00 27/04/2016 10:32

  Un sacerdote risponde

La mia ragazza dice che nei rapporti sessuali non cerca il mio corpo, ma la mia anima e che non intende smettere perché Dio sa che non facciamo nulla di male

Quesito

Caro Padre Angelo,
Sono un ragazzo di 20 anni, ho una famiglia stupenda che mi ha accostato sin da piccolo alla chiesa e a Dio ma era ormai da 2-3 anni che non andavo in chiesa, a messa la domenica e mi manca da tanto una buona confessione...
questo ultimo periodo però mi sono accostato molto alla religione grazie a delle testimonianze sulla madonna di medjugorje...
ho iniziato a dire da una settimana il rosario ogni sera e ogni giorno che passa mi sento sempre più peccatore e leggendo ho scoperto che molte cose che pensavo non fossero dei peccati invece lo sono...
ecco ho bisogno di un aiuto perché sto fidanzando già da 3 anni con una ragazza e abbiamo fatto l'amore...
io facendo l'amore non penso al suo corpo ma penso solo a lei come persona...io la amo e l'amore lo faccio solo per stare attaccato strettamente a lei in una sola cosa in quel momento...è un peccato grave questo? E io in questo periodo le ho anche detto di aspettare al matrimonio per unirci ma lei continua a dirmi che non c'è niente di male e che anche lei lo fa per un'unione non con il mio corpo ma con la mia anima e non vuole smettere di farlo perché dice che Dio lo sa che non stiamo facendo niente di male...ho provato a spiegarglielo ma poi mi sono fermato per paura che mi lasciasse. Io ho voglia di cambiare ma se lei continua a andarmi contro io chiedendo scusa al Signore penso di continuare a farlo perché non voglio perderla...su altri punti poi lei mi va contro ed a me mi si blocca il cuore pensando che la sua anima se non cambia possa andare all'inferno...cosa posso fare ? Sono davvero confuso.
Grazie.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. sono più di cinque mesi da quando mi hai scritto. Purtroppo non sono riuscito a risponderti prima. Me ne dispiace e te ne domando scusa.
 Quando mi hai scritto dicevi che da una settimana avevi cominciato a recitare ogni giorno il Santo Rosario. Mi auguro che tu prosegua per questa strada e che nel frattempo sia riuscito a fare anche una buona confessione.

2. Mi dici che pregando ti senti sempre più peccatore.
È naturale che sia così.
Quando in una stanza rimasta al buio per diverso tempo entra la luce se ne scopre tutta la sporcizia e appaiono ragnatele che prima non si pensava che ci fossero.
È una grazia grande quella di scoprire davanti a Dio la propria miseria.

3. Mi dici pure che attraverso varie letture ti stai accorgendo che tante azioni da te compiute sono un peccato e non lo sapevi.
Tra queste i rapporti sessuali con la tua ragazza, che non ti paiono un peccato.
Ebbene, in questo momento della tua vita assomigli a quel cieco che era stato guarito progressivamente dal Signore e che all’inizio della guarigione interrogato dal Signore su che cosa vedesse, rispose: “vedo come degli alberi che camminano”
Te ne riporto il passo: “Giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa” (Mc 8,22-25). 

4. Venendo adesso al nodo della tua mail: mi dici fai l’amore con la tua ragazza, che non cerchi il suo corpo, ma la sua anima.
E che anche lei attesta la stessa cosa: non cerca il tuo corpo, ma solo la tua anima.
Viene spontaneo dire: se non cercate il corpo, ma l’anima, perché invece cercate di unire i corpi?
Avete molte cose che attendono di essere unite nelle vostre anime!
Tra queste realtà vi è anzitutto la condivisione delle cose spirituali, di quello che Dio vi dice e vi dona.
Vi sono poi le realtà che intendete costruire: la famiglia, il matrimonio, l’impegno vivo all’interno della Chiesa e della società per esserne membra attive.
Vi sono poi molti altri valori o principi spirituali e morali che costituiscono la travatura della vostra esistenza.
E queste cose non si uniscono mediante i corpi, ma diversamente, e cioè attraverso lo spirito.

5. Tra queste realtà da unire vi sono anche i principi che orientano, plasmano e vivifìcano la vostra vita affettiva 
A cominciare dai rapporti sessuali prima del matrimonio sui quali cominci ad essere dell’idea che bisognerebbe sospenderli.
E in realtà sono da sospendere perché sono in se stessi falsificati.
E questo almeno per un  doppio motivo: 
primo perché sono privati del loro intrinseco ordinamento a suscitare la vita;
secondo, perché privati di questo elemento intrinseco cessano di essere atti in cui ci si dona in totalità. Non sono più atti di amore incondizionato, vero, totale ed esclusivo.

6. Tu ti accorgi che in questi atti c’è qualcosa di fondamentale che ad essi manca. Magari non sai dire esplicitamente che cosa manchi, ma lo avverti.
Forse la tua ragazza lo avverte di meno o non lo avverte affatto perché  asserisce che Dio sa che non fate nulla di male.

