00 20/08/2015 00:30
 ECCO IL "BENSERVITO" IL "GRAZIE" DELLA CHIESA VALDESE ALLA VISITA DEL PAPA..... da una parte potremo dire al Papa: "ecco santità, il Vangelo suggerisce di non dare le perle ai porci...." ma senza alcun dubbio lo spirito cristiano del dialogo a "tutti i costi" fa ripete a se stesso di aver fatto la scelta giusta nell'andare a far visita ai Valdesi, l'importante è seminare.... e poi CERTE CRITICHE non fanno male, ci danno conferma anche di quel sesto senso che ci fa capire che nonostante tutto la Chiesa Cattolica Romana è sempre e ancora non, ripetiamo NON la numero uno fra le tante altre...., MA L'UNICA VERA CHIESA DI CRISTO ....   

leggendo gli altri interventi valdesi nell'articolo di Magister, è detto chiaramente che Giovanni Paolo II quanto Benedetto XVI mirassero più ad un dialogo ravvicinato con gli Ortodossi che non con i Protestanti 
 il chè è presto detto:
con gli Ortodossi ci divide sempre il primato petrino è vero, ma almeno abbiamo in comune LA PRESENZA REALE DI GESU' NELL'EUCARISTIA e in comune tutti e SETTE i Sacramenti: il Matrimonio è un sacramento ed anche il PRESBITERATO è un sacramento,così come la CONFESSIONE... Lutero tolse pian piano tutto, non abbiamo neppure i Sacramenti in comune SOLO IL BATTESIMO e NON in tutte le comunità protestanti 
 Papa Francesco proviene da un mondo PENTECOSTALE E NON LUTERANO .... la differenza è enorme! e i Valdesi non l'hanno capito, ma hanno capito una cosa: che Papa Francesco NON FA CONCESSIONI E NON FA SCONTI




Un grazie a Sandro Magister per questa raccolta

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Cosa resta dell’abbraccio tra Francesco e i seguaci di Valdo

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valdesi

La visita di papa Francesco al tempio valdese di Torino, lo scorso 22 giugno, ha acceso una vivace discussione dentro la comunità protestante più famosa d’Italia, che si è protratta per tutta l’estate sul suo settimanale “Riforma“, con interventi quasi tutti critici.

Il commento più ufficiale è stato quello del moderatore della Tavola valdese, il pastore Eugenio Bernardini, in un intervista di fine luglio, un mese prima dell’annuale sinodo della comunità, in programma a Torre Pellice dal 23 agosto prossimo.

Bernardini si è felicitato con Francesco per aver “rimesso al centro il rapporto ecumenico con le Chiese protestanti, dopo che i due papi precedenti avevano invece privilegiato il dialogo con gli ortodossi, disinteressandosi abbastanza del protestantesimo, forse considerandolo una forma residuale”.

Positivo è stato anche il primo commento apparso su “Riforma” dopo l’incontro di Torino, affidato a Fulvio Ferrario, docente di teologia sistematica alla facoltà valdese di teologia di Roma e coordinatore delle relazioni ecumeniche.

Ma la sua nota è stata pubblicata come semplice “opinione”. E tutti i successivi interventi sono stati un fuoco di fila di dubbi e di critiche.

Lorenzo Scornaleschi, su “Riforma” del 10 luglio, ha giudicato “effimero” il successo dell’incontro. Perché Francesco resta pur sempre un papa “che ha scommesso tutto sulla sua forza mediatica”, come già i papi precedenti “tranne la breve parentesi ratzingeriana”, cioè per un “cristianesimo di massa che non chiede altro che di avere un divo che unisca, come potrebbe essere un divo dello spettacolo”, un papa, quindi, che “si ripropone come modello autoritario indiscutibile, com’è nella sua natura e nella sua origine”.   (un complimento per Benedetto XVI, nota nostra)

Sullo stesso numero di “Riforma” Joachim Langeneck ha criticato come “troppo facile” la richiesta di perdono fatta da Francesco per le colpe commesse dalla Chiesa cattolica nei secoli passati. Perché invece sulle colpe presenti il papa ha taciuto, “non avendo particolarmente voglia di astenersi dal commetterle”. E tra queste colpe c’è “la sofferenza delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali, dal medesimo papa definite ‘frustrate’ e la cui difficoltà a ottenere diritti civili è legata anche alle pressioni della Chiesa”.

