00 23/06/2014 13:14

Il Papa: chi giudica gli altri è un ipocrita, si mette al posto di Dio




Papa Francesco nella cappella di Casa S. Marta





23/06/2014



Chi giudica un fratello sbaglia e finirà per essere giudicato allo stesso modo. Dio è “l’unico giudice” e chi è giudicato potrà contare sempre sulla difesa di Gesù, il suo primo difensore, e sullo Spirito Santo. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa del mattino, celebrata in Casa S. Marta, il servizio di Alessandro De Carolis:


Usurpartore di un posto e di un ruolo che non gli compete e, insieme, anche uno sconfitto, perché finirà vittima della sua stessa mancanza di misericordia. È questo ciò che accade a chi giudica un fratello. Papa Francesco ha appena letto la pagina del Vangelo sulla pagliuzza e la trave nell’occhio ed è subito chiaro nel distinguere: “La persona che giudica – dice – sbaglia, si confonde e diventa sconfitta”, perché “prende il posto di Dio, che è l’unico giudice”. Quell’appellativo, “ipocriti”, che Gesù lancia più volte all’indirizzo dei dottori della legge è in realtà rivolto a chiunque. Anche perché, osserva il Papa, chi giudica lo fa “subito”, mentre “Dio per giudicare si prende tempo”:


“Per questo chi giudica sbaglia, semplicemente perché prende un posto che non è per lui. Ma non solo sbaglia, anche si confonde. E’ tanto ossessionato da quello che vuole giudicare, da quella persona – tanto, tanto ossessionato! - che quella pagliuzza non lo lascia dormire! ‘Ma, io voglio toglierti quella pagliuzza!'… E non si accorge della trave che lui ha. Confonde: crede che la trave sia quella pagliuzza. Confonde la realtà. E’ un fantasioso. E chi giudica diventa uno sconfitto, finisce male, perché la stessa misura sarà usata per giudicare lui. Il giudice che sbaglia posto perché prende il posto di Dio – superbo, sufficiente – scommette su una sconfitta. E qual è la sconfitta? Quella di essere giudicato con la misura con la quale lui giudica”.


“L’unico che giudica è Dio e quelli ai quali Dio dà la potestà di farlo”, soggiunge Papa Francesco, che indica nell’atteggiamento di Gesù l’esempio da imitare, rispetto a chi non si fa scrupoli nel trinciare giudizi sugli altri:


“Gesù, davanti al Padre, mai accusa! E’ il contrario: difende! E’ il primo Paraclito. Poi ci invia il secondo, che è lo Spirito. Lui è il difensore: è davanti al Padre per difenderci dalle accuse. E chi è l’accusatore? Nella Bibbia, si chiama “accusatore” il demonio, satana. Gesù giudicherà, sì: alla fine del mondo, ma nel frattempo intercede, difende..


In definitiva, chi giudica – afferma Papa Francesco, “è un imitatore del principe di questo mondo, che va sempre dietro le persone per accusarle davanti al Padre”. Che il Signore, conclude, “ci dia la grazia di imitare Gesù intercessore, difensore, avvocato, nostro e degli altri”. E di “non imitare l’altro, che alla fine ci distruggerà”:


“Se noi vogliamo andare sulla strada di Gesù, più che accusatori dobbiamo essere difensori degli altri davanti al Padre. Io vedo una cosa brutta a un altro, vado a difenderlo? No! Ma stai zitto! Vai a pregare e difendilo davanti al Padre, come fa Gesù. Prega per lui, ma non giudicare! Perché se lo fai, quando tu farai una cosa brutta, sarai giudicato. Ricordiamo questo bene, ci farà bene nella vita di tutti i giorni, quando ci viene la voglia di giudicare gli altri, di sparlare degli altri, che è una forma di giudicare”.








