Mentre l’assemblea capitolina, presieduta da Marino, ha dato il via libera all’istituzione del registro delle unioni civili, a livello nazionale prosegue il lavoro in Commissione Giustizia del Senato sul ddl Cirinnà in materia. Secondo le associazioni cattoliche il testo equipara le unioni civili al matrimonio aprendo la strada alle adozioni gay. In questo contesto il comitato “Sì alla famiglia” lancia un testo unico che non introduce nuove norme, ma offre un elenco di diritti che già spettano ai conviventi, ma di cui spesso si ignora l’esistenza. Lo spiega il presidente Massimo Introvigne al microfono di Paolo Ondarza :
Vogliono introdurre "matrimonio omosessuale" con adozioni
R. – In questo momento in Parlamento ci sono due alternative, per rispondere anche alle sollecitazioni della Corte Costituzionale su questa tematica. Ci sono proposte che vogliono introdurre qualcosa che si chiama ‘matrimonio omosessuale’, con pieno accesso alle adozioni, e c’è il disegno di legge Cirinnà, che vuole introdurre qualcosa che si chiama ‘unioni civili’, con una porta aperta alle adozioni. E, come diciamo non noi, ma l’onorevole Scalfarotto, sottosegretario, che si spende molto per questa materia, non si tratta di una cosa diversa dal matrimonio - lo ha detto lui in un’intervista a Repubblica – ma è la stessa cosa sotto un altro nome.
Pochi sanno che esistono già 33 diritti per i conviventi
D. – E voi come “Sì alla famiglia” che cosa proponete?
R. – “Sì alla famiglia” ha pensato, con un lavoro in cui sono stati coinvolti giuristi, magistrati e anche alcuni amici parlamentari - che poi presenteranno speriamo con una base ampia e trasversale – non ad una legge nuova ma ad un testo unico, che per definizione di testo unico è una ricognizione, una collazione dei diritti che i conviventi tutti - sia dello stesso sesso sia anche un uomo e una donna che convivono - già hanno nel diritto in vigore. Forse molti non conoscono questi diritti che ci sono già, ma sono 33, un elenco abbastanza impressionante, e sono i diritti che riguardano la visita in ospedale, la decisione su operazioni che mettono a rischio la vita, l’accesso alle cartelle cliniche, che riguardano la visita in carcere, che riguardano il risarcimento del danno. Perfino le misure e i risarcimenti in materia di usura, di mafia e di terrorismo, già nella legge in vigore si estendono alla protezione e al risarcimento del convivente, anche dello stesso sesso.
D. – Eppure chi chiede una legge ad hoc in materia sostiene che ciò che lei ha appena elencato manca per le unioni civili?
R. – Assolutamente sì e anche naturalmente nei confronti di una certa parte dell’opinione pubblica, specie cattolica, si dice che ci sono due proposte: c’è il matrimonio omosessuale e ci sono le unioni civili: “pigliatevi le unioni civili, che almeno non sono il matrimonio”. Ecco, da adesso le proposte sono tre: c’è il matrimonio omosessuale e ci sono le unioni civili o, come dice l’onorevole Scalfarotto, il matrimonio sotto altro nome, e poi c’è un testo unico che, senza nulla innovare, quindi senza in nessun modo favorire, organizzare, promuovere le convivenze, però è un testo che elenca, mette in ordine, fa chiarezza – come dice la Corte Costituzionale – su tutti quei complessi diritti - sono 33 – elencati dal testo, che il nostro ordinamento già riconosce alle persone che vivono una convivenza.
Sistema pensionistico potrebbe crollare
D. – Poi c’è la questione della reversibilità della pensione: chi chiede un riconoscimento delle unioni civili sostiene che questo è un punto mancante nell’attuale quadro legislativo…
R. – E’ qualcosa che è tipico del matrimonio, quindi è un primo segnale nei confronti di una totale equiparazione delle convivenze anche omosessuali, anzi solo omosessuali, nel progetto Cirinnà, al matrimonio. Ma a parte questo aspetto simbolico, molte voci ci hanno ricordato che ci sono anche problemi pratici. Già oggi lo Stato non ce la fa a pagare tutte le pensioni, se si aggiungessero anche queste il sistema pensionistico potrebbe veramente crollare.
Abbiamo culruta dei diritti ma non dei doveri
D. – Parlando di altre forme di matrimoni o unioni civili, spesso si dimentica che a diritti devono corrispondere doveri. Così accade nel matrimonio, riconosciuto dalla Costituzione…
R. – Senza dubbio. Oggi abbiamo una cultura dei diritti - lo ripete spesso Papa Francesco - e non abbiamo una cultura dei doveri. Nella nostra idea di raccogliere le norme esistenti in un testo unico, noi facciamo vedere che queste norme mostrano come da ogni convivenza derivino diritti e doveri. Di questi doveri nei testi legislativi non è che ci sia tanta traccia.