Su “Riforma” del 24 luglio Marco Rostan, già figura di spicco dei giovani valdesi negli anni ruggenti della contestazione extraparlamentare, ha scritto che le differenze tra cattolici e protestanti restano troppo forti per essere conciliate, e che “proprio Francesco, con tutta la sua simpatia, disponibilità, coraggio, rappresenta comunque l’istituzione papale, vale a dire il più grande ostacolo ecumenico, anche se in un domani improbabile si realizzasse una forma di papato conciliare”.

Altri intervenuti hanno spostato le critiche sui rimbalzi mediatici dell’incontro.

Paolo Ribet, pastore della comunità valdese di Torino, nell’editoriale di “Riforma” del 10 luglio si detto in particolare “turbato” dalla descrizione dei valdesi fatta da Eugenio Scalfari su “la Repubblica” dopo il loro incontro con Francesco, per “la ricostruzione storica che lascia allibiti e che non si comprende da dove sia stata tratta”, nella quale “l’unica cosa che si salva è il nome del fondatore, Valdo”.

E conclude:

“Scalfari sostiene che ‘l’obiettivo di Francesco è di aprire la Chiesa a tutte le comunità protestanti e riunirle’. Ma se così fosse, sarebbe esattamente il contrario di quanto si è affermato con una certa solennità il 22 giugno, e cioè che l’ecumenismo che noi prospettiamo è l’unità nella diversità, nel riconoscimento reciproco di ciò che si è. Francamente, mi pare che di un ‘ritorno a Roma’ o di una unità sotto il papato non si sia parlato e non sia assolutamente in agenda. La sensazione è che il cattolicesimo sia più avanti dei suoi ammiratori laici”.

Altri ancora hanno invece aggiunto alle critiche al papa la richiesta alla comunità valdese di fare a sua volta autocritica in casa propria.

Massimo Marottoli, su “Riforma” del 24 luglio, ha scritto che anche la Chiesa valdese, come quella cattolica, non è immune da “un autoritarismo al suo interno”. E prova ne sarebbe che ad accogliere il papa nel tempio di Torino c’era il moderatore della Tavola, come a rappresentarne il “capo”, quando invece “l’unico luogo in cui il potere della Chiesa valdese si esprime in tutta la sua autorevolezza è il sinodo”.

Ma l’autocritica più forte è venuta dal pastore Claudio Pasquet, della commissione per l’evangelizzazione.

“Non credo che la visita del papa cambierà molto per la vita della nostra Chiesa”, scrive. “Avverto infatti insinuarsi nella nostra Chiesa un senso di rassegnazione alla secolarizzazione, che ci accomuna purtroppo a gran parte delle Chiese europee. Ogni anno le statistiche sinodali ci presentano un numero crescente di chiese dove scuole domenicali e catechismi sono ridotti al lumicino, se non inesistenti”.

E prosegue:

“Etica, solidarietà e laicità: non credo di sbagliare dicendo che questi temi monopolizzano l’attuale dibattito all’interno delle Chiese valdesi e metodiste. Sono argomenti che sicuramente ci danno una certa popolarità, anche fra i radical chic, ma quanto incidono come predicazione dell’Evangelo? A volte leggendo la nostra stampa si ha l’impressione di leggere il bollettino di una serie di ONG di orientamento progressista, mentre l’esplicito e forte riferimento al Signore che ci spinge all’impegno resta sottinteso o non traspare”.

E ancora:

“Ci siamo vantati di non essere la Chiesa degli assoluti e della certezza, abbiamo detto che il dubbio è e resta fondamentale nella ricerca della fede, ma non abbiamo in questo modo assolutizzato il dubbio, mettendo in dubbio l’Assoluto? Grazia, speranza, resurrezione, giudizio di Dio, quanto sono rimasti al centro della nostra fede? Dobbiamo riappropriarcene nella nostra predicazione e nelle nostre riflessioni comuni. Chi oggi si interroga su Dio non ci chiede forse di affrontare una riflessione sulle cose ultime?”.

Ha fatto eco al pastore Pasquet, su “Riforma” del 30 luglio, Agostino Garufi:

“Come cristiani, sappiamo che la nostra missione essenziale è annunziare Gesù Cristo e il suo Evangelo anche a coloro che vogliamo beneficare nei loro diritti. Infatti, parafrasando le parole di Gesù (Mt 16, 26), se con la nostra azione sociale riuscissimo a far ottenere a tutti ogni bene terreno, che vero beneficio avrebbero se poi perdessero l’anima loro?”.

