00 30/05/2014 21:09

Il Papa: la vita cristiana non è una festa, ma “gioia in speranza”

Messa di Papa Francesco a Casa Santa Marta

30/05/2014

“La vostra tristezza si cambierà in gioia”. La promessa di Gesù ai suoi discepoli è stata al centro della Messa mattutina di Papa Francesco a Casa Santa Marta. Nella sua omelia, il Pontefice ha come intonato un inno alla gioia cristiana, che, ha osservato, non si può comprare ma solo ricevere come dono del Signore. La gioia dei cristiani, ha detto ancora, è la “gioia in speranza”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

San Paolo “era molto coraggioso”, “perché aveva la forza nel Signore”. Papa Francesco ha sviluppato da questa constatazione la sua omelia, tutta incentrata sulla gioia del cristiano. Certo, ha osservato, alcune volte anche l’Apostolo delle Genti aveva paura. “Succede a tutti noi nella vita un po’ di paura”, ha soggiunto. E ci si chiede se “non sarebbe meglio abbassare un po’ il livello e essere un po’ non tanto cristiano e cercare un compromesso con il mondo”. Paolo, però, sapeva che quanto “lui faceva non piaceva né ai giudei, né ai pagani”, ma non si ferma e perciò deve sopportare problemi e persecuzioni. Questo, ha soggiunto, “ci fa pensare alle nostre paure, ai nostri timori”. Anche Gesù nel Getsemani ha avuto paura, angoscia. E nel suo discorso di congedo, ha rammentato il Papa, ai suoi discepoli dice chiaramente che il “mondo si rallegrerà” per le loro sofferenze, come succederà con i primi martiri al Colosseo:

“E noi dobbiamo dircela la verità: non tutta la vita cristiana è una festa. Non tutta! Si piange, tante volte si piange. Quando tu sei ammalato; quando hai un problema in famiglia col figlio, con la figlia, la moglie, il marito; quanto tu vedi che lo stipendio non arriva alla fine del mese e hai un figlio malato; quando tu vedi che non puoi pagare il mutuo della casa e dovete andarvene via… Tanti problemi, tanti che noi abbiamo. Ma Gesù ci dice: ‘Non avere paura!’. ‘Sì, sarete tristi, piangerete e anche la gente si rallegrerà, la gente che è contraria a te’”.

“Ma anche – ha proseguito – c’è un’altra tristezza: la tristezza che ci viene a tutti noi quando andiamo per una strada che non è buona”. Quando, “per dirlo semplicemente”, “andiamo a comprare la gioia, l’allegria, quella del mondo, quella del peccato, alla fine c’è il vuoto dentro di noi, c’è la tristezza”. E questa, ha ribadito, “è la tristezza della cattiva allegria”. La gioia cristiana, invece, “è una gioia in speranza, che arriva”:

“Ma nel momento della prova noi non la vediamo. E’ una gioia che viene purificata dalle prove e anche dalle prove di tutti i giorni: ‘La vostra tristezza si cambierà in gioia’. Ma è difficile quando tu vai da un ammalato o da una ammalata, che soffre tanto, dire: ‘Coraggio! Coraggio! Domani tu avrai gioia!’. No, non si può dire! Dobbiamo farlo sentire come lo ha fatto sentire Gesù. Anche noi, quando siamo proprio nel buio, che non vediamo nulla: ‘Io so, Signore, che questa tristezza cambierà in gioia. Non so come, ma lo so!’. Un atto di fede nel Signore. Un atto di fede!”

Per capire la tristezza che si trasforma in gioia, ha detto ancora, Gesù prende l’esempio della donna che partorisce: “E’ vero, nel parto la donna soffre tanto – ha affermato il Papa – ma poi quando ha il bambino con sé, si dimentica”. Quello che rimane, dunque, è “la gioia di Gesù, una gioia purificata”. Quella è “la gioia che rimane”. Una gioia, ha riconosciuto, “nascosta in alcuni momenti della vita, che non si sente nei momenti brutti, ma che viene dopo: una gioia in speranza”. Questo, quindi, “è il messaggio della Chiesa di oggi: non avere paura!”:

“Essere coraggioso nella sofferenza e pensare che dopo viene il Signore, dopo viene la gioia, dopo il buio arriva il sole. Che il Signore ci dia a tutti noi questa gioia in speranza. E il segno che noi abbiamo questa gioia in speranza è la pace. Quanti ammalati, che sono alla fine della vita, con i dolori, hanno quella pace nell’anima… Questo è il seme della gioia, questa è la gioia in speranza, la pace. ‘Tu hai pace nell’anima nel momento del buio, nel momento delle difficoltà, nel momento delle persecuzioni, quando tutti si rallegrano del tuo male? Hai pace? Se hai pace, tu hai il seme di quella gioia che verrà dopo’. Che il Signore ci faccia capire queste cose”.



