00 19/03/2015 17:03

  Un sacerdote risponde

Se in caso di aids o di pericolo di figli autistici sia lecito il preservativo

Quesito

Carissimo Padre, 
vorrei un aiuto per capire. 
So che in caso di aids gli sposi possono usare il preservativo, è cosi? 
Nel caso di sposi che hanno avuto un figlio autistico, chiuso in se stesso, possono aver rapporti usando il preservativo per evitare che altri eventuali figli nascano così? 
la ringrazio


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. la contraccezione non è mai lecita, perché è una falsificazione (così l'ha chiamata Giovanni Paolo II) del progetto di Dio sulla sessualità e sull'amore umano.
L'atto coniugale è vero atto di amore se il coniuge dona tutto se stesso, anche la propria capacità di diventare padre e madre.
Scrive Giovanni Paolo II in Familiaris consortio: “Così al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone unlinguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità.
Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (FC 32c).

2. Sebbene l’uso del profilattico venga attuato per evitare il rischio di un bambino portatore di hiv, e questo sarebbe una forma di responsabilizzazione come ha detto Benedetto XVI a proposito delle prostitute che chiedono ai “clienti” di usare mezzi di barriera, tuttavia questo uso non rende lecito ciò che essi compiono.
Si tratta sempre di un disordine, e cioè di un peccato.

3. Nel caso in cui uno dei coniugi sia contagiato da hiv l'unica strada è l'astensione, tanto più che il preservativo ha la possibilità di far passare il virus dell'hiv nella misura del 18%.
Infatti anche i profilattici, come ogni materiale, hanno la loro porosità. E questo è il motivo principale della loro non totale sicurezza.
Inoltre va tenuto presente che il virus dell'hiv è 450 volte più piccolo di uno spermatozoo. 

4. Ma a ben guardare: quando uno dei coniugi è affetto da hiv, come può far passare come gesto d’amore un atto in cui vi è una seria possibilità di contagiare il partner in maniera così grave?
Quell’atto - nonostante le buone intenzioni - cessa di essere un atto di autentico amore.
Nessuno vieta che i due si esprimano l’affetto vicendevole in momenti così delicati. Ma non c’è solo questo gesto per dirsi la propria vicinanza.
Non succede una cosa analoga quando in un coniuge per motivi terapeutici vengono asportati gli organi genitali?
In casi del genere si è chiamati a fare di necessità virtù.

5. Anche per il secondo caso che mi hai sottoposto la risposa non è corretta.
Tanto più che qui è possibile usare metodi che permettono di rimanere aderenti al piano divino sulla sessualità umana: il ricorso ai ritmi di infertilità naturale, che copre la maggioranza dei giorni del ciclo della donna.

6. Stabiliti i principi, che sono questi, rimane il problema della pratica.
Non poche persone per i più svariati motivi non riescono a praticare l’astinenza o la continenza periodica.
Riconoscendo che si tratta di atti che non sono secondo il progetto di Dio - prima di accedere alla Santa Comunione - bisogna fare quello che ricorda Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae: “E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).
È questa la maniera di camminare secondo Dio, quella di riconoscersi peccatori, bisognosi della sua purificazione e della sua misericordia.
Mi sembra il cammino più veritiero e più giusto.
Che cosa c’è di più bello di questo?

Ti ringrazio, ti ricordo al Signore e ti benedico. 
Padre Angelo

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Carissimo Padre, 
vorrei un aiuto per capire. 
So che in caso di aids gli sposi possono usare il preservativo, è cosi? 
Nel caso di sposi che hanno avuto un figlio autistico, chiuso in se stesso, possono aver rapporti usando il preservativo per evitare che altri eventuali figli nascano così? 
la ringrazio


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. la contraccezione non è mai lecita, perché è una falsificazione (così l'ha chiamata Giovanni Paolo II) del progetto di Dio sulla sessualità e sull'amore umano.
L'atto coniugale è vero atto di amore se il coniuge dona tutto se stesso, anche la propria capacità di diventare padre e madre.
Scrive Giovanni Paolo II in Familiaris consortio: “Così al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone unlinguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità.
Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (FC 32c).

