00 21/09/2013 10:37

             

 Messa del Papa a Santa Marta

Il potere del denaro

 

Bisogna guardarsi dal cedere alla tentazione di idolatrare il denaro. Significherebbe indebolire la nostra fede e correre così il rischio di assuefarsi all'inganno di desideri insensati e dannosi, tali da portare l'uomo sul punto di affogare nella rovina e nella perdizione.
Da questo pericolo ha messo in guardia Papa Francesco durante l'omelia della messa celebrata questa mattina, venerdì 20, nella cappella di Santa Marta.

"Gesù - ha detto il Santo Padre commentando le letture - ci aveva detto chiaramente, e anche definitivamente, che non si possono servire due signori: non si può servire Dio e il denaro. C'è qualcosa tra questi due che non va. C'è qualcosa nell'atteggiamento di amore verso il denaro che ci allontana da Dio". E citando la prima lettera di san Paolo a Timoteo (6, 2-12), il Papa ha detto: "Quelli che vogliono arricchirsi cadono nella tentazione dell'inganno di molti desideri insensati e dannosi, che fanno affogare gli uomini nella rovina e nella perdizione".

L'avidità infatti - ha proseguito - "è la radice di tutti i mali.
Presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti. È tanto il potere del denaro che ti fa deviare dalla fede pura. Ti toglie la fede, l'indebolisce e tu la perdi". E, sempre restando alla lettera paolina, ha fatto notare che più avanti l'apostolo afferma che "se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina conforme alla vera religiosità è accecato dall'orgoglio, non comprende nulla ed è un maniaco di questioni oziose e discussioni inutili".

Ma san Paolo va ancora oltre e, ha notato il Pontefice, scrive che è proprio da questo "che nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità che considerano la religione come fonte di guadagno".

Il vescovo di Roma si è poi riferito a quanti dicono di essere cattolici perché vanno a messa, a quelli che intendono il loro essere cattolici come uno status e che "sotto sotto fanno gli affari loro".
A questo proposito il Papa ricorda che Paolo usa un termine particolare, che "troviamo tanto, tanto frequentemente sui giornali: Uomini corrotti nella mente! Il denaro corrompe. Non c'è via d'uscita. Se tu scegli questa via del denaro alla fine sarai un corrotto. Il denaro ha questa seduzione di portarti, di farti scivolare lentamente nella tua perdizione. E per questo Gesù è tanto deciso: non puoi servire Dio e il denaro, non si può: o l'uno o l'altro. E questo non è comunismo, questo è Vangelo puro. Queste cose sono parola di Gesù".

Ma "cosa succede dunque con il denaro?" si è domandato il Papa. " Il denaro - è stata la sua risposta - ti offre un certo benessere: ti va bene, ti senti un po' importante e poi sopraggiunge la vanità. Lo abbiamo letto nel Salmo [48]: ti viene questa vanità. Questa vanità che non serve, ma ti senti una persona importante".

Vanità, orgoglio, ricchezza: è ciò di cui si vantano gli uomini descritti nel salmo: quelli che "confidano nella loro forza, e si vantano della loro grande ricchezza".

Ma allora qual è la verità?
La verità, ha spiegato il Papa, è che "nessuno può riscattare se stesso, né pagare a Dio il proprio prezzo. Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita. Nessuno può salvarsi con il denaro", anche se è forte la tentazione di inseguire "la ricchezza per sentirsi sufficiente, la vanità per sentirsi importante e, alla fine, l'orgoglio e la superbia".

Il Papa ha poi inserito il peccato legato alla bramosia del denaro, con tutto ciò che ne consegue, nel primo dei dieci comandamenti: si pecca di "idolatria" ha detto: "Il denaro - ha infatti spiegato - diventa idolo e tu gli dai culto. E per questo Gesù ci dice: non puoi servire all'idolo denaro e al Dio vivente. O l'uno o l'altro".

I primi Padri della Chiesa "dicevano una parola forte: il denaro è lo sterco del diavolo. È così, perché ci fa idolatri e ammala la nostra mente con l'orgoglio e ci fa maniaci di questioni oziose e ti allontana dalla fede. Corrompe". L'apostolo Paolo ci dice invece di tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza. Contro la vanità, contro l'orgoglio "serve la mitezza". Anzi "questa è la strada di Dio, non quella del potere idolatrico che può darti il denaro. È la strada dell'umiltà di Cristo Gesù che essendo ricco si è fatto povero per arricchirci proprio con la sua povertà. Questa è la strada per servire Dio. E che il Signore aiuti tutti noi a non cadere nella trappola dell'idolatria del denaro".




