00 10/01/2014 12:05

  Un ritratto realistico e motivato
   

«Il significato fondamentale della devozione a Maria è quello di comprenderne e imitarne la fede» 
(Dora Castenetto).
  

La prima di copertina del volume di Frédéric Manns.Una ricostruzione minuziosa e argomentata della figura di Maria, giovane donna ebrea di Nazaret, scelta per essere madre di Dio e di tutti i viventi.

«Per celebrare la bellezza di Maria non è necessario scadere nel romanticismo o nel sentimentalismo devozionale. È sufficiente collocare Maria nel suo contesto autentico, quello della Galilea del primo secolo. Niente di straordinario o eclatante nella vita di questa giovane di Nazaret». Ma è in questa ordinaria quotidianità che Maria è visitata da Dio e diventa figura chiave del mistero di salvezza operato in Gesù.

Basando la sua ricerca su fonti canoniche e no, Frédéric Manns ofm (Beata Colei che ha creduto. Maria, una donna ebrea, Edizioni Terra Santa 2009, pp. 160, D 17,00) traccia un ritratto realistico e ricco di particolari della vita di Maria, «donna ebrea».

«La bellezza di una madre non ha bisogno di parole. Viene dall’amore come la luce proviene dal sole.

L'icona della Madonna delle grazie (1479), venerata nell'omonimo Santuario di Udine.
L’icona della Madonna delle grazie (1479), venerata nell’omonimo Santuario di Udine.

All’inizio i Vangeli proclamavano la morte e resurrezione di Gesù senza attribuire grande importanza a sua madre. Solo quando alcuni miracoli furono aggiunti al nucleo primitivo, la figura di Maria cominciò ad apparire qua e là. Nei Vangeli dell’infanzia, che costituiscono il terzo stadio della redazione dei Vangeli, il suo ritratto si precisa.

L’evangelista Luca scrive che ella conservava tutti quegli avvenimenti meditandoli nel suo cuore. Memoria vivente, lo fu Maria del momento della nascita di Gesù. Lo fu, con ancora maggiore consapevolezza, della nascita della Chiesa.

I Vangeli apocrifi, che provengono dall’ambiente giudeo-cristiano e furono redatti ben più tardi, non possono essere consultati per scrivere la vita di Maria se non dopo essere stati decodificati, il che non è un compito facile. La simbolica che utilizzano è radicata di solito nella Bibbia, ma può attingere anche da altre fonti.

Un ritratto realistico di Maria, donna ebrea, non può prescindere dallo studio del suo contesto religioso, politico e sociale. Lontano dall’essere una figura mitica o distante, Maria diventa così vicina alla condizione umana».

Santuario Maria santissima della Civita di Itri (Latina), l'immagine della Madonna. Vi operano i Padri passionisti.
Santuario Maria santissima della Civita di Itri (Latina), l’immagine della Madonna.
Vi operano i Padri passionisti. Notizie certe del luogo sacro risalgono al 1147.

Accanto alla ricostruzione storica, trova spazio la riflessione teologica a partire dalle grandi domande legate alla figura di Maria: la verginità e la maternità divina, la sua immacolata concezione e la gloriosa assunzione.

La riflessione si allarga poi alla prospettiva ecumenica e interreligiosa: chi è Maria per i cristiani, gli ebrei e i musulmani?

c.s.






Dogma moderno, dottrina antica
   

8 dicembre: Immacolata Concezione. «Non è Maria che ha la fortuna di non essere come noi, ma siamo noi che abbiamo la disgrazia di non essere come lei».
  

Il Prefazio della solennità dell’Immacolata Concezione della B.V. Maria proclama: «Tu (Dio) hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, perché, piena di grazia, diventasse degna dimora del tuo Figlio».

Il testo liturgico traduce in preghiera il dogma dell’Immacolata Concezione, la cui dottrina affiora dalle Letture del giorno. Nel divino oracolo della prima Lettura, il "Protovangelo", Dio ammonisce Satana: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa» (Gen 3,15). Difatti, vedremo dopo, la tradizione popolare soprattutto nell’arte cristiana, a partire dal 1500, rappresenta Maria immacolata come colei che schiaccia la testa del serpente. Raffigurazione avvalorata dal Vangelo. L’Angelo saluta la Vergine: «Gioisci, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28). L’espressione «Piena di grazia», senza indicazione di limiti di tempo, indica che, fin dal primo istante della sua esistenza, ella è protetta da Dio.