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Un sacerdote risponde

La mia ragazza ha influenze evangeliche

Quesito

Salve padre Angelo, 
mi chiamo … e sono fidanzato da più di 1 anno con una ragazza di nome …, all'inizio della nostra storia ero molto distante dalla chiesa, pregavo poco, non mi accostavo ai sacramenti e non andavo in chiesa nel giorno del Signore.
Lei proveniente da una famiglia con padre cattolico e con madre  evangelica, che si è convertita in questi ultimi periodi (a causa di problemi personali e di salute), lei passò dei periodi di debolezza e non essendo molto praticante della chiesa cattolica, cercò aiuto dalla cugina (evangelica da tanto tempo) ed è quindi riuscita a far convertire la madre della mia ragazza.
Negli ultimi mesi ho sentito dentro di me un richiamo da parte del Signore e quindi mi sono riavvicinato molto nella parrocchia che frequentavo prima. Prego sempre, leggo la bibbia e partecipo alle messe e alle adorazioni eucaristiche che avvengono nella mia parrocchia.
In seguito a questo mio riavvicinamento, la mia ragazza soffre di alcuni problemi di salute (nello specifico: di attacchi di panico), la madre dopo la conversione evangelica cominciò a portare la mia ragazza in chiesa con lei, a partecipare ai culti e ai raduni dei giovani. 
Questo in me suscitò molto dispiacere e in questo ultimo periodo sto molto male dentro di me, infatti abbiamo avuto dei discorsi nella nostra relazione e tutto va male.
Un giorno la mia ragazza andò con sua madre alle preghiere di liberazione evangeliche, durante le preghiere mi raccontò la mia ragazza, che è svenuta e riacquistati in sensi non riconosceva nessuno e parlava con una voce strana, insomma non era più lei ...
Dopo che mi ha raccontato questo fatto ho deciso di reagire, di portarla verso la giusta strada di farle vedere la verità, di fare un cammino spirituale insieme verso la fede cattolica, ma ogni mio tentativo è stato inutile.
Questo perchè lei è molto succube di sua madre e della cugina che la fece convertire. E' come se fosse incatenata da loro e non vuole sbilanciarsi verso di me, ha paura di venirmi incontro di accettare di leggere la verità di seguire la giusta via verso Dio. In questi ultimi giorni la nostra relazione è messa molto male, ed io prego sempre, non smetto mai di pregare. E non so cosa fare, come reagire, come posso aiutarla per fargli aprire gli occhi e il cuore?!
La prego di rispondermi e di darmi un aiuto, la ringrazio di cuore. 
Saluti


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. mi dispiace molto di essere giunto solo oggi a leggere le mail del 30 ottobre e quindi anche la tua. Te ne domando scusa.
Forse la mia risposta ti sopraggiungerà fuori tempo, perché magari tante cose si saranno evolute.

2. Mi dispiace molto per questa deriva protestante ed evangelica che ha colpito la tua ragazza e sua madre perché le priva di ricevere la grazia di Dio attraverso i Sacramenti.
I Sacramenti sono le grandi arterie che ci comunicano la vita di Cristo e la sua forza.

3. La tua ragazza si sta privando della Confessione che fin dai primi secoli è stata considerata il primo esorcismo  dopo il Battesimo.
Più che delle preghiere di liberazione della Chiesa evangelica, la tua ragazza ha bisogno di questa liberazione, di quella che ci viene comunicata nella Confessione sacramentale.
Gesù, come sai, l’ha istituita la sera di Pasqua, quando ha detto agli Apostoli: “Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi; a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” (Gv 20,23).
In questo sacramento il Signore ci libera dal peccato e anche dalle paure, come ha liberato gli apostoli dalla paura dei giudei tanto che se ne stavano chiusi in casa.
Inoltre in questo Sacramento il Signore ci comunica la potenza, la forza della sua risurrezione.
Di questa vitalità nuova e di questa forza ne abbiamo bisogno tutti e in maniera constante, compresa la tua ragazza.

4. Inoltre la tua ragazza si priva dell’Eucaristia.
Sì, anche gli evangelici ce l’hanno, ma non credono nella presenza reale di Cristo né possono attuarla perché ad essi manca quella forza divina trasmessa ininterrottamente per contatto fisico con l’imposizione delle mani che collega direttamente i sacerdoti a Cristo. È la cosiddetta successione apostolica. 
Per quanto i loro pastori pronuncino le parole consacratorie, non consacrano niente, perché tra loro e Cristo è come se fosse stato tagliato il filo di energia soprannaturale e divina che li collega direttamente. Questa interruzione impedisce di far passare in loro la forza divina di Cristo di rimettere i peccati e di consacrare.

