona cosa chiedere per un fratello la salute del corpo; ma se questa mancasse, non deve scapitarne la salute dell'anima. Se auguri a un tuo amico la vita, fai bene. Se ti rallegri per la morte di un tuo nemico, fai male. Forse la vita che auguri all'amico è inutile, mentre quella morte del nemico di cui ti rallegri può essere a lui utile. Non è certo se questa vita sia utile a qualcuno o inutile, mentre la vita vissuta in comunione con Dio è certamente utile. Ama i nemici desiderando che diventino tuoi fratelli; amali fino a farli entrare nella tua cerchia. Così ha amato colui che, pendendo sulla croce, disse: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Lc. 23, 34). Li volle preservare da una sorte perpetua con una preghiera piena di misericordia e di forza. Molti tra essi credettero e fu loro perdonato di aver versato il sangue di Cristo. Quando si mostrarono crudeli, versarono quel sangue; quando credettero, lo bevvero. "Da questo noi conosciamo di essere in lui, se in lui saremo perfetti". Il Signore ci ammonisce ad essere perfetti quando ci parla del dovere di amare i nemici: "Siate dunque perfetti, come è perfetto il vostro Padre celeste" (Mt. 5, 48).

Dunque chi dice di rimanere in lui, deve camminare come lui camminò (1 Gv. 2, 6). Che ci ammonisce forse di camminare sul mare? No, evidentemente. Ci ammonisce invece di camminare nella via della giustizia. Quale via? L'ho ricordato. Egli, pur essendo inchiodato alla croce, camminava proprio su questa via, che è la via della carità. "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno ". Se dunque imparerai a pregare per il tuo nemico, camminerai sulla via del Signore.

10. Dilettissimi, non vi scrivo un comandamento nuovo, ma un comandamento antico, che avevate fin dall'inizio. Quale antico comandamento intende ricordare? "Quello che avevate - dice - fin dall'inizio. Esso è vecchio in quanto già l'avete udito. Altrimenti Giovanni sarebbe in contraddizione col Signore che disse: "Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate a vicenda". Ma perché lo chiama vecchio comandamento? Non perché riguarda l'uomo vecchio. Perché allora? Perché è: "quello che avevate fin dall'inizio". Il comandamento antico è la parola che avete udito (1 Gv. 2, 7). Vecchio dunque perché già l'udiste. Ma Giovanni ci mostra che si tratta anche di un comandamento nuovo, quando dice: D'altra parte è un comandamento nuovo quello che vi scrivo. Non un altro comandamento, ma quel medesimo che chiamo vecchio ed è ad un tempo vecchio e nuovo. Perché? Che si è verificato in lui ed in voi. Avete udito perché esso viene detto vecchio: perché già lo conoscevate. Perché allora viene detto nuovo? Perché: le tenebre se ne sono andate ed ormai splende la luce vera (1 Gv. 2, 8). Da ciò deriva che si tratta di un comandamento nuovo: le tenebre riguardano l'uomo vecchio, la luce l'uomo nuovo. Che dice l'apostolo Paolo? "Spogliatevi dell'uomo vecchio e rivestitevi dell'uomo nuovo" (Col. 3, 9-10). Che dice ancora? "Un tempo voi foste tenebre, ora siete luce nel Signore" (Ef. 5, 8).

Chi ama cammina nella luce

11. Chi dice di essere nella luce - ecco che si rivela tutto il suo pensiero -, "chi dice di essere nella luce" ed odia il proprio fratello è ancora nelle tenebre (1 Gv. 2, 9). Ahimé, fratelli, fin quando vi dovremo dire "Amate i nemici " (Mt. 5, 44)? Guardatevi almeno dall'odiare il fratello, che è cosa peggiore. Se amate soltanto i fratelli, perfetti non sarete, ma se li odiate, che siete mai? Dove siete? Ciascuno guardi nel suo cuore; non tenga odio contro il fratello per qualche dura parola che ha ricevuto; per litigi terreni non dobbiamo diventare terra. Chi odia il fratello, non può dire di camminare nella luce. Anzi, non dica nemmeno di camminare in Cristo. "Chi dice di essere nella luce e odia il proprio fratello è ancora nelle tenebre".

Poniamo che un pagano diventi cristiano. Capitemi: quando era pagano, era nelle tenebre, ora è diventato cristiano. - Sia lode al Signore, dicono tutti, e si congratulano e ripetono le parole augurali dell'Apostolo: "Un giorno foste tenebre, ora invece siete luce nel Signore". Colui che adorava gli idoli, ora adora Dio; adorava cose da lui fatte, adora adesso chi lo creò. E' cambiato. Sia lode a Dio; tutti i cristiani se ne rallegrano. Perché? Perché adesso egli è adoratore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e detesta e i demoni e gli idoli.