2. Sebbene l’uso del profilattico venga attuato per evitare il rischio di un bambino portatore di hiv, e questo sarebbe una forma di responsabilizzazione come ha detto Benedetto XVI a proposito delle prostitute che chiedono ai “clienti” di usare mezzi di barriera, tuttavia questo uso non rende lecito ciò che essi compiono.
Si tratta sempre di un disordine, e cioè di un peccato.

3. Nel caso in cui uno dei coniugi sia contagiato da hiv l'unica strada è l'astensione, tanto più che il preservativo ha la possibilità di far passare il virus dell'hiv nella misura del 18%.
Infatti anche i profilattici, come ogni materiale, hanno la loro porosità. E questo è il motivo principale della loro non totale sicurezza.
Inoltre va tenuto presente che il virus dell'hiv è 450 volte più piccolo di uno spermatozoo. 

4. Ma a ben guardare: quando uno dei coniugi è affetto da hiv, come può far passare come gesto d’amore un atto in cui vi è una seria possibilità di contagiare il partner in maniera così grave?
Quell’atto - nonostante le buone intenzioni - cessa di essere un atto di autentico amore.
Nessuno vieta che i due si esprimano l’affetto vicendevole in momenti così delicati. Ma non c’è solo questo gesto per dirsi la propria vicinanza.
Non succede una cosa analoga quando in un coniuge per motivi terapeutici vengono asportati gli organi genitali?
In casi del genere si è chiamati a fare di necessità virtù.

5. Anche per il secondo caso che mi hai sottoposto la risposa non è corretta.
Tanto più che qui è possibile usare metodi che permettono di rimanere aderenti al piano divino sulla sessualità umana: il ricorso ai ritmi di infertilità naturale, che copre la maggioranza dei giorni del ciclo della donna.

6. Stabiliti i principi, che sono questi, rimane il problema della pratica.
Non poche persone per i più svariati motivi non riescono a praticare l’astinenza o la continenza periodica.
Riconoscendo che si tratta di atti che non sono secondo il progetto di Dio - prima di accedere alla Santa Comunione - bisogna fare quello che ricorda Paolo VI nell’enciclica Humanae vitae: “E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (HV 25).
È questa la maniera di camminare secondo Dio, quella di riconoscersi peccatori, bisognosi della sua purificazione e della sua misericordia.
Mi sembra il cammino più veritiero e più giusto.
Che cosa c’è di più bello di questo?

Ti ringrazio, ti ricordo al Signore e ti benedico. 
Padre Angelo




Un sacerdote risponde

Sono un avvocato cattolico che vorrebbe esercitare la sua professione nel rispetto della verità

Quesito

Gentile Padre Angelo,
sono un avvocato cattolico che vorrebbe esercitare la sua professione nel miglior modo possibile. Purtroppo per via di tanti avvocati senza scrupoli la mia professione è vista molto male.
Voglio porle un quesito che penso sia venuto in mente a tutte le persone che si sono approcciate ai crimini. Come si fa a difendere un criminale che si sa essere tale e fare di tutto perchè venga assolto, se il giudice non lo condanna, perchè magari il pm non trova prove e commette di nuovo qualcosa, posso chiedere l'assoluzione (dicendo magari che il fatto non è stato commesso) sono moralmente complice, ho qualche colpa?
So che io ho dei doveri come avvocato e anche una libertà e cerco sempre di approfondire la morale cattolica, ma, al caso specifico dell'avvocato, vedo che sono dedicati approfondimenti praticamente nulli, cosa che non è per esempio con il medico.

Le chiedo preghiere per il mio imminente matrimonio.
Cordiali saluti in Cristo Re e Giudice
A.


