00 02/07/2014 22:55




IL VERO CONCILIO VATICANO II

 

Il Concilio Vaticano II non ha operato cambiamenti in questa dottrina, ne in altre.. Al limite si potrebbe affermare che, riferendo le affermazioni di Pio IX e di Pio XII a coloro che «si sforzano di compiere con le opere la volontà di Lui conosciuta attraverso il dettame della coscienza», il numero 16 della Lumen gentium ha un po’ irrigidito i controlli alle frontiere.

Forse è anche in relazione a tale volontarismo che l’allora professor Ratzinger scriveva nel 1969 che il desiderio implicito della Chiesa non può essere «identificato con una non ben precisata specie di buona fede e buona intenzione» (Il nuovo popolo di Dio, p. 380). Perché si finisce «poi facilmente nelle vicinanze di un pensiero pelagiano secondo il quale basterebbe in fondo la buona volontà dell’uomo per salvarlo» (ibidem).

 

Ma il medesimo Concilio Vaticano II, nella Gaudium et spes 22, ha fatto sua, peraltro, una più umile e aperta prospettiva, rimettendo unicamente a Dio di conoscere quale sia il modo di salvare coloro che non appartengono alla Chiesa: «Poiché Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è realmente una sola, quella divina, dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo, nel modo che Dio conosce [modo Deo cognito], offra a tutti la possibilità [cunctis possibilitatem offerre] di essere associati al mistero pasquale».

Nel De dono perseverantiae (6,12) Agostino, facendosi a sua volta discepolo di Cipriano, così che uno solo sia il Maestro, scriveva che siamo tutti più al sicuro se rimettiamo tutto nelle mani di Dio: «Tutiores vivimus si totum Deo damus».

 

POSTILLA

 

Ma riprendere in mano sant’Agostino in questa questione può aiutare anche a capire quale fosse e resti il centro della resistenza alla dottrina della unicità e universalità salvifica di Gesù Cristo e della sua Chiesa. E perché.

 

Il giovane Ratzinger, in Volk und Haus Gottes in Augustins Lehre von der Kirche (citiamo dalla traduzione in italiano del 1971 Popolo e casa di Dio in Sant’Agostino), il suo primo libro, mostra che da sempre tale dottrina conosce una resistenza agguerrita presso quei «philosophi contra quorum calumnias defendimus civitatem Dei, hoc est eius Ecclesiam», come scriveva Agostino nel De civitate Dei XIII,16,1:

 

«La purificazione dei cristiani non è un procedimento intellettuale, bensì si attua attraverso il sacramentum e la res in esso elargita; essa avviene come grazia dall’alto che prende l’uomo (cfr. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni 26, 4-9). La più elevata ascesa dell’uomo ora si compie non altrimenti che mediante la discesa di Dio. La colpa dei filosofi è non volersi inserire in quest’ordine. Poteva rappresentare un grave problema per Agostino mantenere l’esclusività della salvezza della Chiesa anche rispetto ai filosofi. Infatti essi erano in qualche maniera giunti alla meta in quanto avevano cognizione del Dio trino [scrive Ratzinger a p. 237 nota 2, basandosi su De civitate Dei 10, 23, che «Agostino attribuiva ai neoplatonici una piena conoscenza della Trinità»].

E l’incarnazione di Cristo e tutte le istituzioni salvifiche visibili erano solo mezzi per raggiungere tale meta (cfr. Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni 13, 4: “Per Christum hominem ad Christum Deum”).

Si poteva forse fare obiezione a chi raggiungeva la meta senza il mezzo? A chi aveva il cuore in alto anche senza i segni esterni della Chiesa? Sì! Perché se ai filosofi non manca l’elevazione del cuore, il sursum cor, manca però il gratias agere, la risposta adeguata a Dio. “Conoscendo Dio non gli hanno dato gloria e non gli hanno reso grazie” (Rm 1, 21)» (p. 222).

 

 Per Christum hominem ad Christum Deum. Da un grazie umano reso a una realtà umana dipende la salvezza divina. Quel primo libro di Ratzinger si apriva con un grazie ai genitori che, nel percorso ad Christum Deum, a tutti fanno fare il primo passo: Meinen Eltern in Dankbarkeit zugeeignet.

 

Per concludere

 

La Chiesa Cattolica è necessaria per la salvezza!

 

E possiamo dire con serenità che è dentro questa unica Chiesa, essendo "la Mistica Sposa ma anche Corpo di Cristo" che essa incarna la Presenza reale del Cristo dal quale avviene e si compie l'opera redentrice in favore di tutta l'umanità: l'Eucaristia. 
Questa Chiesa essendo universale, prega, insegna e si esprime in concetto di universalità ed infallibilità, ma anche garante di suppliche a Dio e di Suffragi universali per i vivi e per i Defunti.