Giovanni è in ansia per questo individuo e, nonostante la festa che tutti gli fanno, nutre qualche preoccupazione per lui.
Fratelli, accettiamo volentieri questa sollecitudine materna. Non senza motivo nostra madre ha delle apprensioni per noi, anche quando gli altri si congratulano con noi, e questa madre è la carità. Essa era nel cuore di Giovanni, quando faceva queste raccomandazioni. E perché le fa, se non perché teme per qualcosa che è in noi, anche se gli altri ci fanno congratulazioni? Che cosa teme? "Chi dice di essere nella luce". Che significano queste parole? Significano: colui che dice di essere cristiano e "odia il proprio fratello, è ancora nelle tenebre". Qui non occorrono spiegazioni, ma c'è da gioire se la cosa non s'avvera, c'è da piangere se essa si avvera.

12. Chi ama il fratello suo, resta nella luce, e in lui non c'è scandalo (1 Gv. 2, 10; cf. Gv. 13, 34). Vi scongiuro in nome di Cristo: è Dio che ci nutre, tra poco ristoreremo i nostri corpi in nome di Cristo, come già abbiamo fatto un poco, e come sempre va fatto; ma anche la mente abbia il suo ristoro. Questo affermo, non perché debba ancora parlare a lungo; il testo della lettura sta per finire: ma per evitare che la stanchezza non diminuisca la nostra attenzione per queste cose che hanno grandissima importanza.

"Chi ama il fratello suo, resta nella luce ed in lui non c'è scandalo". Chi sono coloro che patiscono o danno scandalo? Coloro che trovano motivo di scandalo in Cristo e nella Chiesa. Chi trova motivo di scandalo in Cristo, è come colui che viene scottato dal sole, mentre colui che trova motivo di scandalo nella Chiesa, è come colui che viene scottato dalla luna. Dice il salmo: "Di giorno il sole non ti brucerà, né di notte la luna" (Sal. 120, 6) e significa: se avrai mantenuto la carità, non soffrirai scandalo né a motivo di Cristo, né a motivo della Chiesa.

Non abbandonerai Cristo, né la Chiesa.
Chi abbandona la Chiesa, come può essere nel Cristo, dato che non appartiene alle membra di lui? Come può essere nel Cristo, dato che non fa parte del corpo di lui? Subiscono dunque lo scandalo quelli che abbandonano o Cristo o la Chiesa. Da che cosa desumiamo che il salmo dicendo: "Di giorno il sole non ti brucerà, né di notte la luna" vuole indicare col verbo "bruciare " lo scandalo? Innanzi tutto fai attenzione alla similitudine: colui che viene scottato dice: Non riesco a sopportare, non ce la faccio, e perciò si allontana; così coloro che non sopportano alcune cose nella Chiesa e si allontanano dal nome di Cristo o della Chiesa, patiscono scandalo.

Osservate infatti quale scandalo hanno subito, come scottati dal sole, quegli uomini carnali ai quali Cristo predicava di dare la sua carne dicendo: "Chi non mangerà la carne del Figlio dell'uomo e non berrà il suo sangue, non avrà in sé la vita". Circa una settantina di persone dissero: "Che discorso duro è questo" e si allontanarono da lui. Rimasero i dodici. Quelli furono tutti scottati dal sole e se ne andarono, non riuscendo a sopportare la forza della parola di Cristo. Rimasero dunque i dodici. E perché non pensassero di fare un favore a Cristo credendo in lui, mentre invece era Cristo a compiere per loro un beneficio, ai dodici rimasti il Signore disse: "Volete andarvene anche voi?". Sappiate infatti che non siete voi indispensabili per me, ma io per voi. Ma essi, che non erano stati scottati dal sole, risposero per bocca di Pietro: "Signore, tu hai parole di vita eterna: dove potremo noi andare?" (Gv. 6, 54-69).

E chi sono quelli che vengono scottati dalla Chiesa, come dalla luna nel corso della notte? Quelli che hanno fatto scisma. Ascoltate la parola stessa dell'Apostolo: "Chi è ammalato e non lo sono anch'io? Chi patisce scandalo e io non brucio?" (2 Cor. 11, 29). Come avviene che non c'è scandalo in colui che ama i fratelli? Perché chi ama i fratelli sopporta tutto per l'unità, perché l'amore fraterno consiste nell'unità della carità. Supponiamo che ti offenda uno che é cattivo, o che tu giudichi cattivo o anche soltanto immagini tale: abbandoni forse per questo tanti altri che son buoni? Ma che carità fraterna è quella che si mostra in questi donatisti? Accusano i cristiani di Africa e per questo abbandonano l'intera terra. Non c'erano più santi nel mondo? E come avete potuto condannarli, senza nemmeno averli ascoltati? Ma se amate i fratelli, non ci sarebbe scandalo in voi.

