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  15. La mariologia post?conciliare ha dedicato rinnovata attenzione all'antropologia. I Sommi Pontefici hanno ripetutamente presentato Maria di Nazaret come l'espressione suprema della libertà umana nella cooperazione dell'uomo con Dio, che "nel sublime evento dell'incarnazione del Figlio, si è affidato al ministero, libero e attivo di una donna".(37) Dalla convergenza tra i dati della fede e i dati delle scienze antropologiche, allorché queste hanno rivolto la loro attenzione a Maria di Nazaret, è stato più lucidamente compreso che la Vergine è ad un tempo la più alta realizzazione storica del Vangelo (38) e la donna che, per la padronanza di sé, per il senso di responsabilità, l'apertura agli altri e lo spirito di servizio, per la fortezza e per l'amore, si è più compiutamente realizzata sul piano umano.

È stata avvertita, ad esempio, la necessità:
- di "avvicinare" la figura della Vergine agli uomini del nostro tempo, mettendo in luce la sua "immagine storica" di umile donna ebrea;
- di mostrare i valori umani di Maria, permanenti ed universali, in modo che il discorso su di lei illumini il discorso sull'uomo.
In questo ambito il tema "Maria e la donna" è stato più volte trattato; ma esso, suscettibile di molti tipi di approccio, è lungi dal potersi dire esaurito ed attende ulteriori sviluppi.
16. Nella mariologia post?conciliare ci sono stati, inoltre, temi nuovi o trattati da una nuova angolazione: il rapporto tra lo Spirito Santo e Maria; il problema dell'inculturazione della dottrina sulla Vergine e delle espressioni di pietà mariana; il valore della via pulchritudinis per inoltrarsi nella conoscenza di Maria e la capacità della Vergine di suscitare le più alte espressioni nel campo della letteratura e dell'arte; la scoperta del significato di Maria in rapporto ad alcune urgenze pastorali del nostro tempo (la cultura della vita, la scelta dei poveri, l'annuncio della Parola ... ); la rivalutazione della "dimensione mariana della vita dei discepoli del Cristo".(39)

L'Enciclica "Redemptoris Mater" di Giovanni Paolo II

17. Nella scia della Lumen gentium e dei documenti magisteriali del post?Concilio si colloca l'Enciclica Redemptoris Mater di Giovanni Paolo II, la quale conferma l'impostazione cristologica ed ecclesiologica della mariologia, necessaria perché essa riveli tutta la gamma dei suoi contenuti. Dopo aver approfondito, attraverso una prolungata meditazione sull'esclamazione di Elisabetta: "Beata colei che ha creduto" (Lc 1,45) i molteplici aspetti dell'"eroica fede" della Vergine, che egli considera "quasi una chiave che ci dischiude l'intima realtà di Maria",(40) il Santo Padre illustra la "presenza materna" della Vergine nel cammino della fede, secondo due linee di pensiero, una teologica, l'altra pastorale e spirituale:

- la Vergine, che fu attivamente presente nella vita della Chiesa - nel suo inizio (il mistero dell'Incarnazione), nel suo costituirsi (il mistero di Cana e della Croce) e nel suo manifestarsi (il mistero della Pentecoste) - è una "presenza operante" lungo tutta la sua storia, anzi è al "centro della Chiesa in cammino",(41) verso la quale svolge una molteplice funzione: di cooperazione alla nascita dei fedeli alla vita della grazia, di esemplarità nella sequela del Cristo, di "mediazione materna";(42)

- il gesto con cui il Cristo affidò il Discepolo alla Madre e la Madre al Discepolo (cfr. Gv 19, 25?27) ha determinato uno strettissimo rapporto tra Maria e la Chiesa. Per volontà del Signore una "nota mariana" segna la fisionomia della Chiesa, il suo cammino, la sua attività pastorale; e nella vita spirituale di ogni discepolo - rileva il Santo Padre - è insita una "dimensione mariana".(43) Nel suo insieme la Redemptoris Mater può essere considerata l'Enciclica della "presenza materna ed operante" di Maria nella vita della Chiesa:(44) nel suo cammino di fede, nel culto che essa rende al suo Signore, nella sua opera di evangelizzazione, nella sua progressiva configurazione al Cristo, nell'impegno ecumenico.

