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I Donatisti provocano l'intervento imperiale e ne rifiutano la sentenza.

4. 13. Si dovrebbe dunque chiedere l'intervento dell'imperatore solo perché uno possa ricuperare i propri beni e non per accusare un altro allo scopo di far applicare nei suoi confronti i mezzi coercitivi dall'imperatore? Lasciamo stare per ora che, nel reclamare il recupero dei propri beni, ci si allontana dagli esempi degli Apostoli, in quanto non si trova che nessuno di essi abbia fatto una simile cosa! Ma che fecero i vostri padri allorché, per tramite del proconsole Anulino, accusarono al tribunale dell'imperatore Costantino lo stesso Ceciliano, allora vescovo della Chiesa di Cartagine, col quale non volevano rimanere in comunione, perché lo ritenevano colpevole? Allora non agirono per reclamare i propri possedimenti, ma per calunniare un innocente, quale noi lo consideriamo e quale lo rivelò chiaramente l'esito dei processi. Orbene, quale scelleraggine peggiore di questa avrebbero potuto commettere? Se invece, come falsamente credete, i vostri antenati, consegnarono alle autorità terrene una persona davvero colpevole, per farla giudicare, perché mai rimproverate noi di quel che fin dal principio dello scisma fece l'arroganza dei vostri? Noi poi non rinfacceremmo loro di averlo fatto, se l'avessero fatto non già per malanimo e col proposito di fare del male, ma di emendare e correggere. Noi invece lo rinfacciamo a voi, poiché vi sembra un delitto che noi ci lamentiamo con un imperatore cristiano di qualche torto fattoci dai nemici della nostra comunione, mentre proprio dai vostri fu presentata al proconsole Anulino una denuncia da inviare all'imperatore Costantino, intitolata appunto così: Denuncia della Chiesa Cattolica, contro le colpe di Ceciliano, presentata dal partito di Maggiorino. Tanto più quindi li incolpiamo, non solo perché accusarono di propria iniziativa Ceciliano, che avrebbero prima dovuto dimostrare colpevole presso il tribunale dei loro colleghi vescovi d'oltremare, ma anche perché non vollero mantenere l'unità coi loro fratelli neppure dopo aver perduto la causa. Assai più ordinatamente agì invece l'imperatore, rinviando ai vescovi la causa dei vescovi a lui deferita. I Donatisti invece si appellarono di nuovo allo stesso imperatore e accusarono di nuovo presso un monarca terreno non solamente Ceciliano, ma anche i vescovi designati da lui come giudici; poi si appellarono ancora un'altra volta al medesimo imperatore contro la sentenza dei vescovi. Ma neppure dopo che l'imperatore in persona ebbe istruito il processo ed emessa la sentenza, giudicarono doveroso sottomettersi alla verità e all'unità.

Perfidia dei Donatisti.

4. 14. Se invece Ceciliano e i suoi colleghi fossero stati condannati, allorché vennero accusati dai vostri padri, qual decreto avrebbe emesso contro di loro Costantino, se non quello emanato dallo stesso imperatore contro i vostri antenati? Ma, pur avendo essi accusato Ceciliano di propria iniziativa, non erano riusciti a provare le accuse che cercavano di dimostrare e non vollero riconoscere la verità neppure dopo essere stati sconfitti! Di fatto l'imperatore fu il primo a stabilire in questa causa la confisca dei beni di coloro i quali, perduta la causa, si fossero testardamente ostinati contro l'unità. Se invece i vostri antenati, che avevano intentato l'accusa, avessero vinto la causa e l'imperatore avesse decretato una simile sanzione contro la comunione di Ceciliano, avreste naturalmente preteso d'essere proclamati provvidi protettori della Chiesa, difensori della pace e dell'unità! I Donatisti, al contrario, dopo aver intentato l'accusa e non essere riusciti a provarla, non vollero tornare in armonia con la madre Chiesa e nel suo grembo, dove potevano rifugiarsi dopo essersi emendati! Ebbene, quando contro di essi vengono prese dagli imperatori simili disposizioni, non si fa che gridare: " E' un'infamia! ", e si sostiene con tutte le forze che nessuno deve essere costretto a tornare all'unità, a nessuno deve rendersi male per male! Cos'altro vuol significare questa vostra protesta, se non ciò che è indicato nel motto che si legge scritto sul vostro conto: " Quel che noi vogliamo, è solo la santità! ". Orbene, non sarebbe stato tanto arduo e difficile considerare attentamente come conservava tutta la sua forza contro di voi il provvedimento adottato da Costantino e la sentenza relativa promulgata contro di voi, sentenza provocata proprio dai vostri antenati con le loro accuse contro Ceciliano, sostenuta davanti all'imperatore e da essi perduta. Era quindi inevitabile che si attenessero a tale sentenza anche i successivi imperatori, soprattutto quelli cristiani cattolici, ogni qual volta la vostra ostinazione li avesse costretti a prendere provvedimenti contro di voi.