7. Allora ti dico questo: prova a chiedere alla tua ragazza perché Dio ha proibito la fornicazione.
Per fornicazione s’intende il rapporto sessuale fra persone non ancora sposate.
Ecco alcuni testi: “Guàrdati, o figlio, da ogni sorta di fornicazione” (Tob 4,12); Ef 5,3 “Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi - come deve essere tra santi” (Ef 5,3); “Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - cioè nessun idolatra - ha in eredità il regno di Cristo e di Dio” (Ef 5,5); “Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo” (1 Cor 6,18); “Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza… Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio” (Gal 5,19.21).

8. Dobbiamo essere persuasi solo di questo: che se Dio la proibisce, non lo fa per un tornaconto personale. Sarebbe sciocco pensarlo.
Se la proibisce, è solo per il nostro bene, perché il nostro amore sia puro, capace di diventare sempre più forte e somigliante al Suo, e cioè santo.
Ci si deve chiedere onestamente se i rapporti sessuali prematrimoniali facciano diventare sempre più puri e più santi.
Il più delle volte si assiste ad un allontanamento dal Signore.
San Tommaso dice, e l’esperienza lo attesta, che “massimamente per il peccato di lussuria l’uomo si allontana da Dio: l’uomo infatti si accosta a Dio attraverso azioni spirituali, e queste azioni spirituali vengono impedite dalla dilettazione lussuriosa” (Commento al libro di Giobbe, 31, inizio).

9. Rifletti anche su questo: la tua ragazza è così unita alla tua anima che se le dici di rimandare i rapporti sessuali al momento giusto e a quando avranno la possibilità di essere compiuti nella maniera giusta e secondo il loro giusto significato, è pronta a lasciarti.
Mi scrivi che non solo su questo punto, ma anche su altri la tua ragazza “ti viene contro e ti si blocca il cuore”.
Come vedi l’unione delle anime è ancora tutta farsi.
Anzi, vedi come è fragile.
C’è da dire: le vostre anime non si sono ancora unite.
L’unione delle vostre anime è ancora tutta da fare.
È stata bloccata dalla concupiscenza la quale vi dava l’impressione di unire le anime.
Mi dispiace che la tua ragazza “ti venga contro e ti si blocchi il cuore”.
Se ti amasse con amore puro sarebbe contenta di renderti lieto.

10. Lei dice che non fate nulla di male, ma intanto la vostra unione è diventata più fragile.
E questo perché è legata alla concupiscenza, al timore di lasciarvi, e forse anche da brutti pensieri qualora rimanesse incinta.
Il vero amore non può portare a questo.
Il vero amore rende fedeli.
Il vero amore rende forti.
Il vero amore rende accoglienti e generosi.

11. Il Signore sta entrando come luce nella tua vita. 
E sta entrando come luce anche nel rapporto con la tua ragazza.
Questo rapporto, che ora è fragile e abbastanza rovinato, ha bisogno di essere curato e raddrizzato per poter conservarsi.
Sei ancora in tempo. Puoi raddrizzare e conservare tutto.
Ma questo può avvenire solo se ti fidi del Signore, solo se anteponi al pericolo di perdere la tua ragazza il pericolo di perdere il Signore.
Con Lui salvi tutto. 
Senza di Lui perdi tutto, compresa la tua ragazza, come l’esperienza attesta.
“Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori” (Sal 127,1).
Passeranno i cieli e la terra, ma non passeranno queste parole dette dallo Spirito Santo.

Ti auguro ogni bene per il progresso della tua vita cristiana e anche il felice progresso della relazione con la tua fidanzata.
Assicuro per tutti e due la mia preghiera e vi benedico. 
Padre Angelo




Un sacerdote risponde

Ho l'impressione che la misericordia predicata da Papa Francesco sia mal intesa e fonte di equivoci

Quesito

Buon pomeriggio padre Bellon,
Le vorrei chiedere una domanda che mi sta molto a cuore. Quando il Santo Padre Papa Bergoglio dice che Gesù perdona tutti i peccati perché è misericordioso, è giusto perché è così e tra l'altro lo dice il vangelo. Ma non mi sembra che questa parola sia abusata e resa come una parola strettamente umana? Mi spiego. Dio è talmente buono che ha mandato il Figlio suo per vincere ogni sorta di male compreso il maligno. Ma per ottenere misericordia bisogna anche pentirsi e non peccare più altrimenti noi umani facciamo della misericordia di Dio una barzelletta e cioè che ogni essere umano fa quello che gli pare ed alla fine della vita, sapendo che Dio perdona sempre, pur vivendo nella più disordinata vita, e cioè uccidendo, sgozzando, e tutto quello che stiamo vedendo e sentendo nel mondo, si arroga il fatto che Dio lo dovrebbe perdonare.
Ci sono molti passi nel vangelo dove Gesù ci ammonisce e mi ricordo di un passaggio dove dice di passare per la porta stretta perché larga è la via che porta alla perdizione, e vi dico che molti vi entrano. Lo dice Gesù e tanto basta. Per concludere vorrei dirle che non dobbiamo prenderci gioco della misericordia di Dio altrimenti ci carichiamo di un'altro peccato ancora più grave di tutti gli altri. Che ne pensa? Pace e bene in Cristo Risorto. Aspetto una sua risposta.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. è facile equivocare sul concetto di misericordia.
Per molti è sinonimo di chiudere un occhio o anche di chiuderli tutti e due e lasciar correre.

