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Sant'Agostino d'Ippona 354  +430
Sant'Agostino d'Ippona 354 +430

LETTERA DI SANT'AGOSTINO AI...
PENTECOSTALI A.D. 2014

 

Ci siamo permessi di “attribuire” questa Lettera di S. Agostino ai “Pentecostali”.

Qui troverete il testo integrale, mentre a seguire, mantenendo l’integrità dei passi salienti, cambieremo solo i destinatari (donatisti=pentecostali, in corsivo) per renderci conto di come questa Lettera conservi ancora oggi la sua attualità.

 

«Dov’è la Chiesa? Ecco la questione.

La questione che c’è tra noi è questa: dov’è la Chiesa?

Presso di noi o presso di loro?Certo la Chiesa è una sola: ed è quella che i nostri antenati chiamarono “cattolica”, per dimostrare, perfino nel nome, che essa è dappertutto.

(...) Il capo è Gesù Cristo, l’Unigenito Figlio del Dio vivente, egli stesso Salvatore del suo corpo; colui che è morto per i nostri delitti ed è risuscitato per la nostra giustificazione. Il suo corpo è la Chiesa, di cui è detto: “Al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile”.

Ora, tra noi e i Pentecostali la questione verte su dove sia questo corpo, cioè su dove sia la Chiesa.

Che fare, dunque? La cercheremo nelle nostre parole o in quelle del suo capo, il Signore nostro Gesù Cristo? Penso che dobbiamo cercarla piuttosto nelle sue parole, perché egli è la Verità  e conosce molto bene il proprio corpo. Il Signore infatti conosce quelli che sono suoi... (...)

Così, quanti credono che Gesù Cristo è venuto nella carne, come ho detto, e che in quella stessa carne, in cui è nato e ha sofferto, è risuscitato, e che egli è il Figlio di Dio, Dio presso Dio, una cosa sola con il Padre, Verbo immutabile del Padre, per mezzo del quale tutto è stato fatto, ma sono in disaccordo con il suo corpo che è la Chiesa, al punto da non essere in comunione con questa Chiesa sparsa dappertutto, bensì con qualche sua porzione separata, è evidente che non sono nella Chiesa cattolica...

Perciò, visto che la nostra controversia con i Pentecostali non verte sul capo ma sul corpo, cioè, non su Gesù Cristo Salvatore, ma sulla sua Chiesa, sia proprio il capo, sul quale siamo d'accordo, a mostrarci il suo corpo, sul quale siamo in disaccordo, affinché siano le sue stesse parole a far cessare, ormai, il disaccordo. (...)

Per esempio, vedete come sia facile, a noi contro di loro e a loro contro di noi, ripetere quanto il Signore disse ai farisei: Siete simili ai sepolcri imbiancati, che dal di fuori appaiono belli agli uomini, dentro invece sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così voi: di fuori apparite giusti agli uomini, dentro invece siete pieni di ipocrisia e di iniquità. Ora, o che noi muoviamo contro di loro queste accuse o che essi le fanno a noi, se prima non si dimostra, con prove molto evidenti, chi sono questi che, essendo ingiusti, si fingono giusti, quale persona, dotata di un po' di buon senso, potrà ignorare che si è spinti a parlare dalla leggerezza che offende più che dalla verità che convince? Era ben altro lo spirito con cui il Signore diceva queste cose contro i farisei: egli parlava da conoscitore del cuore e da testimone e giudice di tutti i segreti degli uomini.

Noi, invece, dobbiamo prima trovare e dimostrare le nostre accuse, per non essere accusati noi stessi, piuttosto, del gravissimo crimine di folle temerarietà. Certo, se essi per primi ci dimostrano che gli ipocriti siamo noi, noi non dobbiamo assolutamente rifiutarci di essere rimproverati e colpiti da queste parole delle sante Scritture; analogamente, se noi dimostriamo che lo sono loro, avremo eguale diritto di ferire, con questi rimproveri del Signore, quanti sono stati confutati e convinti… (...)