Nessuna colpa di alcuno giustifica lo scisma.

4. 15. Sarebbe stato assai facile riflettere a ciò e arrivare una buona volta a dire a voi stessi: " Se Ceciliano fu riconosciuto innocente, o non si poté provare che fosse colpevole, qual peccato può aver commesso la Chiesa cristiana diffusa in tutto il mondo? E perché mai al mondo cristiano non era lecito ignorare la colpa che gli accusatori non erano riusciti a provare? E perché mai si afferma che non sono Cristiani quelli che Cristo ha seminati nel suo campo, cioè in questo mondo, e comandato di lasciar crescere tra la zizzania fino alla mietitura 36? Perché mai si afferma che non sono Cristiani tante migliaia di fedeli sparsi fra tutte le nazioni, la cui moltitudine il Signore ha paragonato alle stelle del cielo e ai granelli della sabbia del mare, e che ha promesso di benedire nel " Discendente " di Abramo 37, come infatti ha mantenuto? Si dice che non sono Cristiani, perché in questa causa alla cui discussione non parteciparono, preferirono credere a giudici che giudicavano in un processo di loro specifica competenza, anziché ad attaccabrighe che avevano perduta la causa! Ma non v'è alcuno - chi ne dubita? - la cui colpa possa, macchiare chi ne è all'oscuro. Orbene, come avrebbero potuto, i fedeli sparsi per tutto il mondo, essere al corrente della colpa di coloro che avevano consegnato [le Scritture], colpa che neppure gli accusatori sarebbero riusciti a provare a quelli, anche se l'avessero conosciuta? Il fatto stesso che ne erano all'oscuro dimostra senz'altro che quei fedeli sono innocenti di una simile colpa! Perché dunque degli innocenti vengono accusati di colpe false solo per il fatto che sono all'oscuro di colpe false o vere di altri? Quale possibilità rimane insomma di essere innocenti, se essere all'oscuro di colpe altrui è una colpa personale? Inoltre, se il fatto stesso che popoli di tante nazioni erano all'oscuro di quella colpa solo ipotetica dimostra che sono innocenti - lo abbiamo già detto - quanto grave è invece la colpa di rimanere separati dalla comunione di questi innocenti! Il fatto sta che le cattive azioni dei malviventi, che non possono essere dimostrate agli innocenti o da questi non possono essere credute, non macchiano alcuno, se vengono sopportate, anche se fossero note, per amore della convivenza con i buoni. Sicuro: non si debbono abbandonare i buoni per causa dei cattivi, ma si devono invece tollerare i cattivi a causa dei buoni. Così fecero i Profeti: tollerando coloro, contro i quali facevano tornare tanti rimproveri, ma senza abbandonare la comunione dei riti religiosi di quel popolo. Così pure il Signore stesso tollerò lo scellerato Giuda, fino alla fine di lui, ben meritata, e gli permise di partecipare con gli innocenti alla sacra Cena. Così gli Apostoli tollerarono coloro che predicavano Cristo per invidia, vizio proprio del diavolo 38. Così Cipriano 39 tollerò nei colleghi l'avarizia che, seguendo l'Apostolo, chiamava idolatria 40. Infine tutto quello che si svolse allora tra quei vescovi, anche se per caso alcuni ne erano al corrente, ora però, salvo che ci si lasci trascinare da riguardi personali 41 è ignorato da tutti. Perché dunque la pace non è amata da tutti? Ecco che cosa dovreste piuttosto pensare e forse già lo pensate. Ma avreste fatto meglio ad amare i beni terreni e, per paura di perderli, acconsentire alla verità conosciuta, anziché amare la gloria umana assolutamente vana, che pensate di perdere acconsentendo alla verità conosciuta!

