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  P. Toniolo: "Quindicina dell'Assunta" preghiera mariana ecumenica


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2014-08-01 Radio Vaticana



Una liturgia presa e adattata da quella bizantina per vivere, in unità con le Chiese Orientali, la preparazione alla solennità mariana del 15 agosto. È quello che dal primo al 14 agosto, ogni sera dalle 21.30 alle 22.30, si vivrà nella Basilica di Via Lata, nel centro di Roma, con la cosiddetta “Quindicina dell’Assunta”.

Al microfono diMonia Parente, il religioso dei Servi di Maria, padre Emanno Toniolo, spiega l’antica tradizione orientale per quella che viene definita “la piccola Quaresima della Madre di Dio”:

 

R. – Il mese di agosto per le Chiese Orientali, specialmente per la Chiesa bizantina, è il mese mariano per antonomasia: ha nel cuore la Pasqua della Madre di Dio, il 15 agosto. Quindi, questa festa è in simmetria con la grande Quaresima che ci prepara alla Pasqua del Signore, nel Sabato Santo e nella Domenica di Pasqua. E poi, fino a fine mese, continuano le celebrazioni sempre ispirate alla Madre del Signore assunta nei cieli. Quindi, tutto il mese di agosto è un mese mariano nella ecumene bizantina, ma anche nelle altre Chiese, molte delle quali ora toccate dalla guerra: la Siria, l’Egitto e quindi i copti, i maroniti, i caldei nell’Iraq, gli armeni, gli etiopi… Quindici giorni di preparazione alla festa delle feste, che chiamano della Madre del Signore.

D. – E’ un modo per cantare a Maria con ambedue i polmoni, l’Oriente e l’Occidente…

R – Sì, e non solo, con le loro parole. E’ implorare insieme l’unica Madre. È implorarla per lo stesso scopo: è una implorazione fiduciosa dei figli che guardano alla Madre glorificata, ma che la sentono sempre vicina e accanto per i grandi problemi personali, familiari e soprattutto quelli nazionali ed internazionali. La pace della terra, Lei che è la Regina della Pace.

D. – Davvero bello immaginare che in questi 14 giorni che precedono la Solennità dell’Assunta si pregherà all’unisono…

R. – All’unisono! Pensavo specialmente ad Atene, a Nea Smyrni, dove sono stato nella parrocchia: lì è un assieparsi di fedeli, una compartecipazione inimmaginabile tanto è profonda e tanto perciò è sentita da tutto il popolo.

D. – E’ una celebrazione bizantina che verrà adattata al nostro stile liturgico…

R. – Noi abbiamo aggiunto qualcosa, perché noi siamo più abituati agli inni, più abituati ad una prolungata - chiamiamola - salmodia durante la celebrazione liturgica e soprattutto siamo abituati alle letture, una prolungata lettura. Ora qui, in questa Quindicina, abbiamo alternato - per così dire allargando - tanti pericopi evangeliche, brani della Sacra Scrittura di San Paolo e di altri Apostoli e poi soprattutto alcune letture splendide dei più grandi Padri che hanno parlato dell’Assunta, a partire dal VI secolo, e che hanno composto, per così dire, la nostra stessa dottrina sull’Assunzione della Madre di Dio.

D. – E poi la Quindicina, quest’anno, si concluderà a San Marcello al Corso, con la Veglia dell’Assunta, presieduta dal vescovo del Settore Centro di Roma, mons. Matteo Zuppi…

R. – Questa veglia ha una particolarità interessante anche dal punto di vista ecumenico: introduce cioè alcuni tra i 180 “tropari” stupendi della liturgia russa, non quella greca perciò ma del Patriarcato russo. Quindi, siamo in comunione con il Patriarca russo e con tutta la Chiesa della Russia

(Tratto dall'archivio della Radio Vaticana)


  per l'occasione ricordiamo a tutti: INNO AKATHISTOS cliccate qui









PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 3 agosto 2014

Video

 

Cari fratelli e sorelle, 

In questa domenica, il Vangelo ci presenta il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci (Mt 14,13-21). Gesù lo compì lungo il lago di Galilea, in un luogo isolato dove si era ritirato con i suoi discepoli dopo aver saputo della morte di Giovanni Battista. Ma tante persone li seguirono e li raggiunsero; e Gesù, vedendole, ne sentì compassione e guarì i malati fino alla sera. Allora i discepoli, preoccupati per l’ora tarda, gli suggerirono di congedare la folla perché potessero andare nei villaggi a comperarsi da mangiare. Ma Gesù, tranquillamente, rispose: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mt 14,16); e fattosi portare cinque pani e due pesci, li benedisse, e cominciò a spezzarli e a darli ai discepoli, che li distribuivano alla gente. Tutti mangiarono a sazietà e addirittura ne avanzò!