2. Gesù nella parabola del buon samaritano ci mostra la vera misericordia:
“Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 
Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno»” (Lc 19,33-35).
Come vedi, ha usato misericordia chi si è preso cura di qual tale massacrato dai briganti e l’ha portato alla guarigione.
Sant’Agostino dice che “la misericordia è la compassione del cuore per le miserie altrui per cui uno si sente spinto a soccorrerlo” (De Civitate Dei, 9,5)..
E San Tommaso: “Spetta alla misericordia donare ad altri e, ciò che più conta, sollevare le miserie altrui” (Somma teologica, II-II, 30,4). 
E ancora: “La misericordia è una speciale profusione di bontà per rimuovere la miseria” (Commento al salmo 24). 
Mentre la bontà mira a ricolmare di bene una persona, la misericordia mira a sollevare dal male (Ib.).

3. Ma adesso contempliamo la misericordia in Dio di cui la nostra è una derivazione.
Sentiamo che cosa dice San Tommaso quando parla sulla misericordia di Dio.
Partendo da quanto dice il Salmo “Paziente e misericordioso è il Signore" (Sal 145,8) dice: “La misericordia va attribuita a Dio in modo principalissimo; non per quanto ha di sentimento o passione, ma per gli effetti che produce. 
A chiarimento di questo si osservi che misericordioso si dice chi ha un cuore pieno di commiserazione, perché alla vista delle altrui miserie è preso da tristezza, come se si trattasse della sua propria miseria. E da ciò proviene che egli si adoperi a rimuovere l'altrui miseria come la sua propria miseria. E questo è l'effetto della misericordia” (Somma teologica, I, 21, 3). 
Come vedi, anche qui la misericordia non consiste nel chiudere un occhio, ma nel togliere la miseria o il peccato che affligge una persona.

4. Continua San Tommaso: “Rattristarsi, dunque, della miseria altrui non si addice a Dio, ma ben gli conviene, in grado sommo, di liberare dalla miseria, intendendo per miseria qualsiasi difetto” (Ib.).
Intanto come vedi dice che in Dio non c’è la tristezza, con buona pace di quel teologo che continua a dire che Dio si rattrista a dispetto di San Giacomo il quale afferma che in Dio “non c'è variazione né ombra di cambiamento” (Gc 1,17).
Inoltre dice che Dio è misericordioso perché “libera dalla miseria, intendendo per miseria qualsiasi difetto” (Ib.).
Con tutta l’onnipotenza del suo essere Dio vuole liberare gli uomini dalle loro miserie e con tutta l’onnipotenza del suo essere fa di tutto perché la sua misericordia li raggiunga.
La sua misericordia può trovare solo un limite: nella libertà dell’uomo che la rifiuta.

5. Ora la Chiesa è chiamata ad essere il volto visibile di Dio.
Come la Chiesa vive per donare agli uomini la bontà di Dio, così vive per donare la sua misericordia.
Donare misericordia non è un optional per la Chiesa, ma è la sua stessa ragion d’essere.
Ma come la misericordia di Dio non consiste nel chiudere un occhio  e far finta che non ci sia il male, così la Chiesa usa misericordia al mondo e gli uomini nella misura in cui fa di tutto per liberarli dai mali fisici e morali che li affliggono.

6. San Tommaso sa che Dio è santità (e cioè verità e giustizia) ed è misericordia. Si domanda come la misericordia in Dio si componga con la sua giustizia. Ecco la risposta:
“Quando Dio opera con misericordia, non agisce contro la sua giustizia, ma compie qualche cosa oltre i limiti della giustizia: precisamente come se uno ad un tale a cui sono dovuti cento denari, dà del suo duecento denari; costui non agisce contro giustizia, ma opera con liberalità, o con misericordia.
Così pure se uno perdona l'offesa commessa contro di lui. Perché chi perdona, in qualche maniera dà: tant'è vero che l'Apostolo chiama il perdono una donazione: "Donatevi vicendevolmente, come Dio ha donato a voi in Cristo". Da ciò appare chiaro che la misericordia non toglie via la giustizia; ma è in qualche modo coronamento della giustizia. Per questo dice S. Giacomo che "la misericordia trionfa sul giudizio" (Somma teologica, I, 21, 3, ad 2).
Dio mostra la sua misericordia perché porta l’uomo al pentimento e là dove l’uomo ha peccato riversa il Sangue del Signore, quel Sangue che non soltanto ripara il peccato secondo giustizia, ma arricchisce il peccatore pentito con i meriti infiniti di Nostro Signore.
Così parimenti è chiamata a fare la Chiesa.

