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  Katéchon ci sarai tu!


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Katechon (2)

CHI (O COSA) È QUESTO MISTERIOSO KATÉCHON? In attesa di scoprirlo, pare che dobbiamo ringraziarlo… Siamo talmente abituati agli stordimenti dei riti della nostra società global-mediatico-consumista, che non diamo più spazio a preparare la convocazione davanti a Gesù, Signore della storia. Molti battezzati, che magari si affrettano a dirsi credenti, hanno perso la tensione verso ciò che più conta. Si va e si viene, si vende e si compra, si gioisce e si piange, si ama e si ripudia, senza più nessun riferimento a Cristo. “Asino è chi asino fa”: libera parafrasi da Forest Gump

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Nicola Peircedi Nicola Peirce

Nel 2011 ho scritto un romanzo che non ha venduto molte copieSono uno scrittore mediocre, ne sono cosciente. Ma, come afferma mia moglie, anche se di parte, è stato: un fallimento di grande successo, anzi, di grandissimo successo. Infatti, le copie vendute si contano sulle dita di qualche mano, però i commenti di chi lo ha letto: amici, professori, gente dello spettacolo, un ex play-boy da rotocalco e un famoso vignettista che pubblica in prima pagina, un politico (…politica) all’epoca già di rango e oggi ministro, un cardinale di quelli importanti, qualche sacerdote e, anche, una monaca di clausura, sono stati tutti entusiastici.

"Quid est veritas?", romanzo di Nicola Peirce. Chi volesse leggerlo, può contattare l'autore, scrivendo alla mail di redazione o al suo profilo facebook.

“Quid est veritas?”, romanzo di Nicola Peirce. Chi volesse leggerlo, può contattare l’autore, scrivendo alla mail di redazione o al suo profilo facebook.

La reazione molto positiva, oltre ogni mia aspettativa, di chi lo ha avuto per le mani, mi fa pensare che la trama non sia così malaccio, anche perché tutti mi hanno scritto per ringraziarmi e per dirmi che, una volta iniziata la lettura, non sono più riusciti a smettere. Mi è stato anche detto che sarebbe perfetto come soggetto per un film di fanta-politica, a sfondo catastrofico apocalittico.

Il libro è uscito dalla tastiera del mio computer in pochissimo tempo, nonostante le quasi 400 pagine, poco più di un mese. Ho scritto in una sorta di trance, smettendo raramente. Avevo tutto il racconto davanti ai miei occhi che scorreva man mano che scrivevo. E’ una storia a tinte fosche, parla di un tentativo di golpe planetario, che provoca lo sterminio di metà della popolazione mondiale, escogitato da una lobby finanziario-massonica che vuole conquistare il governo del mondo. Sullo sfondo, tra le righe – non compare mai direttamente ma aleggia costante la sua presenza – si muove il demonio che vuole instaurare il regno dell’anticristo. Per ovvi motivi non vi svelo come va a finire ma posso dirvi che più di un lettore ha definito l’epilogo: “geniale”.

Ora vi spiego perché ho tirato in ballo la mia “opera prima”. Mi sono reso conto, solo da poco, di aver descritto, quattro anni fa, ciò che accade oggi sotto i nostri occhi, che assomiglia molto a quanto profetizzato nella nostra Bibbia. In particolare in quei passaggi e sono numerosi, nei quali si parla degli ultimi tempi. Dell’apostasia, della venuta dell’anticristo, cui seguirà la parusia cioè, per noi cristiani: la venuta di Gesù Cristo alla fine dei tempi, per instaurare il Regno di Dio.

Katéchon: questo sconosciuto…

Katechon, 1120 d.c. Chiesa San Omobono - Cremona.

Katéchon, 1120 d.c. Chiesa San Omobono – Cremona.