Unica creatura umana non inquinata dal peccato e colei che è germogliata, tuttasanta, dalle mani sante di Dio, l’Immacolata ci mostra la Chiesa già senza macchia né ruga. Ha scritto il francese Roger Guyaut: «Non è Maria che ha la fortuna di non essere come noi, ma siamo noi che abbiamo la disgrazia di non essere come lei». Ma san Paolo nella seconda Lettura (Ef 1,3-12) sostiene che anche per noi c’è un grande disegno di salvezza, nel quale siamo chiamati ad esser nella gloria e nella dignità di figli di Dio. Più che un’eccezione, la Vergine senza peccato va contemplata come un vero recupero dell’uomo preda del peccato, una promessa certa, anzi l’inizio di un mondo nuovo, l’anticipo della vita celeste.

L’Immacolata Concezione è un dogma moderno, ma la dottrina è antica. La tradizione cattolica professa la fede nella grazia che redime dal peccato (i credenti) e nella grazia che preserva dal peccato (l’Immacolata). Vediamone la dottrina in tre momenti.

G. Tiepolo (1696-1770), Immacolata Concezione, Museo del Prado, Madrid.
G. Tiepolo (1696-1770), Immacolata Concezione, Museo del Prado, Madrid.

Da Venanzio Fortunato a...

In un carme latino il poeta Venanzio Fortunato (ca. +600) con una suggestiva immagine definiva la Vergine «il nuovo fiore della terra che il cielo coltiva dall’alto». Agostino d’Ippona (+430) osservava decisamente: quando si tratta del peccato non si parli della Vergine. Poco prima di lui, Ambrogio di Milano (+397) non ammetteva in Maria nessun difetto. Cirillo di Alessandria (+444), grande sostenitore al Concilio di Efeso del titolo di Maria Theotokos (431), asseriva: in Maria immacolata «la creatura caduta nel peccato viene riportata in paradiso».

Anselmo d’Aosta (+1109), padre della Scolastica, mentre verbalmente negava il concepimento immacolato – poiché Cristo è il solo senza peccato – lo affermava implicitamente, allorché dichiarava: «Era conveniente che la Vergine risplendesse di una tale purezza da non poterne immaginare una più grande dopo quella di Dio».

Prevenendo Scoto, Eadmero di Canterbury (+1124), discepolo di sant’Anselmo, è il primo teorico e difensore dell’Immacolata. Egli (spiega il privilegio mariano, ricorrendo al significativo paragone della castagna, frutto eccellente, che nasce e si sviluppa in un involucro circondato da spine, senza esser toccata dai loro aculei), così enuncia il suo ragionamento: Dio «potuit plane et voluit; si igitur voluit, fecit» (in PL 159, 305) e conclude con la descrizione dei benèfici effetti che ne derivano all’umanità.

Nel XII sec. i teologi perlopiù verbalmente negavano l’Immacolata Concezione, ma sostanzialmente l’affermavano. All’Università di Parigi, verso il 1250, la dottrina sull’Immacolata veniva esposta. Pare certo che Tommaso d’Aquino (+1274), domenicano, parlasse di Maria esente sia dal peccato attuale sia dal peccato originale. Il francescano Giovanni Duns Scoto (+1308), «cantore del Verbo incarnato e difensore dell’immacolato concepimento di Maria», tratta della redenzione preventiva della Vergine. È noto il suo assioma: «Potuit, decuit, ergo fecit». Potuit: possibilità da parte di Dio; decuit: era conveniente in base al principio della pietà; ergo fecit: Dio quindi operò il concepimento immacolato.

Nel 1400 a Costantinopoli l’imperatore Manuel II Paleologo (+1425) in un’omelia sulla Dormizione affermava: appena fu concepita, la santa Theotokos fu ricolmata di grazia.

A partire dal 1500

Martin Lutero (+1546) nel 1544 appuntava: «Era necessario che sua Madre fosse vergine, una giovane vergine, una santa vergine, che fu preservata dal peccato originale e purificata per mezzo dello Spirito Santo».

Nell’arte della Chiesa cattolica, a partire dal 1500, Maria immacolata è rappresentata come colei che schiaccia la testa del serpente. Al globo terrestre, sospeso nello spazio, è attorcigliato il serpente, e la Vergine, raggiante e coronata di stelle, domina il globo: con un piede schiaccia la serpe e con l’altro si erge sulla falce della luna collocata sopra il globo del mondo.