7. La vera misericordia dunque è quella che mira alla conversione dei peccatori.
E questo è quanto scrive Papa Francesco nella Bolla Misercordiae vultus, con la quale indice il Giubileo della misericordia”: “Nelle parabole dedicate alla misericordia, Gesù rivela la natura di Dio come quella di un Padre che non si dà mai per vinto fino a quando non ha dissolto il peccato e vinto il rifiutocon la compassione e la misericordia” (n. 9). 
Intanto la prima condizione per avere misericordia nei confronti delle debolezze e dei peccati umani è il perdono.
Per perdono non s’intende dire che va tutto bene, che si debba confondere il male col bene. 
No, il male resta male e un male talvolta odiosissimo.

8. In che cosa consiste allora? 
Dice Papa Francesco: il perdono consiste nel “lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta” (Ib.).
Per questo San Paolo dice: “Non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al diavolo” (Ef 4,26-27).
Questa è l’apertura d’animo mostrata da Dio nei confronti degli uomini e  da lui infusa nei cuori mediante la grazia.

9. Come si vede, la misericordia predicata da Papa Francesco è la misericordia predicata e insegnata da sempre.
È la misericordia che vuole vincere il male, non quella che lascia nel male.
È la misericordia che vuole vincere il peccato, non quella che lascia nel peccato.
E vuole vincere il male e il peccato mostrando un animo pronto alla riconciliazione e al perdono perché, pur rimanendo il dispiacere per il torto subito, non conserva verso chi si é lasciato vincere dal male “il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta” (Ib.).

10. La misericordia vuole suscitare nell’animo del peccatore i medesimi sentimenti e con questi la consapevolezza di aver sbagliato e la necessità di riparare il male fatto.
Solo a questo punto la misericordia ha realizzato i suoi effetti.
Diversamente rimane solo nell’animo di chi è misericordioso, come è rimasta nell’anima di Gesù fino alla fine nei confronti di Giuda che l’aveva deliberatamente rifiutata. Questa misericordia non  stata sufficiente per salvarlo. E non perché fosse troppo debole (anzi!), ma perché Giuda non vomito che raggiungesse il suo cuore.

Ti ringrazio di avermi dato l’opportunità di precisare questi concetti con i testi alla mano, in particolare con  quello che Papa Francesco ha scritto.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo





Un sacerdote risponde

Io e mia moglie non stiamo applicando il magistero della Chiesa per quanto riguarda i metodi anticoncezionali e ci chiediamo se la Chiesa non debba rivedere il suo insegnamento