C’è però, nella Bibbia, un altro “personaggio”, molto particolare, strettamente legato alla realizzazione di questi “ultimi tempi”, che ha attirato, recentemente, la mia attenzione: il katéchon. Mi sembra di sentirvi: “il kate …chi?”, il katéchon, ovvero: colui o ciò, che impedisce l’avvento dell’anticristo e con questo la conseguente parusia. Non è chiaro se si parli di qualcuno o di qualcosa perché il termine greco viene usato sia nella forma neutra e significa: “l’impedimento” ma anche quale participio maschile che significa: “chi trattiene” (ndr: chi trattiene l’anticristo).

Il katéchon appare solo in una occasione in tutta la Scrittura, nella seconda lettera ai Tessalonicesi, al capitolo due, ed è legato indissolubilmente alla parusia, perché la venuta di Gesù non avverrà finché l’anticristo non abbia manifestato pienamente tutta la sua potenza e il katéchon impedisce, trattiene, questa manifestazione. La cosa particolarmente strana è che appare in un breve capitolo, solo tredici versetti, di una breve lettera, lunga solo tre capitoli, che sembra più una precisazione di Paolo ai Tessalonicesi che non una vera e propria catechesi. In altri termini, ai nostri tempi sarebbe un “tweet”, certamente non un post su un blog. Non mi inoltro in esegesi personali perché sarebbero comunque quelle di un’incompetente, quale io sono. Mi limito a dire che quel passaggio di quella lettera, il capitolo secondo, è uno dei più criptici di tutto il Nuovo Testamento, nonostante la sua brevità.

Infatti è anche uno dei meno commentati, nel corso di due millenni di esegesi cristiana della Sacra Scrittura. È sufficiente dire che Sant’Agostino, una delle colonne portanti della nostra teologia, che ha prodotto una quantità incredibile di scritti, commentando quasi tutta la S. Scrittura in dettaglio e con straordinaria profondità, di questo enigmatico capitolo e del mistero del katéchon fa, solo, un breve e, a mio avviso, poco efficace, commento. Arrivando addirittura ad affermare: «…io davvero confesso che ignoro ciò che intendeva dire (ndr: San Paolo)» (De civitate Dei – libro XX – cap. 19, 1-3).

Sant'Agostino (Affresco di Botticelli nella Chiesa Ognissanti a Firenze). Nemmeno il grande vescovo di Ippona riuscì a capire chi o cosa fosse il Katechon.

Sant’Agostino (Affresco di Botticelli nella Chiesa Ognissanti a Firenze). Nemmeno il grande vescovo di Ippona riuscì a capire chi o cosa fosse il Katéchon.

Altri commentatori antichi, da Ireneo di Lione a Giovanni Crisostomo, sono stati tutti concordi nell’indicare nel katéchon l’Impero Romano ed, in particolare, il potere temporale esercitato dai suoi rappresentanti in Palestina. Giustificando, così, la citazione criptica di Paolo con la necessità di non criticare apertamente l’impero. Anche perché è vero che i giudei furono trattenuti dall’odio contro la chiesa nascente dall’autorità di Roma. Nel periodo in cui Paolo scrisse la lettera in questione cioè tra il 42 e il 62 d.C., l’amministrazione romana aveva riportato la calma, in Palestina, dopo le violente persecuzioni nelle quali furono uccisi Stefano, Giacomo e arrestato Pietro.

Nel corso dei secoli successivi, altri si sono cimentati, tra questi anche Calvino, e hanno dato interpretazioni diverse, indicando, di volta in volta, nel Papa o nella Chiesa o nella fede il katéchon. Quest’ultima interpretazione mi convince abbastanza, anche perché è logica. Infatti, se la manifestazione dell’anticristo avverrà dopo l’apostasia di massa, vuol dire che ci sarà poca fede. Questo coincide, tra l’altro, con l’affermazione di Gesù: «…ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18, 8b).

Apro una brevissima parentesi.  Nel romanzo che ho scritto, mi sono reso conto ora, perché all’epoca non avevo ancora incrociato questo mistero contenuto nella nostra sacra scrittura, di aver attribuito, senza averne l’intenzione, il ruolo di katéchon, al papa.