Il Papa: il cristiano sa abbassarsi per annunciare il Signore

Papa Francesco a Casa S. Marta

24/06/2014

Un cristiano non annuncia se stesso, ma il Signore. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, nella solennità della Natività di San Giovanni Battista. Il Papa si è soffermato sulle vocazioni del “più grande tra i profeti”: preparare, discernere, diminuire. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

Preparare la venuta del Signore, discernere chi sia il Signore, diminuire perché il Signore cresca. Papa Francesco ha indicato in questi tre verbi le vocazioni di Giovanni il Battista, modello sempre attuale per un cristiano. Giovanni, ha detto il Papa, preparava la strada a Gesù “senza prendere niente per sé. Era un uomo importante: “la gente lo cercava, lo seguiva perché le parole di Giovanni erano forti”. Le sue parole, ha proseguito, arrivavano “al cuore”. E lì, ha osservato, ha avuto forse “la tentazione di credere che fosse importante, ma non è caduto”. Quando, infatti, si avvicinarono i dottori della legge a chiedergli se fosse il Messia, Giovanni ha risposto: “Sono voce: soltanto voce”, ma “sono venuto a preparare la strada al Signore”. Ecco la prima vocazione del Battista, ha evidenziato il Papa: “Preparare il popolo, preparare il cuore del popolo per l’incontro con il Signore”. Ma chi è il Signore?:

“E questa è la seconda vocazione di Giovanni: discernere, fra tanta gente buona, chi fosse il Signore. E lo Spirito gli ha rivelato questo e lui ha avuto il coraggio di dire: ‘E’ questo. Questo è l’Agnello di Dio, quello che toglie i peccati del mondo’. I discepoli guardarono quest’uomo che passava e lo lasciarono andare. Il giorno dopo, è accaduto lo stesso: ‘E’ quello! E’ più degno di me’. I discepoli sono andati dietro di Lui. Nella preparazione, Giovanni diceva: ‘Dietro di me viene uno…’. Nel discernimento, che sa discernere e segnare il Signore, dice: ‘Davanti a me… è questo!’”.

La terza vocazione di Giovanni, ha proseguito, è diminuire. Da quel momento, annota il Pontefice, “la sua vita incominciò ad abbassarsi, a diminuire perché crescesse il Signore, fino ad annientare se stesso”: “Lui deve crescere, io invece diminuire”, “dietro di me, davanti a me, lontano da me”:

“E questa è stata la tappa più difficile di Giovanni, perché il Signore aveva uno stile che lui non aveva immaginato, a tal punto che nel carcere – perché era in carcere, in quel tempo – ha sofferto non solo il buio della cella, ma il buio nel suo cuore: ‘Ma, sarà questo? Non avrò sbagliato? Perché il Messia ha uno stile tanto alla mano... Non si capisce…’. E siccome era uomo di Dio, chiede ai suoi discepoli di andare da Lui a domandare: ‘Ma, sei Tu davvero, o dobbiamo aspettare un altro?’.

“L’umiliazione di Giovanni – ha constatato – è doppia: l’umiliazione della sua morte, come prezzo di un capriccio”, ma anche l’umiliazione “del buio dell’anima”. Giovanni che ha saputo “aspettare” Gesù, che ha saputo “discernere”, “adesso vede Gesù lontano”. “Quella promessa – ha ribadito il Papa – si è allontanata. E finisce solo. Nel buio, nell’umiliazione”. Resta solo “perché si è annientato tanto perché il Signore crescesse”. Giovanni, ha detto ancora, vede il Signore che è “lontano” e lui “umiliato, ma con il cuore in pace”:

“Tre vocazioni in un uomo: preparare, discernere, lasciare crescere il Signore e diminuire se stesso. Anche è bello pensare la vocazione del cristiano così. Un cristiano non annunzia se stesso, annunzia un altro, prepara il cammino a un altro: al Signore. Un cristiano deve sapere discernere, deve conoscere come discernere la verità da quello che sembra verità e non c’è: uomo di discernimento. E un cristiano dev’essere un uomo che sappia abbassarsi perché il Signore cresca, nel cuore e nell’anima degli altri”. 





MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA 
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Quelli che parlano senza autorità

Giovedì, 26 giugno 2014

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.144, Ven. 27/06/2014)

 

La gente ha bisogno del «buon pastore» che sa capire e arrivare al cuore. Proprio come Gesù. Ed è lui che dobbiamo seguire da vicino, senza farci influenzare da coloro che «parlano di cose astratte o casistiche morali», da quanti «senza la fede negoziano tutto con i poteri politici ed economici», dai «rivoluzionari» che vogliono intraprendere «guerre cosiddette di liberazione» politica o dai «contemplativi lontani dal popolo».

È proprio da questi quattro atteggiamenti che Papa Francesco ha messo in guardia durante la messa celebrata giovedì 26 giugno, nella cappella della Casa Santa Marta. Anzitutto il Pontefice ha posto in risalto come fosse davvero tanta la gente che seguiva Gesù: «Pensiamo al giorno della moltiplicazione dei pani, ce ne erano più di cinquemila». Era gente che seguiva Gesù da vicino, «per le strade». E lo seguivano, spiega il Vangelo, «perché le parole di Gesù davano stupore al loro cuore: lo stupore di trovare qualcosa di buono, grande». Gesù «infatti insegnava loro come uno che ha autorità, non come i loro scribi». Uno stupore raccontato dal passo evangelico di Matteo proposto dalla liturgia (7, 21-29).

«Il popolo — ha affermato il Pontefice — aveva bisogno di insegnanti, di predicatori, di dottori con autorità». E coloro che «non avevano autorità» parlavano, ma le loro parole non raggiungevano il popolo, «erano lontani dal popolo». Invece la novità era che «Gesù parlava un linguaggio che arrivava al cuore del popolo, era una risposta alle loro domande».

Papa Francesco ha voluto soffermarsi proprio su «questi scribi, che in quel tempo parlavano al popolo» ma «il loro messaggio non arrivava al cuore del popolo e il popolo li sentiva e se ne andava». E ne ha indicato quattro categorie.

Sicuramente «il gruppo più conosciuto era quello dei farisei» ha detto, sottolineando però che «c’erano anche farisei buoni». Ma «Gesù, quando si riferisce ai farisei, parla dei farisei cattivi, non dei buoni». Erano persone che «facevano del culto di Dio, della religione, una collana di comandamenti» e da dieci «ne facevano più di trecento!». In sintesi «caricavano sulle spalle del popolo questo peso: “Tu devi fare questo! Tu devi!”». Riducevano a casistica la fede nel Dio vivo, finendo così nelle «contraddizioni della casistica più crudele». E da parte sua, ha notato il Papa, «il popolo li rispettava, perché il popolo è rispettoso, ma non ascoltava questi predicatori casistici».

Un altro gruppo, ha proseguito il Pontefice, «era quello dei sadducei: questi non avevano fede, avevano perso la fede». E così «il loro mestiere religioso lo facevano sulla strada degli accordi con i poteri: i poteri politici, i poteri economici». In poche parole, «erano uomini di potere e negoziavano con tutti». Ma «il popolo non seguiva» neppure loro.

«Un terzo gruppo — ha spiegato ancora — era quello dei rivoluzionari» che in quel tempo si chiamavano spesso zeloti. Erano «quelli che volevano fare la rivoluzione per liberare il popolo di Israele dall’occupazione romana». Così «lì c’erano anche i guerriglieri», ma «il popolo ha buonsenso e sa distinguere quando la frutta è matura e quando non lo è». E per questo «non li seguiva».

Infine, ha affermato il Papa, «il quarto gruppo» era composto da brava gente: gli esseni. «Erano monaci — ha detto — gente buona che consacrava la vita a Dio: faceva la contemplazione e la preghiera nei monasteri». Ma «loro erano lontani dal popolo e il popolo non poteva seguirli».

