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2. Sacramentalità

2.1. Simbolo reale e segno sacramentale

Gesù Cristo ha fatto riscoprire in modo profetico la realtà del matrimonio come era stata voluta da Dio fin dall’origine del genere umano (cf. Gn 1, 27; Mc 10, 6 e Mt 19, 4; Gn 2, 24; Mc 10, 7-8 e Mt 19, 5). L’ha ristabilita con la sua morte e risurrezione. Per questo il matrimonio cristiano si vive « nel Signore » (2 Cor 7, 39); ed è determinato dagli elementi dell’opera salvifica.

Già nell’antico Testamento, l’unione matrimoniale è una figura dell’alleanza tra Dio e il popolo d’Israele (cf. Os 2; Ger 3, 6-13; Ez 16, e 23; Is 54). Nel nuovo Testamento, il matrimonio cristiano assume una dignità maggiore, perché è la rappresentazione del mistero che unisce Cristo Gesù e la chiesa (of. Ef 5, 21-33). Questa analogia viene chiarita più profondamente attraverso l’interpretazione teologica: l’amore supremo e il dono del Signore fino alla morte, come pure il legame fedele e irrevocabile della chiesa sua sposa diventano modelli ed esempi per il matrimonio cristiano. Questa somiglianza è una relazione di autentica partecipazione all’alleanza di amore tra Cristo e la chiesa. E così, a modo di simbolo reale e di segno sacramentale, il matrimonio cristiano rappresenta concretamente la chiesa di Gesù Cristo nel mondo e, soprattutto nella struttura della famiglia, è chiamato giustamente una « chiesa domestica » (LG 11).

2.2. Sacramento in senso stretto

In questo modo il matrimonio cristiano è configurato secondo il mistero dell’unione tra Gesù Cristo e la chiesa. Il fatto che il matrimonio cristiano sia così assunto nell’economia della salvezza giustifica già la denominazione di « sacramento » nel senso più ampio. Ma insieme significa anche una realizzazione concreta e una attualizzazione reale di questo sacramento primordiale. Il matrimonio cristiano è quindi in se stesso realmente e propriamente un segno della salvezza che conferisce la grazia di Gesù Cristo. È proprio per questo che la chiesa cattolica lo elenca tra i sette sacramenti (cf. DS 1327, 1801).

Fra l’indissolubilità del matrimonio e la sua sacramentalità, esiste un rapporto particolare, cioè una reciproca relazione costitutiva. L’indissolubilità permette di cogliere più facilmente la sacramentalità del matrimonio cristiano; d’altro canto, dal punto di vista teologico, la sacramentalità costituisce il fondamento ultimo, sebbene non unico, della indissolubilità del matrimonio.

2.3. Battesimo, fede attuale, intenzione, matrimonio sacramentale

Anche il sacramento del matrimonio trasmette la grazia come gli altri sacramenti. La fonte ultima di questa grazia è l’impatto con l’opera compiuta da Gesù Cristo e non soltanto la fede dei soggetti del sacramento. Ciò non significa tuttavia che, nel sacramento del matrimonio, la grazia sia data al di fuori della fede o senza alcuna fede. Ne consegue, secondo i principi classici, che la fede è presupposta a titolo di « causa dispositiva » dell’effetto fruttuoso del sacramento. Ma d’altra parte la validità del sacramento non implica necessariamente che esso sia fruttuoso.

La realtà dei « battezzati non credenti » pone oggi un nuovo problema teologico e un grave dilemma pastorale, soprattutto se emerge chiaramente l’assenza o il rifiuto della fede. L’intenzione richiesta — l’intenzione di fare ciò che fanno Cristo e la Chiesa — è la condizione minima necessaria perché ci sia veramente un atto umano di impegno sul piano della realtà sacramentale. Certamente non bisogna confondere il problema dell’intenzione con quello relativo alla fede personale dei contraenti, ma non è neppure possibile separarli totalmente. In ultima analisi, la vera intenzione nasce e si nutre di una fede viva. Nel caso in cui non si avverta alcuna traccia della fede in quanto tale (nel senso del termine « credenza », disposizione a credere) né alcun desiderio della grazia e della salvezza, si pone il problema di sapere, in realtà, se l’intenzione generale e veramente sacramentale di cui abbiamo parlato, è presente o no, e se il matrimonio è contratto validamente o no. La fede personale dei contraenti non costituisce, come è stato notato, la sacramentalità del matrimonio, ma l’assenza della fede personale compromette la validità del sacramento.