Grazie a questa preghiera Universale che la Chiesa esprime mediante l'Eucarestia e gli altri Sacramenti, "tutte le genti" volenti o dolenti sono in qualche modo in relazione con la Chiesa Cattolica per mezzo non di meriti personali, ma per la grazia dello Spirito Santo che l'ha chiamata a questo scopo e servizio: segno visibile e strumento indispensabile per chiunque voglia accedere.

"Chi non è contro di voi, è con voi".

La cattolicità della Chiesa viene  affermata sin dai primi secoli del cristianesimo, soprattutto sulla scorta del Vangelo di san Giovanni.

 

Lo stesso Papa Francesco, oggi, è ritornato più volte a ribadire gli stessi concetti che abbiamo analizzato in questo articolo, nella prima e nella seconda parte e citando Benedetto XVI ha detto:

"Nella Chiesa non esiste il “fai da te”, non esistono “battitori liberi”. Quante volte Papa Benedetto ha descritto la Chiesa come un “noi” ecclesiale! Talvolta capita di sentire qualcuno dire: “Io credo in Dio, credo in Gesù, ma la Chiesa non m’interessa…”. Quante volte abbiamo sentito questo?

E questo non va. 

C’è chi ritiene di poter avere un rapporto personale, diretto, immediato con Gesù Cristo al di fuori della comunione e della mediazione della Chiesa. Sono tentazioni pericolose e dannose. Sono, come diceva il grande Paolo VI, dicotomie assurde. È vero che camminare insieme è impegnativo, e a volte può risultare faticoso: può succedere che qualche fratello o qualche sorella ci faccia problema, o ci dia scandalo…

Ma il Signore ha affidato il suo messaggio di salvezza a delle persone umane, a tutti noi, a dei testimoni; ed è nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle, con i loro doni e i loro limiti, che ci viene incontro e si fa riconoscere. E questo significa appartenere alla Chiesa. Ricordatevi bene: essere cristiano significa appartenenza alla Chiesa.

Il nome è “cristiano”, il cognome è “appartenenza alla Chiesa”.

Cari amici, chiediamo al Signore, per intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, la grazia di non cadere mai nella tentazione di pensare di poter fare a meno degli altri, di poter fare a meno della Chiesa, di poterci salvare da soli, di essere cristiani di laboratorio. Al contrario, non si può amare Dio senza amare i fratelli, non si può amare Dio fuori della Chiesa; non si può essere in comunione con Dio senza esserlo nella Chiesa..." (6)

 

Nel V secolo san Vincenzo di Lérins definì con sapienziale  sintesi il concetto stesso di Cattolico: "Quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est" (Quel che si è creduto ovunque, sempre, da tutti gli uomini): dunque un vero e proprio universalismo spazio-temporale.

 

Il termine Cattolico esprime un dato essenziale della rivelazione biblica: la Chiesa, fondata da Cristo, è universale perché aperta a tutti i popoli senza distinzione di razza, nazionalità, sesso e censo. "Andate ed insegnate a tutte le genti" (Mt. 28, 18). Il concetto è stato ripreso dal Concilio Vaticano II: "Tutti gli uomini sono quindi chiamati a questa cattolica unità del popolo di Dio … alla quale in vario modo appartengono o sono ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia, infine, tutti gli uomini dalla grazia di Dio chiamati alla salvezza" (Lumen gentium 2, 13).

 

Dichiarato Doctor universalis insieme a san Tommaso d'Aquino, il vescovo sant'Alberto Magno, anch'egli domenicano, fu grande e fulgido esempio di evangelizzazione e predicazione della Verità.

 

Per lui lo studio delle dottrine è concepito come "culto della Verità", come pratica ascetica, come perfezione umana e non come un campo di battaglia, ma piuttosto come campo di "apprendimento di tutte le virtù", sul quale combattere non contro le persone, ma per correggere i propri errori, abbandonare i vizi.

L'errore, insegna sant'Alberto Magno, si  distrugge affrontandolo e prevenendolo, restando sommamente fedeli all'insegnamento etico e morale della santa Madre Chiesa.

Non stiamo lavorando o vivendo per una unità in una chiesa o comunità qualsiasi, ma per giungere pienamente a quella salvezza che s'irradia dall'unica Chiesa Cattolica esistente, voluta ed abitata pienamente dal Suo Fondatore, Gesù Cristo, nostro Signore e nostro vero Dio.


Sia lodato Gesù Cristo

Sempre sia lodato

 

 

NOTE

 

1) Abbiamo già espresso in tre articoli l'essenza del papato, del ruolo petrino e di quell'essere Vicario di Cristo: prima parteseconda parte e terza parte.

 

2) La questione di Lutero e la nascita del Protestantesimo

 

3) San Cipriano De Unitate Ecclesiae, VI.

 

4) San Girolamo Epistola ad Damasum, 2.

 

seconda parte

 

5) Benedetto XVI racconta i retroscena della Dominus Jesus

 

6) Papa Francesco Udienza Generale del 25.6.2014

 

Abbiamo già espresso in tre articoli l'essenza del papato, del ruolo petrino e di quell'essere Vicario di Cristo: prima parteseconda parte e terza parte.

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)