Il Papa: matrimonio cristiano è fedele, perseverante e fecondo

Papa Francesco alla Messa a Casa S. Marta parla del matrimonio cristiano

02/06/2014

Fedele, perseverante, fecondo. Sono queste le tre caratteristiche dell’amore che Gesù nutre verso la Chiesa, la sua Sposa. E queste sono anche le caratteristiche di un autentico matrimonio cristiano. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa mattutina celebrata in Casa S. Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Una quindicina di coppie, una quindicina di storie matrimoniali, di famiglia, cominciate 25, 50, 60 anni fa davanti a un altare e che davanti all’altare di Papa Francesco si ritrovano assieme per ringraziare Dio del traguardo raggiunto. Una scena insolita per la cappella di Casa S. Marta, che offre al Papa l’occasione di riflettere sui tre pilastri che nella visione della fede devono sostenere un amore sponsale: fedeltà, perseveranza, fecondità. Modello di riferimento, spiega, sono i “tre amori di Gesù” per il Padre, per sua Madre, per la Chiesa. “Grande” è l’amore di Gesù per quest’ultima, afferma Papa Francesco: “Gesù sposò la Chiesa per amore”. E’ “la sua sposa: bella, santa, peccatrice, ma la ama lo stesso”. E il suo modo di amarla mette in mostra, dice, le “tre caratteristiche” di questo amore:

“È un amore fedele; è un amore perseverante, non si stanca mai di amare la sua Chiesa; è un amore fecondo. E’ un amore fedele! Gesù è il fedele! San Paolo, in una delle sue Lettere, dice: ‘Se tu confessi Cristo, Lui ti confesserà, a te, davanti al Padre; se tu rinneghi Cristo, Lui ti rinnegherà, a te; se tu non sei fedele a Cristo, Lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso!’. La fedeltà è proprio l’essere dell’amore di Gesù. E l’amore di Gesù nella sua Chiesa è fedele. Questa fedeltà è come una luce sul matrimonio. La fedeltà dell’amore. Sempre”.

Fedele sempre, ma anche sempre instancabile nella sua perseveranza. Proprio come l’amore di Gesù per la sua Sposa. "Tante volte" Gesù perdona la Chiesa e allo stesso modo, constata Papa Francesco, anche all'interno della coppia alle volte "si chiede perdono" e così "l'amore matrimoniale va avanti":

“La vita matrimoniale deve essere perseverante, deve essere perseverante. Perché al contrario l’amore non può andare avanti. La perseveranza nell’amore, nei momenti belli e nei momenti difficili, quando ci sono i problemi: i problemi con i figli, i problemi economici, i problemi qui, i problemi là. Ma l’amore persevera, va avanti, sempre cercando di risolvere le cose, per salvare la famiglia. Perseveranti: si alzano ogni mattina, l’uomo e la donna, e portano avanti la famiglia”.

Terzo tratto, la “fecondità”. L’amore di Gesù, osserva Papa Francesco, “fa feconda la Chiesa con nuovi figli, Battesimi, e la Chiesa cresce con questa fecondità nuziale”. In un matrimonio questa fecondità può essere talvolta messa alla prova, quando i figli non arrivano o sono ammalati. In queste prove, sottolinea il Papa, ci sono coppie che “guardano Gesù e prendono la forza della fecondità che Gesù ha con la sua Chiesa”. Mentre, sul versante opposto, conclude, “ci sono cose che a Gesù non piacciono”, ovvero i matrimoni sterili per scelta:

“Questi matrimoni che non vogliono i figli, che vogliono rimanere senza fecondità. Questa cultura del benessere di dieci anni fa ci ha convinto: ‘E’ meglio non avere i figli! E’ meglio! Così tu puoi andare a conoscere il mondo, in vacanza, puoi avere una villa in campagna, tu stai tranquillo’... Ma è meglio forse - più comodo – avere un cagnolino, due gatti, e l’amore va ai due gatti e al cagnolino. E’ vero o no questo? Lo avete visto voi? E alla fine questo matrimonio arriva alla vecchiaia in solitudine, con l’amarezza della cattiva solitudine. Non è fecondo, non fa quello che Gesù fa con la sua Chiesa: la fa feconda”.