[SM=g1740733]


MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Come un soffio sulla brace

Sabato, 21 settembre 2013

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana,Anno CLIII, n. 217, Dom. 22/09/2013)

 

«Uno sguardo che ti porta a crescere, ad andare avanti; che ti incoraggia, perché ti fa sentire che lui ti vuole bene»; che dà il coraggio necessario per seguirlo. È stata incentrata sugli sguardi di Gesù la meditazione di Papa Francesco durante la messa a Santa Marta di questa mattina, sabato 21 settembre. È una data fondamentale nella biografia di Jorge Mario Bergoglio, perché al giorno della festa liturgica di San Matteo di sessant’anni fa — era il 21 settembre 1953 — egli fa risalire la propria scelta di vita. Forse anche per questo, commentando il racconto della conversione dell’evangelista (Matteo, 9, 9-13), il Pontefice ha sottolineato il potere degli sguardi di Cristo, capaci di cambiare per sempre la vita di coloro sui quali si posano.

Proprio com’è accaduto per l’esattore delle tasse divenuto suo discepolo: «Per me è un po’ difficile capire come Matteo abbia potuto sentire la voce di Gesù», che in mezzo a tantissima gente gli dice «seguimi». Anzi, il vescovo di Roma non è certo che il chiamato abbia sentito la voce del Nazareno, ma ha la certezza che egli abbia «sentito nel suo cuore lo sguardo di Gesù che lo guardava. E quello sguardo è anche un volto», che «gli ha cambiato la vita. Noi diciamo: lo ha convertito».
C’è poi un’altra azione descritta nella scena: «Appena sentito nel suo cuore quello sguardo, egli si alzò e lo seguì». Per questo il Papa ha fatto notare che «lo sguardo di Gesù ci alza sempre; ci porta su», ci solleva; mai ci «lascia lì» dov’eravamo prima di incontrarlo. Né tantomeno toglie qualcosa: «Mai ti abbassa, mai ti umilia, ti invita ad alzarti», e facendo sentire il suo amore dà il coraggio necessario per poterlo seguire.

Ecco allora l’interrogativo del Papa: «Ma come era questo sguardo di Gesù»? La risposta è che «non era uno sguardo magico», poiché Cristo «non era uno specialista in ipnosi», ma ben altro. Basti pensare a «come guardava i malati e li guariva» o a «come guardava la folla che lo commuoveva, perché la sentiva come pecore senza pastore». E soprattutto secondo il Santo Padre per avere una risposta all’interrogativo iniziale occorre riflettere non solo su «come guardava Gesù», ma anche su «come si sentivano guardati» i destinatari di quegli sguardi. Perché — ha spiegato — «Gesù guardava ognuno» e «ognuno si sentiva guardato da lui», come se egli chiamasse ciascuno con il proprio nome.

Per questo lo sguardo di Cristo «cambia la vita». A tutti e in ogni situazione. Anche, ha aggiunto Papa Francesco, nei momenti di difficoltà e di sfiducia. Come quando chiede ai suoi discepoli: anche voi volete andarvene? Lo fa guardandoli «negli occhi e loro sono stati incoraggiati a dire: no, veniamo con te»; o come quando Pietro dopo averlo rinnegato, incontrò di nuovo lo sguardo di Gesù, «che gli cambiò il cuore e lo portò a piangere con tanta amarezza: uno sguardo che cambiava tutto». E infine c’è «l’ultimo sguardo di Gesù», quello con il quale dall’alto della croce, «guardò la mamma, guardò il discepolo»: con quello sguardo «ci ha detto che la sua mamma era la nostra: e la Chiesa è madre». Per questo motivo «ci farà bene pensare, pregare su questo sguardo di Gesù e anche lasciarci guardare da lui».

Papa Francesco è quindi tornato alla scena evangelica, che prosegue con Gesù seduto a tavola con pubblicani e peccatori. «Si è sparsa la voce e tutta la società, ma non la società “pulita”, si è sentita invitata a quel pranzo», ha commentato Papa Francesco, perché «Gesù li aveva guardati e quello sguardo su di loro è stato come un soffio sulla brace; hanno sentito che c’era fuoco dentro»; e hanno anche sperimentato «che Gesù li faceva salire», li innalzava, «li riportava alla dignità», perché «lo sguardo di Gesù sempre ci fa degni, ci dà dignità».