Verso la metà del 1600 il fecondo scrittore mariano Ippolito Marracci (+1675) scrive De legitimo fidelium sensu, per dimostrare la definibilità dell’Immacolata Concezione sulla base della fede ininterrotta dei fedeli.

Nel 1700 il Montfort canta la Vergine, splendore di Dio creatore e capolavoro dello Spirito santificatore. Proprio per questo Montfort sosterrà che alla Vergine tuttasanta è riservata «la formazione e l’educazione dei grandi santi, che vivranno verso la fine del mondo» (Vera devozione35).

A far emergere dal patrimonio della tradizione ecclesiale la verità sull’Immacolata fu Pio IX, che l’8 dicembre 1854 procedette alla definizione del dogma, dichiarando: «La beatissima Vergine Maria nel primo istante del suo concepimento, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente ed in vista dei meriti di Gesù Cristo, è stata preservata immune da ogni macchia della colpa originale».

Il 27 novembre 1830, 24 anni prima, la novizia delle suore Figlie della carità, Caterina Labouré, a Parigi vide la Vergine in piedi su di un globo, e dalle sue mani aperte partivano dei raggi. Attorno a questo quadro la veggente poté leggere, scritte a lettere d’oro, queste parole: «O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te». Evidente preludio e palese allusione al dogma del 1854.

Tra l’11 febbraio e il 16 luglio 1858 a Lourdes, Bernadette Soubirous ebbe 18 apparizioni dalla Vergine, che alla fine, quasi a conferma della verità definita dalla Chiesa 4 anni prima, si presentò come «l’Immacolata Concezione». Il noto scrittore Alessandro Manzoni (+1873) nell’inno Ognissantiesclamava: «Te sola più su del perdono, l’Amor che può tutto locò».

1 Massimiliano M. Kolbe (1894-1941), 2 Paul Claudel (1868-1955), 3 Josemaría Escrivá de Balaguer (1902-1975), 4 Giorgio La Pira (1904-1977).
1 Massimiliano M. Kolbe (1894-1941), 2 Paul Claudel (1868-1955), 3 Josemaría Escrivá de Balaguer
(1902-1975 – foto Giuliani), 4
 Giorgio La Pira (1904-1977 – foto Fondazione La Pira).

Epoca contemporanea

Nel 1900 Massimiliano M. Kolbe (+1941) con audacia teologica sosteneva: «In certo qual modo possiamo affermare che l’Immacolata è l’incarnazione dello Spirito Santo».

Il poeta francese Paul Claudel (+1955), nella poesia La Vierge à midi ci ha lasciato questi folgoranti versi: «È mezzogiorno. Vedo la Chiesa aperta. Devo entrare /...Io vengo solo, o Madre, per guardarvi /...Perché siete bella e siete immacolata. / La donna nella grazia infine restituita. / La creatura nel suo primo onore e nel suo splendore finale. / Tale quale uscì da Dio il mattino del suo originale splendore. / Intatta ineffabilmente perché siete la Madre di Gesù Cristo».

«Più di te, soltanto Dio», ripeteva Jose-maría Escrivá de Balaguer y Albas (+1975), il santo della chiamata universale alla santità nel quotidiano.

Giorgio La Pira (+1977) appuntava: «Con Maria i popoli battezzati ritornano alle loro origini»: nell’Immacolata riscoprono la loro vocazione originaria alla santità.

Il sacerdote Italo Mancini (+1993) presentava l’Immacolata come «il frutto non avvelenato dal serpente, il paradiso concretizzato nel tempo storico, la primavera i cui fiori e frutti non conosceranno più il pericolo della contaminazione e della putredine».

Paolo VI l’8 dicembre 1963 affermava: l’Immacolata è «una zolla innocente, una fiorita e profumata aiuola, che il Figlio di Dio si riservò nell’immensa palude che è l’umanità».

E Benedetto XVI l’8 dicembre 2005: l’Immacolata «rispecchia la Chiesa, la anticipa nella sua persona... È lei il suo vero centro di cui ci fidiamo».

Ci fidiamo e ci affidiamo a colei che, sola, viene da Dio e vive per Dio.

