00 20/12/2013 10:20

     La parola del Vescovo

  di mons. LUIGI BRESSAN, arcivescovo di Trento


"Dimora consacrata di Dio..."

«Egli ha posto la sua tenda in mezzo a noi» (Gv 1,14). Dove abita Dio? È la domanda che attraversa la storia dell'umanità e che ha trovato molte e diverse risposte, simili però per un particolare: l'uomo è portato a concepire Dio come un essere lontano e irraggiungibile.

Irrompe allora come una notizia straordinaria l'annuncio degli angeli nella notte di Natale: Dio è qui, il Salvatore è con voi, è presente ed è un bambino. L'Infinito che i cieli dei cieli non possono contenere, colui che supera i tempi e la storia, l'immenso Creatore del mondo, ora ha una casa e questa casa è la nostra umanità.

Beato Angelico (1395 ca.-1455), Madonna con Bambino, angeli e santi, chiesa di san Domenico, Fiesole (Firenze, foto JARACH)

Maria ricorda tutto questo: Dio non ha scelto un palazzo, o una regola perfetta, o un libro per essere presente, ma ha preferito la debole e fragile condizione umana perché nessuno possa sentirsi troppo piccolo e povero da non poterlo incontrare.

Maria è colei che non si impone e preferisce l'accoglienza e la condivisione al parlare arrogante e sapiente. La sua grandezza sta nella scelta di fare spazio a Gesù e di custodire, nelle vicende difficili e tumultuose che la vita nasconde, la capacità di lasciargli sempre un posto, affinché da lui e per lui tutto il resto acquisti un senso.

La conclusione dell'Annunciazione con quel «Si faccia di me secondo la tua parola» mostra la piena disponibilità di Maria d'essere abitata dallo Spirito Santo: è lui infatti che rende santi i nostri corpi (cf Rm 8,11; 1Cor 3,16). Maria accolse Dio non soltanto nel suo corpo, ma soprattutto nel suo cuore, nella sua vita, e quindi è icona della umanità nuova, poiché in essa ora c'è Cristo. Con il suo cammino fin dai primi mesi del concepimento, rende visibile il desiderio di Dio di essere dono per ciascuno.

L'invocazione a Maria con la litania Dimora consacrata di Dio, prega per noi ci aiuti ad essere sempre più casa accogliente per la Parola di Dio e per il fratello più povero che attende speranza.

mons. Luigi Bressan,
arcivescovo di Trento


 




esigenza

«Anima, se ti pare che abbastanza vagabondammo per giungere a sera, vogliamo entrare nella nostra stanza, chiuderla, e fare un po' di primavera?». È l'invito che il poeta Umberto Saba rivolge a se stesso, avvertendo il bisogno di fare silenzio, di raccogliersi nel proprio intimo, solo in compagnia della propria anima, per ritrovare «un po' di primavera», per rinascere, per rinnovarsi.

La suggestiva immagine richiama un'esigenza presente in ciascuno di noi, anche se non sempre ci appare così chiara ed impellente. San Bernardo, sapiente conoscitore dell'umana natura e dei percorsi di fede, raccomandava ai suoi confratelli: «Sia tua cura di sceglierti un luogo a parte in cui, come un porto tranquillo, ti possa, di quando in quando, ricoverare». Riprendendo l'accostamento fra le acque calme e la quiete interiore, san Giuseppe Cafasso così definiva l'importanza del silenzio: «Il cristiano che ama il raccoglimento è come il fiume che sta tranquillo nel suo letto e mantiene le sue acque chiare, limpide e pure».