Mille e non più mille? …ancora co’ stà storia?

Come i Tessalonicesi di allora, anche noi oggi viviamo tra due estremi: non saper riconoscere i segni dell'avvento del Regno di Dio e, nello stesso tempo, temendo scioccamente fini del mondo ipercatastrofiche, come quelle paventate dalla famosa (quanto cialtronesca) profezia dei Maya.

Come i Tessalonicesi di allora, anche noi oggi viviamo tra due estremi: non saper riconoscere i segni dell’avvento del Regno di Dio e, nello stesso tempo, temendo scioccamente fini del mondo ipercatastrofiche, come quella paventata dalla famosa (quanto cialtronesca) profezia dei Maya.

Resta il fatto che questo capitolo due della seconda ai Tessalonicesi, che vi invito a leggere attentamente –2Ts cap. 2 -, è uno dei passi più ardui della Bibbia. Ma tant’è: è Parola di Dio. Il testo sacro non è un Bignami che raccoglie informazioni e ciò che resta, il ”pensiero”, è da lasciarsi ai volonterosi. A sollecitare la mia attenzione e spero anche la vostra, ha contributo il momento che stiamo vivendo. Crisi esistenziale, crisi di fede, crisi dell’umanità che non è più in grado di definire neanche chi è o meglio, cos’è: uomo, donna, trans, bisex… “animal-house”.

Questo induce a pensieri non tanto di carattere catastrofico, che vanno bene per un romanzo, ma a seguire l’ispirazione di Paolo riguardo la “venuta del Signore” (2Ts 2,1) e sulla nostra “riunione con lui” (2Ts 2,1)Sia ben chiaro non voglio fare profezie da pseudo veggente-indovino. Del resto la cultura moderna, regolata dal pensiero laico, sorriderebbe se qualche mago o qualche Nostradamus da strapazzo rispolverasse vecchie sentenze del tipo: “mille e non più mille”. Anche se, a ben vedere, le profezie Maya hanno, recentemente, turbato il sonno di molti “laici”.

Cosa vuol dire Paolo ai Tessalonicesi (e a noi) introducendo questo termine dal significato oscuro?

Cosa vuol dire Paolo ai Tessalonicesi (e a noi) introducendo questo termine dal significato oscuro?

A me interessa, perché fondamento della mia fede, la mia convocazione davanti al Signore nostro Gesù Cristo. La sua venuta, quando verrà aperto il libro della vita e sarà emesso il giudizio definitivo. Quella è convocazione perenne, inesorabile. I Tessalonicesi vivevano, apprensivi, la venuta di Gesù quale incombente. A torto, perché Paolo non l’aveva mai presentata imminente. Ma si sa: il fascino dell’ignoto, soprattutto se annunziato come giudizio universale, è sempre intrigante.

Al contrario degli abitanti dell’allora Tessalonica, oggi Salonicco, noi, che siamo appena entrati nel terzo millennio, non ce ne diamo troppo pensiero, nonostante gli evidenti segni che ci circondano. Semmai, siamo talmente abituati agli stordimenti dei riti della nostra società global-mediatico-consumista, che non diamo più spazio a preparare la convocazionedavanti a Gesù, Signore della storia. Molti battezzati, che magari si affrettano a dirsi credenti, hanno perso la tensione verso ciò che più conta. Si va e si viene, si vende e si compra, si gioisce e si piange, si ama e si ripudia, senza più nessun riferimento a Cristo.

Obama. Uno di quelli che "sanno di buono".

Obama. Uno di quelli che “sanno di buono”.

Nella prima lettera, Paolo esortava i tessalonicesi con parole che richiamavano il Vangelo: «voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: ‘Pace e sicurezza’, allora d’improvviso li colpirà la rovina, come le doglie una donna incinta; e nessuno scamperà. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobri» (1 Ts 5, 2-6).