La costrizione legale per indurre al bene.

5. 16. Già comprendi dunque - se non mi inganno - che non deve considerarsi il fatto che uno venga costretto, ma se ciò a cui viene costretto sia bene o male. Non dico che uno possa essere buono per forza! Voglio dire che uno, per paura di un castigo che non è disposto a subire, o abbandona l'animosità che lo tiene lontano dalla verità conosciuta, o è costretto a conoscere la verità ignorata: la paura cioè lo potrebbe spingere a ripudiare la falsità per la quale lottava, o a ricercare la verità che ignorava, e infine a sostenere volentieri come vero ciò che prima non voleva. Parrebbe superfluo ripetere queste cose con tante parole, se non le vedessimo dimostrate da tanti esempi. Si tratta non già di singoli individui, ma di molte città che ora vediamo diventate cattoliche, che aborriscono cordialmente lo scisma istigato dal demonio e amano ardentemente l'unità. Esse hanno approfittato - diciamo così - del timore delle sanzioni che a te dispiacciono, e sono diventate cattoliche proprio grazie alle leggi degli imperatori: il primo di essi fu Costantino, al quale i vostri padri presentarono per primi l'accusa contro Ceciliano, e poi giù giù, fino agli imperatori attuali: questi ultimi decretano con pieno diritto che deve osservarsi la sentenza di Costantino, l'imperatore scelto proprio dai vostri, dai vostri preferito agli stessi vescovi.

Opinione precedente di Agostino riguardo alle sanzioni legali.

5. 17. In ciò mi sono dovuto arrendere agli esempi messi sotto i miei occhi dai miei colleghi. Dapprima ero del parere che nessuno dovesse essere condotto per forza all'unità di Cristo, ma si dovesse agire solo con la parola, combattere con la discussione, convincere con la ragione, per evitare d'avere tra noi come finti cattolici coloro che avevamo già conosciuti tra noi come critici dichiarati. Questa mia opinione però dovette cedere di fronte a quella di coloro che mi contraddicevano non già a parole, ma che mi portavano le prove dei fatti. Mi si adduceva innanzitutto in contrario l'esempio della mia città natale che, mentre prima apparteneva interamente al partito donatista, s'era poi convertita alla Chiesa cattolica per paura delle sanzioni imperiali. Adesso noi vediamo ch'essa detesta tanto la micidiale animosità della vostra setta, da sembrare non esserle mai appartenuta. Così pure era avvenuto di molte altre città, di cui mi si citava il nome affinché, alla luce dei fatti, mi convincessi che pure a questo proposito si poteva applicare il detto della sacra Scrittura: Porgi al saggio l'occasione e crescerà in sapienza 42In realtà - lo sappiamo con certezza - innumerevoli fedeli avrebbero voluto essere cattolici già da tempo, spinti dall'evidenza della verità, ma per paura dei loro consorti rimandavano di farlo di giorno in giorno! Moltissimi invece rimanevano legati alla vostra setta non dalla forza della verità, nella quale non avete mai avuto fiducia, ma dal forte legame della consuetudine! Riguardo a costoro, si avverava in tal modo l'affermazione divina: Il servo non può venire corretto a parole, perché, anche se capisce, non ubbidirà 43Quanti perciò credevano in buona fede che la vera Chiesa fosse la setta di Donato, essendo divenuti apatici e ritrosi per pigrizia mentale a conoscere la verità cattolica, a causa d'una cieca sicurezza! E quanti erano anche coloro, ai quali sbarravano il passo dall'entrare nell'unità le ciarle dei calunniatori; questi tali andavano blaterando che noi ponessimo non so che altro sull'altare di Dio! Quanti inoltre, persuasi che non importasse nulla se un Cristiano sia da una parte o dall'altra, restavano in quella di Donato solo perché vi erano nati, e nessuno li spingeva a separarsene e passare al Cattolicesimo!

Dichiarazioni di convertiti.