5. Inoltre la tua ragazza, come gli evangelici e i protestanti si priva volontariamente della presenza della Madonna.
E questa privazione è una grande disgrazia perché non invano Gesù morente ha lasciato sua Madre a Giovanni, che ai piedi della croce rappresentava tutti noi. A lui Gesù ha detto: “Figlio, ecco tua madre” (Gv 19,27).

6. Né i protestanti e né gli evangelici possono continuare ad ingannare volutamente la gente dicendo che Gesù ha affidata sua Madre a Giovanni per non lasciarla sola perché proprio San Giovanni, l’estensore del quarto Vangelo, dice che accanto alla croce c’era sua Madre e c’era anche la sorella di sua madre e c’erano altre donne: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala” (Gv 19,25). 
Ora perché affidare ad un estraneo sua madre quando vi era proprio lì una parente che in quel momento le era così vicina? Non sarebbe stato un affronto?

7. Il Vangelo dice che Giovanni “accolse con sé” (Gv 19,27) la Madonna. La traduzione più esatta sarebbe “la prese tra i suoi beni”.
Ora che cosa aveva ancora Giovanni da un punto di vista materiale dal momento che aveva lasciato tutto per seguire il Signore?
Si direbbe niente, ma in compenso possedeva beni molto grandi sotto il profilo spirituale perché aveva la fede, aveva il Vangelo, aveva ricevuto il sacerdozio da poco meno di un giorno, aveva ricevuto il sacramento dell’Eucaristia e adesso tra questi beni più grandi che Gesù gli lascia c’è anche la presenza e l’aiuto della Madonna.

8. Nello stesso tempo Gesù ha detto a sua Madre: “Donna, ecco il tuo figlio” (Gv 19,26) dandole dunque un incarico ben preciso: di fargli da madre in tutto, soprattutto nei beni di ordine spirituale, perché a quelli di ordine materiale Giovanni era abbastanza capace di provvedere a se stesso, tanto più che stava insieme a Giacomo, suo fratello maggiore e aveva ancora i suoi genitori.
Il Signore dunque, che è l’unico vero mediatore tra Dio e gli uomini perché possiede simultaneamente la natura divina e la natura umana, ha voluto servirsi delle creature e principalmente di sua Madre, per provvedere alle necessità dei suoi fratelli.
Non ha voluto fare così anche alle nozze di Cana quando ha compiuto il primo miracolo proprio per l’intervento di sua Madre proprio perché che aveva detto: “Non è ancora giunta la mia ora” (Gv 2,4)?

9. E non si è servito della presenza di sua Madre per colmare Elisabetta di Spirito Santo?
Il testo sacro dice: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo” (Lc 1,41).
Dunque il Signore si è servito di sua Madre per colmare Elisabetta di Spirito Santo.
E si servirà ancora di questa strada, di Maria, per l’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa nascente nel giorno di Pentecoste. Maria infatti è menzionata specificamente tra gli apostoli e le altre donne.

10. Ancora: il Signore ha voluto che Elisabetta, colma di Spirito Santo, lodasse e benedicesse sua Madre per insegnare a noi che quando siamo colmi di Spirito Santo lodiamo e benediciamo Maria e che chi volutamente non loda e non benedice Maria non ha il suo Santo Spirito.
Ecco il testo sacro: “ed (Elisabetta) esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!” (Lc 1,42).
Mi pare impossibile che i protestanti e gli evangelici possa negare questo!

11. Per Elisabetta è stata una grazia incomparabile aver potuto ricevere la visita e il servizio di Maria. Ecco che cosa dice: “A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” (Lc 1,43).
E non finisce di lodarla e di benedirla dicendo: “Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,44-45).
È una grazia incomparabile anche per noi poter ricevere la visita e il servizio di Maria.
Per questo anche noi come l’apostolo san Giovani, la prendiamo tra i nostri beni più cari e preziosi.

12. Dì dunque alla tua ragazza che torni da questa sua dolce Madre, che è Maria.
Il popolo cristiano fin dall’inizio si è espresso nei suoi confronti con questa bella preghiera: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”.
È una preghiera del terzo secolo e riflette la fede di coloro che hanno preceduto coloro che l’hanno scritta e pertanto riflette la fede di sempre. 
Dille che vada davanti all’altare di Maria e Le domandi il suo aiuto e la sua protezione. Che le tolga ogni affanno perché questa Vergine gloriosa e benedettalibera da ogni pericolo.
Dille anche che porti sempre con sé la corona benedetta del santo Rosario come tacita e permanente invocazione del suo aiuto.
E vedrai che ne sarà sollevata.

