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  7. Il Concilio, illustrando la partecipazione di Maria alla storia della salvezza, espone soprattutto i molteplici rapporti che intercorrono tra la Vergine e il Cristo:

- di "frutto più eccelso della redenzione",(11) essendo essa stata "redenta in modo così sublime in vista dei meriti del Figlio suo";(12) perciò i Padri della Chiesa, la Liturgia e il Magistero non hanno dubitato di chiamare la Vergine "figlia del suo Figlio"(13) nell'ordine della grazia;
- di madre che, accogliendo con fede l'annuncio dell'Angelo, concepì nel suo grembo verginale, per l'azione dello Spirito e senza intervento di uomo, il Figlio di Dio secondo la natura umana; lo diede alla luce, lo nutrì, lo custodì e lo educò;(14)
- di serva fedele, che "consacrò totalmente se stessa alla persona e all'opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di lui e con lui".(15)
- di socia del Redentore: "col concepire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col suo figlio morente sulla croce, ella ha cooperato in modo del tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità";(16)
- di discepola che, durante la predicazione del Cristo, "raccolse le parole, con le quali il Figlio, esaltando il Regno al di sopra dei rapporti e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono la parola di Dio (cfr. Mc 3, 35; Lc 11, 27?28), come essa fedelmente faceva (cfr. Lc 2, 19 e 51)".(17)

8. In luce cristologica sono da leggere anche i rapporti tra lo Spirito Santo e Maria: essa, "quasi plasmata e resa nuova creatura"(18) dallo Spirito e divenuta in modo particolare suo tempio,(19) per la potenza dello stesso Spirito (cfr. Lc 1,35), concepì nel suo grembo verginale e dette al mondo Gesù Cristo.(20) Nell'episodio della Visitazione si riversano, per mezzo di lei, i doni del Messia salvatore: l'effusione dello Spirito su Elisabetta, la gioia del futuro Precursore (cfr. Lc 1, 41). Piena di fede nella promessa del Figlio (cfr. Lc 24, 49), la Vergine costituisce una presenza orante in mezzo alla comunità dei discepoli: perseverando con loro nella concordia e nella supplica (cfr. At 1,14), implora "con le sue preghiere il dono dello Spirito, che l'aveva già ricoperta nell'annunciazione".(21)

b) In vista della Chiesa

9. In vista del Cristo, e quindi anche in vista della Chiesa, da tutta l'eternità Iddio volle e predestinò la Vergine Maria di Nazaret, infatti:
- è "riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa"(22) per i doni di grazia di cui è adorna e per il posto che occupa nel Corpo mistico;
- è madre della Chiesa, poiché essa è "Madre di Colui, che fin dal primo istante dell'Incarnazione nel suo seno verginale, ha unito a sé come Capo il suo Corpo Mistico che è la Chiesa";(23)
- per la sua considerazione di vergine sposa madre è figura della Chiesa, la quale è anch'essa vergine per l'integrità della fede, sposa per la sua unione con il Cristo, madre per la generazione di innumerevoli figli;(24)
- per le sue virtù è modello della Chiesa, che a lei si ispira nell'esercizio della fede, della speranza, della carità(25) e nell'attività apostolica;(26)
- con la sua molteplice intercessione continua ad ottenere per la chiesa i doni della salvezza eterna. Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice;(27)
- assunta in corpo e anima al cielo, è l'"immagine" escatologica e la "primizia" della Chiesa(28) che in lei "contempla con gioia ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere"(29) e in lei trova un "segno di sicura speranza e di consolazione".(30)

Sviluppi mariologici del postConcilio

10. Negli anni immediatamente successivi al Concilio l'opera svolta dalla Sede Apostolica, da molte Conferenze Episcopali e da insigni studiosi, che illustrò l'insegnamento del Concilio e rispose ai problemi via via emergenti, ha ridato nuova attualità e vigore alla riflessione sulla Madre del Signore. Particolare contributo a questo risveglio mariologico hanno dato l'Esortazione apostolica Marialis Cultus e l'Enciclica Redemptoris Mater. Non è questo il modo per procedere ad una rassegna particolareggiata dei vari settori della riflessione post?conciliare su Maria. Sembra, tuttavia, utile illustrarne alcuni a titolo di esempio e come stimolo per ulteriori ricerche.

11. L'esegesi biblica ha aperto nuove frontiere alla mariologia, dedicando sempre più largo spazio alla letteratura intertestamentaria. Non pochi testi dell'Antico Testamento e, soprattutto, le pagine neo-testamentarie di Luca e di Matteo sull'infanzia di Gesù e le pericopi giovannee sono stati fatti oggetto di un continuo e approfondito studio che, per i risultati conseguiti, ha rafforzato la base scritturistica alla mariologia e l'ha arricchita considerevolmente dal punto di vista tematico.

12. Nel campo della teologia dogmatica, la mariologia ha contribuito, nel dibattito post?conciliare, ad una più idonea illustrazione dei dogmi: chiamata in causa nelle discussioni sul peccato originale (dogma della Concezione immacolata), sull'incarnazione del Verbo (dogma della concezione verginale del Cristo, dogma della divina maternità), sulla grazia e la libertà (dottrina della cooperazione di Maria all'opera della salvezza), sul destino ultimo dell'uomo (dogma dell'Assunzione), essa ha dovuto studiare criticamente le circostanze storiche in cui quei dogmi furono definiti, il linguaggio con cui furono formulati, comprenderli alla luce delle acquisizioni dell'esegesi biblica, di una più rigorosa conoscenza della Tradizione, delle interpellanze delle scienze umane e respingere, infine, le contestazioni infondate.

13. L'interesse della mariologia ai problemi connessi con il culto della beata Vergine è stato molto vivo: esso si è esplicato nella ricerca delle sue radici storiche,(31) nello studio delle motivazioni dottrinali e dell'attenzione per il suo organico inserimento nell'"unico culto cristiano",(32) nella valutazione della pietà popolare, nonché nell'approfondimento dei loro mutui rapporti.

14. Anche nel campo ecumenico la mariologia è stata oggetto di particolare considerazione. Relativamente alle Chiese dell'Oriente cristiano, Giovanni Paolo II ha sottolineato "quanto la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa e le antiche Chiese orientali si sentano profondamente unite dall'amore e dalla lode per la Theotokos";(33) da parte sua Dimitrios I, Patriarca ecumenico, ha rilevato come le "due Chiese sorelle hanno mantenuto attraverso i secoli inestinguibile la fiamma della devozione alla venerabilissima persona della Tuttasanta Genitrice di Dio"(34) ed ha auspicato che " il tema della mariologia occupi un posto centrale nel dialogo teologico tra le nostre Chiese per il pieno ristabilimento della nostra comunione ecclesiale".(35) Per quanto riguarda le Chiese della Riforma, l'epoca post?conciliare è caratterizzata dal dialogo e dallo sforzo per una reciproca comprensione. Ciò ha consentito il superamento di secolari diffidenze, una migliore conoscenza delle rispettive posizio ni dottrinali e l'attuazione di iniziative comuni di ricerca. Così, almeno in alcuni casi, si sono potuti comprendere, da una parte, i pericoli insiti nell' "oscuramento" della figura di Maria nella vita ecclesiale e, dall'altra, la necessità di attenersi ai dati della Rivelazione. In questi anni, nell'ambito del discorso interreligioso, l'interesse della mariologia si è rivolto all'Ebraismo, da cui proviene la "Figlia di Sion". Inoltre, si è rivolto all'Islamismo, in cui Maria è venerata come santa Madre di Cristo.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)