Datemi questa Chiesa, se c’è tra voi; mostratemi di essere in comunione con tutte le nazioni, che costatiamo già benedette in questa discendenza. Datemela questa Chiesa, o meglio, deposta la vostra ira, ricevetela, non da me però, ma da colui nel quale tutte le nazioni sono benedette. Penso che l’avere richiamato questi testi del primo libro della legge potrà bastarci; molti di più, certo, verranno alla luce per chi lo legge senza spirito di empia contraddizione e con religioso affetto... (…)

 

La Sposa di Cristo è universale-cattolica: parola di Isaia.

Annunciato e presentato lo Sposo, venga avanti, nelle parole di Isaia, la Sposa. Andiamo a leggerla nella verità delle sante pagine e individuiamola nel mondo. C'è la testimonianza di una profezia sulla santa Chiesa, che anche l'apostolo Paolo riporta; per cui non trovano scampo i litigiosi indugi degli eretici.

Eccola: “Rallègrati, o sterile, che non partorisci, grida di gioia tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell'abbandonata, più di quelli della donna che ha marito” (Is 54, 1; Gal 4, 27).

Che motivo, dunque, voi avete di vantarvi del vostro piccolo numero? Non sono forse molti quelli, dei quali poco prima è stato detto: Perciò egli possederà in eredità molti? Qual è la sua eredità se non la Chiesa?

Molti – disse – sono i figli della abbandonata, più di quelli della donna che ha marito. Evidentemente si voleva riferire alla sinagoga, la quale aveva un marito perché aveva ricevuto la legge.

Già da questo testo possiamo valutare le nostre posizioni.

Confrontino, i Pentecostali, la folla dei loro fedeli, presenti tra gli Africani e in Africa, con la moltitudine dei Giudei presenti in tutto il mondo, ovunque essi sono dispersi, e vedano quanto siano molto pochi, essi, in confronto a loro. Come potranno, quindi, applicare a se stessi questo detto: ‘Molti sono i figli della abbandonata, più di quelli della donna che ha marito?’.

Inoltre, confrontino la moltitudine di cristiani in tutte le nazioni con le quali non sono in comunione e vedano come sono pochi, tutti i Giudei, in questo confronto. E capiscano, finalmente, che è nella Chiesa cattolica diffusa in tutto il mondo che si è adempiuta questa profezia: Molti sono i figli della abbandonata, più di quelli della donna che ha marito.

Chi sia poi questa donna maritata superata, nel numero dei figli, da quella abbandonata, è un mistero, è un enigma. Che tuttavia sia la Chiesa di Cristo quella di cui è detto: Molti sono i figli della abbandonata, più di quelli della donna che ha un marito, chiunque lo contraddice, non contraddice me, ma l’Apostolo... (...)

Né io avrei potuto sapere che queste cose stavano scritte nella Legge, nei Profeti e nei Salmi; ma che vi sono scritte lo dice colui che è la Verità (Cf. Gv 14, 6). E se pure egli non lo avesse detto, senza dubbio sarebbero bastate, ai cristiani, queste parole di Cristo: Bisogna che nel mio nome sia predicata la penitenza e la remissione dei peccati a tutte le genti, incominciando da Gerusalemme.

Senonché, egli volle confermare i suoi discepoli, rimasti dubbiosi, nonostante avessero toccato e palpato il suo corpo, con una testimonianza delle Scritture, più forte di quella che faceva percepire, ai sensi degli uomini, il suo corpo visibile e palpabile. Possiamo dunque star certi che il Signore ha designato, con la sua stessa bocca, la Chiesa: il suo punto di partenza e il suo punto di arrivo; essa sarebbe iniziata da Gerusalemme per arrivare a tutte le genti... (...)