Questo fatto origina nuovi interrogativi ai quali non sono state trovate finora risposte sufficienti; esso impone nuove responsabilità pastorali in materia di matrimonio cristiano. « Innanzitutto i pastori si sforzino di sviluppare e nutrire la fede dei fidanzati poiché il sacramento del matrimonio suppone e richiede la fede » (Ordo celebrandi matrimonium. Praenotanda, n. 7).

2.4. Una articolazione dinamica

Nella chiesa, il battesimo è il fondamento sociale e il sacramento della fede per cui gli uomini che credono diventano membri del corpo di Cristo. Anche da questo punto di vista, l’esistenza di « battezzati non credenti » implica problemi di grande importanza. Le necessità di ordine pastorale e pratico non troveranno una reale soluzione in cambiamenti che sovvertano il nucleo centrale della dottrina in materia sacramentale e di quella del matrimonio, ma in un rinnovamento radicale della spiritualità battesimale. Occorre ricomporre una visione integrale che collochi il battesimo nell’unità essenziale e nell’articolazione dinamica di tutti i suoi elementi e delle sue dimensioni: la fede, la preparazione al sacramento, il rito, la confessione della fede, l’incorporazione a Cristo e alla chiesa, le conseguenze etiche, la partecipazione attiva alla vita della chiesa. È necessario mettere in rilievo il rapporto intimo tra il battesimo, la fede e la chiesa. Soltanto in questo modo, diventa evidente che il matrimonio tra battezzati è un vero sacramento « in se stesso », cioè non in forza di una specie di « automatismo », ma per la sua intrinseca natura.

3. Creazione e Redenzione

3.1. Il matrimonio voluto da Dio

Tutte le cose sono state create in Cristo, da Cristo e per Cristo. Anche il matrimonio, dal momento che è stato creato da Dio creatore, diventa un segno del mistero dell’unione di Cristo sposo con la chiesa sposa. Si trova, in un certo modo, ordinato a questo mistero. Questo matrimonio, quando viene celebrato fra due battezzati, è elevato alla dignità di sacramento propriamente detto. Esso vuole dunque essere segno e rendere partecipi dell’amore sponsale di Cristo e della Chiesa.

3.2. Inseparabilità dell’opera di Cristo

Quando si tratta di due battezzati, il matrimonio, come istituzione voluta da Dio creatore, è inseparabile dal matrimonio-sacramento. La sacramentalità del matrimonio dei battezzati non è un fatto accidentale che potrebbe esserci o non esserci. Essa è inerente alla sua essenza al punto che non potrebbe venirne separata.

3.3. Ogni matrimonio fra battezzati deve essere sacramentale

La conseguenza delle proposizioni precedenti è che, per i battezzati, non può esistere veramente e realmente nessuno stato coniugale diverso da quello voluto da Cristo. In questo sacramento, la donna e l’uomo cristiani, si danno e si accettano come sposi attraverso un consenso personale, libero e irrevocabile, sono definitivamente liberati dalla « durezza di cuore » di cui ha parlato Gesù (cf. Mt 19, 8). Per loro diventa possibile realmente vivere in una carità totale perché, con il sacramento, entrano veramente e realmente nel mistero dell’unione sponsale di Cristo e della chiesa. Quindi, la chiesa non può in nessun modo riconoscere che due battezzati sono sposati conformemente alla loro dignità e al loro modo di essere « nuova creatura in Cristo », se non si sono uniti con il sacramento del matrimonio.

