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Altre amarezze affliggono il cuore del Pontefice. In Portogallo la rivoluzione, abbattuta la monarchia, perseguita la Chiesa : i beni ecclesiastici confiscati, le Congregazioni religiose soppresse, vescovi e sacerdoti in esilio. In Spagna la rottura delle relazioni diplomatiche rende critica la situazione delle Congregazioni religiose. In Germania la levata di scudi da parte dei liberali e protestanti per i giudizi contro i riformatori, contenuti nell’encicl. Editae saepe (26 maggio 1910).

Nella vita interna della Chiesa si sente il desiderio di riforme a strutture logorate dal tempo; si invoca un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e un aggiornamento della cura pastorale, specialmente riguardo agli studi sacri, alla catechesi, alla liturgia, al canto sacro. Serpeggia un po’ dappertutto, subdolo, il veleno del modernismo. Nella luce di Dio il b. Pio X ha coscienza dell’immane compito che la Provvidenza gli affida. La sua speranza è nel Signore. Tutto il suo programma di Pontificato è racchiuso in questa frase: Instaurare omnia in Christo.

IL CARATTERE (1)

 

Non senza maturo consiglio, liberamente, i cardinali si accordarono nel Sarto come persona che per la sua vita esemplare e per le sue eccellenti doti di pastore riscuoteva l’ammirazione di quanti lo conoscevano.

Agli altri si rivelò egli stesso. « Sono indegno, sono incapace, dimenticatemi », implorava piangendo. « Furono proprio le ragioni che egli adduceva — testimonia il card. Gibbons, arcivescovo di Baltimora — a render vane le suppliche, perché erano così piene di umiltà e di sapienza che gli accrescevano la stima ed i voti degli em.mi cardinali. Noi imparammo a conoscerlo dalla profonda sincerità delle sue parole ».

Allo scrutinio del mattino del 4 agosto, Giuseppe Sarto ebbe 50 voti. Alla rituale domanda del Cardinal decano, rispose : « Se non è possibile che questo calice passi da me, sia fatta la volontà di Dio. Accetto il pontificato come una Croce ».

Assunse il nome di Pio X a ricordo dei pontefici che negli ultimi tempi avevano maggiormente sofferto.

 

- Nella Cattedra romana Pio X manifestò subito al mondo stupito ed ammirato sovrana grandezza, virtù eroica, sapienza di governo ed affascinante bontà, in una ascesa di anno in anno più palese nella via sublime della santità. Di media statura, di corporatura complessa, di amabile fisionomia ; l’occhio vivo e penetrante, l’incedere lento, quasi affaticato, naturalmente maestoso ; il gesto largo, misurato, paterno; il parlare semplice, familiare, persuasivo nello spiccato accento veneto. Dalla persona emanava un’attrattiva di mitezza ed insieme di forza da lasciare ognuno conquiso. L’intelligenza pronta e penetrante, la volontà forte, risoluta, il temperamento franco e naturalmente impetuoso, contenuto però da forte dominio di sé.

La lunga esperienza del ministero favoriva l’innato buon senso,«che si esprimeva nell’immediata intuizione dei problemi e nella rapida ed appropriata soluzione. Sensibilissimo di cuore, aveva del dovere una coscienza vigilantissima, alimentata da prudenza riflessiva e coraggiosa. Affrontava con decisione le gravi responsabilità del suo posto; sereno l’animo per una fede incrollabile nei disegni della Provvidenza.

L’amore alla giustizia lo  rendeva austero, a volte severo nell’esigere l’obbedienza, nel difendere i diritti di Dio, nell’affermare l’indipendenza della Chiesa.

La bontà naturale, santificata dalla Grazia dello Spirito Santo e resa più cara da una incantevole semplicità di modi, si irradiava da lui in innumerevoli atti di carità, sempre intelligente, spesso eroica.

Conoscitore felice degli uomini, delle loro possibilità e delle debolezze; comprensivo e misericordioso con gli erranti, quanto intransigente e severissimo contro gli errori; nemico di ogni specie anche larvata di nepotismo; amante del genuino spirito di povertà; fedele e costante nell’amicizia; cordiale e generoso verso i collaboratori; avverso alla cortigianeria; risoluto a perseguire unicamente l’ideale apostolico, suscitava nei vicini e nei lontani il fascino di una santità tanto più conquistatrice quanto meno singolare e ricercata.

 

La SITUAZIONE DELLA CHIESA

 

— Da Leone XIII, Pio X eredita una pesante e complicata situazione, di cui la clamorosa ingerenza dell’Austria nel Conclave è uno dei segni rivelatori. In Italia la separazione fra Chiesa e Stato, conseguenza della complessa e spinosa « questione romana », impone una avveduta linea di condotta, che da una parte salvaguardi i sacrosanti diritti della libertà e sovranità della Chiesa e dall’altra tenga conto dei supremi interessi religiosi del popolo italiano nella sua evoluzione storica e civica.