Non vado più oltre, ma ce n’è abbastanza per capire come i protestanti e gli evangelici portino fuori strada e privino i credenti di aiuti preziosissimi che Nostro Signore ci ha dato.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ricordo anche la tua ragazza ed entrambi vi benedico. 
Padre Angelo




Valdesi respingono Papa Francesco se non cambia dottrina

 

Non è bello dire: "che vi avevamo detto?", ma tant'è che....

In una bella raccolta di interventi sulla Rivista Valdese, Sandro Magister - vedi qui -ha collezionato una serie di pensieri da una parte inquietanti perchè esprimono senza mezze parole la riluttanza che hanno provato dell'abbraccio di Papa Francesco alla loro comunità, dall'altra hanno espresso delle ragioni non del tutto sbagliate, per esempio: se il Vescovo di Roma non interviene come dovrebbe (riportare le pecore all'ovile) ma anzi fa comprendere loro che hanno ragione di rimanere dove stanno e che non devono affatto "convertirsi", è naturale che la difesa del proprio habitat aumenta e con essa cresce la difesa del proprio status, in questo caso, dell'essere "valdesi e protestanti" e pure con tanto di soddisfazione e di orgoglio.

E ci siamo, ecco il punto dolente: l'orgoglio di rimanere nel peccato e di rimanere come si è!

Nel momento in cui Papa Francesco ha pronunciato l'ennesimo "mea culpa", si vede bene dal video l'espressione soddisfatta ed orgogliosa del pastore valdese. E' del tutto innocente chiedersi quanto di evangelico NON ci fosse in questo incontro e quanto, piuttosto, di incontro "soddisfattorio" si trattava e in previsione del sinodo Valdese del 23 agosto per il quale forse, Papa Francesco, pensava di poter influire (incidendo contro le scelte perverse del sinodo che invece ha preso lo stesso) con il suo "magnetismo".

Il Papa è andato per dare soddisfazione ai Valdesi, negarlo è come negare che i topi portavano la peste nera. La richiesta di perdono era nell'agenda, il Papa andava lì per chiedere perdono ai Valdesi, e forse chissà, pensava così ad un momento opportuno prima del loro sinodo, punto.

Si dice che il perdono facilita le coscienze e avvicina di più, bè dipende da come viene chiesto, dato e vissuto, di certo quel giorno la Tavola Valdese PRETENDEVA solo il perdono pubblico senza alcuna proiezione verso un futuro di conversione alla Chiesa di Cristo (anche perchè per loro sono già nell'unica chiesa di Cristo e il Papa non ha detto loro che sbagliano a pensarlo).

E chi lo dice questo? il discorso del Papa ai Valdesi nel quale è assente ogni richiamo alla conversione alla vera ed unica Chiesa di Cristo, e poi c'è il discorso del pastore al Papa nel quale c'è la vera richiesta dei Valdesi - o pretesa sarebbe meglio dire - per parlare di futura comunione e di fatto si parla dell'Eucaristia.

O meglio, il pastore valdese HA PRETESO che il Papa riveda l'interpretazione che la Chiesa cattolica ha dato nella Dottrina e nel dogma alle parole del Cristo sulla Presenza reale nell'Eucaristia e l'adegui all'interpretazione valdese.

 

Sì, avete letto bene, ma i giornali e i vaticanisti (escludiamo Magister perchè è il migliore nel riportare i fatti) che sono davvero come capre davanti a questi temi dottrinali, hanno ignorato bellamente questa parte del discorso e che è invece la più imponente e che fa capire quanto fosse marginale la richiesta del perdono (che ai Valdesi in effetti interessa solo dal punto di vista della soddisfazione personale).

Ai Valdesi come a tutti i protestanti è un piacere perverso vedere dal 2000 i Papi piegati in due per chiedere "perdono", non a caso i Valdesi criticano il Pontificato di Benedetto XVI perchè, dicono, "ci ha dimenticati" e non ha fatto loro visita e non ha chiesto loro "perdono". In verità, per Benedetto XVI il famoso Mea Culpa del Giubileo del 2000 era più che sufficiente, era fatto a nome della Chiesa e doveva bastare.

