00 25/09/2013 18:37

[SM=g1740758]  ma la situazione non fu così pacifica..... inserisco un breve commento dall'amico Antonio dalla sua Cuccia.....



Quando il culto del Sacro Cuore era eresia

Studiando la storia moderna della religiosità in Italia, certe volte resti sconvolto. Per esempio scopri che nel ’700 c’era tutta una base di zelanti-intellettuali (i tradizionalisti dell’epoca) la cui matrice giansenista comincia ad essere evidente, la quale avversava fieramente il culto del Sacro Cuore. Ma perché? Non con tutti i torti, per la verità. Resta infatti tutto da studiare il “come” tale culto sia iniziato e chi lo abbia introdotto. E pare proprio che abbia a che fare con la sempre strisciante, mai veramente sopita come fuoco sotto la cenere, eresia ariana e poi anche (per ragioni che non spiegheremo qui) con lo gnosticismo.

Ma soprattutto l’accusa di questi fieri puristi e intellettuali cattolici era che nel culto del Sacro Cuore (così risulta dalla Memorie di Scipione de Ricci, un riformatore ecclesiale di Pistoia) si volesse svilire la “divinità di Gesù Cristo” con il dilagare degli errori di Ario e di Nestorio, «rinnovati dal Berruyer, e chetamente disseminati sotto il velame di una dolce e facile devozione falsa ed erronea». “Facile” perché alla portata del popolino, così disprezzato dai raffinati e puristi giansenisti che miravano a “riformare la Chiesa” (e a Pistoia quasi ci riuscirono) con parroci “dotti e costumati”; ambiguo sotto il “velame” struggente perché copriva al suo interno l’eresia ariana, che portava ad adorare il “cuore carneo” di Cristo. A tutto discapito della sua divinità. “Nuovo culto Cordicolare” lo definiva con ribrezzo il Ricci.

In teoria, lo ripetiamo, non aveva tutti i torti: il culto del Sacro Cuore è velato sin da principio di molteplici ambiguità… “in questa devozione furtivamente introdotta”, e se non è stato devastante è perché la manzoniana Mano Invisibile, la famosa Eterogenesi dei Fini, ha rovesciato gli intenti primordiali di quel culto nel suo esatto contrario.

Gli alfieri di questa devozione, diventata ormai popolare e perciò naturaliter cattolica, furono i nemici giurati dei giansenisti, i gesuiti: fra loro correva non solo rivalità ma odio pazzesco.

Il Ricci, quanto ai gesuiti dice che con loro occorre tenere sempre la spada fuori dal fodero “e bruciare il fodero”. E tuttavia cerca di distinguere fra la devozione popolare “limitata e ristretta” dal papa Clemente XIII “al Cuor simbolico, ossia alla somma carità di Gesù Cristo verso di noi, e dai Gesuiti [la sua ossessione] e loro aderenti estesa al cuor materiale”.

Ma dinanzi alla “doceur” di questo culto diventato così popolaresco a tutto discapito della sensibilità delle menti elette e delle élite “illuminate” della Chiesa, il De’ Ricci dichiara la sua disarmata impotenza. Fortunatamente.

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Una risposta saggia la possiamo leggere già qui a seguire  [SM=g1740733]




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)