F. Hayez, Madonna (1869), galleria Tadini, Lovere (Bergamo).

F. Hayez, Madonna (1869), galleria Tadini, Lovere (Bergamo).

Il silenzio della propria camera, la tranquillità del porto, la purezza delle acque rimandano il nostro pensiero alla Vergine Maria e alla sua consuetudine al raccoglimento, in ascolto del suo Signore. Nei bellissimi mosaici creati dall'artista padre Marko Ivan Rupnik spesso la Madonna è ritratta accanto al rotolo della Parola di Dio, in atteggiamento adorante, di adesione, quasi di protezione; a volte il legame è così intenso da evocare una suonatrice d'arpa: Maria fa vibrare le corde del Creatore, ma nello stesso tempo è intenta a sentire la voce che riecheggia dentro di lei. Fare silenzio nella propria anima per poterla riempire di Dio, per far crescere in noi quella sapienza del cuore che lei ha coltivato. Ci ricorda Paolo VI nella Marialis cultus: «La Vergine è stata sempre proposta dalla Chiesa all'imitazione dei fedeli perché, nella sua condizione concreta di vita, aderì totalmente e responsabilmente alla volontà di Dio, ne accolse la parola e la mise in pratica; perché la sua azione fu animata dalla carità e dallo spirito di servizio». Ed è nella contemplazione, non con il ragionamento, che la Madonna ha maturato la sua radicale accoglienza, la docilità consapevole di tutto il suo essere a Cristo. "Pensosa a meditare" la descrive il Vangelo, indicando così un atteggiamento permanente in Maria, sempre disponibile all'ascolto, alla riflessione, alla contemplazione ed alla preghiera..

Per noi, umili figli devoti, è confortante sapere che la Madre ci aiuta a trovare nella nostra giornata quei momenti di raccoglimento che ci permettono di rinnovarci.

Madì Drello
Madre di Dio maggio 2011


 




Lei, cuore della fede

La presenza attiva di Maria contribuisce ad evitare i rischi di visioni particolari della ricerca di Dio e del nostro credere.

Fin dai primi tempi della Chiesa l'educazione dei neofiti si realizzava mediante l'iniziazione cristiana, che comprendeva, oltre agli insegnamenti delle verità da credere (finalizzate attorno a Cristo, centro della storia della salvezza), la mistagogia che svelava gradualmente il significato dei vari segni liturgici, in primo luogo il complesso dei segni battesimali, la conversione dal modo di vivere pagano ad uno configurato a Cristo e, infine, l'esperienza progressiva della vita della comunità ecclesiale e l'inserimento intimo in essa.

Giovanni Paolo II in Oriente (1984): un momento del Battesimo di 72 catecumeni a Kwangju (Corea del Sud).

Giovanni Paolo II in Oriente (1984): un momento del Battesimo di 72 catecumeni a Kwangju (Corea del Sud; foto GIULIANI).

L 'iniziazione cristiana è anche mariana. È facile evidenziare il ruolo di Maria nell'iniziazione cristiana, ruolo legato direttamente al fatto che essa è la madre di Cristo, il Verbo fatto carne che estende la sua opera salvifica nell'esistenza del battezzato. La presenza di Maria è contenuto essenziale della fede professata durante l'immersione nell'acqua battesimale.

La seconda parte della professione di fede riconosce il ruolo di Maria come presenza attiva nella storia della salvezza: «Credi tu in Gesù Cristo, il Figlio di Dio nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, che morì e fu sepolto, che risorse vivo dai morti al terzo giorno, che è salito al cielo, che siede alla destra del Padre e che verrà a giudicare i vivi ed i morti? Credo».

Diversi studiosi sottolineano il valore di alleanza di questo momento del rito battesimale: «Il fatto che la formula battesimale sia simultaneamente anche una professione di fede è già sufficiente per qualificare il sacramento come un incontro dell'azione salvifica di Dio con la risposta di fede dell'uomo e per indicare che la salvezza donata nel Battesimo è in ogni caso una salvezza di alleanza».

E Maria, «arca dell'alleanza», è presente sia come madre di Cristo e della Chiesa, sia come contenuto esplicito della nostra fede battesimale. È meraviglioso pensare che, ogni volta che un battezzando professa il suo Credo, tutta la Chiesa sostiene il suo atto di fede cristiano e mariano. La nuova vita battesimale comunicata ad ogni battezzato è vita trinitaria, ecclesiale e mariana.

