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Il Papa: per conoscere Gesù bisogna pregarlo, celebrarlo e imitarlo, non bastano studio e idee



Per conoscere Gesù non basta lo studio, non bastano le idee, ma bisogna pregarlo con il cuore, celebrarlo e imitarlo: così il Papa nella Messa presieduta a Santa Marta - 16 maggio - Papa Francesco ha invitato di nuovo a leggere il Vangelo, che a volte – ha detto - è pieno di polvere perché non viene mai aperto. Il servizio diSergio Centofanti:

Commentando l’affermazione di Gesù “Io sono la via, la verità e la vita”, il Papa osserva che “la conoscenza di Gesù è il lavoro più importante della nostra vita”. Ma si chiede: “come possiamo conoscere Gesù? Qualcuno dirà: ‘Studiando, padre. Si deve studiare tanto!’. Quello è vero! Dobbiamo studiare il catechismo, è vero”, ma lo studio da solo non basta per conoscere Gesù: “Alcuni – ha affermato - hanno questa fantasia che con le idee, solo le idee ci porteranno alla conoscenza di Gesù. Anche fra i primi cristiani alcuni pensavano così”. E alla fine restavano intrappolati nei loro pensieri: 

“Le idee sole non danno vita e chi va per questa strada di sole idee finisce in un labirinto e non esce più! E’ per questo che dall’inizio della Chiesa ci sono le eresie. Le eresie sono questo: cercare di capire con le nostre menti e con la nostra luce soltanto chi è Gesù. Un grande scrittore inglese diceva che l’eresia è una idea diventata pazza. E’ così! Quando le idee sono sole diventano pazze… Quello non è il cammino!”.

Per conoscere Gesù – afferma il Papa - occorre aprire tre porte:

“Prima porta: pregare Gesù. Sappiate che lo studio senza preghiera non serve. Pregare Gesù per meglio conoscerlo. I grandi teologi fanno teologia in ginocchio. Pregare Gesù! E con lo studio, con la preghiera ci avviciniamo un po’… Ma senza preghiera mai conosceremo Gesù. Mai! Mai!
Seconda porta: celebrare Gesù. Non basta la preghiera, è necessaria la gioia della celebrazione. Celebrare Gesù nei suoi Sacramenti, perché lì ci dà la vita, ci dà la forza, ci dà il pasto, ci dà il conforto, ci dà l’alleanza, ci dà la missione. Senza la celebrazione dei Sacramenti, non arriviamo a conoscere Gesù. Questo è proprio della Chiesa: la celebrazione. Terza porta: imitare Gesù. Prendere il Vangelo: cosa ha fatto Lui, come era la sua vita, cosa ci ha detto, cosa ci ha insegnato e cercare di imitarlo”. 


“Entrare per queste tre porte” – ha detto il Papa - significa “entrare nel mistero di Gesù”. Solo “se siamo capaci di entrare nel suo mistero” possiamo conoscere Gesù”. Ma non bisogna “avere paura” di “entrare nel mistero di Gesù. Questo significa pregare, celebrare e imitare. E così troveremo la via per andare alla verità e alla vita”: 

“Possiamo oggi, durante la giornata, pensare a come va la porta della preghiera nella mia vita: ma la preghiera dal cuore, non è quella del pappagallo! Quella del cuore, come va? Come va la celebrazione cristiana nella mia vita? E come va l’imitazione di Gesù nella mia vita? Come deve imitarlo? Davvero non ti ricordi! Perché il Libro del Vangelo è pieno di polvere, perché mai si apre! Prendi il Libro del Vangelo, aprilo e troverai come imitare Gesù! Pensiamo a queste tre porte come stanno nella nostra vita e ci farà bene a tutti”.








Il Papa: com’è il nostro cuore, fisso nello Spirito o ballerino?