Risposta del sacerdote

Caro A.,
1. l’avvocato parla in nome dell’imputato. Sotto quest’aspetto è una sola cosa con lui.
Ora il reo per diritto naturale può negare di aver commesso un determinato delitto. Questa negazione non sarebbe una menzogna, ma una restrizione mentale.
Vale a dire: dal momento che è compito dei giudici cercare la verità, può usare un’espressione che intesa oggettivamente non denuncia la propria colpevolezza, ma la copre, facendo così intendere che il compito di inquisire la verità è dei giudici.
Certo non può coprirsi dicendo una bugia.
Ma tra la bugia e il dire la verità c’è di mezzo la cosiddetta restrizione mentale e cioè un’affermazione che nel suo modo di esprimersi è così ampia che può far pensare che non sia lui il colpevole e lo scagioni.

2. Ecco che cosa dice di S. Tommaso: “Una cosa è tacere la verità e un’altra proferire una menzogna. 
Ora, la prima cosa in certi casi può essere permessa.
Infatti uno non è tenuto a dire tutta la verità, ma quella soltanto che il giudice può e deve esigere da lui a norma del diritto: per esempio quando un crimine ha già dato origine alla pubblica infamia, o è emerso da chiari indizi, oppure da una prova quasi completa. Tuttavia in nessun caso è lecito proporre una menzogna.
Ancora: “Al reo che viene accusato è lecito difendersi nascondendo nei debiti modi la verità che non è tenuto a confessare: per esempio non rispondendo alle domande a cui non è tenuto a rispondere.
E questo non è un difendersi con la falsità, ma un uscir fuori con prudenza.
Al contrario non gli è lecito dire il falso; e neppure ricorrere alla frode o all’inganno, poiché la frode e l’inganno equivalgono a una menzogna. E questo è precisamente difendersi con la falsità” (Somma teologica, II-II, 69, 2).
L’avvocato difensore può dunque smontare tutte le accuse presentate dal pubblico ministero.
L’avvocato è tenuto per segreto naturale a non rivelare quanto gli dice l’imputato e deve comportarsi come chi avendo ricevuto un segreto naturale ad eventuali domande risponde che non ne sa nulla (evidentemente per doverlo rivelare agli altri).

3. Se è lecito difendere il reo dalla condanna, non è lecito invece patrocinare cause ingiuste che causino dei danni al prossimo.
Ecco di nuovo l’insegnamento di San Tommaso: “È sempre illecito per chiunque cooperare al male, sia con l’opera, sia con il consiglio, sia con l’aiuto, sia con ogni altro consenso: poiché chi consiglia e coopera in qualche modo compie l’azione. Tutti costoro sono tenuti alla restituzione.
Ora, è evidente che l’avvocato presta aiuto e consiglio alla persona di cui difende la causa.
Se quindi egli difende scientemente una causa ingiusta, senza dubbio fa un peccato mortale; ed è tenuto a riparare il danno incorso ingiustamente alla parte avversa per il suo intervento.
Se invece difende una causa ingiusta per ignoranza, cioè pensando che sia giusta, allora è scusato nella misura in cui può scusare l’ignoranza” (Somma teologica, II-II, 71, 3).
“Se un avvocato in principio crede che la sua causa sia giusta e poi si accorge che è ingiusta, non deve denunziarla in modo da aiutare la parte avversa, o da rivelare ad essa i segreti della sua parte. Tuttavia può abbandonarla; oppure può indurre il suo cliente a cedere, o a venire a una composizione senza danno per gli avversari” (Ib.,ad 2).

Ti porgo i più cordiali auguri per la tua attività ma anche per il matrimonio che stai per celebrare. 
Per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo


Un sacerdote risponde

Sono un ragazzo di 24 anni omosessuale, due anni e mezzo fa ho conosciuto il mio attuale fidanzato con il quale convivo

Quesito

Caro Padre Angelo, 
sono un ragazzo di 24 anni omosessuale. Due anni e mezzo fa ho conosciuto …, il mio attuale fidanzato.
Nel periodo in cui l'ho conosciuto ero molto distante da Gesù: non frequentavo la Santa Messa e mi sentivo abbandonato da Dio.
Mi sono riavvicinato al Signore circa un anno fa. Ho ricominciato ad andare a messa e a pregare. La mia fede in questo ultimo anno è stata un crescendo e ora mi trovo combattuto tra la fede in Cristo e l'amore IMMENSO che provo per ….
Per vivere con pienezza da cristiano devo accettare la croce e lasciarlo? 
Sto soffrendo tantissimo. E anche lui sta malissimo. Tra l'altro conviviamo.
Che devo fare? La prego, mi ricordi nelle sue preghiere. 
Attendo con fervore la sua risposta. 
Grazie.