Sergio Gaspari 
  

Invito all’approfondimento: Pio IX, Ineffabilis Deus. Definizione dogmatica dell’immacolato concepimento della B. V. Maria, Lev 2004, pp. 27, € 1,50.










Un privilegio del Signore onnipotente 
   

«Quando noi diciamo sì al Signore, lui opera cose grandi»
(card. Marco Cé).

Nel rileggere il brano della Genesi nel quale Maria, la madre del Redentore, viene già profeticamente adombrata nella promessa, fatta ai progenitori caduti nel peccato, circa la vittoria sul serpente, la Liturgia della Parola inneggiava festante al trionfo della Vergine immacolata: «Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del tuo amore», amore che, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, e in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, rese la beata Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, immune da ogni macchia di peccato originale.

Riferendosi alle suddette parole della Ineffabilis Deus di Pio IX, che riconoscono nella Immacolata Concezione di Maria un «privilegio di Dio onnipotente», il teologo H.U. von Balthasar fa un’osservazione che propongo al mio lettore.

F. Messina (1900-1995), Adamo ed Eva, scultura in bronzo, Museo d'arte dello splendore (1999-2000), Giulianova (Teramo).
F. Messina (1900-1995), Adamo ed Eva, scultura in bronzo, Museo d’arte dello splendore (1999-2000),
Giulianova (Teramo).

«Nessuno – egli scrive – aspira meno della Madre di Cristo a "privilegi" personali; ella se ne compiace unicamente in quanto tornano a beneficio di tutti i suoi figli nella Chiesa. Tutti i privilegi di Maria vanno approfonditi e spiegati alla luce di tale principio mariano» (in Punti fermi, pag.129).

Esemplificando poi questo principio mariano, così egli dice a proposito del "privilegio" dell’Immacolata Concezione: «Perché – si chiede – Maria fu "concepita immacolata"?

Appunto perché qualcuno doveva pronunziare il sì totale e integrale di Israele a Dio "in rappresentanza dell’intero genere umano" (come scrive Tommaso d’Aquino), affinché la Parola di Dio trovasse un luogo in cui, incarnandosi, potesse scendere sulla terra. In questa purezza Maria pronunziò il sì per tutti noi affinché anche noi, imitandola, potessimo diventare, nell’osservanza della volontà del Padre, fratelli, sorelle e madri di Gesù» (Ivi).

Piazza del Gesù a Napoli caratterizzata dalla "Guglia dell'Immacolata", fatta erigere dai Gesuiti dal 1747 al 1750.
Piazza del Gesù a Napoli caratterizzata dalla "Guglia dell’Immacolata",
fatta erigere dai Gesuiti dal 1747 al 1750 (foto Alessia Giuliani).

Ponendoci così alla scuola di Maria – che come madre della famiglia di Dio fa sentire più intensamente il legame fraterno che unisce tutti i fedeli – vorremmo imparare da lei il suo autentico spirito: spirito che ella stessa apprese dal Figlio suo, mite e umile di cuore; spirito di servizio che la porta a vegliare nascostamente e maternamente per la Chiesa, ed a proteggerne benignamente il cammino, verso la patria, finché giunga il giorno glorioso del Signore.

Forse ella non sentì dalla viva voce di Gesù che «il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Lo vide, però, per lunghi anni sottomesso alla sua autorità materna. Da lui, che stette in mezzo a noi «come colui che serve» (Lc 22,27), ella imparò ad essere la serva dei servi del Signore.

Alberto Rum








«L’IMMACOLATA CI LIBERI DAL MALE
CHE CI INTOSSICA OGNI GIORNO»


Ricordiamo le forti parole del Papa sull’inquinamento morale causato dai mass media. Davanti all’Immacolata di Piazza di Spagna (in foto) Benedetto XVI ha rilevato che «...nel cuore delle città cristiane Maria costituisce una presenza dolce e rassicurante. Con il suo stile discreto dona a tutti pace e speranza nei momenti lieti e tristi dell’esistenza. Nelle chiese, nelle cappelle, sulle pareti dei palazzi: un dipinto, un mosaico, una statua ricordano la presenza della Madre che veglia costantemente sui suoi figli...

Cosa ricorda a tutti noi con la sua presenza? Ricorda che "dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia" (Rm 5,20) – come scrive l’apostolo Paolo. Ella è la Madre immacolata che ripete anche agli uomini del nostro tempo: non abbiate paura, Gesù ha vinto il male; l’ha vinto alla radice, liberandoci dal suo dominio.