A Benedetto XVI interessava ora vedere dagli altri versanti una qualche reazione positiva a quel gesto. Non a caso non si parla più - e neppure Papa Francesco lo ha mai accennato - della conversione in massa di un congruo gregge anglicano approdato così nell'unico e vero Ovile di Cristo. Benedetto XVI pur lasciando ad essi Statuti speciali a protezione della loro tradizione condivisibile con noi, ha tuttavia imposto che si rispettassero le Norme della Chiesa e l'accettazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, con tutti e sette i Sacramenti insegnati dalla Chiesa.

Per i Valdesi una soluzione del genere è improponibile ed inaccettabile!

Se un Papa chiede "perdono", deve cedere in tutto anche nelle dottrine, lo ha espresso chiaramente il pastore valdese nel discorso rivolto al Papa (e che i giornalisti hanno ignorato) dove arriva, appunto, a dire al Papa che forse - dopo la richiesta del perdono - è arrivato anche il momento di RIVEDERE la dottrina sull'Eucaristia e, attenzione, non ha detto che loro l'avrebbero studiata e approfondita, ma che lui - Papa Francesco - avrebbe dovuto ORA dare vera prova di questa richiesta di perdono rivedendo la dottrina sull'Eucaristia e correggendo una interpretazione che torni condivisibile con la dottrina valdese.

Mica pizza e fichi eh!

Se Papa Francesco non cederà alle dottrine modificandole, della richiesta di perdono "non sappiamo che farcene". Amen.

 

Ora due sono le cose o forse le due cose stanno insieme: due interventi valdesi che fanno però anche capire la confusione che regna dentro la Chiesa se il Papa con i suoi gesti "illude" e da false speranze quando, appunto, non parla come dovrebbe "si, sì - no, no" (cfr Mt.5,37).

Nel primo intervento riportiamo un passo del pastore valdese rivolto al Papa, che dice:

"Lei ha affermato: “L’unità dei cristiani non sarà il frutto di raffinate discussioni teoriche nelle quali ciascuno tenterà di convincere l’altro della fondatezza delle proprie opinioni. Verrà il Figlio dell'Uomo e ci troverà ancora nelle discussioni. Dobbiamo riconoscere che per giungere alla profondità del mistero di Dio abbiamo bisogno gli uni degli altri, di incontrarci e di confrontarci sotto la guida dello Spirito Santo, che armonizza le diversità e supera i conflitti”.

Condividiamo queste sue parole. Secoli di confronto e dibattito non hanno appianato, purtroppo, divergenze teologiche che in larga misura hanno resistito nel tempo. Eppure oggi siamo qui a riconoscerci come figli del Padre, fratelli in Cristo, gli uni e gli altri animati dalla forza dello Spirito santo. Di fronte a noi c’è un mondo inquieto, sofferente, carico di tensioni; un mondo sovraccarico di parole mute, sterili, vane. In questo mondo, noi cristiani siamo chiamati a dire la Parola della verità e della vita, una parola che non ritorna invano ma che cambia i cuori e le menti..."

Se così fosse, perchè chiedere al Papa di cambiare la dottrina sull'Eucaristia?Quanto alle parole del Vangelo da annunciare i Valdesi sono favorevoli all'aborto, al divorzio, all'eutanasia, ai matrimoni omosessuali che già sono una realtà nelle loro comunità, inoltre rigettano i Sette Sacramenti e vietano il Battesimo ai bambini perchè non hanno la stessa dottrina sul Peccato Originale.

Infine il Papa, con le sue parole riportate dal pastore, non sta affatto chiudendo la discussione o il dibattito come ha capito il pastore, al contrario, sta dicendo che le "nostre" discussioni non servono a nulla, proprie come quella fatta dai Valdesi intorno alla visita del Papa, perchè semmai egli invita ad "incontrarci e di confrontarci sotto la guida dello Spirito Santo..."

E' ovvio, come dice il pastore che: " Secoli di confronto e dibattito non hanno appianato, purtroppo, divergenze teologiche che in larga misura hanno resistito nel tempo.." perchè questi confronti hanno permesso però alla Chiesa di Cristo e attraverso il Concilio di Trento, di porre FINE alle discussioni senza lo Spirito Santo e di ribadire così la vera dottrina di Cristo sui dogmi e sull'interpretazione della Chiesa della Scrittura.

