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Il Signore punisce in terra per non punire nell'eternità.

15. [v 12.] Un cuore puro crea in me, Dio. Dicendo crea, non ha voluto dire forma in me qualcosa di nuovo. Ma poiché pregava, pentendosi, colui che aveva commesso qualcosa per cui era più innocente prima di commetterlo, mostra in che senso ha detto: Crea. E uno spirito retto rinnova nelle mie viscere. A causa di ciò che ho commesso - dice - si è invecchiata e curvata la rettitudine del mio spirito. Dice infatti in un altro salmo: Hanno curvato l'anima mia 39. Quando un uomo si china alle terrene concupiscenze, in un certo qual modo si curva; mentre, quando si innalza alle cose sublimi, retto diventa il suo cuore, tanto che con lui Dio è benigno. Quanto è buono, infatti, il Dio di Israele con i retti di cuore 40! Fratelli, ascoltate. Talvolta Dio punisce in questo secolo il peccato di colui cui perdona nel secolo futuro. Anche allo stesso David infatti, cui era già stato detto per mezzo del profeta: Il tuo peccato ti è rimesso 41,capitarono tutte quelle sciagure che Dio gli aveva minacciato a causa del suo peccato. Ecco che suo figlio Assalonne scatenò contro di lui una cruenta guerra, e in molte circostanze umiliò suo padre 42. David camminava nel dolore, nei triboli della sua umiliazione, tanto soggetto a Dio da attribuire a lui ogni cosa giusta, e da confessare di non soffrire niente di immeritato, ormai possedendo il cuore retto che non era sgradito a Dio. Pazientemente ascoltava le ingiurie e le dure maledizioni che contro il suo volto scagliava uno dei soldati della parte avversa, che combattevano insieme con il suo empio figlio. E mentre costui gettava le sue maledizioni contro il re, uno dei compagni di David voleva, adirato, andargli addosso e colpirlo; ma David glielo vietò. E in qual modo glielo vietò? Dicendo: Dio lo ha mandato per maledirmi 43. Riconoscendo la sua colpa, ha abbracciato la sua pena, cercando la gloria non sua; lodando il Signore in ciò che aveva di buono, lodando il Signore in ciò che soffriva, benedicendo il Signore in ogni tempo, avendo sempre sulla sua bocca la lode di lui 44. Così sono tutti i retti di cuore; non questi perversi che si credono retti e stimano perverso Dio. Costoro si rallegrano quando fanno qualcosa di male, e, quando subiscono qualche sciagura, bestemmiano; per di più, quando si trovano nelle tribolazioni e nel castigo, dicono con il loro cuore distorto: Dio, che cosa ti ho fatto? Veramente non hanno fatto niente a Dio, perché tutto hanno fatto a se stessi. E uno spirito retto rinnova nelle mie viscere.


16. [v 13.] Non mi scacciare dal tuo volto. Distogli il tuo volto dai miei peccati; e non mi scacciare dal tuo volto. Invoca il volto di Colui il cui volto teme. Non mi scacciare dal tuo volto; e non togliere via da me il tuo Spirito Santo. Perché in chi confessa c'è lo Spirito Santo. Già compete al dono dello Spirito Santo il fatto che ti dispiace ciò che hai compiuto. I peccati piacciono allo spirito immondo, dispiacciono allo Spirito Santo. Sebbene tu ancora stia scongiurando il perdono, tuttavia, da un altro lato, poiché ti è sgradito il male che hai commesso, sei già unito a Dio; infatti anche a te dispiace ciò che è sgradito a Lui. Siete ormai in due impegnati a vincere la tua febbre; tu e il medico. Non può, insomma, un uomo derivare da se medesimo la confessione del peccato e la sua punizione; non può accadere, senza il dono dello Spirito Santo, che qualcuno si adiri e si dispiaccia con se medesimo. Non dice: dammi il tuo Spirito Santo, ma: Non mi togliere. E non togliere via da me il tuo Spirito Santo.


Immutabilità della fede.