Quesito

Gentilissimo Padre,
Le scrivo in un momento di profonda riflessione nata quasi per caso (anche se al caso non credo in questa particolare circostanza).
Sono sposato ormai da 15 anni, ho due figli desiderati e amati da noi genitori. Nella mia vita (ho poco più di 40 anni) ho cercato di osservare, pur con le cadute della mia fragilità umana, i comandamenti, ho studiato all'Università Cattolica, ho dato esami di teologia, sono stato catechista per anni, frequento la parrocchia, centro nevralgico anche della vita di crescita dei nostri figli, mi confesso frequentemente così come partecipo all’Eucaristia domenicale. Ma…
…Io e mia moglie non stiamo applicando il magistero della Chiesa per quanto riguarda i metodi anticoncezionali. In pratica non usiamo quelli cosiddetti naturali ben consigliati dalla Humanae Vitae. Il problema è che in questi giorni ho ripreso in mano, non so perché, questo argomento e ho iniziato a documentarmi (cosa che avrei evidentemente dovuto fare prima). Il sito dove Lei periodicamente scrive mi ha sicuramente illuminato ma nello stesso tempo, dalle Sue risposte, sempre così pragmatiche, non ho trovato una via convincente.
Mi rispecchio nelle parole enunciate dai due laici brasiliani Arturo e Hermelinda As Zamberline, responsabili regionali di un movimento di spiritualità coniugale presente in 70 paesi,  che davanti al Sinodo dei Vescovi in Ottobre 2014 hanno detto “i metodi contraccettivi naturali sono buoni ma nella cultura attuale ci sembrano privi di praticità” e “le coppie cattoliche nella grande maggioranza non rifiutano l’utilizzazione di altri metodi contraccettivi”.
Le loro parole sono d’altra parte lo specchio delle risposte al questionario che il Santo Padre ha inviato a tutte le parrocchie del mondo con una serie di domande su temi molto attuali. La chiesa tedesca che per prima ha reso noti i risultati del sondaggio ha svelato come la stragrande maggioranza dei cattolici tedeschi non applichi i metodi naturali e non si senta neppure in obbligo di confessare tale scelta.
Neppure io ho mai sentito necessario confessarmi di questa scelta in quanto ho sempre trovato giustificazione nel fatto che io e mia moglie ci siamo aperti alla vita e i nostri figli ne sono la prova vivente. Oggi continuiamo ad amarci e riteniamo di  unirci nell’atto sessuale come dono reciproco l’uno verso l’altro. Non riesco a vedere una colpa così grave nell’utilizzare metodi che consentano la paternità e maternità responsabile; eppure per la Chiesa si tratta addirittura di peccato mortale. Questo mi ha scosso, me ne sono confessato ma come ho detto al confessore più per paura delle conseguenze che per la certezza che sia giusta questa limitazione alla scelta in coscienza degli sposi. Anche il confessore mi ha detto che le posizioni su questo argomento sono varie. 
Le sue risposte confrontate con quelle di altri teologi ne sono ulteriore prova. La sua intransigenza in tutte le sue risposte su questo tema, caro Padre, mi ha profondamente toccato. Trovo maggiore rispondenza alla Chiesa che ama i suoi figli nel “Vademecum per i confessori su alcuni temi di morale attinenti alla vita coniugale” in cui viene riconosciuto  alla coscienza della persona la capacità di valutare e decidere il comportamento da scegliere e da vivere. In questo caso la coscienza potrebbe esprimere un giudizio diverso dal giudizio del magistero.
Padre Maurizio Faggioni, docente di Teologia Morale, in un bell’articolo di qualche tempo fa ripercorre l’ambito storico in cui l’Humanae Vitae fu scritta. Era doveroso in quel tempo che la Chiesa prendesse posizione su un tema che, lasciato senza una guida, avrebbe portato a ritenere lecito qualsiasi comportamento lassivo e noncurante dei valori altissimi di cui la sessualità umana è portatrice. Il teologo afferma che le decisioni in questo campo sono affidate, in ultima istanza, alla coerenza della coscienza cristianamente formata degli sposi che, fedeli ai valori del matrimonio e in ascolto fiducioso e pensoso degli insegnamenti del Magistero, dovranno formulare valutazioni e fare scelte, con la libertà e la trasparenza dei figli, davanti al Padre. E’ chiaro che il ricorso alla contraccezione ha risonanza morale diversa se configura uno strumento tecnicamente efficace per fare sesso “sicuro” in un contesto di promiscuità e libertinaggio o se si configura come un tempo o una fase dell’itinerario cristiano di una coppia che si sforza di vivere con impegno la sua vocazione all’amore e di crescere in essa (cfr Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio n.34 e il già citato Vademecum per i confessori).
In conclusione caro Padre, mi trovo molto combattuto tra il dover credere che il precetto della Chiesa sia giusto o pensare che sia solo il frutto di una presa di posizione che può minare la serenità degli sposi. Sicuramente Lei mi citerà esempi di sposi che hanno fatto la scelta del Magistero e sono felicissimi e tranquilli (e ci credo, non metto in dubbio tale scelta da loro fatta), ma d’altra parte io Le dico che non riesco ad accettare come peccato mortale la mia scelta (da equiparare all’omicidio? al furto? alla menzogna e alla violenza?). Non è che la Chiesa dovrà rivedere questa posizione così intransigente? Ora che sono consapevole di essere nel peccato mortale come potrò unirmi con mia moglie serenamente? Mi vengono alla mente le parole di Gesù "....anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili che voi neppure toccate con un dito....".
Mi illumini perché sono nel dubbio e mi affido alla Madre Celeste che spero possa intercedere presso il Figlio se stiamo sbagliando e ci consenta il perdono del Padre.
La ringrazio e La saluto cordialmente, 
Luca

 


Risposta del sacerdote

Caro Luca,
1. Ci sono tanti errori in quello che mi hai scritto. 
Quanto hanno detto su questo punto i due coniugi brasiliani non riflette la legge di Dio insegnata dalla Chiesa.
Né il  comportamento dei tedeschi costituisce un criterio normativo di condotta.
Il criterio veritativo, come ben sai, non è dato dalla condotta della gente, né è garantito dal comportamento della maggioranza.