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. la Chiesa non dice che due omosessuali che provano fra loro sentimenti di amicizia debbano lasciarsi.
In nome di che cosa due omosessuali non potrebbero essere amici fra di loro?

2. La Chiesa invece è convinta che i peccati di omosessualità sono uno stravolgimento del disegno di Dio sulla sessualità umana.
Lo dice per un doppio motivo: uno di ragione e l’altro di fede.
Il motivo di ragione: perché la sessualità maschile o femminile ha un suo intrinseco significato e un suo intrinseco linguaggio.
Tutto quanto avviene nell’esercizio della sessualità (o, per meglio, dire della genitalità) è ordinato a porre le premesse per suscitare la vita.
Unirsi sessualmente al di fuori del rapporto maschio – femmina è fuori dalla logica della sessualità. 
E poiché la sessualità umana è radicata nella persona ed è portatrice dei valori della persona e quindi anche di quel dono di sé per il quale ci si espropria e ci si dona all’altro per appartenergli, la Chiesa è convinta che il rapporto sessuale maschio - femmina ha vero significato solo all’interno del matrimonio.

3. Il secondo motivo è di fede e poggia su quanto Dio ha detto attraverso la divina Rivelazione.
Così ad esempio leggiamo nelle Sacre Scritture: “Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro” (Lv 20,13); “Non illudetevi: né effeminati, né sodomiti... erediteranno il Regno di Dio” (1 Cor 6,10).
S. Pietro ricorda che Dio “condannò alla distruzione le città di Sodoma e Gomorra, riducendole in cenere, ponendo un esempio a quanti sarebbero vissuti empiamente. Liberò invece il giusto Lot, angustiato dal comportamento immorale di quegli scellerati. Quel giusto infatti, per ciò che vedeva e udiva mentre abitava in mezzo a loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta per tali ignominie” (2 Pt 2, 6-8).

4. Per questi motivi il Magistero della Chiesa afferma che i rapporti omosessuali “sono intrinsecamente disordinati e che in nessun modo possono ricevere una qualche approvazione” (Congregazione per la dottrina della fede, Persona humana 8).
Infatti “secondo l’ordine morale oggettivo le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile” (PH 8). Manca infatti ad essi la complementarità dei sessi e la connessa capacità di suscitare la vita.
Inoltre la Chiesa ricorda che “è solo nella relazione coniugale che l’uso della facoltà sessuale può essere moralmente retto. Pertanto una persona che si comporti in modo omosessuale agisce immoralmente” (Congregazione per la dottrina della fede, Homosexualitatis problema 7).

5. La Chiesa ti dice di lasciare la pratica omosessuale perché “è contraria alla sapienza creatrice di Dio” (HP 7), è un male, un peccato, e pertanto è contraria anche al bene della persona.
Infatti la pratica omosessuale scatena una dipendenza, una schiavitù morale e psicologica e lascia una persona priva della libertà interiore. 
Chi si dà alla pratica omosessuale si sente come incatenato, prigioniero.
Non di rado le persone omosessuali parlano di bisogni compulsivi, che non vengono da madre natura, ma da pratiche disordinate.
Per questo il Magistero della Chiesa dice anche che la pratica omosessuale “rafforza un’inclinazione sessuale disordinata, per se stessa caratterizzata dall’autocompiacimento” (HP 7).

6. Queste ultime parole “per se stessa caratterizzata dall’autocompiacimento” fanno vedere quanto questa relazione sia diversa dalla donazione degli sposi per la quale essi si trovano all’inizio di un percorso di immolazione e di abnegazione che li impegna per tutta la vita: la generazione e l’amore dei figli li impegna così.
Tra i due rapporti c’è una differenza abissale.
Quelli omosessuali sono privi “della loro regola essenziale e indispensabile”.