Papa Francesco celebra la Messa mattutina a Casa Santa Marta

19/05/2014
 

Il cristiano abbia un cuore fisso nello Spirito Santo, non un cuore ballerino che va da una parte all’altra. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha incentrato la sua omelia su San Paolo che, ha detto, fu capace di evangelizzare senza sosta perché il suo cuore riceveva fermezza dallo Spirito Santo. Il servizio diAlessandro Gisotti:

 

Com’è il nostro cuore? Papa Francesco ha svolto la sua omelia sul binomio “movimento-fermezza” nel cuore dei cristiani. Il Papa ha preso spunto dalla Prima Lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, dove possiamo ammirare l’impegno per l’evangelizzazione di San Paolo, che ha “cuore fermo ma in continuo movimento”. L’Apostolo delle Genti viene, infatti, da Icònio dove hanno tentato di ucciderlo, ma non si lamenta per questo. Va avanti ad evangelizzare nella zona della Licaònia e, nel nome del Signore, guarisce un paralitico. Succede così che i pagani, avendo visto questo miracolo, pensano che Paolo e Barnaba, che lo accompagna, siano degli dei scesi sulla terra, siano Zeus ed Hermes. Paolo, ha osservato il Pontefice, “ha fatto fatica per convincerli che loro erano uomini”. Queste, ha proseguito, “sono le vicende umane nelle quali Paolo viveva”:

“E noi ne abbiamo tante, tutti noi; noi siamo fra tante vicende, che ci muovono da una parte all’altra. Ma abbiamo chiesto la grazia di avere il cuore fisso, come lo aveva Paolo: per non lamentarsi di quella persecuzione andò a cercare in un’altra città; incominciare a predicare lì; guarire un malato; rendersene conto che quell’uomo aveva la fede sufficiente per essere guarito; poi, calmare questa gente entusiasta che voleva fargli un sacrificio; poi, proclamare che c’è un solo Dio, con il linguaggio culturale loro. Ma, una cosa dietro l’altra... E questo soltanto viene da un cuore fisso”.

“Dove aveva il cuore Paolo – è la domanda di Francesco – per fare tanti cambiamenti in poco tempo e venire incontro alle situazioni in un modo adeguato?” Nel Vangelo, ha affermato il Papa, Gesù ci dice che lo Spirito Santo, inviato dal Padre, “insegnerà ogni cosa” e “ricorderà tutto ciò” che Lui aveva detto. Il cuore di San Paolo, dunque, “è fisso nello Spirito Santo”, questo “dono che Gesù ci ha mandato”. E tutti noi, ha avvertito, “se vogliamo trovare fermezza nella nostra vita” dobbiamo “andare da Lui. Lui è nel nostro cuore, lo abbiamo ricevuto nel Battesimo”. Lo Spirito Santo, ha riaffermato, “ci dà forza, ci dà questa fermezza per andare avanti nella vita fra tante vicende”. E Gesù, ha soggiunto, ci dice “due cose” dello Spirito Santo: “Vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò”. Ed è proprio quello che accade con San Paolo: “gli insegna e gli ricorda” il “messaggio di salvezza”. E’ lo Spirito Santo che dà fermezza al suo cuore:

“Con questo esempio, possiamo oggi chiederci: com’è il mio cuore? E’ un cuore che sembra un ballerino, che va da una parte all’altra, che sembra una farfalla, che oggi piace questo..., che va sempre in movimento; è un cuore che si spaventa delle vicende della vita, e si nasconde e ha paura di dare testimonianza di Gesù Cristo; è un cuore coraggioso o è un cuore che ha tanto timore e cerca sempre di nascondersi? Di che cosa ha cura il nostro cuore? Qual è il tesoro al quale il nostro cuore è attaccato? E’ un cuore fisso nelle creature, nei problemi che tutti abbiamo? E’ un cuore fisso negli dei di tutti i giorni o è un cuore fisso nello Spirito Santo?”

Il Papa ha affermato che ci farà bene domandarci “dov’è la fermezza del nostro cuore”. E anche “fare memoria di tante vicende che noi abbiamo ogni giorno: a casa, nel lavoro, con i figli, con la gente che abita con noi, con i compagni di lavoro, con tutti”:

“Io mi lascio portare da ognuna o vado a queste vicende col cuore fisso, che sa dove è? E l’unico che dà fermezza al nostro cuore è lo Spirito Santo. Ci farà bene pensare che noi abbiamo un bel dono, che ci ha lasciato Gesù, questo Spirito di fortezza, di consiglio, che ci aiuta ad andare avanti in mezzo, andare avanti fra le vicende di tutti i giorni. Facciamo questo esercizio, oggi, di domandarci com’è il nostro cuore: è fermo o no? E se è fermo, dove si ferma? Nelle cose o nello Spirito Santo? Ci farà bene!”