 

In Francia il governo radicale-massonico minaccia di rompere il Concordato e tenta asservire alla III Repubblica episcopato e clero. Negli altri paesi cattolici d’Europa e di America l’anticlericalismo è promosso dalla massoneria, che ora gli dà parvenza legalitaria nei parlamenti e nel foro, ora lo aizza in forme volgari, attraverso una stampa velenosa, plateale, blasfema e non rare manifestazioni di piazza.

 

Lo spirito del secolo è la totale negazione del mondo soprannaturale; è il diffondersi di un ateismo pratico che genera il rifiuto alla tradizione cattolica e dissolve la fede in un sentimento vago di religiosità. Il positivismo nella sua espressione di materialismo dialettico e l’idealismo nella veste di un soggettivismo bifronte allineano in un sincretismo razionalista il cristianesimo a tutte le altre religioni storiche.

Il mondo sociale, politico, economico soffre sempre di una concezione capitalistica protetta da un liberalismo che, elevando a mito la libertà, favorisce la ricchezza esagerata dei pochi e crea la triste miseria dei molti.

La sperequazione sociale, resa più grave dallo sviluppo industriale, offre al socialismo, materialista per origine ed anticlericale per costume, ottimo giuoco alle rivendicazioni con l’arma dello sciopero. Il dinamismo, figlio della tecnica, insinuandosi anche nel santuario, proclama il primato dell’azione, relegando le virtù cosiddette passive nei monasteri.

 

Nello stesso campo cattolico un fermento non esente da pericoli e deviazioni.

 

I laici cattolici, che pur si vengono organizzando in fiorenti associazioni di diversa struttura economica, sindacale, assistenziale e politica, avvertono tuttavia, per le audacie e le intemperanze di pochi, un disagio che minaccia l’unità, la concordia, la vita della nascente « democrazia cristiana ». Nella vita interna della Chiesa si sente il desiderio di riforme a strutture logorate dal tempo; si invoca un rinnovamento della disciplina ecclesiastica e un aggiornamento della cura pastorale, specialmente riguardo agli studi sacri, alla catechesi, alla liturgia, al canto sacro. Serpeggia un po’ dappertutto, subdolo, il veleno del modernismo. Nella luce di Dio il b. Pio X ha coscienza dell’immane compito che la Provvidenza gli affida. La sua speranza è nel Signore.

 

Pio X E LA FRANCIA.

 

— La situazione, vivente ancora Leone XIII, s’era fatta tesa, quando il 23 die. 1902 il ministro Combes, senza seguire la normale procedura del nunzio, aveva proposto alla S. Sede, con stile tutt’altro che riguardoso, la nomina di due ecclesiastici a vescovi e il trasferimento di un terzo. Risposta negativa della S. Sede, motivata dal difetto di idoneità dei candidati. Scambio di note tra il governo francese e la S. Sede con l’evidente intenzione del governo massonico di trovare il pretesto per la rottura del Concordato del 1801.

Nell’aprile 1904 Loubet, presidente della Repubblica, contravvenendo alla prassi introdotta dopo il 1870, visita ufficialmente il Re d’Italia. Immediata protesta della S. Sede. Richiamo dell’ambasciatore presso il Vaticano e proibizione ai vescovi di Digione e di Lavai di recarsi a Roma per rispondere all’invito formale del Papa. Rottura delle relazioni diplomatiche (30 luglio 1904). La Camera dei deputati e il Senato approvano (3 luglio-9 die. 1904) la legge di separazione della Chiesa dallo Stato e la decadenza del Concordato. Di conseguenza ogni riconoscimento giuridico è negato dalla Repubblica alla Chiesa di Francia.

 

Pio X risponde l’11 febbr. 1906 con l’encicl. Vehementer nos e condanna la legge di separazione, denuncia i soprusi del governo : la manomissione dell’Archivio della nunziatura, l’incameramento dei beni ecclesiastici, l’abolizione delle Congregazioni religiose, l’espulsione dei loro membri; il culto limitato alle sole funzioni di Chiesa; spogliati i vescovi e il clero di ogni contributo statale.

Per staccare i fedeli da Roma ed avere mancipio il clero, il governo propone le associazioni cultuali.

Pio X sventa le insidie condannandole pubblicamente nell’enciclica Gravissimo officii munere (10 ag. 1906).