2. La maggioranza della gente trasgredisce anche altri comandamenti, come il terzo che riguarda la santificazione delle feste. Ma questo non significa che il terzo comandamento abbia cessato di essere direttivo del comportamento umano.
Fai riferimento ad un articolo di Padre Faggioni, il quale dice che “le decisioni in questo campo sono affidate, in ultima istanza, alla coerenza della coscienza cristianamente formata degli sposi che, fedeli ai valori del matrimonio e in ascolto fiducioso e pensoso degli insegnamenti del Magistero, dovranno formulare valutazioni e fare scelte, con la libertà e la trasparenza dei figli, davanti al Padre. Il teologo afferma che le decisioni in questo campo sono affidate, in ultima istanza, alla coerenza della coscienza cristianamente formata degli sposi che, fedeli ai valori del matrimonio e in ascolto fiducioso e pensoso degli insegnamenti del Magistero, dovranno formulare valutazioni e fare scelte, con la libertà e la trasparenza dei figli, davanti al Padre”.
È chiaro che le decisioni del comportamento le prende sempre il singolo col suo giudizio di coscienza in questo campo come in tutti gli altri.
Ma Padre Faggioni ha parlato di “coerenza della coscienza cristianamente formata degli sposi che, fedeli ai valori del matrimonio e in ascolto fiducioso e pensoso degli insegnamenti del Magistero”. Che significa questo se non che gli sposi cristiani intendono obbedire a Dio che manifesta la sua volontà anche attraverso l’insegnamento autorevole della Chiesa da Lui stesso assistita?
Il Padre Faggioni non  ha detto che si può fare quello che si vuole. No, non l’ha detto. Né ha detto che l’insegnamento della Chiesa non sia vincolante per la formazione cristiana della coscienza degli sposi. Anzi, se soppesi le parole, ha detto il contrario di quanto hai pensato.

3.  Ed ecco l’insegnamento della Chiesa espresso in un’assise come quella del Concilio Vaticano II: “I coniugi cristiani siano consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa, docili al magistero della Chiesa, che in modo autentico quella leggeinterpreta alla luce del vangelo” (Gaudium et spes, 50).

4. Il Concilio offre anche l’interpretazione della norma divina e dà anche la valutazione della contraccezione.
Dice infatti: “Quando si tratta di comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale.
I figli della Chiesa, fondati su questi principi, non potranno seguire strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina” (GS 51).
Di fatto tu stai seguendo “strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina” (GS 51).
Non è una bella cosa né ti può lasciare tranquillo in coscienza.

5. Come puoi notare, il Concilio ha dato anche la valutazione sulla contraccezione coniugale: parla di integro senso della donazione umana.
Nella contraccezione non c’è l’integrità del dono, come ripetutamente ha insegnato San Giovanni Paolo II. 
Né viene coltivata la virtù della castità, che nel comportamento contraccettivo  abituale rimane una parola gettata al vento.

6. Né si può dire che essendo peccato grave la contraccezione venga valutata alla pari dell’omicidio. 
Ti faccio un esempio: si va in carcere perché si è omicidi e si va in carcere anche perché si è rubato.
I crimini sono diversi, ma sono ambedue gravi, sebbene uno sia più grave dell’altro, come viene determinato anche dalla pena.
Del resto anche il non santificare le feste per capriccio è un peccato grave e non è certo paragonabile all’omicidio.
Ciò non di meno non cessa di essere un peccato grave.

7. Ma ciò che forse si è oscurato in te è questo: che la valutazione del peccato grave non viene data in riferimento all’onesta naturale.
Anche chi non santifica le feste continua ad essere una persona onesta.
E anche chi fa contraccezione, come nel tuo caso, non cessa di essere persona onesta.
Si parla di peccato mortale in riferimento ad un altro criterio, che è di ordine soprannaturale, ed è quello della carità che consiste nell’avere la nostra volontà all’unisono con  quella di Dio. 
Infatti solo chi osserva i comandamenti ama il Signore: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama” (Gv 14,21).
Chi non li osserva non può dire di amare il Signore. È bugiardo, dice San Giovanni, e la verità non è in lui: “Chi dice: «Lo conosco» e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui” (1 Gv 2,4).
San Tomasso ricorda che “mortale è quel peccato che toglie la vita spirituale prodotta dalla carità, virtù in forza della quale Dio abita in noi: perciò è mortale per il suo genere quel peccato che per se stesso, cioè per la sua natura, è incompatibile con la carità” (Somma teologica, II-II, 35, 3).

8. Mi dici anche che il tuo matrimonio ha realizzato l’aspetto procreativo perché hai due figli. 
Questa obiezione se l’è presentata anche Paolo VI nell’Humanae vitae e risponde così: “Né a giustificazione degli atti coniugali resi intenzionalmente infecondi, si può invocare, come valida ragione,... il fatto che tali atti costituirebbero un tutto con gli atti fecondi che furono posti o poi seguiranno, e quindi ne condividerebbero l’unica e identica bontà morale...
È quindi errore pensare che un atto coniugale, reso volutamente infecondo, e perciò intrinsecamente non onesto possa essere coonestato dall’insieme di una vita coniugale feconda” (Humanae Vitae, 14).
Se fosse stato sufficiente il tuo ragionamento, il Papa avrebbe potuto esimersi dallo scrivere l’Humanae Vitae e Giovanni Paolo II dal tornarvi sopra mille volte.
In realtà la nostra santificazione e la nostra amicizia col Signore si costruisce atto dopo atto, soprattutto in atti nei quali uno impegna grandemente se stesso come avviene negli atti coniugali.
Come non basta andare Messa a Natale e a Pasqua per dire che si santificano le feste, così non è sufficiente dire che si sono messi al mondo due figli  per giustificare atti che non rispettano neanche la vera e integra donazione dei coniugi.
C’è vera donazione se si dona tutto, anche la capacità procreativa.
Perché a quegli atti, oltre la donazione, è intrinseca la finalità procreativa, della quale siete bene consapevoli, perché diversamente non ricorrereste alla contraccezione. E sapete anche che quegli atti non durano finché volete, ma di fatto per natura vengono meno quando è stata espletata la funzione procreativa.
È evidente pertanto che la contraccezione attua una manomissione del disegno del Creatore sulla sessualità e sull’amore umano.