7. La Chiesa è persuasa che il comandamento divino sui rapporti omosessuali non solo intende tutelare la libertà interiore delle persone coinvolte, ma anche la loro dignità. Le vuole preservare dall’essere ridotte oggetto di autocompiacimento.
Ed è convinta pure che “l’attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità (HP 7).
Sicché “quando respinge le dottrine erronee riguardanti l’omosessualità, la Chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico” (HP 7).

8. Per coltivare l’amicizia non è necessario convivere, ben sapendo che la convivenza è occasione prossima di andare fuori strada ed è anche motivo di scandalo all’interno della comunità cristiana.
La convivenza è una situazione che impedisce di accostarsi al sacramento della Confessione e alla santa Comunione.
A che giova allora questa convivenza omosessuale se impedisce di acquisire beni così grandi come i due sacramento menzionati che sono “un tesoro nascosto nel campo”. Chi trova questo tesoro, lo nasconde. Poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi, comprese le pratiche omosessuali e la convivenza omosessuale, per poter comprare quel campo (cfr. Mt 13,44).

9. Come vedi, vale la pena vivere in maniera evangelica.
Lasciare la convivenza ti peserà.
Ma ti accorgerai ben presto che la tua amicizia poi diventerà più bella perché più pulita, più pura.
E ne guadagnerai molto anche nel tuo rapporto con Gesù.

Ti ricordo volentieri nelle mie preghiere, come mi hai chiesto, e ti benedico.
Padre Angelo






Un sacerdote risponde

Ho peccato, è ovvio che ora Dio mi punirà; toccherà solo me che sono la peccatrice diretta o anche chi amo?

 

Quesito

 

Caro Padre Angelo,
le scrivo perché vorrei affrontare insieme a lei un tema molto importante , spigoloso e pieno di contraddizioni al tempo stesso.
Ci hanno insegnato fin da piccoli, in Chiesa, che l'unione fisica con un'altra persona prima del matrimonio.... sia da evitare completamente. Senza se e senza ma, abbiamo accettato quanto detto, poi però si cresce e si inizia ad urtare con una realtà e con delle esigenze che ci portano in alcuni casi a deviare ,diciamo così, da quanto imposto dalla Chiesa.
Come lei ben saprà, ci possono essere vari modi per poter soddisfare un'esigenza ed un piacere fisico....ed ammetto che sono stata forse io la prima ad essere coinvolta, eppure le confesso...che sono caduta nello sconforto più profondo. Sono cosciente e responsabile delle mie azioni, eppure sono così impaurita e così timorosa di Dio , che dopo aver commesso tale peccato carnale..... io non so come esprimere il mio stato d'animo, ho paura, mi chiudo in me stessa...mi rifiuto addirittura di pregare o di guardare le immagini e le statuette dei santi che ho a casa perchè mi ritengo di non essere degna , perchè io, proprio io ho commesso tale gesto.  Inizio ad avere paura, perchè dico.....è ovvio ora Dio mi punirà... ma in cosa consisterà questa punizione? Toccherà solo me? che sono la peccatrice diretta... o Dio mi punirà toccando chi amo? ( intendo i miei genitori e la mia famiglia)... poi la mia mente inizia a lavorare così tanto...che mi inizio a chiedere: sono forse l'unica ad aver compiuto questo gesto? e gli altri? non voglio credere che sulla faccia della terra non ci sia qualcuno che si trovi nella mia situazione... e come fanno ad affrontare la cosa? Vedo persone che pur dichiarandosi cattoliche, hanno comunque rapporti o altre forme di erotismo, mettiamola così, prima del matrimonio... ma è come se per loro fosse una cosa normale.
 Le chiedo aiuto Padre... perchè mi sento così sola e con nessuno con cui parlare, che mi sono rifiutata e mi vergogno anche di andarmi a confessare...