Sabato santo, 19.4.2003, Duomo di Milano: conferimento del Battesimo ad un adulto da parte del card. Dionigi Tettamanzi (foto BELLUSCHI).

Sabato santo, 19.4.2003, Duomo di Milano: conferimento del Battesimo ad un adulto da parte del card. Dionigi Tettamanzi (foto BELLUSCHI).

Maria: «stella dell'evangelizzazione». La vita battesimale si inserisce e si espande nel mondo e nella storia incarnandosi nelle più svariate culture e lievitandole dall'interno verso una pienezza di vita in Cristo.

Basterebbe il solo paragone tra la liturgia della Chiesa orientale e quella della Chiesa occidentale per riconoscere come l'unica fede mariana si è espressa in modalità tanto diverse e tanto complementari. Lo stesso avviene tutte le volte che il cristianesimo entra in dialogo con le «culture altre» che, anche quando appaiono semplici e primitive, posseggono tale ricchezza intima che solo il dinamismo genuino del Vangelo può adeguatamente ridestare e portare a perfezione.

Certamente nessuno pone sotto silenzio la raccomandazione del Concilio che «esorta caldamente i teologi e i predicatori della Parola ad astenersi con ogni cura da qualunque falsa esagerazione, come pure dalla grettezza di mente, nel considerare la singolare dignità della Madre di Dio»; ma tutti si è convinti, oggi, delle intuizioni di Paolo VI che vedeva in Maria la «stella dell'evangelizzazione », e di un'evangelizzazione intimamente inculturata tra gli uomini di oggi.

Al mattino di Pentecoste, ella ha presieduto con la sua preghiera all'inizio dell'evangelizzazione sotto l'azione dello Spirito Santo: è lei la «stella dell'evangelizzazione» sempre rinnovata che la Chiesa, docile al mandato del suo Signore, deve promuovere e adempiere, soprattutto in questi tempi difficili, ma pieni di speranza. La problematica dell'inculturazione si connette, nei nostri ambienti di antica tradizione cristiana e di profonda devozione mariana, alla problematica della pietà popolare.

Nella cultura odierna assistiamo ad un movimento di ritorno alle origini e alle radici della propria cultura. È lo sforzo di ristabilire un equilibrio con le forze che, d'altra parte, tendono a globalizzare la nostra visione del mondo, degli uomini, della storia e della salvezza.

La presenza attiva di Maria, incarnata nella vita e nella religiosità della gente comune, contribuisce ad evitare i rischi di visioni particolari della ricerca di Dio e della nostra fede. Paolo VI esortava i capi delle comunità ecclesiali a trovare idonee «norme di comportamento nei confronti di questa realtà, così ricca e insieme così vulnerabile. Prima di tutto, occorre esservi sensibili, saper cogliere le sue dimensioni interiori e i suoi valori innegabili, essere disposti ad aiutarla a superare i suoi rischi di deviazione. Ben orientata, questa religiosità popolare può essere sempre più, per le nostre masse popolari, un vero incontro con Dio in Gesù Cristo».

Maria e i contenuti della fede. I contenuti della fede cristiana, a partire dalla centralità del mistero di Cristo, dicono riferimento intrinseco al mistero di Maria. Questo è l'insegnamento del Vaticano II: «Volle il Padre delle misericordie che l'accettazione di colei che era predestinata a essere la madre precedesse l'incarnazione, perché così, come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita. E questo vale in modo straordinario della Madre di Gesù, la quale ha dato al mondo la Vita stessa che tutto rinnova» (LG 56).

Per Maria i luoghi dell'apprendimento della scienza di Dio, sotto la guida dello Spirito, non sono state le aule scolastiche, ma i luoghi della vita quotidiana, consumata nell'amore per Dio e per il prossimo: la casa di Nazaret, la casa di Elisabetta, il luogo del parto a Betlemme, la via verso l'Egitto e quella del ritorno a casa, il Tempio di Gerusalemme, la vita nascosta a Nazaret, la festa di nozze a Cana, il Golgota, il Cenacolo.