5. 18. Orbene, a tutti costoro giovò assai lo stato d'ansia suscitato da quelle leggi, nel promulgare le quali i principi servono a Dio col timore 44; giovò talmente, che oggi alcuni esclamano: " Già da tempo volevamo fare ciò; sia quindi ringraziato Dio che ci ha offerto l'occasione di fare finalmente ora questo passo, troncando dilazioni e ritardi ". Altri esclamano: " Già da tempo sapevamo che questa è la verità, ma eravamo trattenuti da non so quale assuefazione; sia quindi ringraziato Dio, che ha spezzato i nostri imbarazzi e ci ha trasportati nell'unione della pace ". Altri esclamano: " Non sapevamo che la verità fosse da questa parte e non desiderevamo neppure conoscerla; fu il timore a farci rivolgere il pensiero e gli sforzi a conoscerla. Abbiamo cioè temuto che, senza guadagnare i premi eterni, saremmo stati colpiti pure con la perdita dei beni temporali. Sia dunque ringraziato il Signore, che ha scosso la nostra indolenza col pungolo della paura, affinché almeno l'apprensione per i castighi c'inducesse una buona volta ad esaminare ciò di cui non ci eravamo preoccupati mai, quando eravamo lasciati tranquilli". Altri esclamano: " Noi avevamo paura d'entrare nella Chiesa cattolica a causa delle false chiacchiere, né avremmo potuto costatarne la falsità se non vi fossimo entrati: e non vi saremmo entrati, se non vi fossimo stati costretti. Ringraziamo dunque il Signore, che, mediante la sferza, ha eliminato i motivi della nostra esitazione, e con prove di fatto ci ha mostrato quanto menzognere ed infondate fossero le fandonie sparse dalle false dicerie contro la Chiesa. Ora siamo convinti della falsità delle accuse lanciate dagli autori di questa eresia, dal momento che i loro posteri ne hanno inventate tante altre, ugualmente false ed anche peggiori". Altri infine esclamano: " Pensavamo che non avesse alcuna importanza professare la fede di Cristo in una parte o in un'altra: ringraziamo quindi il Signore che ci ha ricongiunti alla Chiesa strappandoci allo scisma, mostrandoci che al solo unico Dio si conviene perfettamente l'obbligo di adorarlo nell'unità ".

Gli interessi eterni prevalgono su quelli terreni.

5. 19. E come avrei potuto io contraddire e oppormi ai miei colleghi ed impedire le conversioni al Signore, impedendo cioè che le pecore sbandate sui vostri monti e colline, voglio dire sui tumori della vostra superbia, tornassero a riunirsi nell'ovile della pace, dov'è un solo gregge e un solo pastore 45Avrei forse potuto oppormi a tale precauzione, per non farvi perdere i beni che affermate essere vostri e poi, senza essere molestati, farvi proscrivere Cristo? O affinché voi stipulaste i vostri testamenti conformi alla legge romana e poi, con le vostre calunniose accuse, annullaste il testamento stipulato coi patriarchi conforme alla legge divina, nel quale sta scritto: Nel tuo Discendente saranno benedette tutte le nazioni 46? O affinché nelle vostre compere e vendite aveste piena libertà di contrattazione, e poi non vi pentiste di dividere ciò che Cristo comprò col suo sangue, vendendo se stesso come prezzo del nostro riscatto? O affinché fossero valide le donazioni che ciascuno di voi può fare a chiunque egli voglia e poi non valesse il dono fatto dal sommo Dio ai suoi figli, chiamati dall'oriente all'occidente 47? O affinché voi non foste mandati in esilio fuori dal vostro paese natale, e poi vi sforzaste di esiliare Cristo nel regno del suo Sangue, esteso da un mare all'altro, e dal fiume sino agli estremi confini della terra 48No certo; al contrario i re della terra servono a Cristo anche facendo leggi in suo favore. I vostri padri denunciarono Ceciliano e i suoi colleghi ai re della terra perché fossero puniti di false colpe: ebbene, si volgano i leoni a stritolare le ossa dei calunniatori e non vi sia a intercedere per loro Daniele, di cui fu provata l'innocenza e fu liberato dalla fossa dei leoni, nella quale perirono proprio essi 49. Chi infatti prepara la fossa al vicino, vi cadrà più giustamente lui stesso 50.









Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)