Che cosa rispondono, a questi testi, quelli che, con tanta arroganza, si proclamano cristiani, e che poi si oppongono a Cristo così palesemente? Noi crediamo questa Chiesa e, contro queste parole divine, non accettiamo nessuna accusa degli uomini. Ci colpiscono in particolare gli ultimi discorsi fatti in terra dal Signore nostro, al quale è empio e sacrilego non credere, con cui lasciò alla Chiesa primitiva questi ultimi e salutari insegnamenti. 

 

Detto questo infatti, egli ascese subito al cielo, ma prima volle premunire le nostre orecchie contro le lusinghe di coloro che, come egli prevedeva, sarebbero sorti nel corso degli anni per dire: ‘Ecco, il Cristo è qui, eccolo è lì, e ai quali ci esortò a non credere’.

Non c’è, quindi, scusa alcuna per noi, se abbiamo creduto contro la voce del nostro Pastore: una voce così chiara, così aperta, così evidente, che nessuno, per quanto ottuso e lento di spirito, potrebbe dire: ‘Non ho capito…’.

(....) Chiedete, Pentecostali, se non lo sapete; informatevi del numero delle tappe, da Gerusalemme all'Illiria, percorrendo, però, la via di terra; e se le Chiese che incontriamo sono molte, spiegateci come siano potute scomparire a causa dei conflitti degli Africani. Voi, delle Lettere di Paolo ai Corinzi, agli Efesini, ai Filippesi, ai Tessalonicesi, ai Colossesi, vi limitate alla sola lettura. Noi invece, oltre alla lettura e alla fede in queste Lettere, ci manteniamo in comunione anche con le Chiese stesse...

(...) Il suo fedelissimo amministratore, il dottore dei Gentili nella fede e nella verità (1Tm 2, 7) , perché egli stesso parlava in lui, dichiara: Mi stupisco che siate passati tanto in fretta da colui che vi ha chiamati alla grazia di Cristo, ad altro Vangelo. Ma non ve n'è un altro; vi sono soltanto alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il Vangelo di Cristo. Ma se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, sia anatema. Lo abbiamo detto ed ora lo ripeto: se qualcuno vi avrà annunciato un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema (Gal 1, 6-9).

Ci è stato annunciato che la Chiesa si estenderà in tutta la terra. Che questo preannuncio è stato fatto nella Legge, nei Profeti e nei Salmi, lo ha attestato anche il Signore, il quale ha predetto che essa avrebbe avuto inizio da Gerusalemme e che si sarebbe diffusa in tutte le nazioni; e mentre saliva al cielo ha predetto che i discepoli sarebbero stati suoi testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, la Samaria, fino a tutta la terra. Alle sue parole seguirono i fatti: il suo inizio da Gerusalemme, il suo sviluppo nella Giudea e nella Samaria, e da qui in tutta la terra, dove ancora la Chiesa cresce, finché comprenda, alla fine, anche tutte le altre nazioni, in cui ancora non è presente, ce lo mostrano successivamente i testi delle sacre Scritture. Chiunque predicherà un Vangelo diverso, sia anatema... (...)

Via dunque pretesti e ritardi. Tutte le false accuse, riguardanti i peccati degli uomini, le giudichi la coscienza e non si facciano più; tutte le accuse, anche vere, riguardanti i peccati degli uomini, o che non si riesce a provarle o che non si è riusciti quando lo si doveva fare, non si facciano più; tutte le accuse, vere e provate, riguardanti i peccati degli uomini, ma che non toccano il grano nascosto tra la paglia, bensì la paglia che verrà separata alla fine, non si facciano più.

Di esse, infatti, possiamo farne molte di più anche noi e più documentate, e non con la vana presunzione che hanno loro di stabilire su di esse la nostra causa, ma per dimostrare che se noi rifiutiamo di affidarci a tali argomenti, non è perché non vi troviamo riscontri a quanto diciamo, ma per non perdere, in cose non necessarie, il tempo utile per le necessarie.