 

Con mirabile esempio di concordia e di fedeltà alla Sede romana, vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli sono pronti ad incontrare la fame piuttosto che contravvenire alle direttive pontifìcie. La Chiesa di Francia, libera da ogni ingerenza statale, guadagna un migliore assetto spirituale e dà grande conforto al cuore del Pontefice che premia tanta fedeltà consacrando 14 nuovi vescovi in S. Pietro. In margine a questa epica lotta tra Chiesa e Stato si insinua l’atteggiamento dell’Action Francaise, che polarizza i monarchici conservatori ed anti-democratici e tenta di guadagnare adepti. Alla sponda opposta il gruppo dei cattolici repubblicani, i cosiddetti « abbés démocrates ». Eccessi verbali ed atteggiamenti teologicamente errati dei seguaci del Sillon di Marc De Sangnier obbligano Pio X a condannare come pericoloso un indirizzo che tende a sottrarre i fedeli alla doverosa disciplina della gerarchia. Altre amarezze affliggono il cuore del Pontefice. In Portogallo la rivoluzione, abbattuta la monarchia, perseguita la Chiesa : i beni ecclesiastici confiscati, le Congregazioni religiose soppresse, vescovi e sacerdoti in esilio. In Spagna la rottura delle relazioni diplomatiche rende critica la situazione delle Congregazioni religiose. In Germania la levata di scudi da parte dei liberali e protestanti per i giudizi contro i riformatori, contenuti nell’encicl. Editae saepe (26 maggio 1910).

Ma accanto alle molte spine non mancano le rose. Nei paesi anglosassoni d’Europa e d’America, la Chiesa riguadagna terreno e si afferma sempre più forte e robusta. Uno spirito di tolleranza le permette di riorganizzare comunità e diocesi.

 

PIO X E L’ITALIA.

 

— Il progresso sempre più aggressivo dei partiti sovversivi e l’ostinata persecuzione delle sètte massoniche rendono anche in Italia preoccupante lo svolgersi della vita cattolica. La benemerita Opera dei Congressi e dei relativi Comitati sparsa come una forte rete per tutte le diocesi tiene organizzati i cattolici, ma l’unico influsso che essa riesce ad esercitare nel campo civico e politico è quello di difesa dei principi morali e di protesta dei diritti conculcati della S. Sede.

Eppure la necessità di essere presenti nella vita pubblica si fa di giorno in giorno più grave ed urgente.

Perciò Pio X nel 1909, pur senza revocare il non expedit, lo tempera lasciando ai vescovi la facoltà di permettere ai cattolici l’accesso alle urne per superiori motivi di pubblico bene.

Entrano così 24 cattolici deputati al Parlamento italiano, mentre nelle elezioni del 1913, meglio disciplinata l’azione dall’Unione elettorale cattolica, i deputati eletti si aggirano sul centinaio.

Anche la « questione romana » si viene prospettando non più come restaurazione sic et sempliciter del potere temporale, ma piuttosto come garanzia per la libertà e l’indipendenza del Pontefice.

Da parte massonica si risponde con un atteggiamento settario ed antistorico : tipico al proposito l’oltraggioso discorso del Nathan, sindaco di Roma e gran maestro della massoneria, per il 20 sett. 1910. Significativa per l’opposto la Settimana sociale dei cattolici a Milano nel 1913 con i discorsi « autorizzati » di mons. A. Rossi e del conte G. Dalla Torre.

 

« INSTAURARE OMNIA IN CHRISTO »

 

- L’uomo rivela la sua tempra e dà la misura della sua consapevolezza fin dalla prima enciclica E supremi apostolatus cathedra del 4 ott. 1903, a due mesi dalla elezione. La diagnosi della malattia che travaglia la società è precisa : l’apostasia da Dio.

Il rimedio? « Appoggiati alla virtù di Dio — così scrive — proclamiamo di non avere nel Nostro pontificato altro programma se non questo : restaurare ogni cosa in Cristo, perché Cristo sia tutto e in tutti... Gli interessi di Dio saranno interessi Nostri, per i quali siamo decisi di profondere tutte le Nostre forze e la vita stessa ». Essere dovere del Papa ricondurre nella strada dell’equità così nella vita pubblica come nella privata, sia sul terreno politico che su quello sociale, tutti gli uomini, tanto quelli che obbediscono quanto quelli che comandano. Il Papa « non può assolutamente separare le cose che appartengono alla fede e ai costumi dalla politica ». « Missione sublime... che oltrepassando questi labili beni della terra, si estende sino all’eternità che, non ristretta da confini locali, abbraccia tutte le nazioni della terra ; che inchiude la difesa del Vangelo in ogni campo, anche in quello fortunoso della politica; che spinge la Nostra sollecitudine non solo ai fedeli, ma agli uomini tutti per i quali Cristo morì » (allocuzione ai cardinali del 3 nov. 1903).

