00 11/09/2014 15:25
  INTERPRETARE E TRASMETTERE NON SONO LA STESSA COSA




La missione del discepolo di Cristo non è interpretare l’insegnamento del suo Maestro, ma metterlo in pratica in pienezza. Come Maria Santissima ricevette per puro dono divino la Parola-Verbo affinchè potesse essere incarnata e dunque nascere in mezzo a noi, così anche noi siamo nella medesima situazione: incarnare la Parola ricevuta, e non metterla in discussione. Per questo diciamo che il "fiat" di Maria diventa anche il nostro "fiat" se agiremo però come lei.
Per questo i Padri hanno insistito molto sulla virtù dell’obbedienza, facendone una dottrina: l’obbedienza è ciò che identifica il vero discepolo di Cristo da un “simpatizzante” qualsiasi.

«O Timoteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta gnosi, professando la quale taluni hanno deviato dalla fede» (1Tm 6, 20).

 

In un articolo del 2009 così scriveva la rivista, oramai chiusa, 30Giorni:

«Da parecchi mesi l’espressione deposito della fede o il suo equivalente latinodepositum fidei campeggia in titoli e articoli di 30Giorni». Ma il copyright non è di 30Giorni.

«O Timoteo, custodisci il deposito» è la raccomandazione finale fatta da san Paolo nella prima Lettera indirizzata al suo discepolo prediletto. Ripetuta, poco prima di andare incontro al martirio, nella seconda Lettera. Prima di allora quell’espressione non era stata mai usata da san Paolo (e neanche dagli altri scrittori neotestamentari).
Proprio nel momento in cui il suo sangue stava per essere sparso, san Paolo avvertiva che poteva disperdersi il tesoro che, come un vaso fragile ma anche resistente, aveva custodito. Come avvertì quell’altro Paolo, cronologicamente più vicino a noi, quando scrisse il Credo del popolo di Dio (clicca qui).
«La grande alternativa – è stato scritto di recente – per la vita di un uomo e di un popolo è, infatti, tra ideologia e tradizione...» (1).

 

Facendo nostra quest’introduzione, vogliamo far notare un altro grande problema di questo tempo: l’interpretazione. Per mezzo dell’interpretazione – impregnata di ideologia – si sta squassando la Tradizione, il Depositum Fidei.

Cosa vogliamo dire? Si fa presto a spiegarlo.

Da circa cinquant’anni non trasmettiamo il Depositum Fidei, ma lo stiamo interpretando. Stiamo interpretando il Vangelo, tutta la Sacra Scrittura, secondo la mentalità dominante, secondo le mode immorali contemporanee. Stiamo interpretando ideologicamente i Sacramenti, il pensiero e il magistero dei Padri e dei Dottori della Chiesa, il magistero pontificio ed ecclesiastico in generale. Interpretiamo anche gli scritti dei Santi per accomodarli alla mentalità del mondo post-cristiano.

Qualche lettore potrebbe dire: “E allora? Cosa c’è di strano? Non è forse giusto interpretare la Sacra Scrittura, ciò che il Signore ci ha detto?”.

No, assolutamente no!

Nessun evangelista, nessun apostolo ha mai interpretato l’insegnamento di Gesù: lo hanno riportato totalmente affinché tutti i battezzati, senza se e senza ma, possano viverlo fedelmente.
Il Vangelo non lo si può interpretare: il discepolo di Gesù deve, in un certo senso, incarnarlo senza discussioni o compromessi.

L'atteggiamento da imitare è proprio quello della Beata Vergine Maria: quando non comprendeva, non stava li ad interpretare ideologicamente i fatti, ma "conservava tutto nel suo cuore", lo serbava per custodirlo ed attendere il momento della comprensione (Lc.2,19 e vv.51).

San Pietro, il principe degli apostoli, ammoniva: «La magnanimità del Signore nostro giudicatela come salvezza, come anche il nostro carissimo fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; così egli fa in tutte le lettere, in cui tratta di queste cose. In esse ci sono alcune cose difficili da comprendere e gli ignoranti e gli instabili le travisano, al pari delle altre Scritture, per loro propria rovina. Voi dunque, carissimi, essendo stati preavvisati, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, travolti anche voi dall’errore degli empi; ma crescete nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo. A lui la gloria, ora e nel giorno dell’eternità. Amen!» (2Pt 3,15-18)

Questo è magistero infallibile del primo Vicario di Cristo!

Il beato apostolo Pietro è chiarissimo: “interpretare” (per giustificare le proprie ideologie) significa travisare la Parola di Dio – scritta dai profeti prima, dagli Apostoli dopo – che ci porterà alla rovina.

L’intenzione dell’Apostolo non è umiliare la ragione umana, ma far capire – e accettare – che la Parola di Dio non può essere soggetta a interpretazioni accomodanti che la rendano accettabile secondo le mentalità dominanti, oppure secondo i bisogni personali.

 











 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)