17. [v 14.] Rendimi la gioia della tua salvezza. Rendimi ciò che avevo, ciò che ho perduto peccando. Rendimi la gioia della tua salvezza; cioè del tuo Cristo. Chi ha potuto infatti guarire senza di lui? Prima di nascere da Maria, in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio 45; e come i santi Patriarchi credevano al disegno futuro dell'assunzione della carne, così noi crediamo in esso già realizzato. I tempi sono mutati, non la fede. Rendimi la gioia della tua salvezza; e confermami nello spirito principale. Alcuni hanno inteso qui che si parli dello stesso Dio-Trinità, eccettuando l'assunzione della carne; poiché sta scritto: Dio è Spirito 46. Poiché non è corpo, e tuttavia è, sembra che non possa esser altro che Spirito. Alcuni dunque intendono che qui si intenda la Trinità: nello spirito retto il Figlio, nello spirito santo lo Spirito Santo, nello spirito principale il Padre. Sia che sia così, sia che abbia voluto intendere per spirito retto quello dell'uomo stesso, dicendo: Uno spirito retto rinnova nelle mie viscere, che io ho curvato e ho distorto peccando, in modo che lo stesso Spirito Santo sia lo spirito principale, che non vuole che gli sia tolto, e nel quale vuole essere confermato: nessuna delle interpretazioni è da ritenersi eretica.


18. [v 15.] Ma osservate che cosa aggiunge: Nello spirito principale confermami. Perché confermami? Perché mi hai perdonato, perché sono sicuro che non mi sarà imputato ciò che mi hai donato, e perciò sono sicuro e, confermato in questa grazia, non sarò ingrato. Che farò dunque? Insegnerò agli iniqui le tue vie. Insegnerò agli iniqui, io che ero ingiusto; cioè io, che sono stato ingiusto, ma non lo sono più, perché non mi è stato tolto lo Spirito Santo e sono stato rafforzato nello spirito principale, insegnerò agli iniqui le tue vie. Quali vie insegnerai agli iniqui? E gli empi a te si convertiranno. Se il peccato di David è da attribuirsi all'empietà, non disperino di se stessi gli empi, poiché Dio perdona all'empio: ma se a lui si convertono, se apprendono le sue vie. Se invece la colpa di David non è da attribuirsi all'empietà, poiché propriamente empietà significa apostatare da Dio, non adorare l'unico Dio, o non averlo mai adorato, oppure abbandonare colui che si adorava, per il cumulo dei peccati valgono le parole: E gli empi a te si convertiranno. Tanto piena è la ricchezza della misericordia, che nessuno di quelli che a te si convertono deve disperare, non soltanto i peccatori di qualsiasi genere, ma neppure gli empi. E gli empi a te si convertiranno. Perché? Perché, credendo in Colui che giustifica l'empio, la loro fede sarà computata a giustizia 47.


Corruzione attuale della carne. Ferma speranza di salvezza.