Al luminoso programma il Papa riformatore rimane fedele fino alla morte.. Ha tra i suoi collaboratori il card. Raffaele Merry Del Val, fedelissimo segretario di Stato. « Ho scelto lui, diceva Pio X, perché è un poliglotta. Conosce i problemi di tutti i paesi, è molto modesto, è un santo... L’ho scelto per la sua pietà e per il suo spirito sacerdotale ». E allo stesso cardinale : « Lavoreremo insieme ed insieme soffriremo per l’amore e l’onore della Chiesa ».

 

Pio X RESTAURATORE DELLA VITA CRISTIANA

 

— « Per far regnare Gesù Cristo nessuna cosa è più necessaria quanto la santità del clero » (lettera al card. Respighi, 1904) : è questo il pensiero che guida il Pontefice nel disporre il riordinamento dei seminari romani nel Lateranense, nel promuovere i seminari regionali nell’Italia centrale e meridionale, nel dettare norme uniformi e adatte ai tempi per lo studio e la disciplina degli aspiranti al sacerdozio, nell’inviare visitatori apostolici nei seminari e nelle diocesi, nel favorire lo sviluppo di una sana e soda cultura ecclesiastica.

L’origine dell’Istituto Biblico a Roma, vera e propria università di S. Scrittura, la revisione della Volgata affidata ai Benedettini, il motu proprio per lo studio della filosofia di s. Tommaso nelle scuole, sono i principali documenti della sua sollecitudine per avere un clero colto, mentre la celebre esortazione Haerent animo dettata nell’occasione del suo giubileo sacerdotale, rimane prezioso codice della vita virtuosa e delle attività pastorali dei ministri di Dio.

Giuseppe Sarto aveva potuto constatare, sin da giovane cappellano, la precipua causa dell’apostasia da Dio nella ignoranza religiosa e perciò si era affaticato con l'esempio e l’esortazione a combatterla.

Pontefice, con l’encicl. Acerbo nimis del 15 apr. 1905 emana leggi sapienti per l’istruzione catechistica ai fanciulli, ai giovani, agli adulti; con il suo esempio tiene catechismi domenicali al popolo di Roma; ordina la promulgazione del testo unico del catechismo per le diocesi d’Italia; incoraggia convegni per l’apostolato catechistico. Per vivere in Grazia bisogna alimentare l’anima del « pane vivo disceso dal cielo ».

 

Pio X è a buon diritto chiamato il Papa della Eucaristia, perché con i suoi decreti promosse la pratica della Comunione frequente e quotidiana dei fedeli (20 die. 1907, Sacrosancta Tridentina Synodus), favorì la S. Comunione agli infermi (S. Congr. del Concilio, 7 die. 1906) offrendo ad essi il conforto di poter ricevere durante la malattia più volte l’Eucaristia, aprì (decr. 28 ag. 1910, Quam singulari Christus amore) ai piccoli, che sanno distinguere il Pane eucaristico dal pane comune, il S. Tabernacolo.

Nel quadro dell’educazione cristiana dei fedeli deve intendersi la vasta riforma liturgica operata da Pio X : la riforma del Breviario, gli studi per la riforma del Messale e per i libri liturgici della Chiesa orientale. Nel motu proprio del 22 nov. 1903 si danno norme nuove per il ripristino delle melodie gregoriane, per la musica polifonica, per il canto corale dei fedeli.

 

Pio X E L’APOSTOLATO DEI LAICI

 

— Vescovo e patriarca, aveva sempre favorito l’azione dei laici militanti, partecipando a convegni e congressi, difendendone i dirigenti ingiustamente attaccati. Ma non poteva non avvertire che l’Opera dei Congressi e dei Comitati cattolici risentiva il logorio del tempo.

Tra gli anziani, ancorati alle posizioni di ieri, e i giovani, ansiosi di aprirsi la via del domani, non ci si intendeva più. Le intemperanze del gruppo giovanile democratico, guidato da Romolo Murri, al Congresso di Bologna (nov. 1903) accelerò la fine. Nel luglio 1904 il Papa scioglie l’Opera dei Congressi, lasciando in vita la II Sezione, quella dell’Azione popolare cristiana e la Società della gioventù cattolica.

La piccola pattuglia, solidale con il Murri, si butta alla ribellione che viene condannata.

Il grosso frattanto è organizzato nell’Unione popolare, nell’Unione elettorale, nell’Unione economico-sociale, cui nel 1910 il Papa aggiunse l’Unione femminile cattolica.

L’encicl. Il fermo proposito dell' 11 giugno 1905, festa di Pentecoste, rimane la Magna Charta dell’apostolato dei laici sino al riordinamento di Benedetto XV.



[Modificato da Caterina63 18/08/2014 15:50]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)