L’esortazione vale anche per noi. Siamo chiamati a leggere, tra le righe delle cronache quotidiane, la presenza del demonio, i tratti di quel “mistero dell’iniquità già in atto” (2Ts 2, 7), a ravvisare quali siano le manovre del misterioso “figlio della perdizione che si innalza sopra ogni essere che viene detto Dio” (2Ts 2, 4)A dire il vero, qualche usurpatore delle prerogative divine, si è già affacciato alla storia e ne è anche uscito ”mazziato”, ma se ne stanno affacciando altri alla ribalta e ho l’impressione che questi siano molto più pericolosi di quelli del passato, perché hanno la parvenza del bene, il “sapore di buono”, perché strepitano: “Pace e sicurezza”.

Apostasia? …ma va là!

Una delle opere di Patricia Piccinini. Mostra i futuri (molto prossimi) possibili deliri della scienza.

Una delle opere di Patricia Piccinini. Mostra i futuri (molto prossimi) possibili deliri della scienza.

Ai figli della luce che dovrebberoessere i credenti in Cristo, cioè i cristiani, Paolo indica, quale segno che prelude la venuta del Signore – naturalmente nei tempi lunghi che solo Dio conosce – l’apostasiaChe dite ci siamo o no? Certificati di battesimo buttati nel cestino, quando si tratta di agire secondo i criteri di Dio e non degli uomini. Coppie che hanno messo su “casa” nel nome del Signore, e poi l’hanno prontamente scordato quando questo impegno chiedeva fedeltà a tutta prova: più facile la via larga della legislazione corrente, più laica.

«Portenti, segni e prodigi menzogneri» (2Ts 2,9) non sembrano venire da “clonatori & co.”, duplicatori (da copia-incolla) di vita, che si spacciano, invece, per creatori di vita? Non intendo, con questo, demonizzare ciò che è del nostro tempo, ciò che in qualche modo interpreta quell’essere fatti a immagine e somiglianza di Dio, che abilita a perseguire anche la verità scientifica, psicologica, sociale ma una cosa è essere a immagine di Dio altra cosa è: “sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio” (2Ts 2, 4).

Un paziente affetto da Ebola.

Un paziente affetto da Ebola.

Dall’esortazione di Paolo ricavo, per me e spero anche per voi, che i figli di Dio sono gente che dovrebbe stare sempre in allerta. Di fronte alle vicende quotidiane, la nostra, del cristiano, elezione a “profeti”, ereditata con i sacramenti dell’iniziazione: il battesimo, la comunione e la cresima, va esercitata, senza se e senza ma: “in ogni occasione opportuna e non opportuna” (2Tm 4, 2). Io non so chi sia il katéchon – se è una persona, un’istituzione o la fede – ma di una cosa sono certo: molti devono ringraziare questo misterioso “personaggio”, per la sua presenza, il suo impedimento, il suo trattenere la manifestazione dell’anticristo, perché concede una speranza di salvezza. Come si dice: “finche c’è vita c’è speranza” …dopo, i giochi saranno chiusi per sempre: o pecora o capro, o grano o zizzania, o pesce buono o pesce cattivo.

Scusate, dimenticavo, nel mio romanzo, una delle cause dello sterminio della popolazione mondiale è la deliberata diffusione, da parte della lobby che vuole dominare il mondo, di un virus: l’Ebola Reston. Una variante aerobica, prodotta in laboratorio, del virus Ebola. Per vostra informazione, questa variante è stata effettivamente prodotta dal Ministero della Difesa USA e “testata”, con effetti devastanti, alla fine degli anni ’80 (all’epoca dissero che fu un incidente ma…?), in una cittadina della Virginia che si chiama Reston (da qui il nome). Sarà un segno anche questo, visto il recente allarme sanitario globale che riguarda questo virus? Che dire? «attendete alla vostra salvezza con timore e tremore» (Fil. 2, 12) e speriamo che il katéchon rimanga lì dove è, così da rimandare la presentazione del “conto” che sarà salato, molto salato. Su questo non c’è alcun dubbio.






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)