Il Papa: Gesù prega per noi il Padre mostrandogli le piaghe

Messa di Papa Francesco a Casa S. Marta

03/06/2014

Gesù prega per ognuno di noi, mostrando al Padre le sue piaghe. E’ uno dei passaggi forti dell’omelia di Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha sottolineato che Gesù è il nostro avvocato che ci difende, anche se siamo colpevoli e abbiamo commesso tanti peccati. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

Il congedo di Gesù, il congedo di San Paolo. Le letture del giorno hanno offerto a Papa Francesco un’occasione per soffermarsi sulla preghiera di intercessione. Quando Paolo se ne va da Mileto, ha osservato, sono tutti tristi e così era accaduto ai discepoli quando Gesù aveva pronunciato il discorso di congedo prima di “andare al Getsemani e incominciare la Passione”. Il Signore, ha proseguito, li consola, e “c’è una piccola frase del congedo di Gesù che fa pensare”. Gesù, ha rammentato il Papa, “parla con il Padre, in questo discorso, e dice: ‘Io prego per loro’. Gesù prega per noi”. Come aveva pregato per Pietro e per Lazzaro davanti alla tomba. Gesù ci dice: “Tutti voi siete del Padre. E io prego per voi davanti al Padre”. Gesù non prega per il mondo, “prega per noi”, “prega per la sua Chiesa”:

“L’apostolo Giovanni, pensando a queste cose e parlando di noi che siamo tanto peccatori, dice: ‘Non peccate, ma se qualcuno di voi pecca, sapete che abbiamo un avvocato davanti al Padre, uno che prega per noi, ci difende davanti al Padre, ci giustifica’. Credo che dobbiamo pensare tanto a questa verità, a questa realtà: in questo momento, Gesù sta pregando per me. Io posso andare avanti nella vita perché ho un avvocato che mi difende e se io sono colpevole e ho tanti peccati… è un buon avvocato difensore, questo, e parlerà al Padre di me”.

“Lui – ha detto – è il primo” avvocato che invia poi il Paraclito. Quando noi in parrocchia, a casa, in famiglia “abbiamo qualche necessità, qualche problema”, ha soggiunto, dobbiamo chiedere a Gesù di pregare per noi. “E oggi come prega Gesù? Io – ha affermato Francesco – credo che non parli troppo con il Padre”:

“Non parla: ama. Ma c’è una cosa che Gesù fa, oggi, sono sicuro che la faccia. Gli fa vedere al Padre le sue piaghe e Gesù, con le sue piaghe, prega per noi come se dicesse al Padre: 'Ma, Padre, questo è il prezzo di questi! Aiutali, proteggili. Sono i tuoi figli che io ho salvato, con questo’. Al contrario, non si capisce perché Gesù dopo la Risurrezione ha avuto questo corpo glorioso, bellissimo – non c’erano i lividi, non c’erano le ferite della flagellazione, tutto bello – ma c’erano le piaghe. Le cinque piaghe. Perché Gesù ha voluto portarle in cielo? Perché? Per pregare per noi. Per fare vedere al Padre il prezzo: ‘Questo è il prezzo, adesso non lasciarli da soli. Aiutali’”.

“Noi dobbiamo avere questa fede – ha ripreso Papa Francesco – che Gesù in questo momento intercede davanti al Padre per noi, per ognuno di noi”. E quando noi preghiamo, è stata la sua esortazione, non dobbiamo dimenticare di chiedere a Gesù di pregare per noi:

“‘Gesù, prega per me. Fai vedere al Padre le Tue piaghe che sono anche le mie, sono le piaghe del mio peccato. Sono le piaghe del mio problema in questo momento’. Gesù intercessore soltanto fa vedere al Padre le sue piaghe. E questo succede oggi, in questo momento. Prendiamo la parola che Gesù ha detto a Pietro: ‘Pietro, io pregherò per te perché la tua fede non venga meno’”.

“Siamo sicuri – ha ribadito – che Lui sta facendo questo per ognuno di noi”. Dobbiamo avere fiducia, ha concluso, “in questa preghiera di Gesù con le sue piaghe davanti al Padre”.



Il Papa: no ai cristiani uniformisti, alternativisti e vantaggisti

Messa di Papa Francesco a Casa Santa Marta

05/06/2014

La Chiesa “non è rigida”, la Chiesa “è libera”. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco alla Messa mattutina a Casa Santa Marta. Nel sua omelia, il Pontefice ha messo in guardia da tre gruppi di persone che pretendono di chiamarsi cristiani: gli “uniformisti”, gli “alternativisti” e i “vantaggisti”. Per costoro, ha osservato, “la Chiesa non è casa loro”, la prendono “in affitto”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