19. [v 16.] Liberami dai sangui, o Dio, Dio della mia salvezza. Il traduttore latino si serve di una parola poco latina per esprimere la forza della parola nel greco. Sappiamo tutti infatti che in latino non si dice "sangui" al maschile e neppure "sangui" al neutro; tuttavia, poiché il greco si esprime al plurale, non senza motivo, dato che così si legge nella originaria lingua ebraica, il pio traduttore ha preferito esprimersi poco latinamente, piuttosto che perdere la forza dell'originale. Perché dunque ha detto al plurale: dai sangui? Ha voluto intendere nei molti sangui, cioè nell'origine della carne del peccato, i molti peccati. L'Apostolo, guardando a tali peccati che derivano dalla corruzione della carne e del sangue, dice: La carne e il sangue non possederanno il Regno di Dio 48. Peraltro, secondo la verace fede dello stesso Apostolo, questa carne risorgerà e meriterà essa stessa l'incorruttibilità, come appunto egli dice: È necessario che questo corruttibile si rivesta di incorruttibilità, e che questo mortale si rivesta di immortalità 49. Orbene, poiché questa corruzione deriva dal peccato, i peccati sono chiamati con il suo nome; allo stesso modo per cui si chiama lingua quella striscia di carne, quel membro che si muove nella bocca, quando articoliamo le parole, e si chiama lingua ciò che per mezzo della lingua si dice, per cui diciamo che una è la lingua greca, e l'altra la latina; mentre la carne non è diversa, ma è diverso il suono che essa produce. Allo stesso modo, dunque, in cui si dice lingua l'espressione che per mezzo della lingua si formula, così si dice sangue l'ingiustizia che per mezzo del sangue si compie. Orbene, constatando le sue numerose iniquità, dice precedentemente: E tutte le mie iniquità cancella 50; e attribuendo tali iniquità alla corruzione della carne e del sangue aggiunge: Liberami dai sangui. Cioè liberami dalle iniquità, purificami da ogni corruzione. Desidera infatti l'incorruttibilità colui che dice: Liberami dai sangui; perché la carne e il sangue non possederanno il Regno di Dio, né la corruzione l'incorruttibilità. Liberami dai sangui, o Dio, Dio della mia salvezza. Mostra così che quando in questo corpo ci sarà la salute perfetta, in esso non ci sarà più la corruzione che ora si chiama col nome di carne e sangue; tale condizione sarà infatti la perfetta sanità del corpo. Come può dirsi ora sano ciò che cade, ciò che ha bisogno, ciò che sempre si trova nella condizione di aver fame e sete? Queste cose allora più non saranno; perché il cibo è per il ventre, e il ventre è per il cibo 51. Dio, invece, porrà fine a questo e a quello. Sarà resa perfetta da Dio la forma del corpo, assorbita la morte nella vittoria 52, senza più alcuna traccia di corruzione, senza che più possa sopraggiungere alcun mancamento, senza esser soggetta a mutare con il tempo, né ad esser stancata da alcuna fatica tanto da doversi ristorare con alimenti o da doversi nutrire con il cibo. Ma non saremo senza cibo e senza bevanda; lo stesso Dio nostro sarà il nostro cibo e la nostra bevanda. Solo questo cibo ristora e non viene meno. Liberami dai sangui, o Dio, Dio della mia salvezza. Perché già ora siamo in tale salvezza. Ascolta l’Apostolo: Nella speranza siamo stati salvati. E nota che egli parlava della stessa salvezza del corpo: in noi medesimi - dice - gemiamo aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo. Perché nella speranza siamo stati salvati. Ma la speranza che si vede non è speranza; chi spera in ciò che vede? Ma se speriamo in ciò che non vediamo, con pazienza lo aspettiamo 53. Chi avrà perseverato fino alla fine, cioè nella vera pazienza, egli sarà salvo 54, e questa è la salute che non ancora abbiamo ma che avremo. Non ancora è nella realtà, ma la speranza è sicura. Ed esulterà la mia lingua per la tua giustizia.


20. [v 17.] Signore, aprirai le mie labbra, e la mia bocca annunzierà la tua lode. La tua lode, perché sono stato creato; la tua lode, perché peccando non sono stato abbandonato; la tua lode, perché sono stato esortato a confessare; la tua lode, perché per essere nella pace sono stato purificato. Aprirai le mie labbra e la mia bocca annunzierà la tua lode.


Il sacrificio interiore.

21. [vv 18.19.] Perché, se tu avessi voluto un sacrificio, certamente te lo avrei offerto. David viveva nel tempo in cui si offrivano a Dio i sacrifici degli animali immolati, ma vedeva questi tempi futuri. Forse che non ci riconosciamo in queste parole? Quei sacrifici erano figure, e preannunziavano l'unico sacrificio di salvezza. Ma neppure noi siamo stati lasciati senza sacrificio da offrire a Dio. Ascolta infatti che cosa dice colui che si preoccupa per il suo peccato, e vuole che gli sia perdonato il male che ha fatto: Se tu avessi voluto - dice - un sacrificio, certamente te lo avrei offerto. Ma tu non gradisci gli olocausti. Non offriremo dunque niente? Andremo così a Dio? E in qual modo lo placheremo? Offri: certamente hai in te di che offrire. Non preparare doni al di fuori di te, ma di': In me sono, o Dio, i tuoi voti di lode che ti renderò 55. Non cercare al di fuori di te un animale da immolare, hai in te di che sacrificare. Sacrificio a Dio è lo spirito contrito; Dio non disprezza il cuore contrito e umiliato. Disprezza piuttosto il toro, il caprone, l'ariete; non è più tempo di fare queste offerte. Si offrirono quando indicavano qualcosa, quando promettevano qualcosa; ma, giunte le cose promesse, le promesse sono state abolite. Dio non disprezza il cuore contrito e umiliato. Sapete che Dio è altissimo; se tu ti innalzerai, egli si allontanerà da te; se tu ti umilierai, egli si avvicinerà a te.