 


 

Risposta del sacerdote

 

Carissima,
1. il divieto di commettere atti impuri non è imposto dalla Chiesa, come forse ti è sfuggito nello scrivere.
È nei dieci comandamenti, che sono legge di Dio.
Questa legge è stata scritta su tavole di pietra e consegnata da Dio a Mosè.
Ma questa legge era già stata scritta da Dio nel cuore dell’uomo al momento della creazione.

 

2. Dopo il peccato l’uomo è diventato incapace di leggere dentro il proprio cuore (coscienza) così spesso offuscato dalle macchie di tanti peccati.
Dio allora ha scritto i comandamenti su tavole di pietra perché gli uomini li avessero sempre davanti agli occhi.

 

3. Il fatto che si tratta di una legge scritta nel nostro cuore è di grande importanza perché derogare dai comandamenti è la stessa cosa che derogare dalla strada della propria felicità.
Il nostro avversario continua a fare con tutti i peccati quello che ha fatto con i nostri progenitori. Seduce dicendo: non vi è nulla di male, sarai contento, lo fanno tutti…
Sebbene gli uomini conoscano questa storia, pensano che valga per gli altri, ma non per loro perché la loro situazione è diversa, perché loro sono consapevoli, hanno capito, ecc…ecc…
E puntualmente tutti si ritrovano come Adamo ed Eva dopo il peccato originale, sebbene questo peccato non sia stato un peccato carnale.

 

4. Anche tu, dopo il peccato, ti sei sentita inquinata, sporca, defraudata di un bene importante di cui prima non ne apprezzavi il valore.
Senti addirittura di essere meritevole di un castigo, non considerando che la situazione che stai vivendo è già un castigo, una punizione che ti sei data da te stessa.
Tu adesso attendi un’altra punizione: quella divina su te stessa o suoi tuoi cari. E questo ti spaventa.

 

5. Ebbene, in ordine a questo ti consiglio due cose.
La prima è la confessione sacramentale, mediante la quale sfuggi all’influsso del tuo avversario (il demonio) sotto il quale inavvertitamente ti sei messa.
Così per i meriti di Cristo, che il sacerdote riversa sulla tua anima con le parole e il gesto dell’assoluzione sacramentale, “dove è abbondato il peccato, viene a sovrabbondare la grazia” (cfr. Rm 5,20). 
La misericordia e la benevolenza di Dio non troveranno ostacoli nell’essere riversati sulla tua anima.

 

6. E il castigo meritato?
A questo castigo si è auto sottoposto Gesù Cristo al posto tuo e per amor tuo.
“Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. 
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” (Is 53,5-7).
Quando andiamo a confessarsi dobbiamo sempre tenere lo sguardo fisso su di lui, sul suo amore per noi.
Vedi come è da amare Gesù: nessuno si è sottoposto al castigo al posto nostro come ha fatto Lui!

 

7. La seconda cosa che ti consiglio: vai dalla Madonna, domandale perdono e dille che ti tenga accanto a Lei.
Perché la Madonna?
Senti che cosa dice il Santo Curato d’Ars: “La Vergine santissima è sempre così buona che ci tratta sempre amorosamente e non ci castiga mai. 
Il Figliolo ha la sua giustizia, ma la Madre non ha che l’amore suo” (MONNIN, Vita del beato Curato d’Ars, p. 385). 
Quando il Signore ci vede rifugiati da sua Madre, allora anche lui – si direbbe - lascia da parte la giustizia e ci usa misericordia.

 

8. Domani è la festa della Madonna assunta in cielo.
Se non l’hai ancora fatto, vai subito alla confessione.
Tutto quello che l’umile confessione dei tuoi peccati ti costerà, offrilo alla Madonna, sia il tuo gesto concreto di affetto per Lei.
È bello poter offrire qualcosa alla Madonna.

 

Ti accompagno con la mia preghiera, ti affido alla Madonna assunta in cielo e ti benedico. 
Padre Angelo



     



[Modificato da Caterina63 25/03/2015 08:17]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)