Gesù prega per la Chiesa e chiede al Padre che tra i suoi discepoli “non ci siano divisioni e liti”. Papa Francesco ha preso spunto dal Vangelo del giorno per soffermarsi proprio sull’unità nella Chiesa. “Tanti – ha osservato – dicono di essere nella Chiesa”, ma “sono con un piede dentro” e “l’altro ancora non è entrato”. Si riservano, così, la “possibilità di essere in ambedue i posti”, “dentro e fuori”. “Per questa gente – ha ammonito Francesco – la Chiesa non è la loro casa, non la sentono come propria. Per loro è un affitto”. Ci sono “alcuni gruppi – ha ribadito – che affittano la Chiesa, ma non la considerano la loro casa”. Il Papa ha, dunque, enumerato tre gruppi di cristiani: nel primo ci sono “quelli che vogliono che tutti siano uguali nella Chiesa”. “Martirizzando un po’ la lingua italiana”, ha scherzato,  potremmo definirli gli “uniformisti”:

“L’uniformità. La rigidità. Sono rigidi! Non hanno quella libertà che dà lo Spirito Santo. E fanno confusione fra quello che Gesù ha predicato nel Vangelo con la loro dottrina, la loro dottrina di uguaglianza. E Gesù mai ha voluto che la sua Chiesa fosse così rigida. Mai. E questi, per tale atteggiamento, non entrano nella Chiesa. Si dicono cristiani, si dicono cattolici, ma il loro atteggiamento rigido li allontana dalla Chiesa”.

Un altro gruppo – ha proseguito – è fatto di quelli che hanno sempre una propria idea, "che non vogliono che sia come quella della Chiesa, hanno un’alternativa”. Sono, ha detto il Papa, gli “alternativisti”:

“Io entro nella Chiesa, ma con questa idea, con questa ideologia. E così la loro appartenenza alla Chiesa è parziale. Anche questi hanno un piede fuori della Chiesa. Anche per questi la Chiesa non è casa loro, non è propria. Affittano la Chiesa ad un certo punto. Al principio della predicazione evangelica ce n’erano! Pensiamo agli gnostici, che l’Apostolo Giovanni bastona tanto forte, no? ‘Siamo... sì, sì... siamo cattolici, ma con queste idee’. Un’alternativa. Non condividono quel sentire proprio della Chiesa”.

E il terzo gruppo, ha detto, è di quelli che “si dicono cristiani, ma non entrano dal cuore nella Chiesa”: sono i “vantaggisti”, quelli che “cercano i vantaggi, e vanno alla Chiesa, ma per vantaggio personale, e finiscono facendo affari nella Chiesa”:

“Gli affaristi. Li conosciamo bene! Ma dal principio ce n’erano. Pensiamo a Simone il Mago, pensiamo ad Anania e a Saffira. Questi approfittavano della Chiesa per il proprio profitto. E li abbiamo visti nelle comunità parrocchiali o diocesane, nelle congregazioni religiose, alcuni benefattori della Chiesa, tanti, eh! Si pavoneggiavano di essere proprio benefattori e alla fine, dietro il tavolo, facevano i loro affari. E questi, anche, non sentono la Chiesa come madre, come propria. E Gesù dice: ‘No! La Chiesa non è rigida, una, sola: la Chiesa è libera!’”.

Nella Chiesa, è stata la sua riflessione, “ci sono tanti carismi, c’è una grande diversità di persone e di doni dello Spirito!”. Il Signore, ha proseguito Papa Francesco, ci dice: “Se tu vuoi entrare nella Chiesa, che sia per amore”, per dare “tutto il cuore e non per fare affari a tuo profitto”. La Chiesa, ha rimarcato, “non è una casa da affittare”, la Chiesa “è una casa per vivere”, “come madre propria”.

Il Papa riconosce che questo non è facile, perché “le tentazioni sono tante”. Ma, ha evidenziato, a fare l’unità nella Chiesa, “l’unità nella diversità, nella libertà, nella generosità soltanto è lo Spirito Santo”, “questo è il suo compito”. Lo Spirito Santo, ha soggiunto, “fa l’armonia nella Chiesa. L’unità nella Chiesa è armonia”. Tutti, ha osservato, “siamo diversi, non siamo uguali, grazie a Dio”, altrimenti “sarebbe un inferno!”. E “tutti siamo chiamati alla docilità allo Spirito Santo”. Proprio questa docilità, ha detto il Papa, è “la virtù che ci salverà dall’essere rigidi, dall’essere ‘alternativisti’ e dall’essere ‘vantaggisti’ o affaristi nella Chiesa: la docilità allo Spirito Santo”. Ed è proprio “questa docilità che trasforma la Chiesa da una casa in affitto ad una casa propria”.

“Che il Signore – ha concluso il Pontefice – ci invii lo Spirito Santo e che faccia questa armonia nelle nostre comunità - comunità parrocchiali, diocesane, comunità dei movimenti - che sia lo Spirito a fare questa armonia, perché come diceva un Padre della Chiesa: Lo Spirito, Lui stesso è l’armonia”.






[Modificato da Caterina63 05/06/2014 18:23]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)