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Il Signore ci corregge, ci istruisce, ci perdona.

6. [v 3.] Ascolta dunque queste cose, e di' con lui: Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia. Chi scongiura la grande misericordia, confessa una grande miseria. Cerchino la tua piccola misericordia, coloro che hanno peccato senza saperlo. Sta scritto: Abbi pietà di me, secondo la tua grande misericordia. Soccorri alla grave ferita con la tua grande medicina. Grave è ciò che soffro, ma mi affido all'Onnipotente. Dispererei della mia tanto mortale ferita, se non trovassi un così grande medico. Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia; e secondo l'immensità della tua pietà, cancella la mia iniquità. Le parole: Cancella la mia iniquità equivalgono alle altre: Abbi pietà di me, o Dio. E dicendo: secondo l'immensità della tua pietà, è come se dicesse: secondo la tua grande misericordia. Perché grande è la misericordia e molte sono le misericordie; e dalla tua grande misericordia derivano le tue molte misericordie.
Tu osservi coloro che disprezzano per correggerli, osservi coloro che ignorano per istruirli, osservi coloro che confessano per perdonare loro. Ha commesso la colpa senza saperlo? Uno che aveva fatto alcune cose ed aveva commesso molte colpe dice: Ho ottenuto misericordia, perché, ignorando, ho peccato nella mia incredulità 8. David non potrebbe dire: Ignorando ho peccato. Non ignorava affatto quanto vi fosse di male nell'unirsi con la sposa di un altro, e quanto fosse colpevole uccidere il marito che non sapeva niente e neppure si adirava. Ottengono dunque la misericordia del Signore coloro che hanno peccato senza saperlo; e coloro che sapevano ciò che facevano ottengono non una qualsiasi misericordia, ma una grande misericordia.

Il Signore è nostro medico: andiamo a lui pentiti.

7. [v 4.] Più e più lavami della mia ingiustizia. Che significa: Più e più lavami? Significa che sono molto macchiato. Più e più lava i peccati di colui che sa, tu che hai lavato i peccati di colui che non sapeva. Non si deve disperare della tua misericordia. E dal mio peccato purificami. Per quale merito? Se è un medico, offrigli la ricompensa; è Dio, offri il sacrificio. Che cosa darai per essere purificato? Osserva chi è colui che tu invochi. Invochi il giusto: odia i peccati, se è giusto; vendica i peccati, se è giusto; e non puoi togliere al Signore Dio la sua giustizia. Implora dunque la misericordia, ma aspettati la giustizia: è misericordia perdonare al peccatore, è giustizia punire il peccato. E allora? Tu chiedi misericordia, e il peccato resterà impunito? Ti risponda David, ti rispondano coloro che sono caduti, rispondano insieme con David, per meritare misericordia come David, e dicano: Signore, non sarà impunito il mio peccato; conosco la giustizia di Colui del quale imploro la misericordia; non resterà impunito il peccato; ma per questo voglio che tu non mi punisca, perché da me stesso punisco il mio peccato; per questo chiedo che tu lo perdoni, perché da me lo riconosco.