Sono allora gli atteggiamenti interiori di Maria, quali il silenzio, il custodire nel cuore, la risposta della fede senza riserve, l'andare missionario, l'attenzione ai bisogni del prossimo, la fortezza nell'ora della prova..., a rilevare il lavoro dello Spirito nel cammino spirituale della Madre di Cristo e della Chiesa.

Il silenzio, qualificante il discepolato di Maria più delle parole, è infatti lo spazio per accogliere nei cuori la piena risonanza della voce dello Spirito Santo: occorre far silenzio dentro di sé, affinché possa esprimersi l'Ospite dolce dell'anima, perché egli porti nei cuori la conoscenza e l'esperienza di Dio, dal quale fiorisce la preghiera.

Il cantico del Magnificat, mentre esprime la comprensione di Maria dei misteri di Dio, visibilizza l'efficacia del magistero dello Spirito nell'animo della discepola della Sapienza. Fermarsi soltanto a contemplare in Maria la donna docile alla voce dello Spirito non è tuttavia sufficiente. Occorre dilatarsi all'azione dello Spirito, sul suo esempio e sotto il suo magistero: da discepola dello Spirito ella è diventata maestra nell'insegnare la scienza di Dio, elargita dallo Spirito.

Giuseppe Daminelli, smm








Maria e i sacerdoti

«La Vergine fu il modello di quell'amore materno del quale devono essere animati
tutti i ministri della Chiesa».

Il Vaticano II, pur producendo una vasta e autorevole sintesi dottrinale nella Costituzione dogmatica ecclesiologica su Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa (cf Lumen gentium 52-69), non ha mostrato alcun interesse verso la questione teologica, devozionale ed iconografica della Virgo sacerdos, dando invece molta importanza alla dottrina ecclesiale sul ruolo di Maria in qualità di cooperatrice ed associata a Cristo nella storia della salvezza.

Un'associazione che ha avuto il suo momento cruciale all'immolazione del Calvario ove, come insegnaLumen gentium 58, con animo materno ella si associò al sacrificio del Figlio redentore. Tale associazione è stata anche teologale e teologico consenso della Madre all'oblazione del Figlio. Stando alla scuola del Concilio che ha ricuperato e valorizzato la grande tradizione patristico-mariologica meno legata alla dimensione dogmatica dell'evento mariano e più a quella teologico- teologale, si può ben dire con Lumen gentium 58 che la fede di Maria trova il suo punto culminante nella croce: «La fede – ha scritto Joseph Ratzinger – entra nella sua kenosi più profonda, sta nell'oscurità totale. Ma appunto così essa è partecipazione piena allo spogliamento (Fil 2,5-8) di Gesù».

Cristo sulla croce ha squarciato le dense nubi della storia umana e ha fatto brillare il sole dell'amore misericordioso di Dio. Maria è la traduzione di questo amore infinito; solo in lei l'immagine della croce giunge a compimento, perché essa è la croce accolta, la croce che comunica l'amore, che ci permette ora, nella sua compassione, di sperimentare la compassione di Dio.

Quindi, asserisce il Vaticano II, la Madre di Cristo è invocata nella Chiesa, specialmente e a motivo di questa straordinaria partecipazione al sacrificio di Cristo, «con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. Ciò però va compreso in modo da non togliere nulla alla dignità ed efficacia dell'unico mediatore Gesù Cristo» (Lumen gentium 62). Questa mediazione della creatura Maria è precisata dal Concilio come una mediazione partecipata e subordinata, cioè partecipazione all'opera di Cristo e subordinazione alla sua persona e ministero universale.