9. Mi hai citato il Vademecum per i confessori del Pontificio Consiglio per la famiglia (12.2.1997).
Ma proprio questo Vademecum dice: “La Chiesa ha sempre insegnato l’intrinseca malizia della contraccezione, cioè di ogni atto coniugale intenzionalmente infecondo. Questo insegnamento è da ritenere come dottrina definitiva ed irreformabile.
La contraccezione si oppone gravemente alla castità matrimoniale
è contraria al bene della trasmissione della vita (aspetto procreativo del matrimonio), 
alla donazione reciproca dei coniugi (aspetto unitivo del matrimonio), 
ferisce il vero amore 
nega il ruolo sovrano di Dio nella trasmissione della vita umana” (n. 2.4).
Tu mi scrivi: “Non è che la Chiesa dovrà rivedere questa posizione così intransigente?”.
Hai sentito che cosa dice il Vademecum? “Questo insegnamento è da ritenere come dottrina definitiva ed irreformabile”.

10. Infine, ma il discorso diventerebbe troppo lungo, riguarda i metodi naturali, che non sono come tu li definisci metodi anticoncezionali. Scrivi infatti: “Io e mia moglie non stiamo applicando il magistero della Chiesa per quanto riguarda i metodi anticoncezionali. In pratica non usiamo quelli cosiddetti naturali ben consigliati dalla Humanae Vitae”.
No, i metodi naturali non sono “metodi anticoncezionali naturali”.
Sono un’espressione della virtù della castità, di autodominio, di vero dono, non di contraffazione del dono.
A questo proposito ti ricordo la grande affermazione di Giovanni Paolo II il quale dice che fra i due metodi vi è “unadifferenza assai più vasta e profonda di quanto abitualmente non si pensi e che coinvolge in ultima analisi due concezioni della persona e della sessualità umana tra loro irriducibili” (Familiaris Consortio 32), ed invita “ad approfondire la differenza antropologica e al tempo stesso morale che esiste tra la contraccezione e il ricorso ai ritmi infecondi” (Ib.).
Mi permetto di rimandarti ad un mio approfondimento su questo tema, fatto in tre puntate, sul nostro sito: La profonda differenza che passa tra la contraccezione e il seguire la legge di Dio nel matrimonio  pubblicate il 14, il 15 e il 16 aprile del 2010 (leggi tutto...) (leggi tutto...) (leggi tutto...).

11. Quando tu mi hai scritto era il 5 gennaio, poco dopo la prima sessione del Sinodo straordinario. E in quel periodo molti hanno detto e scritto cose sbagliate, dando l’impressione che la dottrina della Chiesa su questo punto fosse modificabile.
Se non che Papa Francesco ha avuto occasione di ribadire la validità della dottrina di Paolo VI. Lo ha fatto in particolare a Manila. Ha detto: “In un momento in cui si riproponeva il problema della crescita della popolazione, ebbe il coraggio di difendere l’apertura alla vita della famiglia. Lui conosceva le difficoltà che c’erano in ogni famiglia, per questo nella sua Enciclica era tanto misericordioso con i casi particolari e chiese ai confessori che fossero molto misericordiosi e comprensivi con i casi particolari. Però lui guardò anche oltre, guardò i popoli della Terra, e vide questa minaccia di distruzione della famiglia a causa della mancanza dei figli. Paolo VI era coraggioso, era un buon pastore e allertò le sue pecore sui lupi in arrivo”.
Ho voluto evidenziare l’espressione: “chiese ai confessori che fossero molto misericordiosi e comprensivi con i casi particolari”.
Ed è vero ed è ciò che io ripropongo in continuazione nel nostro sito: “E se il peccato facesse ancora presa su di loro, non si scoraggino, ma ricorrano con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (Humanae vitae, 25).
Dicendo ai fedeli di ricorrere con umile perseveranza chiede nello stesso tempo ai confessori di essere “molto misericordiosi e comprensivi con i casi particolari”, come interpreta Papa Francesco. 
Ma essere “molto misericordiosi e comprensivi” non significa dire che il male non è male, anzi in alcuni casi è anche un bene.
No, un conto è la norma e un  conto è la condotta dei fedeli.
Anche in questo caso mi piace citare il Vademecum: “La recidiva nei peccati di contraccezione non è in se stessa motivo per negare l’assoluzione. Questa non si può impartire solo se mancano il sufficiente pentimento o il proposito di non ricadere in peccato. Il confessore eviterà di aver sfiducia nei confronti della grazia di Dio e delle disposizioni del penitente, esigendo garanzie assolute umanamente impossibili” (nn. 5 e 11).
La purezza della dottrina non è inconciliabile con la misericordia nel tratto delle persone. Mi pare che sia la premessa per essere veramente misericordiosi.