8. [v 5.] Perché riconosco la mia iniquità, e il mio peccato è sempre dinanzi a me. Non ho gettato dietro le mie spalle ciò che ho fatto, non guardo gli altri dimenticandomi di me, non cerco di togliere la pagliuzza dall'occhio del mio fratello, mentre una trave è nell'occhio mio 9; il mio peccato è dinanzi a me, non dietro a me. Era infatti dietro di me quando mi fu mandato il profeta, che mi propose la parabola della pecora del povero. Disse infatti a David il profeta Natan: C'era un ricco che aveva molte pecore; e un povero suo vicino possedeva una sola pecorella che nutriva nel suo seno e con il suo cibo. Venne un ospite dal ricco: egli non tolse niente dal suo gregge, desiderò la pecora del suo vicino povero e quella uccise per il suo ospite: di che cosa è degno costui? E David adirato proferì la sua sentenza. Chiaramente il re, che non si rendeva conto del tranello tesogli, dichiarò che il ricco era degno di morte, e che doveva restituire il quadruplo della pecora rubata 10. Condanna severissima e giustissima. Ma il suo peccato non era ancora al suo cospetto, era dietro le sue spalle ciò che aveva fatto; non ancora riconosceva la sua iniquità, e perciò non perdonava quella altrui. Ma il profeta, inviato a tale scopo, tolse il peccato da dietro la sua schiena, e lo pose innanzi ai suoi occhi, affinché vedesse che aveva irrogato contro se stesso quella tanto severa sentenza. Per tagliare e sanare la ferita del suo cuore, trasformò in ferro la lingua di lui. Ciò fece il Signore ai Giudei, quando costoro gli portarono la donna adultera, e gli tesero un laccio per tentarlo, finendo col cadere essi stessi nel tranello teso. Dissero: Questa donna è stata colta in adulterio; Mosè ordina di lapidare donne di tal genere; tu che pensi di costei? Tentarono cioè di catturare la Sapienza di Dio in una duplice trappola: se avesse ordinato di ucciderla avrebbe perduto la fama di mansueto; mentre, se avesse ordinato di liberarla, avrebbero potuto calunniarlo come violatore della legge. Rispose perciò senza dire: uccidetela, e neppure: liberatela, ma dicendo: Chi sa di essere senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei.
Giusta è la legge che ordina di uccidere l'adultera; ma questa legge giusta abbia ministri innocenti. Voi che accusate colei che conducete, guardate anche chi siete voi. Quelli, udite tali parole, uno dopo l'altro se ne andarono. Restò l'adultera e il Signore, restò colei che era ferita e il medico, restò la grande miseria e la grande misericordia. Coloro che l'avevano condotta si vergognarono, ma non chiesero perdono; colei che era stata condotta mostrò di essere confusa, e fu sanata. Disse a lei il Signore: Donna, nessuno ti ha condannato? E lei: Nessuno, Signore. E lui: Neppure io ti condannerò; va', e d'ora innanzi non peccare più 11.
Forse che Cristo agì contro la sua legge? Infatti il Padre suo non aveva dato la Legge senza il Figlio. Se il cielo e la terra e tutte le cose che in essi stanno sono stati fatti per mezzo di lui, in qual modo può essere stata scritta la Legge senza il Verbo di Dio? Dio non opera dunque contro la sua legge, poiché neppure l'imperatore opera contro le sue leggi, quando concede indulgenze ai rei confessi. Mosè è il ministro della legge, ma Cristo è il promulgatore della legge; Mosè lapida come giudice; Cristo manifesta indulgenza come re.
Dio dunque ha avuto pietà della donna per la sua grande misericordia, come qui il salmista prega, come chiede, come esclama e geme; cosa che non vollero fare coloro che presentavano al Signore l’adultera: riconobbero alle parole del medico le loro ferite, ma non chiesero la medicina al medico. Così sono molti che non si vergognano di peccare, ma si vergognano di farne penitenza. O incredibile follia! Non ti vergogni della ferita, e ti vergogni della fasciatura della ferita? Non è forse essa più fetida e putrida quando è nuda? Affidati dunque al medico, convertiti, esclama: Riconosco la mia iniquità e il mio peccato è sempre dinanzi a me.

Solo Cristo è senza peccato.

9. [v 6.] Contro te solo ho peccato, e ho fatto il male davanti a te. Non era forse al cospetto degli uomini la donna altrui con cui aveva commesso adulterio, e il marito ucciso? Forse che non sapevano tutti ciò che aveva fatto David? Che significano le parole: Contro te solo ho peccato, e ho fatto il male davanti a te? Perché solo tu sei senza peccato. Punisce con giustizia solo Colui che in sé non ha niente che meriti punizione; rimprovera con giustizia solo Colui che in sé non ha niente degno di rimprovero. Dice David: Contro te solo ho peccato, e ho fatto il male davanti a te; affinché tu sia giustificato nelle tue parole, e tu vinca quando sei giudicato. Fratelli, è difficile capire a chi dice queste parole. Certamente parla con Dio, eppure è manifesto che Dio Padre non è giudicato.
Che significa dunque: Contro te solo ho peccato, e ho fatto il male davanti a te, affinché tu sia giustificato nelle tue parole, e tu vinca quando sei giudicato? Vede che nel futuro il giudice deve essere giudicato, che il giusto deve essere giudicato dai peccatori, e che proprio in questo vince, perché non ci sarà in lui niente da giudicare. Unico fra gli uomini, infatti, solo l'Uomo-Dio ha potuto dire: Se avete trovato in me il peccato, ditelo 12.
Ma forse c'era in lui qualcosa che era nascosto agli uomini, ed essi non trovavano ciò che era in lui, ma che non era manifesto? Altrove dice: Ecco viene il principe del mondo, cioè l'acuto indagatore di tutti i peccatori; ecco viene il principe di questo mondo, il principe della morte, che punisce con la morte i peccatori; perché è per l'invidia del diavolo che la morte è entrata nel mondo 13. Ecco - dice nell'approssimarsi della Passione - viene il principe di questo mondo e in me non troverà niente, nessun peccato, niente che sia degno di morte, niente che sia meritevole di condanna. E, come se qualcuno gli avesse detto: Perché dunque morirai? continua, e dice: Ma perché tutti sappiano che io faccio la volontà del Padre mio, alzatevi, usciamo di qui 14. Patisco, dice, incolpevole per i colpevoli, per fare degni della mia vita coloro per i quali senza colpa alcuna subisco la morte che ad essi compete. Orbene, è a questi che non ha nessun peccato che dice ora il profeta David: Contro te solo ho peccato, e ho fatto il male davanti a te; affinché tu sia giustificato nelle tue parole, e tu vinca quando sei giudicato. Perché tu vinci tutti gli uomini, tutti i giudici, e colui che si crede giusto è ingiusto al tuo cospetto; soltanto tu giustamente giudichi, tu che ingiustamente sei giudicato, che hai il potere di dare la tua vita, e hai il potere di riprenderla di nuovo 15. È dunque mentre sei giudicato, che tu vinci. Superi tutti gli uomini perché sei più che gli uomini, perché essi per tuo mezzo sono stati fatti.