In questo avvenimento possiamo cogliere tre messaggi. Il primo è la compassione. Di fronte alla folla che lo rincorre e – per così dire – “non lo lascia in pace”, Gesù non reagisce con irritazione, non dice: “Questa gente mi dà fastidio”. No, no. Ma reagisce con un sentimento di compassione, perché sa che non lo cercano per curiosità, ma per bisogno. Ma stiamo attenti: compassione – quello che sente Gesù – non è semplicemente sentire pietà; è di più! Significa con-patire, cioè immedesimarsi nella sofferenza altrui, al punto di prenderla su di sé. Così è Gesù: soffre insieme a noi, soffre con noi, soffre per noi. E il segno di questa compassione sono le numerose guarigioni da lui operate. Gesù ci insegna ad anteporre le necessità dei poveri alle nostre. Le nostre esigenze, pur legittime, non saranno mai così urgenti come quelle dei poveri, che non hanno il necessario per vivere. Noi parliamo spesso dei poveri. Ma quando parliamo dei poveri, sentiamo che quell’uomo, quella donna, quei bambini non hanno il necessario per vivere? Che non hanno da mangiare, non hanno da vestirsi, non hanno la possibilità di medicine… Anche che i bambini non hanno la possibilità di andare a scuola. E per questo, le nostre esigenze, pur legittime, non saranno mai così urgenti come quelle dei poveri che non hanno il necessario per vivere.

Il secondo messaggio è la condivisione. Il primo è la compassione, quello che sentiva Gesù, il secondo la condivisione. È utile confrontare la reazione dei discepoli, di fronte alla gente stanca e affamata, con quella di Gesù. Sono diverse. I discepoli pensano che sia meglio congedarla, perché possa andare a procurarsi il cibo. Gesù invece dice: date loro voi stessi da mangiare. Due reazioni diverse, che riflettono due logiche opposte: i discepoli ragionano secondo il mondo, per cui ciascuno deve pensare a sé stesso; ragionano come se dicessero: “Arrangiatevi da soli”. Gesù ragiona secondo la logica di Dio, che è quella della condivisione. Quante volte noi ci voltiamo da un’altra parte pur di non vedere i fratelli bisognosi! E questo guardare da un’altra parte è un modo educato per dire, in guanti bianchi, “arrangiatevi da soli”. E questo non è di Gesù: questo è egoismo. Se avesse congedato le folle, tante persone sarebbero rimaste senza mangiare. Invece quei pochi pani e pesci, condivisi e benedetti da Dio, bastarono per tutti. E attenzione! Non è una magia, è un “segno”: un segno che invita ad avere fede in Dio, Padre provvidente, il quale non ci fa mancare il “nostro pane quotidiano”, se noi sappiamo condividerlo come fratelli.

Compassione, condivisione. E il terzo messaggio: il prodigio dei pani preannuncia l’Eucaristia. Lo si vede nel gesto di Gesù che «recitò la benedizione» (v. 19) prima di spezzare i pani e distribuirli alla gente . E’ lo stesso gesto che Gesù farà nell’Ultima Cena, quando istituirà il memoriale perpetuo del suo Sacrificio redentore. Nell’Eucaristia Gesù non dona un pane, ma il pane di vita eterna, dona Sé stesso, offrendosi al Padre per amore nostro. Ma noi dobbiamo andare all’Eucaristia con quei sentimenti di Gesù, cioè la compassione e quella volontà di condividere. Chi va all’Eucaristia senza avere compassione dei bisognosi e senza condividere, non si trova bene con Gesù.

Compassione, condivisione, Eucaristia. Questo è il cammino che Gesù ci indica in questo Vangelo. Un cammino che ci porta ad affrontare con fraternità i bisogni di questo mondo, ma che ci conduce oltre questo mondo, perché parte da Dio Padre e ritorna a Lui. La Vergine Maria, Madre della divina Provvidenza, ci accompagni in questo cammino.


Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

rivolgo il mio saluto a tutti voi – coraggiosi, sotto la pioggia! – fedeli di Roma e pellegrini di diversi Paesi.

Saluto la staffetta della Parrocchia Stella Maris al Lido di Latina, in collaborazione con la Gendarmeria Vaticana e la Guardia Svizzera, e benedico la fiaccola che rimarrà accesa durante il mese di agosto in segno di devozione alla Madonna.

Saluto i giovani della Parrocchia del Sacro Cuore in Pontedera, diocesi di Pisa, che sono venuti a Roma percorrendo a piedi la Via Francigena.

E saluto gli scout dell’AGESCI presenti oggi, con una benedizione per le migliaia di scout italiani in cammino verso il grande raduno nazionale a San Rossore.

Ricordatevi: compassione, condivisione, Eucaristia.

A tutti auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticatevi di pregare per me! Buon pranzo e arrivederci!













[Modificato da Caterina63 03/08/2014 20:16]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)