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Alcuni detti proferiti da celebri protestanti intorno alla confessione.

 

            I protestanti sul principio della loro separazione dalla Chiesa Cattolica ammettevano e praticavano la confessione. Più tardi, quando fu commesso a ciascuno di spiegare la Bibbia ad arbitrio, alcuni ammisero la confessione, altri la negarono. Però i più dotti protestanti convennero sempre sulla necessità della medesima.

            Lutero stesso nel suo piccolo catechismo dice: «Noi dobbiamo palesare al confessore i «peccati che conosciamo e sentiamo nel «nostro cuore.» In altro luogo dice: «Io sarei già stato da lungo tempo «strangolato, se non fossi stato sostenuto dalla «confessione.»

            L'inglese protestante William fa elogio di molte pratiche cattoliche; venendo poi a parlare della confessione si esprime cosi: «Egli è impossibile di stabilire la virtù, «la giustizia e la morale sopra basi «alquanto {122 [266]} solide (tant soit peu solides) senza «il tribunale della penitenza.»

 

(Lord Fitz William, Lettres Attiens.)

 

            Andrevo vescovo protestante dice: «è chiaro, che la confessione fatta solamente a Dio non può bastare dopo la istituzione di Gesù Cristo.»

            Il famoso medico Tissot, protestante, aveva notato che gli ammalati cattolici dopo essersi confessati mostravano in mezzo ai loro dolori una serenità ed una rassegnazione dolce e paziente che aiutava molto all'efficacia dei rimedi, pel che andava er sclamando: quanto mai è grande la potenza della confessione presso ai cattolici!

            Nell'anno 1839 un ministro protestante in una riunione di uomini dotti, essendosi venuto a parlare della confessione, non potè a meno di rendere questa testimonianza a favore del cattolicismo: «Mi sembra che basti entrare in se stesso per comprendere come la Chiesa Romana oltre alle grazie di cui è depositaria, oltre la sua divina autorità, ella trovi eziandio grandi conforti pei bisogni più segreti dell'anima nostra. Chi non rimira con occhio d'invidia il tribunale di penitenza? Chi, nell'amarezza del rimorso, e nell'incertezza del {123 [267]} perdono divino, chi non desidererebbe di udire una bocca, che colla potenza di G. C. gli possa dire: va in pace: i tuoi peccati sono perdonati!»

 

(Thèse de M. Naville ministre prot.).

            Si può dire che i più dotti protestanti d'oggidì approvano la confessione siccome è praticata presso ai cattolici. Valga per tutti la testimonianza di due soli: Montagne vescovo protestante lasciò scritto: «È riconosciuto che tutti i sacerdoti, ed i soli sacerdoti, hanno potere di rimettere i peccati, e che la confessione auriculare fatta ad un sacerdote è una pratica molto antica nella Chiesa.»

            L'altra autorità è del vescovo protestante Sparow: «La nostra confessione, egli dice, deve essere integra et perfecta e non finta. Noi dobbiamo confessare tutti i nostri peccati. Il cielo aspetta la sentenza del sacerdote: e il Signore o lega o scioglie ciò che il suo ministro ha legato o sciolto sopra la terra.» A questi due unisconsi parecchi altri insigni dottori protestanti moderni.

            Che più? la stessa liturgia anglicana generalmente seguita da tutti i pastori protestanti raccomanda la confessione soprattutto in punto di morte. Eccone le precise {124 [268]} parole: «Se l'ammalato sentesi la coscienza aggravata di qualche grave peccato sarà esortato a fare la confessione particolare dei suoi peccati. Dopo la confessione il prete gli darà l'assoluzione in questa maniera, purchè egli la dimandi con umiltà e con vero pentimento: Il nostro Signor Gesù Cristo che ha fato alla sua Chiesa la facoltà di assolvere tutti i peccatori, che sono veramente pentiti, e che credono in lui, ti voglia perdonare i tuoi peccati per la sua infinita misericordia. Ed io in virtù dell'autorità datami da lui, ti assolvo da tutti i tuoi peccati, nel nome del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo. Così sia

 

(V. Lit. Angl. Rub).