Nel tempo resiste sia l'eresia quanto la vera dottrina, il MALE E IL BENE, il brutto e il bello e questo avviene non perchè ce ne inorgoglissimo ma, piuttosto per imparare l'umiltà vera e ringraziare Dio del dono della Sua vera ed unica Chiesa e della Fede retta (cfr Rm.11,28-32). Qui si esercita il libero arbitrio che non è quello di usare la libertà per modificare le dottrine secondo il proprio pensiero oggettivo.

Può forse un cieco guidare un altro cieco? (Lc 6,39-42)

In questa parabola Gesù dice anche: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello..."

Giovanni Paolo II tentò, con il famoso Mea Culpa del Giubileo del 2000, di "togliere" a tutti noi certa cecità storica, ossia, non a livello dottrinale ma a livello comportamentale, a come si comportarono i Cristiani nel dare questa dottrina attraverso spesso dei modi che - seppur troppo facili da giudicare oggi non tenendo conto della mentalità dei momenti storici e delle leggi allora in vigore - non erano tuttavia confacenti al dirsi cristiani. Questa richiesta aveva il dono di offrire a TUTTI i Cristiani (dentro e fuori la Chiesa) di rivedere la propria storia e di voltare pagina senza più rivendicazioni storiche usate come scusa per non convertirsi. Ognuno risponderà a Dio per come l'avrà usata, che cosa ne ha fatto e con quali propositi, ma è palese l'uso distorto che ne hanno fatto i Valdesi.

Giovanni Paolo II "tolse" quella trave dagli occhi della Chiesa pellegrina sulla terra, dalla Chiesa militante, non spetta a noi giudicare le altre Confessioni cristiane se questa "trave" l'hanno tolta o meno dalle loro comunità, ma è palese che i Valdesi ce l'hanno ancora integra.

 

Nel secondo intervento riportiamo, da Magister, Lorenzo Scornaleschi, che su “Riforma” del 10 luglio, dopo la visita del Papa, ha giudicato “effimero” il successo dell’incontro. Perché Francesco resta pur sempre un papa “che ha scommesso tutto sulla sua forza mediatica”, come già i papi precedenti “tranne la breve parentesi ratzingeriana”, cioè per un “cristianesimo di massa che non chiede altro che di avere un divo che unisca, come potrebbe essere un divo dello spettacolo”, un papa, quindi, che “si ripropone come modello autoritario indiscutibile, com’è nella sua natura e nella sua origine”.

Perdonateci se ringraziamo Scornaleschi per aver espresso anche molte delle nostre opinioni oggettive quanto si vuole (e pure soggettive) su questo pontificato, lo abbiamo spiegato in apertura, se un Papa non dice chiaramente, non parla con il "si,sì - no, no" alla fine è l'effimero che trionfa, è l'orgoglio e la superbia che la fanno da padrone. Ma qui Scornaleschi ribadisce anche che il Papa "non cambierà". E' come se avesse detto: non illudetevi, questo sarà più tosto di Wojtyla e di Ratzinger messi assieme, questo sulla dottrina non vi concederà nulla, è come tutti gli altri Papi "volemose bene sì, ma ognuno al posto suo, noi la dottrina non la cambiamo".

O come a riguardo dell'ignoranza oramai cronica di Scalfari dal suo trono di Repubblica che ha infastidito anche i Valdesi che di rimando gli rispondono: "Francamente, mi pare che di un ‘ritorno a Roma’ o di una unità sotto il papato non si sia parlato e non sia assolutamente in agenda. La sensazione è che il cattolicesimo sia più avanti dei suoi ammiratori laici”. Come dargli torto?

E c'è del tragi-comico in tutto ciò perchè in questi giorni c'è il sinodo valdese e Papa Francesco, attraverso il suo Segretario di Stato, ha mandato un messaggio di auguri e di buoni auspici: "AFFINCHÉ IL SIGNORE CONCEDA A TUTTI I CRISTIANI DI CAMMINARE CON SINCERITÀ DI CUORE VERSO LA PIENA COMUNIONE" (perdonate il maiuscolo ma è così il telegramma ufficiale inviato, vedi qui)

"verso la piena comunione" ? (sic) il sinodo Valdese per imprimere una svolta epocale ha dato via libera alla benedizione delle coppie omosessuali, ai registri per il testamento biologico e alla ricerca sulle cellule staminali embrionali.

Tre «sì» che trasformano in faglia la frattura tra valdesi e cattolici.

Per concludere

C'è da anni una perversa "ecumania" attraverso la quale sembrerebbe che con il dialogo "a tutti i costi", l'abbracciarsi per foto istantanee pubbliche, il fare a gara a chi ti cede l'unica sedia rimasta libera, si risolverebbero tutti i problemi.