Il contributo della mariologia alla ricerca teologica

18. La storia della teologia attesta che la conoscenza del mistero della Vergine contribuisce ad una più profonda conoscenza del mistero del Cristo, della Chiesa e della vocazione dell'uomo.(45) D'altra parte, lo stretto vincolo della beata Vergine con il Cristo, con la Chiesa e con l'umanità fa sì che la verità sul Cristo, sulla Chiesa e sull'uomo illumini la verità concernente Maria di Nazaret.

19. In Maria, infatti, "tutto è relativo a Cristo".(46) Ne consegue che "solo nel mistero del Cristo si chiarisce pienamente il suo mistero",(47) e che, quanto più la Chiesa approfondisce il mistero di Cristo tanto più comprende la singolare dignità della Madre del Signore e il suo ruolo nella storia della salvezza. Ma, in una certa misura, è vero anche il contrario: la Chiesa infatti, attraverso Maria, "testimone eccezionale del mistero di Cristo",(48) ha approfondito il mistero della kenosis del "Figlio di Dio" (Lc 3,38; cfr. Fil 2, 5?8) divenuto in Maria "Figlio di Adamo" (Lc 3,38), ha conosciuto con maggiore chiarezza le radici storiche del "Figlio di Davide" (cfr. Lc 1,32), il suo inserimento nel popolo Ebreo, la sua appartenenza al gruppo dei "poveri del Signore".

20. In Maria, inoltre, tutto - i privilegi, la missione, il destino - è intrinsecamente riferibile anche al mistero della Chiesa. Ne deriva che nella misura in cui si approfondisce il mistero della Chiesa risplende più nitidamente il mistero di Maria. E, a sua volta, la Chiesa, contemplando Maria, conosce le proprie origini, la sua intima natura, la sua missione di grazia, il destino di gloria, il cammino di fede che deve percorrere.(49)

21. In Maria, infine, tutto è riferibile all'uomo, di tutti i luoghi e di tutti i tempi. Essa ha un valore universale e permanente. "Vera sorella nostra"(50) e "congiunta nella stirpe di Adamo con tutti gli uomini bisognosi di salvezza",(51) Maria non delude le attese dell'uomo contemporaneo. Per la sua condizione di "perfetta seguace di Cristo"(52) e di donna che si è realizzata completamente come persona, essa è una sorgente perenne di feconde ispirazioni di vita. Per i discepoli del Signore la Vergine è il grande simbolo dell'uomo che raggiunge le più intime aspirazioni della sua intelligenza, della sua volontà e del suo cuore, aprendosi per Cristo e nello Spirito alla trascendenza di Dio in filiale dedizione di amore e radicandosi nella storia in operoso servizio ai fratelli. Peraltro "all'uomo contemporaneo - scriveva Paolo VI - non di rado tormentato tra l'angoscia e la speranza, prostrato dal senso dei suoi limiti e assalito da aspirazioni senza confini, turbato nell'animo e diviso nel cuore, con la mente sospesa dall'enigma della morte, oppresso dalla solitudine mentre tende alla comunione, preda della nausea e della noia, la beata Vergine Maria, contemplata nella sua vicenda evangelica e nella realtà che già possiede nella città di Dio, offre una visione serena e una parola rassicurante: la vittoria della speranza sull'angoscia, della comunione sulla solitudine, della pace sul turbamento, della gioia e della bellezza sul tedio e la nausea, delle prospettive eterne su quelle temporali, della vita sulla morte".(53)

22. "Tra tutti i credenti Ella, Maria, è come uno "specchio" in cui si riflettono nel modo più profondo e più limpido 'le grandi opere di Dio' (At 2,11)",(54) che la teologia ha il compito, appunto, di illustrare. La dignità e l'importanza della mariologia derivano dunque dalla dignità e dall'importanza della cristologia, dal valore dell'ecclesiologia e della pneumatologia, dal significato dell'antropologia soprannaturale e dell'escatologia: con questi trattati la mariologia è strettamente connessa.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)