Ascolta la voce del salmo: "Quanta pace a chi ama la tua legge, e non c'é scandalo per lui" (Sal. 118, 165). Annunzia gran pace a coloro che amano la legge di Dio e perciò soggiunge che non c'è scandalo per loro. Coloro infatti che si scandalizzano, perdono la pace. E chi (è detto nel salmo) non patisce scandalo o non lo fa? Chi ama la legge di Dio, chi è dunque nella carità. Obietterà qualcuno: il salmo parla di chi ama la legge di Dio e non di chi ama i fratelli. Ascolta allora ciò che dice il Signore: "Un comando nuovo io vi dò, di amarvi gli uni gli altri". La legge non è forse un comando? E come evitare lo scandalo, se non sopportandosi scambievolmente? Dice l'apostolo Paolo: "Sopportatevi l'un l'altro nell'amore, cercando di conservare l'unità dello spirito nel vincolo di pace" (Ef. 4, 2-3). E che questa sia la legge di Cristo lo si deduce dalle parole stesse dell'Apostolo che questa legge raccomanda: "Portate - dice - l'uno il peso dell'altro e così adempirete la legge di Cristo" (Gal. 6, 2).

Chi odia si separa da Cristo e dalla Chiesa

13. Poiché chi odia il proprio fratello sta nelle tenebre e cammina nelle tenebre e non sa dove va. E' una cosa importante, fratelli miei; fate attenzione, ve ne preghiamo. "Chi odia il proprio fratello cammina nelle tenebre e non sa dove va", perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi (1 Gv. 2, 11). Chi è più cieco di costoro che odiano i propri fratelli? E lo vedete che sono ciechi, poiché sono andati a sbattere contro la montagna. Vi ripeto le medesime cose perché non vi sfuggano. Questa pietra che si è staccata dal monte senza concorso di mano umana non è forse il Cristo, nato dalla stirpe regale di Giuda, senza concorso di uomo? Non è lui questa pietra che ha infranto tutti i regni del mondo, cioè tutte le dominazioni degli idoli e dei demoni? Non è lui questa pietra che, cresciuta fino a divenire un gran monte, ha riempito tutto l'universo (cf. Dan. 2, 34-35)? Forse che noi mostriamo a dito questo monte, così come facciamo con la luna, quando è al terzo giorno? Se c'è qualcuno, ad esempio, che vuol vedere la luna nuova, gli si dice: Ecco la luna, eccola là; se poi ci sono persone incapaci di individuarla e che dicono: Dove è?, allora si punta il dito perché la vedano.
A volte capita che alcuni, vergognosi di apparire ciechi, affermino di vederla, mentre non è vero. E' forse così, fratelli, che noi mostriamo la Chiesa? Non è essa forse visibile chiaramente? Non ha essa raccolto nel suo seno tutte le genti? Non si è compiuta la promessa fatta tanto tempo fa ad Abramo: che le genti sarebbero state benedette nel suo seme? La promessa fu fatta ad un solo credente, ma il mondo si è riempito di migliaia di credenti.
Ecco il monte che copre tutta la superficie della terra: ecco la città della quale fu detto: "Non può una città, edificata sopra una montagna, restare nascosta" (Mt. 5, 14). Ma costoro vengono a urtare contro la montagna.
E quando si dice loro: Salite!, essi rispondono: Dove, se non c'è monte? Trovano più facile sbattere la testa contro di essa, che non cercarvi rifugio. Ieri è stato letto Isaia: chiunque di voi era attento, ha compreso non solo con gli occhi ma con gli orecchi, né solo con gli orecchi del corpo, ma con quelli del cuore: "Negli ultimi giorni, sarà visibile il monte della casa del Signore, stabilito sulla cima delle montagne". C'è qualcosa che sia più visibile di una montagna? Ma ci sono anche monti sconosciuti perché occupano uno spazio limitato della terra. Chi di voi conosce il monte Olimpo? Parimenti la gente che abita là, non conosce il nostro monte Giddabam. Questi monti occupano zone limitate. Ma il monte di cui parliamo non è così: esso occupa tutta la superficie della terra; di esso si dice: "è stabilito sulla cima delle montagne". Esso dunque sorpassa le cime di tutti gli altri monti. "E tutte le nazioni accorreranno verso di esso ", dice Isaia (Is. 2, 2).
Chi può sbagliare sentiero su questo monte? Chi si rompe la testa cozzando contro di esso? Chi non vede la città che sorge sulla sua cima? Non meravigliatevi se esso non è visto da questi tali che odiano i fratelli: costoro infatti camminano nelle tenebre, e non sanno dove vanno, perché le tenebre hanno accecato i loro occhi. Essi non vedono il monte: c'é motivo di meravigliarsene, dal momento che non hanno occhi? Ma perché non hanno occhi? Perché le tenebre li hanno accecati. Ne abbiamo una prova? Sì: essi odiano i loro fratelli. Urtatisi coi loro fratelli d'Africa, si separano da tutti gli altri, perché non sopportano per la pace di Cristo quelli che essi infamano, mentre sopportano, per sostenere Donato, quelli che essi condannano.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)