Infine il Papa ha individuato un’ultima caratteristica nello sguardo di Gesù: la generosità. È un maestro che pranza con la sporcizia della città, ma che sa anche come «sotto quella sporcizia ci fossero le braci del desiderio di Dio» desiderose che qualcuno le «aiutasse a farsi fuoco». E questo è ciò che fa proprio «lo sguardo di Gesù»: allora come oggi. «Credo che tutti noi nella vita — ha detto Papa Francesco — abbiamo sentito questo sguardo e non una, ma tante volte. Forse nella persona di un sacerdote che ci insegnava la dottrina o ci perdonava i peccati, forse nell’aiuto di persone amiche». E soprattutto «tutti noi ci troveremo davanti a quello sguardo, quello sguardo meraviglioso». Per questo andiamo «avanti nella vita, nella certezza che lui ci guarda e che ci attende per guardarci definitivamente. E quell’ultimo sguardo di Gesù sulla nostra vita sarà per sempre, sarà eterno». Per farlo si può chiedere aiuto nella preghiera a tutti «i santi che sono stati guardati da Gesù», affinché «ci preparino per lasciarci guardare nella vita e ci preparino anche per quell’ultimo sguardo di Gesù».


[SM=g1740771]


Il Papa: il Sacramento non è un rito magico, è l’incontro con Gesù che ci aspetta



Gesù ci aspetta sempre, questa è l’umiltà di Dio. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa di stamani 24 settembre, alla Casa Santa Marta. Il Papa, che ha preso spunto dal Salmo “Andremo con gioia alla Casa del Signore”, ha sottolineato che il Sacramento non è un rito magico, ma l’incontro con Gesù che ci accompagna nella vita. Il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

“Andremo con gioia alla Casa del Signore”. Papa Francesco ha preso spunto dal Salmo di oggi, recitato dopo la Prima Lettura, per soffermarsi sulla presenza del Signore nella nostra vita. Una presenza che accompagna. Nella storia del Popolo di Dio, ha osservato il Papa, ci sono “momenti belli che danno gioia” e anche momenti brutti “di dolore, di martirio, di peccato”:

“E sia nei momenti brutti, sia nel momenti belli una cosa sempre è la stessa: il Signore è là, mai abbandona il Suo popolo! Perché il Signore, quel giorno del peccato, del primo peccato, ha preso una decisione, ha fatto una scelta: fare Storia con il Suo popolo. E Dio, che non ha Storia, perché è eterno, ha voluto fare Storia, camminare vicino al Suo popolo. Ma di più: farsi uno di noi e come uno di noi, camminare con noi, in Gesù. E questo ci parla, ci dice dell’umiltà di Dio”.

Ecco allora che la grandezza di Dio, ha soggiunto, è proprio la sua umiltà: “Ha voluto camminare con il suo Popolo”. E quando il suo Popolo “si allontanava da Lui con il peccato, con l’idolatria”, “Lui era lì” ad aspettare. E anche Gesù, ha detto, viene con “questo atteggiamento di umiltà”. Vuole “camminare con il Popolo di Dio, camminare con i peccatori; anche camminare con i superbi”. Il Signore, ha affermato, ha fatto tanto “per aiutare questi cuori superbi dei farisei”:

“Umiltà. Dio sempre aspetta. Dio è accanto a noi, Dio cammina con noi, è umile: ci aspetta sempre. Gesù sempre ci aspetta. Questa è l’umiltà di Dio. E la Chiesa canta con gioia questa umiltà di Dio che ci accompagna, come lo abbiamo fatto con il Salmo. ‘Andremo con gioia alla casa del Signore’: andiamo con gioia perché Lui ci accompagna, Lui è con noi. E il Signore Gesù, anche nella nostra vita personale ci accompagna: con i Sacramenti. Il Sacramento non è un rito magico: è un incontro con Gesù Cristo, ci incontriamo il Signore. E’ Lui che è accanto a noi e ci accompagna”.

Gesù si fa “compagno di cammino”. “Anche lo Spirito Santo – ha soggiunto – ci accompagna e ci insegna tutto quello che noi non sappiamo, nel cuore” e “ci ricorda tutto quello che Gesù ci ha insegnato”. E così “ci fa sentire la bellezza della buona strada”. “Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo – ha ribadito Papa Francesco – sono compagni di cammino, fanno Storia con noi”. E questo, ha proseguito, la Chiesa lo celebra “con tanta gioia, anche nella Eucaristia” con la “quarta preghiera eucaristica” dove “si canta quell’amore tanto grande di Dio che ha voluto essere umile, che ha voluto essere compagno di cammino di tutti noi, che ha voluto anche Lui farsi Storia con noi”.

“E se Lui è entrato nella Storia di noi, entriamo anche noi un po’ nella Storia di Lui, o almeno chiediamoGli la grazia di lasciarci scrivere la Storia da Lui: che Lui ci scriva la nostra Storia. E’ sicura”.


[SM=g1740771]







[Modificato da Caterina63 24/09/2013 15:24]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)