12. Mi scrivi anche: “nel Vademecum per i confessori viene riconosciuto alla coscienza della persona la capacità di valutare e decidere il comportamento da scegliere e da vivere. In questo caso la coscienza potrebbe esprimere un giudizio diverso dal giudizio del magistero”.
Il Vademecum non dice che si può fare quello che si vuole.
Dice piuttosto che in alcuni casi di ignoranza della legge di Dio “è sempre valido il principio secondo il quale è preferibile lasciare i penitenti in buona fede in caso di errore dovuto ad ignoranza soggettivamente invincibile, quando si preveda che il penitente, pur orientato a vivere nell’ambito della vita di fede, non modificherebbe la propria condotta, anzi passerebbe a peccare formalmente. 
Tuttavia, anche in questo caso, il confessore deve tendere ad avvicinare sempre più tali penitenti attraverso la preghiera, l’esortazione alla formazione della coscienza, ad accogliere nella propria vita il piano di Dio e l’insegnamento della Chiesa” (n. 8). Il che è ben diverso.

13. Infine desidero fare un’osservazione: come vedi, su tutta la linea sei abbastanza lontano da quanto dice il Magistero e lo sembri addirittura accusare con quell’affermazione “Mi vengono alla mente le parole di Gesù "....anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili che voi neppure toccate con un dito....".
Questa citazione è fuori posto ed è offensiva nei confronti della Chiesa, di cui sei figlio. 
È fuori posto perché Gesù parlava delle leggi rituali e delle cerimonie che i dottori di quel tempo imponevano alla gente. E tu sembri applicarlo alla legge di Dio!
Penso che sia più giusto riconoscere i propri errori che legittimarli.
E dire che in un punto importante della vita purtroppo il peccato fa ancora breccia, come dice il beato Paolo VI e purtroppo si “nega il ruolo sovrano di Dio”.
E che convenga ricorrere “con umile perseveranza alla misericordia di Dio, che viene elargita nel sacramento della Penitenza” (Humanae vitae, 25).

14. A questo punto desidero dirti che la Chiesa ti affida un compito tutto contrario a quello che tu desideri da lei.
Mentre tu attendi una impossibile revisione della legge di Dio, la Chiesa ti dice: “E ora la nostra parola si rivolge più direttamente ai nostri figli, particolarmente a quelli che Dio chiama a servirlo nel matrimonio. La chiesa, mentre insegna le esigenze imprescrittibili della legge divina, annunzia la salvezza e apre con i sacramenti le vie della grazia, la quale fa dell’uomo una nuova creatura, capace di corrispondere nell’amore e nella vera libertà al disegno del suo Creatore e Salvatore e di trovare dolce il giogo di Cristo. (…).
Ad essi (gli sposi cristiani) il Signore affida il compito di rendere visibile agli uomini la santità "e la soavità della legge che unisce l’amore vicendevole degli sposi con la loro cooperazione all’amore di Dio autore della vita umana.
Non intendiamo affatto nascondere le difficoltà talvolta gravi inerenti alla vita dei coniugi cristiani: per essi, come per ognuno, è stretta la porta e angusta la via che conduce alla vita" (cfr. Lc 13,24).
Ma la speranza di questa vita deve illuminare il loro cammino, mentre coraggiosamente si sforzano di vivere con saggezza, giustizia e pietà nel tempo presente, sapendo che la figura di questo mondo passa” (HV 25).

15. Il Signore ti ha dato questo compito, il compito di essere con tua moglie apostolo della santità del matrimonio e della soavità della legge di Dio.
Pertanto ti esorto ad essere quello che devi essere davanti a Dio e davanti agli uomini senza sconti. 
Non cercare un sacerdote acquiescente alla tua situazione. 
Cercane uno che ti spinga alla santità. Non è così che si deve fare?
Cercane uno che ti aiuti ad essere umile, uno che ti purifichi dopo ogni caduta, che ti rialzi e ti faccia accostare al banchetto eucaristica come il Signore vuole.
Credo che questa sia la vera misericordia, quella che rende puri davanti al Signore.
Il buon samaritano ha lavato e curato le ferite di colui che era finito sotto le botte dei suoi rapinatori.
Il sacerdote e il levita che gli sono passati accanto e lo hanno lasciato così

[Modificato da Caterina63 27/04/2016 10:44]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)