Questo essi lo fanno perché non riescono a trovare prove robuste, fondate sulla solida verità, per difendere la loro causa, e perché vogliono far vedere di avere qualcosa da dire e, mentre si vergognano di tacere, non si vergognano di parlare a vuoto. Accantonati, dunque, gli argomenti di questo tipo, mostrino la loro Chiesa, se ci riescono, non coi discorsi e con le chiacchiere .... non con i concili dei loro vescovi; non con gli scritti di un qualunque controversista, non coi segni e prodigi ingannevoli – visto che anche verso questi siamo stati avvisati e resi guardinghi dalla parola del h Signore – ma col dettato della Legge, le profezie dei Profeti, i canti dei Salmi, le parole dell’unico nostro Pastore, la predicazione e le fatiche degli Evangelisti. Cioè, con tutte le autorità canoniche dei Libri santi, non però raccogliendo e citando testi oscuri, ambigui e allegorici, che ciascuno interpreta a piacere, secondo la propria opinione. Questi testi, infatti, non possono essere capiti e spiegati nel giusto senso, se prima non si crede con ferma fede a quelli molto chiari.

(...) Noi, poi, per quanto è in noi, e per quanto il Signore ci concede e ci permette, non invochiamo contro di voi, neppure le leggi coercitive più miti, tranne che per difendere la libertà della Chiesa dalle vostre violenze, e la fragilità dei deboli, in modo che possano scegliere di seguire senza timore la loro fede. Così, se i vostri hanno compiuto qualche violenza contro i nostri, allora voi, che noi teniamo come ostaggi nelle campagne e nelle città, non subirete castighi come quelli che infliggono i vostri; ma come uomini soggetti alle leggi, sarete puniti, dopo un regolare giudizio, con una pena pecuniaria.

Ma se questa vi sembra pesante, allora i vostri vi risparmino e si calmino. Se poi quelli che sono sotto di voi o sono con voi, invece di calmarsi, infieriscono contro di voi, non potete lamentarvi di noi che abbiamo dato a voi e ai vostri la possibilità di non subire nessun danno, anche restando nella vostra eresia, purché né voi e né i vostri procuriate violenze alla Cattolica. Se poi voi ne avete fatte subire alcune contro la vostra volontà, e senza che abbiate potuto impedirle, i castighi subiti vi insegnano, con misericordia e giustizia, che razza di peccatori avete, e credete che non vi contaminano.

Tutto questo vi obbliga a capire quanto siano inconsistenti le accuse che voi fate alla Chiesa di Cristo, diffusa in tutto il mondo, e quindi a non accusare più noi di perseguitarvi, ma ad accusare i vostri, visto che questi preferiscono colpire noi con le loro violenze e abbattere voi, con le leggi dello Stato, piuttosto che placarsi dal loro persistente furore. Se poi è vero che da parte dei nostri, che non osservano la misura e il precetto della carità cristiana, voi subite punizioni odiose e dannose, dico subito che essi non sono nostri ma, o lo saranno, se si correggono, o dovranno essere separati alla fine, se perseverano nella loro malizia.

Noi tuttavia non rompiamo le reti per colpa dei pesci cattivi  e né, per colpa dei vasi destinati ad usi ignobili, abbandoniamo la grande Casa. Ma se voi, usando lo stesso criterio, dite che non sono vostri quelli che infliggono alla Chiesa tali punizioni, allora purificate il vostro cuore, emendatevi dall'errore, abbracciate l'unità dello spirito nel vincolo della pace.

In effetti, se i nostri non contaminano noi e i vostri non contaminano voi, non rinfacciamoci reciprocamente i delitti altrui: cresciamo come frumento nell'unica carità e sopportiamo insieme la paglia fino alla vagliatura.

Pentecostali non hanno diritto a lamentarsi delle persecuzioni subite...

   

 


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)