Il peccato originale.

10. [v 7.] Contro te solo ho peccato, e ho fatto il male davanti a te; affinché tu sia giustificato nelle tue parole e tu vinca quando sei giudicato. Ecco che nell'iniquità sono stato concepito.
È come se si dicesse: sono vinti coloro che hanno fatto ciò che hai fatto anche tu, David; non è infatti piccolo male o lieve peccato l'adulterio e l'omicidio; ma che è di quelli che da quando son nati dal ventre della loro madre non hanno fatto niente di simile? anche ad essi imputi qualche peccato, in modo che egli vinca tutti quando comincerà ad essere giudicato? David riassume in sé il genere umano, ha presente le catene di ognuno, considera la radice della morte, fa attenzione all'origine del male, e dice: Ecco che nell'iniquità sono stato concepito.
Forse che David era nato da un adulterio e non da Iesse, uomo giusto, e dalla moglie di lui 16? Perché dice di essere stato concepito nell'iniquità, se non perché deriva tale iniquità da Adamo? Anche la stessa catena della morte si è generata insieme con l'iniquità. Nessuno nasce se non trascinando seco la pena, e traendo con sé ciò che ha meritato la pena.
Anche in un altro passo il profeta dice: Nessuno è puro al tuo cospetto, neppure il bambino che ha un solo giorno di vita sulla terra 17. Sappiamo, infatti, che con il battesimo di Cristo sono lavati i peccati, e che il battesimo di Cristo è efficace per ottenere il perdono dei peccati. Se i fanciulli sono assolutamente innocenti, perché le madri corrono alla chiesa con i loro piccoli deboli? Che cosa si lava con quel battesimo, che cosa si perdona con quella remissione? Io vedo l'innocente piuttosto piangere che adirarsi. Che cosa lava il battesimo? che cosa scioglie quella grazia? Scioglie la radice del peccato.

Questo direbbe, se potesse parlarti, quel bambino; e se avesse già l'intelligenza che aveva David, ti risponderebbe: Perché guardi a me che sono un fanciullo? Non vedi certo i miei delitti; ma io nella iniquità sono stato concepito 18, e nei peccati mia madre mi ha nutrito in seno. Cristo è nato al di fuori di questo vincolo della concupiscenza carnale, senza intervento dell'uomo, dalla Vergine che aveva concepito in virtù dello Spirito Santo. Non si può dire che egli è stato concepito nell'iniquità; non si può dire che nei peccati nel suo seno lo ha nutrito la Madre sua, alla quale fu detto: Lo Spirito Santo discenderà su di te, e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà 19. Però gli uomini sono concepiti nell'iniquità e sono nutriti nei peccati in seno alla madre, non perché sia peccato l'unione coniugale; ma perché ciò che si compie, si compie invero con la carne soggetta alla pena. Infatti la pena della carne è la morte, e sempre alla carne è unita la condizione mortale.

Per questo l'Apostolo non chiamò morituro il corpo, ma morto: Il corpo certamente è morto per il peccato; ma lo spirito è vita per la giustizia 20. In qual modo, dunque, può nascere senza la catena del peccato ciò che è concepito e generato dal corpo morto a causa del peccato? Questa casta opera non comporta colpa nel coniuge, ma l'origine del peccato trascina con sé la pena dovuta. Il marito, infatti, in quanto è marito, non cessa per questo di essere mortale, oppure deriva la sua mortalità da qualche altra cosa che non sia il peccato. Era mortale anche il Signore, ma non per il peccato; aveva assunto il nostro castigo, e perciò ha cancellato la nostra colpa. Giustamente in Adamo tutti sono morti, ma in Cristo tutti sono vivificati 21. Dice l’Apostolo: Per un solo uomo il peccato è entrato in questo mondo, e per il peccato la morte, e così in tutti gli uomini si è diffusa, perché in lui tutti hanno peccato 22. Chiara è la sentenza: In Adamo, dice l’Apostolo, tutti hanno peccato. Ha potuto essere innocente solo il fanciullo che non è nato dall’opera di Adamo.

 




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)