Dunque, ha riepilogato il Pontefice, «queste erano le voci che arrivavano al popolo». Eppure «nessuna di queste voci aveva la forza di riscaldare il cuore del popolo». Gesù, invece, ci riusciva. E per questo «le folle erano stupite: sentivano Gesù e il cuore era caldo», perché il suo messaggio «arrivava al cuore» ed egli «insegnava come uno che ha autorità». Infatti, ha proseguito, «Gesù si avvicinava al popolo; Gesù guariva il cuore del popolo; Gesù capiva le difficoltà del popolo; Gesù non aveva vergogna di parlare con i peccatori, andava a trovarli; Gesù sentiva gioia, gli faceva piacere andare con il suo popolo». Ed è lui stesso a spiegare «perché», ha precisato il Papa citando le parole del Vangelo di Giovanni: «Io sono il buon pastore. Le pecorelle sentono la mia voce e mi seguono».

È esattamente «per questo che il popolo seguiva Gesù: perché era il buon pastore». Certamente, ha rilevato il vescovo di Roma, «non era né un fariseo casistico moralista; né un sadduceo che faceva gli affari politici con i potenti; né un guerrigliero che cercava la liberazione politica del suo popolo; né un contemplativo del monastero. Era un pastore». Egli, ha aggiunto il Pontefice, «parlava la lingua del suo popolo, si faceva capire, diceva la verità, le cose di Dio: non negoziava mai le cose di Dio. Ma le diceva in tal modo che il popolo amava le cose di Dio. Per questo lo seguiva».

Un altro punto centrale messo in risalto dal Papa è che «Gesù mai si allontana dal popolo e mai si allontana da suo Padre: era uno con il Padre». È così che «aveva questa autorità e per questo il popolo lo seguiva».

Proprio «contemplando Gesù buon pastore» è opportuno, ha proseguito il Pontefice, fare un esame di coscienza: «A me chi piace seguire? Quelli che mi parlano di cose astratte o di casistiche morali? Quelli che si dicono del popolo di Dio, ma non hanno fede e negoziano tutto con i poteri politici ed economici? Quelli che vogliono sempre fare cose strane, cose distruttive, guerre cosiddette di liberazione, ma che alla fine non sono le strade del Signore? O un contemplativo lontano?».

Ecco allora la domanda chiave da porre a stessi: «A me chi piace seguire? Chi m’influenza?». Una domanda, ha concluso Francesco, che deve spingerci a chiedere «a Dio, il Padre, che ci faccia arrivare vicino a Gesù, per seguire Gesù, per essere stupiti di quello che Gesù ci dice».



Il Papa: Gesù scalda il cuore del popolo, la fede non è casistica

Papa Francesco a Casa Santa Marta

26/06/2014

Il popolo segue Gesù perché riconosce che è il Buon Pastore. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha messo in guardia da chi riduce la fede a moralismo, insegue una liberazione politica o cerca accordi con il potere. Il servizio diAlessandro Gisotti:

 

Perché tanta gente seguiva Gesù? E’ la domanda dalla quale Papa Francesco ha sviluppato la sua omelia incentrata sul popolo e l’insegnamento del Signore. Gesù, ha osservato, era seguito dalle folle perché “erano stupite dal suo insegnamento”, le sue parole “davano stupore al loro cuore, lo stupore di trovare qualcosa buona, grande”. Gli altri invece “parlavano, ma non arrivavano al popolo”. Il Papa ha così enumerato quattro gruppi di persone che parlavano al tempo di Gesù: innanzitutto i farisei. Questi, ha detto, “facevano del culto di Dio, della religione, una collana di comandamenti e dei dieci che ce ne erano” ne “facevano più di trecento”, caricando “questo peso” sulle spalle del popolo. Era, ha soggiunto, “una riduzione della fede nel Dio Vivo” alla “casistica!”:

“Ma tu devi - per esempio - compiere il quarto comandamento!’; ‘Sì, sì, sì!’;  ‘Devi dare da mangiare al tuo papà anziano, alla tua mamma anziana!’; ‘Sì, sì, sì!’; ‘Ma lei sa, io non posso perché ho dato il mio denaro al tempio!’; ‘Tu non lo fai? E i genitori muoiono di fame!’. Così: contraddizioni della casistica più crudele. Il popolo li rispettava, perché il popolo è rispettoso. Li rispettava, ma non li ascoltava! Se ne andava…”

Un altro gruppo, ha detto, era quello dei Sadducei. “Questi – ha osservato – non avevano fede, avevano perso la fede! Il loro mestiere religioso lo facevano sulla strada degli accordi con i poteri: i poteri politici, i poteri economici. Erano uomini di potere”. Un terzo gruppo, ha proseguito, “era quello dei rivoluzionari” ovvero gli zeloti che “volevano fare la rivoluzione per liberare il popolo di Israele dall’occupazione romana”. Il popolo, però, ha annotato il Papa, “ha buonsenso e sa distinguere quando la frutta è matura e quando non c’è! E non li seguiva!”. Il quarto gruppo, ha dunque affermato, era di “gente buona: si chiamavano gli Esseni”. Erano monaci che consacravano la loro vita a Dio. Tuttavia, ha ammonito, “loro erano lontani dal popolo e il popolo non poteva seguirli”.

Queste, ha affermato il Pontefice, “erano le voci che arrivavano al popolo e nessuna di queste voci aveva la forza di riscaldare il cuore del popolo”. “Ma Gesù, sì! Le folle – ha spiegato – erano stupite: sentivano Gesù e il cuore era caldo; il messaggio di Gesù arrivava al cuore!”. Gesù, ha ribadito Papa Francesco, “si avvicinava al popolo”, “guariva il cuore del popolo”, ne capiva le difficoltà. Gesù, ha detto ancora, “non aveva vergogna di parlare con i peccatori, andava a trovarli”, Gesù “sentiva gioia, gli faceva piacere andare con il suo popolo”. E questo perché Gesù è “il Buon Pastore”, le pecorelle sentono la sua voce e lo seguono:

“E per questo il popolo seguiva Gesù, perché era il Buon Pastore. Non era né un fariseo casistico moralista, né un sadduceo che faceva gli affari politici con i potenti, né un guerrigliero che cercava la liberazione politica del suo popolo, né un contemplativo del monastero. Era un pastore! Un pastore che parlava la lingua del suo popolo, si faceva capire, diceva la verità, le cose di Dio: non negoziava mai le cose di Dio! Ma le diceva in tal modo che il popolo amava le cose di Dio. Per questo lo seguiva”.

 “Gesù – ha ripreso – mai si era allontanato dal popolo e mai si è allontanato da suo Padre”. Gesù, ha affermato ancora il Papa, “era tanto collegato al Padre - era uno col Padre!” e così era “tanto vicino al popolo”. Lui “aveva questa autorità e per questo il popolo lo seguiva”. Contemplando Gesù, Buon Pastore, è stato il suo invito, ci farà bene pensare chi ci piace seguire:

“‘A me chi piace seguire?’. Quelli che mi parlano di cose astratte o di casistiche morali; quelli che si dicono del popolo di Dio, ma non hanno fede e negoziano tutto con i poteri politici, economici; quelli che vogliono sempre fare cose strane, cose distruttive, guerre cosiddette di liberazione, ma che alla fine non sono le strade del Signore; o un contemplativo lontano? A chi piace a me seguire?”

“Che questa domanda – ha concluso il Papa – ci faccia arrivare alla preghiera e chiedere a Dio, il Padre, che ci faccia arrivare vicino a Gesù per seguire Gesù, per essere stupiti di quello che Gesù ci dice”.

 




[Modificato da Caterina63 26/06/2014 16:24]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)