Il Papa: la pace di Gesù non sono cose ma una Persona

Il Papa alla Messa di Casa S. Marta parla della pace di Gesù: è lo Spirito, non sono cose

20/05/2014

Chi accoglie nel cuore lo Spirito Santo avrà una pace solida e senza fine, a differenza di chi sceglie di confidare in modo “superficiale” nelle tranquillità offerte dal denaro o dal potere. È l’insegnamento che Papa Francesco ha proposto all’omelia della Messa mattutina celebrata in Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

La pace delle cose – i soldi, il potere, la vanità – e la pace in Persona, quella dello Spirito Santo. La prima sempre a rischio di svanire – oggi sei ricco e sei qualcuno, domani no – e la seconda che invece nessuno “può togliere” e che è dunque pace “definitiva”. L’omelia di Papa Francesco è come un passaggio sulle due sponde di uno dei desideri più grandi dell’umanità di ogni tempo. Lo spunto viene da una pagina del Vangelo di Giovanni, proposto dalla liturgia del giorno. Gesù sta per affrontare la Passione e prima di andare annuncia ai discepoli: “Vi do la mia pace”. Una pace, osserva il Papa, che differisce completamente dalla “pace che ci dà il mondo”, perché “un po’ superficiale”, di una “certa tranquillità, anche di una certa gioia”, ma solo “fino a un certo livello”:

“Per esempio, ci offre la pace delle ricchezze: ‘Ma, io sono in pace perché ho tutto sistemato per vivere, per tutta la mia vita, non devo preoccuparmi…’. Questa è una pace che dà il mondo. Non ti preoccupi, non avrai problemi perché tu hai tanto denaro… La pace della ricchezza. E Gesù ci dice di non avere fiducia in questa pace, perché con grande realismo ci dice: ‘Guardate che ci sono i ladri… I ladri possono rubare le tue ricchezze!’. Non è una pace definiva quella che ti dà i soldi. Anche pensate che il metallo pure si arrugginisce, no? Cosa vuol dire? Un crollo della Borsa e tutti i tuoi soldi se ne andranno! Non è una pace sicura: è una pace superficiale, temporale”.

E con lo stesso disincanto Papa Francesco soppesa altri due tipi di pace mondana. La prima, quella del “potere” che pure – dice – “non funziona”: un colpo di Stato te la toglie”. Pensate, soggiunge, a che fine  ha fatto la “pace di Erode” quando  i Magi “gli hanno detto che era nato il Re d’Israele: quella pace se n’è andata via subito!”. Oppure la pace della “vanità”, che Papa Francesco definisce una “pace di congiuntura, “oggi sei stimato e domani sarai insultato”, come Gesù tra la Domenica delle Palme e il Venerdì Santo. Di tutt’altra consistenza è invece la pace che dona Gesù:

“La pace di Gesù è una Persona, è lo Spirito Santo! Lo stesso giorno della Resurrezione, Lui viene al Cenacolo e il saluto è: ‘La pace sia con voi. Ricevete lo Spirito Santo’. Questa è la pace di Gesù: è una Persona, è un regalo grande. E quando lo Spirito Santo è nel nostro cuore, nessuno può toglierne la pace. Nessuno! E’ una pace definitiva! Il nostro lavoro qual è? Custodire questa pace. Custodirla! E’ una pace grande, è una pace che non è mia, è di un’altra Persona che me la regala, di un’altra Persona che è dentro il mio cuore e che mi accompagna tutta la vita. Il Signore me la ha data!”.

Questa pace si riceve con il Battesimo e con la Cresima ma soprattutto – afferma Papa Francesco – “si riceve come un bambino riceve il regalo”, “senza condizione, a cuore aperto”. E lo Spirito Santo va custodito senza “ingabbiarlo”, chiedendo aiuto a questo “grande regalo” di Dio:

“Se voi avete questa pace dello Spirito, se voi avete lo Spirito dentro di voi e siete consci di questo, non sia turbato il vostro cuore. Siete sicuri! Paolo ci diceva che per entrare nel Regno dei Cieli è necessario passare per tante tribolazioni. Ma tutti, tutti noi, ne abbiamo tante, tutti! Più piccole, più grandi… ‘Ma non sia turbato il vostro cuore’: e questa è la pace di Gesù. La presenza dello Spirito fa che il nostro cuore sia in pace. Non anestetizzato, no! In pace! Conscio, in pace: con quella pace che soltanto la presenza di Dio dà”.