22. [v 20.] Osservate chi sia costui: David sembrava pregare da solo, e voi vedete qui la nostra immagine e il tipo della Chiesa. Mostrati benigno, Signore, nella tua bontà, verso Sion. Agisci con bontà verso questa Sion. Chi è Sion? È la città santa. Quale è la città santa? È la città che è posta sopra il monte e che non può restare nascosta 56. Sion sta contemplando, perché vede qualcosa che spera. Sion significa infatti contemplazione, e Gerusalemme visione di pace. Riconoscetevi dunque in Sion e in Gerusalemme, e sicuri aspettate la futura speranza, se siete in pace con Dio. E siano edificate le mura di Gerusalemme. Sii benigno, o Signore, nella tua bontà, verso Sion, e siano edificate le mura di Gerusalemme. Non si attribuisca Sion alcun suo merito; tu con lei sii benigno. Siano edificate le mura di Gerusalemme. Siano costruite le fortezze della nostra immortalità, nella fede, nella speranza e nella carità.


23. [v 21.] Allora accetterai il sacrificio di giustizia. Ora, invece, accetti il sacrificio per l'iniquità, lo spirito contrito e il cuore umiliato; allora accetterai il sacrificio di giustizia: soltanto la lode. Beati infatti coloro che abitano nella tua dimora: nei secoli dei secoli ti loderanno 57; questo è il sacrificio di giustizia. Le oblazioni e gli olocausti. Che cosa sono gli olocausti? Le offerte che sono tutte intere consumate dal fuoco. Quando l'animale tutto intero veniva posto sull'altare per essere consumato dal fuoco, era chiamato olocausto. Ci prenda tutti interi il divino fuoco, e di noi tutti interi si impadronisca quel fervore. Quale fervore? Non c'è chi si nasconda dal suo calore 58. Quale fervore? Quello di cui così dice l'Apostolo: Ferventi nello spirito 59. Non soltanto la nostra anima sia presa da quel divino fuoco della sapienza, ma anche il nostro corpo, affinché in esso si meriti l'immortalità; si innalzi così l'olocausto, affinché la morte sia assorbita nella vittoria 60. Le oblazioni e gli olocausti. Allora porranno sul tuo altare i vitelli. Perché i vitelli? E cosa sceglierà da quell'altare? L'innocenza dell'età novella, o il collo libero dal giogo della legge?


Adoperarsi alla conversione dei peccatori. Doveri dei genitori.

24. Abbiamo portato a termine nel nome di Cristo il salmo, anche se forse non come abbiamo voluto, ma tuttavia come abbiamo potuto. Ci resta poco da dirvi, fratelli, a cagione dei molti mali in mezzo ai quali viviamo. Vivendo in mezzo alle vicende umane, non possiamo infatti abbandonare le cose terrene. Dobbiamo vivere con pazienza tra i malvagi; perché, quando anche noi eravamo malvagi, con pazienza sono vissuti i buoni tra noi. Non dimenticando ciò che siamo stati, non dispereremo di coloro che sono tuttora ciò che noi fummo. Malgrado ogni difficoltà, fratelli carissimi, in mezzo a una così grande molteplicità di costumi e a tanta detestabile corruzione, governate le vostre case, dirigete i vostri figli, reggete le vostre famiglie. Come a noi incombe l'obbligo di parlarvi nella chiesa, così a voi incombe il dovere di comportarvi nelle vostre case in modo da poter rendere buona ragione di coloro che vi sono sottomessi. Dio ama la disciplina. È infatti perversa e falsa innocenza, lasciare abbandonate le briglie ai peccati. In modo quanto mai inutile e dannoso il figlio profitta della dolcezza del padre, per sentire poi la severità di Dio; e non da solo sentirà tale severità, ma insieme con il troppo tenero suo padre. Ma come? Se egli non pecca, e non fa ciò che compie il figlio, non deve per questo tenere lontano il figlio dalla malvagità? Oppure deve forse comportarsi in modo che il figlio creda che anche il padre farebbe ciò che egli fa se non fosse invecchiato? Il peccato che non ti è sgradito nel tuo figlio, allieta anche te; non è la cupidigia che ti ha abbandonato, ma l'età. Ebbene, fratelli miei, abbiate fedelissima cura dei vostri figli, dei quali vi siete fatti garanti al battesimo. Ma forse il figlio malvagio trascura gli ammonimenti del padre, il suo rimprovero e la sua severità; quanto a te adempi i tuoi obblighi: Dio da lui esigerà i suoi.



 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)