Abbiamo anche l'incisivo testo di Lumen gentium 65, che invita i ministri della Chiesa (vescovi, presbiteri e diaconi) a possedere le qualità teologali e di servizio della Madre di Cristo quando asserisce che anche nella «sua opera apostolica la Chiesa giustamente guarda a colei che generò Cristo, il quale fu concepito da Spirito Santo e nacque dalla Vergine, per poter nascere e crescere per mezzo della Chiesa nel cuore dei fedeli. La Vergine infatti nella sua vita fu il modello di quell'amore materno, del quale devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini».

Da questo brano conciliare possiamo dedurre che veramente Maria, che ha cooperato e coopera con Cristo e nello Spirito, in Ecclesia, con la sua materna carità alla rigenerazione soprannaturale degli uomini e delle donne (cf Lumen gentium 60-62), incarna le "qualità fondamentali" di quel "sacerdozio universale" di Cristo che si esercita, nella Chiesa, sia attraverso l'esercizio del «culto in spirito e verità» (Gv 4,24), sia attraverso l'offerta, nella vita, di "sacrifici spirituali" da parte di tutti i credenti, che in virtù della "misericordia di Dio", offrono se stessi (i loro corpi) come «sacrificio vivente, santo e gradito a Dio» (Rm 12,1; cf Lumen gentium 34). Tale esercizio di «culto ed offerta spirituale », non si compie parallelamente all'offerta del sacerdozio ministeriale, ma si esercita, in comunione con esso, in un "unico atto oblativo" con l'unica offerta sacerdotale di Gesù, elevata, nello Spirito, a lode e gloria del Padre e a salvezza dell'umanità. Diciamo pure che nella dottrina mariana del Vaticano II solo remotamente si potrebbe desumere un riferimento e, meno che meno, una riproposta del sacerdozio della Vergine nei termini ad esso precedenti!

Celebrazione eucaristica (anni ’80) ai piedi del Monte Sinai (Egitto).

Celebrazione eucaristica (anni '80) ai piedi del Monte Sinai (Egitto).

Il Vaticano II ha dato alla Chiesa dei nostri giorni una soda dottrina ecclesiologica e mariologica, fornendo, inoltre, orientamenti e criteri per impostare anche una sana "linguistica mariologica" che impedisca il ripetersi di fraintendimenti di ordine teologico, pastorale ed ecumenico. Nel linguaggio teologico pre-conciliare, come nella celebrazione liturgica e nella pietà popolare, la maternità di Maria verso gli uomini era espressa con il termine mediazione universale di tutte le grazie.

Negli anni precedenti alla celebrazione del Vaticano II ci fu un notevole entusiasmo in relazione a questo tema, fino al punto da qualificare questa affermazione come doctrina catholica, de fide proxima e perfino de fide divina. Si pensava alla "definibilità" di questa dottrina come dogma di fede.

Perciò, dopo il Concilio, tenendo presenti gli elementi con cui è stata arricchita la dottrina mariologica nella Chiesa cattolica, l'espressione è stata sfumata e collocata nella sua vera luce. Pure nei documenti del magistero post-conciliare non troviamo più questa espressione che solleva problemi non solo di carattere ecumenico, ma anche teologico.

L'essenzialità della dottrina conciliare, come la ponderata scelta del linguaggio teologico volto a designare e illustrare la cooperazione di Maria alla salvezza di Dio, non solo mostrano Maria come la straordinaria beneficiaria della redenzione (l'Immacolata e l'Assunzione ne sono i due paradigmatici fatti) e come la serva del Redentore associata alla sua redenzione, ma veicolano anche l'idea di Maria quale splendida icona della redenzione, vale a dire il suo essere stata costituita quale rappresentazione concreta e viva dell'efficacia della salvezza operata da Dio in Cristo.

Il Guercino, L'Assunta (1620-1623), chiesa del santissimo rosario, Cento (Ferrara).

Il Guercino, L'Assunta (1620-1623), chiesa del santissimo rosario, Cento (Ferrara).

Salvatore M. PERRELLA osm










Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)