Francesco: la salute di un cristiano si vede dalla gioia

Papa Francesco, nella Messa a Casa Santa Marta, ha parlato della gioia del cristiano.


22/05/2014

La gioia è “il sigillo del cristiano”, anche nei dolori e nelle tribolazioni. E’ quanto affermato da Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Papa ha ribadito che è impossibile un cristiano triste ed ha sottolineato che è lo Spirito Santo che ci insegna ad amare e ci riempie di gioia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

Gesù, ha esordito Papa Francesco, prima di andare in Cielo, ha parlato di tante cose, ma si soffermava sempre su “tre parole chiave”: “Pace, amore e gioia”. Sulla pace, ha ribadito, “ci diceva che non ci dà una pace, come la dà il mondo”, ma ci dà una “pace per sempre”. Sull’amore, ha proseguito, ha detto tante volte “che il comandamento era amare Dio e amare il prossimo” e ha fatto quasi un “protocollo”, in Matteo 25, “sul quale noi tutti saremo giudicati”. Nel Vangelo odierno, ha quindi osservato, “Gesù sull’amore dice una cosa nuova: ‘Non solo amate, ma rimanete nel mio amore’”:

“La vocazione cristiana è questo: rimanere nell’amore di Dio, cioè, respirare, vivere di quell’ossigeno, vivere di quell’aria. Rimanere nell’amore di Dio. E con questo chiude la profondità del suo discorso sull’amore e va avanti. E com’è l’amore suo? ‘Come il Padre ha amato me, anche Io ho amato voi’. E’ un amore che viene dal Padre. Il rapporto d’amore fra Lui e il Padre è anche un rapporto d’amore fra Lui e noi. E a noi chiede di rimanere in questo amore, che viene dal Padre”.

“Una pace – ha ripreso – che non viene dal mondo, la dà Lui. Un amore che non viene dal mondo, che viene dal Padre”. Quindi, Papa Francesco si è soffermato sull’esortazione di Gesù: “Rimanete nel mio amore”. Il segno che noi “rimaniamo nell’amore di Gesù”, ha evidenziato, “è custodire i Comandamenti”. Non basta seguirli. “Quando noi rimaniamo nell’amore – ha detto – sono i Comandamenti che vengono da soli, dall’amore”. L’amore, ha ribadito, “ci porta a compiere i Comandamenti, così, naturalmente. La radice dell’amore fiorisce nei Comandamenti”. E questi, è stata la sua riflessione, sono “come il filo” che lega una “catena: il Padre, Gesù, noi”.

Francesco ha così rivolto l’attenzione alla gioia:

“La gioia, che è come il segno del cristiano. Un cristiano senza gioia o non è cristiano o è ammalato. Non c’è un’altra! La sua salute non va bene lì! La salute cristiana. La gioia! Una volta ho detto che ci sono cristiani con la faccia da peperoncino in aceto… Sempre la faccia così! Anche l’anima così, questo è brutto! Questi non sono cristiani. Un cristiano senza gioia non è cristiano. E’ come il sigillo del cristiano, la gioia. Anche nei dolori, nelle tribolazioni, nelle persecuzioni pure”.

Dei primi martiri, ha rammentato, si diceva che andavano “al martirio come se andassero a nozze”. E’ la gioia del cristiano, ha detto, “che custodisce la pace e custodisce l’amore”. Pace, amore e gioia, “tre parole che Gesù ci lascia”. E chi fa questa pace, questo amore, “chi – si è domandato il Papa - ci dà la gioia? E’ lo Spirito Santo”:

“Il grande dimenticato della nostra vita! Io avrei voglia di domandarvi - ma non lo farò, eh! - di domandarvi: quanti di voi pregate lo Spirito Santo? Non alzate la mano... E’ il gran dimenticato, il grande dimenticato! E Lui è il dono, il dono che ci dà la pace, che ci insegna ad amare e che ci riempie di gioia. Nella preghiera abbiamo chiesto al Signore: ‘Custodisci il tuo dono’. Abbiamo chiesto la grazia che il Signore custodisca lo Spirito Santo in noi. Il Signore ci dia questa grazia: di custodire sempre lo Spirito Santo in noi, quello Spirito che ci insegna ad amare, ci riempie di gioia e ci dà la pace”.   





[Modificato da Caterina63 23/05/2014 14:41]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)