Quanto abbiamo bisogno di questa bella notizia! Ogni giorno, infatti, attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono. Per questo la città ha bisogno di Maria, che con la sua presenza ci parla di Dio, ci ricorda la vittoria della grazia sul peccato e ci induce a sperare anche nelle situazioni umanamente più difficili...

Nel cuore di ognuno di noi passa il confine tra il bene e il male e nessuno di noi deve sentirsi in diritto di giudicare gli altri, ma piuttosto ciascuno deve sentire il dovere di migliorare se stesso! I mass media tendono a farci sentire sempre "spettatori", come se il male riguardasse solamente gli altri e certe cose a noi non potessero mai accadere. Invece siamo tutti "attori" e, nel male come nel bene, il nostro comportamento ha un influsso sugli altri...

Maria immacolata ci aiuti a riscoprire e difendere la profondità delle persone, perché in lei vi è perfetta trasparenza dell’anima nel corpo. È la purezza in persona, nel senso che spirito, anima e corpo sono in lei pienamente coerenti tra di loro e con la volontà di Dio. La Madonna ci insegna ad aprirci all’azione di Dio, per guardare gli altri come li guarda lui: a partire dal cuore. E a guardarli con misericordia, con amore, con tenerezza infinita, specialmente quelli più soli, disprezzati, sfruttati. "Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia..."».

(L’Osservatore Romano, 9.10.2009) 
  

 
   

«...ESORTIAMO AL PIO ESERCIZIO DEL ROSARIO
NELLE CASE, NELLE FAMIGLIE»

  
Il pellegrinaggio di Benedetto XVI a Carpineto Romano (5 settembre) nel ricordo della nascita di Leone XIII (18102010) – a cui è legata la prima grande enciclica sociale Rerum novarum – ci ripropone la figura del Pontefice che in epoca moderna maggiormente inculcò la devozione al rosario. Papa Gioacchino Pecci (foto) infatti scrisse undici encicliche su Maria e il rosario. Tanto che «per Papa Leone la Madonna è stata Mater rerum novarum, ovvero generatrice di una nuova ottica cristiana» (Avvenire, 28.7.2010). Citiamo dalla prima di esse, dalla Supremi apostolatus.

«...Voi vedete le incessanti e gravi lotte che travagliano la Chiesa. Voi vedete che la pietà cristiana, la pubblica moralità, e la stessa fede, il più grande dei beni e fondamento di tutte le altre virtù, sono esposte a pericoli sempre più gravi... La necessità del divino aiuto non è certamente minore oggi di quella che era sentita quando il grande san Domenico, a guarire le ferite della società, introdusse la pratica del rosario mariano. Egli, illuminato dall’alto, vide chiaramente che ai mali del suo tempo non vi era rimedio più efficace che ricondurre gli uomini a Cristo, che è "via, verità e vita", mediante la frequente meditazione della redenzione da lui operata; e interporre presso Dio l’intercessione di quella Vergine, a cui fu concesso di "annientare tutte le eresie".

Per questo motivo egli dispose la pratica del rosario in modo che fossero successivamente ricordati i misteri della nostra salvezza, e a questo dovere della meditazione s’intrecciasse come un mistico serto di salutazioni angeliche, intercalate dalla preghiera a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.

Noi dunque, che andiamo ricercando un uguale rimedio a non diversi mali, non dubitiamo che la stessa preghiera, introdotta dal santo Patriarca con così notevole vantaggio per il mondo cattolico, tornerà efficacissima nell’alleviare anche le calamità dei nostri tempi.

In considerazione pertanto di queste ragioni esortiamo caldamente tutti i cristiani a compiere, senza stancarsi, il pio esercizio del rosario, o pubblicamente o in privato, nelle loro case e famiglie...».
   

 
   

«LA SICILIA È COSTELLATA
DI SANTUARI MARIANI»

  
Nella sua storica visita a Palermo il 3 ottobre Benedetto XVI ha ricordato l’amore dei siciliani verso Maria immacolata.

«...In questo momento di profonda comunione con Cristo, presente e vivo in mezzo a noi e in noi, è bello, come famiglia ecclesiale, rivolgerci in preghiera alla sua e nostra madre, Maria santissima immacolata.

La Sicilia è costellata di santuari mariani, e da questo luogo mi sento spiritualmente al centro di questa "rete" di devozione, che congiunge tutte le città e tutti i paesi dell’isola.

