“Non si può essere cristiani, senza la grazia dello Spirito” che ci dona la forza di amare: è quanto ha detto Papa Francesco nella Messa mattutina a Santa Marta. Il servizio di Sergio Centofanti:
Al centro dell’omelia del Papa, la Lettera agli Efesini in cui San Paolo descrive la sua esperienza di Gesù, un’esperienza “che lo ha portato a lasciare tutto” perché “era innamorato di Cristo”. Il suo è un “atto di adorazione”: piega, innanzitutto, “le ginocchia davanti al Padre” che “ha il potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare”. Usa “un linguaggio senza limite”: adora questo Dio “che è come un mare senza spiagge, senza limiti, un mare immenso”. E Paolo chiede al Padre, per tutti noi, “di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore, mediante il suo Spirito”:
“Chiede al Padre che lo Spirito venga e ci rafforzi, ci dia la forza. Non si può andare avanti senza la forza dello Spirito. Le nostre forze sono deboli. Non si può essere cristiani, senza la grazia dello Spirito. E’ proprio lo Spirito che ci cambia il cuore, che ci fa andare avanti nella virtù, per compiere i comandamenti”.
“Poi, chiede un’altra grazia al Padre”: “la presenza di Cristo, perché ci faccia crescere nella carità”. L’amore di Cristo, “che supera ogni conoscenza”, “non si può capire” se non attraverso “questo atto di adorazione di quell’immensità grande”:
“Questa è un’esperienza mistica di Paolo e ci insegna la preghiera di lode e la preghiera di adorazione. Davanti alle nostre piccolezze, ai nostri interessi egoistici, tanti, Paolo scoppia in questa lode, in questo atto di adorazione e chiede al Padre che ci invii lo Spirito per darci forza e poter andare avanti; che ci faccia capire l’amore di Cristo e che Cristo ci consolidi nell’amore. E dice al Padre: ‘Grazie, perché Tu sei capace di fare quello che anche noi non osiamo pensare’. E’ una bella preghiera... E’ una bella preghiera”.
Il Papa, quindi, conclude la sua omelia:
“E con questa vita interiore si può capire che Paolo abbia lasciato perdere tutto e consideri tutto spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in Cristo. Ci fa bene pensare così, ci fa bene adorare Dio, anche a noi. Ci fa bene lodare Dio, entrare in questo mondo di ampiezza, di grandiosità, di generosità e di amore. Ci fa bene, perché così possiamo andare avanti nel grande comandamento – l’unico comandamento, che è alla base di tutti gli altri –: l’amore; amare Dio e amare il prossimo”.
Ogni cristiano è chiamato a lavorare per l’unità della Chiesa. E’ l’esortazione levata da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha quindi sottolineato che dobbiamo farci guidare dallo Spirito Santo che fa l’unità della Chiesa nella diversità delle persone. Il servizio diAlessandro Gisotti:
“Io prigioniero vi esorto a costruire l’unità nella Chiesa”. Papa Francesco ha sviluppato la sua omelia muovendo da questa esortazione di San Paolo nella Lettera agli Efesini. “Fare l’unità della Chiesa – ha osservato il Pontefice – è il lavoro della Chiesa e di ogni cristiano durante la storia”. L’Apostolo Pietro, ha soggiunto, “quando parla della Chiesa, parla di un tempio fatto di pietre vive, che siamo noi”. Il contrario, ha avvertito, “di quell’altro tempio della superbia che era la Torre di Babele”. Il primo tempio, ha detto ancora, “porta l’unità”, quell’altro “è il simbolo della disunione, del non capirci, della diversità delle lingue”:
“Fare l’unità della Chiesa, costruire la Chiesa, questo tempio, questa unità della Chiesa: questo è il compito di ogni cristiano, di ognuno di noi. Quando si deve costruire un tempio, un palazzo si cerca un’area edificabile, preparata per questo. La prima cosa che si fa è cercare la pietra di base, la pietra angolare dice la Bibbia. E la pietra angolare dell’unità della Chiesa o meglio la pietra angolare della Chiesa è Gesù e la pietra angolare dell’unità della Chiesa è la preghiera di Gesù nell’Ultima Cena: ‘Padre, che siano uno!’. E questa è la forza!”
Gesù, ha ribadito, è “la pietra sulla quale noi edifichiamo l’unità della Chiesa”, “senza questa pietra non si può. Non c’è unità senza Gesù Cristo alla base: è la nostra sicurezza”. Ma chi, dunque, si chiede il Papa, “costruisce questa unità?”. Questo, è stata la sua risposta, “è il lavoro dello Spirito Santo. E’ l’unico capace di fare l’unità della Chiesa. E per questo Gesù lo ha inviato: per fare crescere la Chiesa, per farla forte, per farla una”. E’ lo Spirito, ha proseguito, che fa “l’unità della Chiesa” nella “diversità dei popoli, delle culture, delle persone”. Come, allora, si “costruisce questo tempio?”, si chiede ancora Francesco. Se l’Apostolo Pietro, quando parlava di questo, “diceva che noi eravamo pietre vive in questa costruzione”, San Paolo “ci consiglia di non essere tanto pietre, ma piuttosto mattoni deboli”. I consigli dell’Apostolo delle Genti per “costruire questa unità sono consigli di debolezza, secondo il pensiero umano”:
“Umiltà, dolcezza, magnanimità: sono cose deboli, perché l’umile sembra che non serva a niente; la dolcezza, la mitezza sembrano non servire; la magnanimità, l’essere aperto a tutti, avere il cuore grande… E poi dice di più: ‘Sopportandovi a vicenda nell’amore’. Sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore che? Conservare l’unità. E noi diventiamo più pietre forti in questo tempio quanto più deboli ci facciamo con queste virtù dell’umiltà, della magnanimità, della dolcezza, della mitezza”.
Questo, ha ripreso, è “lo stesso cammino che ha fatto Gesù” che “si è fatto debole” fino alla Croce “e divenne forte!” E così dobbiamo fare noi: “L’orgoglio, la sufficienza non servono”. Quando si fa una costruzione, ha così affermato, “è necessario che l’architetto faccia la piantina. E qual è la piantina dell’unità della Chiesa?”:
“La speranza alla quale noi siamo stati chiamati: la speranza di andare verso il Signore, la speranza di vivere in una Chiesa viva, fatta con pietre vive, con la forza dello Spirito Santo. Soltanto sulla piantina della speranza possiamo andare avanti nell’unità della Chiesa. Siamo stati chiamati ad una speranza grande. Andiamo lì! Ma con la forza che ci dà la preghiera di Gesù per l’unità; con la docilità allo Spirito Santo, che è capace di fare da mattoni pietre vive; e con la speranza di trovare il Signore che ci ha chiamati, trovarlo quando avvenga la pienezza dei tempi”.