Si dimentica che la base della divisione è dottrinale e il sinodo Valdese lo ha appena ricordato con i suoi tre "sì" contro la vita e contro Dio e per quanto tutti i Papi dal Concilio Vaticano II hanno tentato di mettere da parte il problema dottrina, nel ribadire "usiamo ciò che ci unisce e lasciamo da parte ciò che ci divide", al nodo (alla dottrina) ci si deve alla fine arrivare.

Sappiamo cosa accadde con la Dominus Jesus voluta da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ci aveva provato e abbiamo visto come è finita e come è stato trattato.

Dal canto suo Papa Francesco crede ciecamente nel suo "fascino" di cattolico moderno e buono (l'ha detto sull'aereo di ritorno dall'America latina: come vuole essere ricordato? come una persona buona!), auspichiamo di cuore che la sua sia una tattica (come sospetta il valdese Scornaleschi e anche noi) e che non creda davvero che basta essere buoni, il volemose bene per giungere alla comunione, è il Vangelo stesso che ammonisce su questo, e il sinodo Valdese gli ha dato la prova provata.

Diceva così San Giovanni Paolo II (che ai valdesi proprio non piaceva): "Dio dona la luce a tutti in modo adeguato alla loro situazione interiore e ambientale,concedendo loro la grazia salvifica attraverso vie a lui note (cfr Dominus Iesus, VI, 20-21). Il Documento chiarisce gli elementi cristiani essenziali, che non ostacolano il dialogo, ma mostrano le sue basi, perché un dialogo senza fondamenti sarebbe destinato a degenerare in vuota verbosità..." (vedi qui testi integrali)

E allora, vogliamo essere davvero "ecumenici" ed usare in chiusura non parole nostre e neppure quelle del Papa, ma due interventi di due Valdesi riportate sempre da Magister e che facciamo davvero nostre perchè "sono nostre" domande o, almeno, nostre dovrebbero essere:

“Ci siamo vantati di non essere la Chiesa degli assoluti e della certezza, abbiamo detto che il dubbio è e resta fondamentale nella ricerca della fede, ma non abbiamo in questo modo assolutizzato il dubbio, mettendo in dubbio l’Assoluto? Grazia, speranza, resurrezione, giudizio di Dio, quanto sono rimasti al centro della nostra fede? Dobbiamo riappropriarcene nella nostra predicazione e nelle nostre riflessioni comuni. Chi oggi si interroga su Dio non ci chiede forse di affrontare una riflessione sulle cose ultime?”.

Ha fatto eco al pastore Pasquet, su “Riforma” del 30 luglio, Agostino Garufi:

“Come cristiani, sappiamo che la nostra missione essenziale è annunziare Gesù Cristo e il suo Evangelo anche a coloro che vogliamo beneficare nei loro diritti.Infatti, parafrasando le parole di Gesù (Mt 16, 26), se con la nostra azione sociale riuscissimo a far ottenere a tutti ogni bene terreno, che vero beneficio avrebbero se poi perdessero l’anima loro?”.

Ci viene a mente la spiegazione data da un confratello gesuita - del Papa -, padre James V. Schall, già docente di filosofia politica alla Georgetown University di Washington, agli effetti di certo metodo sotto questo pontificato:

«Per quanto io possa giudicare, in questo peculiare discorso non troviamo quasi più traccia dell’attenzione cristiana per la virtù personale, la salvezza, il peccato, il sacrificio, la sofferenza, il pentimento, la vita eterna, né per una perenne valle di lacrime. Peccati e mali sono trasformati in questioni sociali o ecologiche che richiedono rimedi politici e strutturali».

Peccato per i Valdesi però, che al Sinodo hanno preso tre vie sbagliate nonostante ci fosse qualche voce buona. Inoltre hanno scelto il Papa sbagliato per umiliarlo, questo è tosto, è un gesuita, non si piegherà e i Valdesi perderanno consensi per aver umiliato il Papa "sbagliato".

Cliccate sulle immagini per ingrandirle.

Per chi fosse interessato legga qui: Ratzinger spiega i retroscena della Dominus Jesus

C'è - vedi qui - anche una bella riflessione di Cristina Siccardi sull'accaduto Valdese, da riflettere.

Siano lodati Gesù e Maria + i cui Cuori alla fine trionferanno.




 




[Modificato da Caterina63 26/08/2015 12:03]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)