Intervista con mons. Galantino: c'è dittatura pensiero unico
Mons. Galantino con Papa Francesco - AP
Dalla questione del gender alle unioni civili, dalla figura del presidente della Repubblica italiana alle lobby in politica: tanti gli argomenti affrontati damons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, in una intervista rilasciata alla Radio Vaticana. Luca Collodi gli ha chiesto innanzitutto se ci sia, a suo avviso, un uso ideologico della politica oggi:
Falsità: fanno passare gender come educazione a tolleranza
R. – E’ sotto gli occhi di tutti che c’è questa strumentalizzazione ideologica di temi che hanno la loro importanza, che hanno bisogno di essere attenzionati. Io mi riferisco ad alcuni diritti individuali - questo è vero – però da qui ad assistere, come stiamo assistendo, ad una sorta di aggressione ideologica, di condizionamento ideologico e quindi di voglia di far prevalere il pensiero unico su alcuni temi specifici, mi sembra che sia sotto gli occhi di tutti. Lei ha citato il tema del gender…La falsità è un’altra: si è cercato di far passare questo discorso del gender come fosse soltanto una educazione alla tolleranza, un’educazione alla convivenza pacifica e quindi l’impegno ad educare ad essere più accoglienti nei confronti di altre realtà. Di fatto è diventato soltanto un grimaldello per portare nella scuola un fatto culturale molto chiaro, che scardina l’antropologia, che scardina la concezione della persona. C’è un equivoco di fondo! Anzitutto io sarei il primo a dire: “Ok, voglio parlare, voglio discutere e voglio capire cosa c’è da fare per evitare l’intolleranza”… Ma quando poi tu vieni e mi presenti una polpetta avvelenata sul piano culturale, allora tu non sei onesto culturalmente!
Unioni civili: attenti a “bullismo costituzionale”
D. – C’è poi la questione delle unioni civili …
R. - Quella delle unioni civili si pone su un altro piano: lì, noi abbiamo la confusione tra diritti individuali, che sono diritti sacrosanti, e il voler far passare questi diritti individuali come la strada che porta poi alla realizzazione del bene comune. E qui non ci siamo! Non ci siamo per tanti motivi. Intanto perché stiamo parlando di una realtà, quella della famiglia - fondata sul matrimonio di padre e madre, e figli - che tanto per cominciare è garantita dalla Costituzione: e allora chiunque fa passi che vanno avanti o al lato di questa realtà, cercando di scardinare dall’interno, a mio parere realizza una sorta di “bullismo costituzionale”. Più grave è quando questo viene fatto da coloro i quali dovrebbero essere, all’interno della struttura pubblica, garanti della Costituzione.
Politici e lobby
D. – Mons. Galantino, perché il governo e il parlamento faticano un po’ sulle famiglie a fare provvedimenti che aiutano le famiglie…
R. – Sanno benissimo cosa stanno facendo e sanno benissimo che stanno soltanto rispondendo, in questo momento, almeno per quel che appare all’esterno, ad alcune lobby. Punto e basta!
Guardare ai veri problemi della gente
D. – Di fatto c’è una rottura tra popolo e politici…
R. – E’ questo che dovrebbe preoccupare un poco di più i nostri politici e cioè che stanno investendo energie – non so se in energie culturali, perché ne vedo molto poche in giro, devo dire la verità – stanno investendo tempo soprattutto per trattare argomenti che saranno – lo ripeto – importanti per alcune persone, probabilmente anche numericamente rilevanti, ma che non sono i problemi che in questo momento attanagliano veramente la gente.
Un presidente che sia portavoce di chi non ha voce
D. – L’elezione di un capo dello Stato autorevole e vicino alla gente può avvicinare, può far superare questo problema? Può far riavvicinare la gente alla politica?
R. – Secondo me, sì. Soprattutto se il futuro capo dello Stato sarà una persona che ha il coraggio di dire ai nostri amministratori pubblici, di farsi portavoce di chi voce non ne ha; se sarà capace di imporre, per quello che gli permette evidentemente la Costituzione, anche un’agenda politica che sia più realistica, più vicina alla vita delle persone.
Libertà di espressione non diventi insopportabile volgarità
D. – La minaccia possibile di un terrorismo islamico preoccupa, soprattutto nel fatto che possa mettere in discussione l’integrazione tra culture e popoli diverse anche in Italia?
R. – Questo problema lo porrei sul piano culturale. E’ successo che, di fronte ad un utilizzo – si dice – della libertà, c’è stato chi ha detto: “No! La tua libertà finisce dove comincia la mia sensibilità”. E’ stato detto in una maniera sbagliata, sbagliatissima, perché quello che è successo a Parigi è atroce: non si uccide assolutamente! E’ sacrosanta la posizione di Charlie Hebdo, quando chiede libertà di espressione. Però stiamo anche attenti, perché “Je ne suis pas Charlie” quando la libertà, la sacrosanta libertà viene confusa con l’auspicabile satira e con la insopportabile volgarità. Lì, questo è avvenuto.
La dittatura del pensiero unico
D. – Vuole aggiungere qualcos’altro su questo tema?
R. - Allora io aggiungerei una piccola cosa, che è un fatto di costume culturale, chi ha usato la libertà lì, è stato ucciso e tutti – grazie a Dio! – abbiamo detto: questo non bisogna farlo! Però vediamo cosa succede in Italia: se uno si permette di eccepire – come sto facendo io, qui, in questa sede – sulla correttezza di quello che sta avvenendo sul gender o se uno in pubblico si permette di eccepire su quello che il sindaco Marino ha fatto nell’Aula Giulio Cesare tre giorni fa, io vengo condannato all’emarginazione, io vengo ridicolizzato. Allora lì abbiamo detto che la libertà serve e va garantita; io la libertà di dire che a me il discorso del gender sembra veramente una forzatura, anzi una “dittatura del pensiero unico”, io questo non posso dire! Dire al sindaco Marino che negli stessi ambienti in cui lui ha aperto i registri per le unioni civili, prima si parlava di "panem et circenses": ecco che la gente il pane lo va a trovare alle mense Caritas, lo va a trovare in altre realtà, anche non cattoliche, e il “circenses” lo trova lì dentro. Se io dicessi questo, finirei alla gogna… Dico: stiamo attenti, perché qui si usano due pesi, anzi tre pesi, quattro pesi, e tantissime altre misure a seconda della lobby che si vuole servire, a seconda delle logiche che si vogliono perseguire.