Alla Vergine Maria desidero affidare tutto il popolo di Dio che vive in questa amata terra.

Sostenga le famiglie nell’amore e nell’impegno educativo; renda fecondi i germi di vocazione che Dio semina largamente tra i giovani; infonda coraggio nelle prove, speranza nelle difficoltà, rinnovato slancio nel compiere il bene. La Madonna conforti i malati e tutti i sofferenti, e aiuti le comunità cristiane affinché nessuno in esse sia emarginato o bisognoso, ma ciascuno, specialmente i più piccoli e deboli, si senta accolto e valorizzato.

Maria è il modello della vita cristiana. A lei chiedo soprattutto di farvi camminare spediti e gioiosi sulla via della santità, sulle orme di tanti luminosi testimoni di Cristo, figli della terra siciliana.

In questo contesto desidero ricordare che oggi, a Parma, è proclamata beata Anna Maria Adorni, che nel secolo XIX fu sposa e madre esemplare e poi, rimasta vedova, si dedicò alla carità verso le donne carcerate e in difficoltà, per il cui servizio fondò due istituti religiosi.

Madre Adorni, a motivo della sua costante preghiera, veniva chiamata "Rosario vivente". Mi piace rilevarlo all’inizio del mese dedicato al santo rosario. La quotidiana meditazione dei misteri di Cristo in unione con Maria, Vergine orante, ci fortifichi tutti nella fede, nella speranza e nella carità».

(L’Osservatore Romano, 45.10.2010)
   

 
   

Brevi
   

«La devota tradizione del "volo" della casa di Maria dalla Terra Santa sino a Loreto ci invita a meditare sul "volo" in senso spirituale, sul rapporto tra terra e cielo...». Così il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone (in foto sotto di Catholic Press), ricordava il 25 marzo – festa dell’Annunciazione – a Loreto i 90 anni della proclamazione da parte di Benedetto XV (era il 24 marzo 1920) della Beata Vergine lauretana quale patrona dell’aeronautica e di tutti i viaggiatori in aereo (L’Osservatore Romano, 26.3.2010). Grandi manifestazioni e momenti di preghiera si sono succeduti con il pellegrinaggio della statua della Beata Vergine in tutti gli aeroporti italiani, che si concluderà il 10 dicembre, festa principale del Santuario di Loreto.

Il giorno prima di entrare in conclave il card. Karol Wojtyla si recò solo soletto a pregare al Santuario della Mentorella, una cinquantina di km da Roma. Nel ritorno rimase appiedato per un guasto alla macchina e fu riportato a Roma da un passante. Il giorno dopo quello sconosciuto Cardinale polacco divenne Giovanni Paolo II. Era il 16 ottobre 1978. Sembra che Wojtyla sia andato a pregare in quel Santuario – uno dei più antichi d’Europa – altre 30 volte. Questi e altri ricordi di papi e di santi sono stati commemorati con uno specialissimo annullo postale vaticano, raffigurante la Vergine con la scritta: Die emissionis. 1500° Anniversario della fondazione del santuario Madre delle Grazie della Mentorella.

«Lei si chiama Anastasio del Santo Rosario. Ma lo dice il rosario?», chiede Giovanni XXIII al carmelitano Anastasio Ballestrero (foto sotto). «Certo che lo dico». «Quante poste dice?», insiste il Papa. «Tutte e quindici». Ma «Tutti i giorni?». «Sì!», risponde il carmelitano. E papa Giovanni: «Bravo! Anch’io faccio lo stesso. Anche adesso che sono papa. E quando mi dicono come trovo il tempo: basta volere!, rispondo, e il tempo c’è sempre» (Maria Ausiliatrice, sett.­ott. 2010). Ballestrero (1913­1998) diventerà arcivescovo di Torino e sarà creato cardinale nel 1979 da Giovanni Paolo II.

Con i 213 cannoni vinti ai russi davanti a Sebastopoli nella guerra di Crimea (1853­1856) veniva innalzata 150 anni fa la statua di Notre-Dame de France sulla collina a ridosso dell’antico Santuario di Notre-Dame de Puy (centro-sud della Francia). «Non la guerra, ma la pace ci invita a servire la Vergine Maria». Così il vescovo Henri Brincard ricorda quell’evento del 1860, che coinvolse la nazione intera e Napoleone III. La statua bronzea della Vergine è di 22 metri con il piedistallo. Il piede che schiaccia il serpente è di un metro e novanta, mentre il serpente che lo insidia e gira sulla sfera su cui poggia la Vergine è lungo 17 metri (cf Stella Maris, n. 470/19).