 

            Alle accennate autorità de' protestanti se ne potrebbe aggiugnere una lunga serie di uomini increduli, i quali nei chiari intervalli della loro mente riconobbero la santità, l'utilità, e la divina istituzione della confessione. Per non eccedere i limiti della brevità richiesta da questi libretti, arrecheremo l'autorità di due dotti increduli, che si potrebbero chiamare i più empi degli uomini: Gian Giacomo Rousseau e Voltaire.

            Gian Giacomo Rousseau, uomo senza fede e senza legge, parlando della confessione {125 [269]} disse: «Quante restituzioni, quante riconciliazioni non ha ella mai fatto fare la confessione presso ai cattolici!»

            Voltaire in più cose peggiore di Rousseau e gran dispregiatore di ogni cosa sacra, tuttavia non poteva a meno di lodare la confessione sacramentale. Voleva che i suoi servitori andassero regolarmente a confessarsi, e preferiva di trattare con quelli che frequentavano la confessione. «La confessione, egli diceva, può considerarsi come il più gran freno de' delitti segreti.» Altrove diceva: «la Confessione è cosa eccellentissima, è un freno alla colpa. Nella più rimota antichità regnava l'uso di confessarsi nella celebrazione di tutti gli antichi misteri. Noi abbiamo imitato e santificato quella savia costumanza, ella è ottima per condurre i cuori ulcerati da odio al perdono. - (V. Encycl. T. 3).

 

            Egli medesimo in punto di morte non potè acquetar i suoi rimorsi senza dimandare la confessione. Potè cominciarla, ma ingannato dai suoi amici non potè terminarla e dovette morire tra i rimorsi e la disperazione. - (Baruel Storia del Giac.).

            Sopra la testimonianza di Voltaire intorno la confessione, Silvio Pellico ragiona così; {126 [270]}

            «Ciò di che Voltaire osa qui convenire, sarebbe vergogna che non fosse sentito da chi si onora di essere cristiano. Porgiamo ascolto alla coscienza, arrossiamo delle azioni che ci rimprovera, confessiamole per purificarci, e non cessiamo da questo santo lavacro sino alla fine dei nostri di. Sì, pentirci dei nostri fatti! la nostra vita debb'essere tutta di pentimento e d'aspirazione ad emendarci. Se al pentimento va congiunto un verace desiderio di ammenda, rida chi vuole, ma nulla vi può essere di più salutare, più sublime, più degno dell'uomo.»

 

(Doveri degli uomini cap. 17).

 

            (Con approvazione della Revis. Eccles.) {127 [271]}

 

 

Indice.

 

Scopo di queste Conversazioni

Pag. III

Conversazione I. Festino di campagna ..

 7

II. La confessione è necessaria

 11

III. Istituzione divina della confessione ...

 20

IV. La confessione praticata ai tempi degli Apostoli ...

 36

V. La confessione ne' primi tempi della Chiesa ...

 41

VI. La confessione praticata dal IV secolo fine al Concilio Lateranese celebrato nel 1215 ...

 46

VII. La confessione nel Concilio Lateranese e nel Concilio Tridentino ..

 58

VIII. La confessione praticata presso ai Gentili

 65

IX. La confessione praticata presso agli Ebrei

 70

X. La confessione è un gran conforto al Cristiano ed un mezzo efficace per fuggire il male e praticare il bene ..

 75

XI. Paterne accoglienze del confessore. Gran segreto della confessione

 86

XII. La confessione in punto di morte

 96

XIII. Esempio .

 108

Appendice sul libro intitolato La Confessione Saggio dogmatico storico ..

 112

Alcuni detti proferiti da celebri Protestanti intorno alla confessione .

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{129 [273]}

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ripubblicato 2009 Salesiani Don Bosco - INE

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)