3.4. Il matrimonio «legittimo » dei non-credenti

La forza e la grandezza della grazia di Cristo si estende a tutti gli uomini, anche al di là delle frontiere della chiesa, per l’universalità della volontà salvifica di Dio. Esse informano ogni amore coniugale umano, confermano la « natura creata » e anche il matrimonio «come fu all’origine ». Gli uomini e le donne che non hanno ancora conosciuto la predicazione del vangelo si uniscono attraverso un’alleanza umana in un matrimonio legittimo. Questo è provvisto di beni e di valori autentici che gli assicurano una consistenza. Ma è bene mettere in evidenza che, anche se gli sposi lo ignorano, questi valori provengono da Dio creatore e si inseriscono in modo incoativo nell’amore sponsale che unisce Cristo e la chiesa.

3.5. L’unione dei cristiani che non conoscono ciò che esige il loro battesimo

Sarebbe dunque contraddittorio dire che dei cristiani, battezzati nella chiesa cattolica, possono veramente e realmente fare un passo indietro accontentandosi di uno stato coniugale non sacramentale. Sarebbe come pensare che possano accontentarsi dell’« ombra » quando Cristo offre loro la « realtà » del suo amore sponsale.

Non si può tuttavia escludere l’esistenza di casi in cui, per dei cristiani, la coscienza sia deformata da ignoranza o da errore invincibile. Essi giungono a credere sinceramente che possono contrarre un vero matrimonio escludendo il sacramento.

In questa situazione, essi non sono in grado di contrarre un matrimonio sacramentale valido poiché negano la fede e non hanno l’intenzione di fare ciò che fa la chiesa. Ma, d’altra parte, il diritto naturale di contrarre matrimonio non viene meno. Sono dunque in grado di donarsi e di accettarsi reciprocamente come sposi in forza della loro intenzione di concludere un patto irrevocabile. Questo dono reciproco e irrevocabile crea fra essi un rapporto psicologico che si differenzia per la sua struttura interna da una relazione puramente transitoria.

Tuttavia questa relazione non può in alcun modo essere rico­nosciuta dalla chiesa come una società coniugale non sacramentale, anche se ha le sembianze di un matrimonio. Per la chiesa, infatti, fra due battezzati, non esiste matrimonio naturale separato dal sacramento ma unicamente un matrimonio naturale elevato alla dignità di sacramento.

3.6. I matrimoni progressivi

Queste considerazioni mostrano l’errore e il pericolo di introdurre o di tollerare in seno a una comunità cristiana certe pratiche che consistono nel celebrare a più riprese, per la stessa coppia, cerimonie matrimoniali di grado diverso anche se unite fin dall’inizio tra loro. A maggior ragione non è opportuno permettere a un prete o a un diacono di assistere, come tali, a un matrimonio non sacramentale che due battezzati vogliono celebrare, o ancora di accompagnare questa cerimonia con le loro preghiere.

3.7. Il matrimonio civile

In una società pluralista, l’autorità dello stato può imporre ai fidanzati una formalità ufficiale che renda pubblica, davanti alla società politica, la loro condizione di sposi. Può anche stabilire delle leggi che regolino in modo certo e corretto gli effetti civili derivanti dal matrimonio, come i diritti e i doveri familiari. È tuttavia necessario far sapere in modo adeguato ai fedeli cattolici, che questa formalità ufficiale chiamata correntemente matrimonio civile non rappresenta per loro un vero matrimonio. Vi sono eccezioni a questa regola solo nel caso in cui vi sia stata la dispensa dalla forma canonica ordinaria o ancora se, a causa dell’assenza prolungata di un testimone qualificato della Chiesa, la cerimonia civile può servire con forma canonica straordinaria nella celebrazione del matrimonio sacramentale (cf. can. 1116). Per quanto riguarda i non-cristiani e spesso anche i non-cattolici la cerimonia civile può avere un valore costitutivo sia per il matrimonio legittimo che per il matrimonio sacramentale.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)