«Perché non ricordiamo che Gesù, Maria e Giuseppe erano una famiglia migrante?». Da questa provocazione del diacono cattolico Ferdinando Ruiz si è tenuta in Arizona, al confine col Messico, una catena di solidarietà orante – la recita continua del rosario nelle famiglie e comunità parrocchiali per 40 giorni – in risposta alla campagna xenofoba anti immigrazione promossa da quello Stato degli Usa. Perché 40 giorni? Perché richiama i «40 years in the desert», dove sono peregrinati gli ebrei verso la Terra Promessa. Al Santuario di Guadalupe (foto sotto), nel confinante Messico, i vescovi hanno ricordato questa situazione di attrito con gli Stati Uniti, nel 200° anniversario dell’indipendenza del Messico (1810-2010). Il 12 dicembre ricorre la festa della Vergine di Guadalupe.

Oltre alle bestemmie di un presidente del Consiglio, dobbiamo registrare l’insulto (mariano) ai credenti di un presunto esperto d’arte. Il noto Vittorio Sgarbi nel Comune dove è sindaco (Salemi nel trapanese) ha fatto esporre una pittura di un certo Giuseppe Veneziano con una Madonna raffaellesca portante in braccio un piccolo Hitler: "La Madonna del Terzo Reich". «Personalmente non sono turbato né preoccupato dai pugni allo stomaco di presunti artisti – ha detto mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazzara del Vallo – al di là delle implicanze blasfemiche credo si faccia torto alle vittime del nazismo ». Avvenire ha consigliato di mettere per Natale Veneziano e Sgarbi al posto dell’asino e del bue nel presepe. «Sarebbe una salutare riflessione sulla crisi dell’arte» (30.9.2010).

«O Vergine santissima, Madre del Signore... fo voto a voi di rimanere vergine...». Tutti abbiamo letto a scuola come Lucia nei Promessi Sposi (cap. XXI) recitando il rosario fece voto di castità alla Madonna mentre era prigioniera dell’Innominato. Prendendo lo spunto da questo celebre "voto", nella casa stessa di Alessandro Manzoni (foto sotto) a Milano si è tenuta un’esposizione di ex voto che copre oltre mezzo millennio, dal ’400 al dopo guerra, 1945. Scampati pericoli di ogni genere, richieste di grazie, illustrati in 100 "ex voto", frutto di amore e fede incrollabili, come lo era stato il "voto" di Lucia, che ha ispirato la mostra.

«Oggi, 15 agosto 1781, sappiano tutti coloro nelle mani dei quali capiterà questa mia scrittura, che io sottoscritto Bruno mi vendo per schiavo perpetuo della Beata Vergine Maria con donazione pura, libera, perfetta, della mia persona...». È la consacrazione a Maria del venerabile Pio Bruno Lanteri. Tra il 20092010 si sono celebrati i 250 anni della nascita, che avvenne a Cuneo nel 1759. La fondazione della Congregazione degli Oblati di Maria Vergine gli fu ispirata da sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787) e dal grande devoto di Maria san Luigi di Montfort (1637-1716). Riteneva la Madonna «vera fondatrice della Congregazione ». Morì nel 1890. Lanteri è un po’ il padre dei clochard, si direbbe oggi, ispiratore delle iniziative sociali della Torino dell’epoca.

La Regina d’Europa – questo è il suo titolo – dal Santuario di Monte Lussari (Tarvisio, nella foto sopra) estende il suo abbraccio verso Austria e Slovenia. Qui a 1789 metri un pastore trovò una statua della Vergine in un cespuglio. La consegnò in paese al parroco, ma nottetempo l’immagine tornò sul monte e... qui si videro le pecore del pascolo inginocchiate davanti alla statua.La prima cappella è del 1360. Per i 650 anni è stato proclamato un giubileo. Poco oltre il confine, in Austria, presso il Santuario di Maria Wörth, quasi in gemellaggio spirituale si è tenuto nell’estate il "Pellegrinaggio dei tre popoli", guidato dai Vescovi di Lubiana, Udine, Klagenfurt.


   




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)