00 09/10/2014 13:31

Synod14 - 7a Congregazione generale: Omelia di S.E. Mons. Lúcio Andrice Muandula, Vescovo di Xai-Xai (Mozambico) durante la preghiera dell’Ora Terza, 09.10.2014




 

 

Questa mattina alle ore 9, con il canto dell’Ora Terza, si è aperta nell’Aula del Sinodo in Vaticano la settima Congregazione generale del Sinodo straordinario sulla famiglia.
Di seguito riportiamo l’omelia che S.E. Mons. Lúcio Andrice Muandula, Vescovo di Xai-Xai (Mozambico), ha tenuto durante la preghiera dell’Ora Terza:

Omelia di S.E. Mons. Lúcio Andrice Muandula

 

«In ogni cosa, o Signore, tu hai fatto grande il tuo popolo e l’hai ricolmato di onori e non hai dimenticato di stargli vicino in ogni tempo e in ogni luogo» (Sap 19,22)

Il libro della Sapienza, dal quale è tratto il brano che abbiamo appena ascoltato, fu molto probabilmente scritto in Alessandria d'Egitto e i suoi destinatari erano soprattutto i membri della diaspora giudaica che, a contatto con l'ambiente ellenistico, rischiavano di credere all'idolatria, abbandonando completamente la fede nel Dio dell'Alleanza con i Padri.

In esso, mediante la presentazione di due figure caratteristiche degli scritti sapienziali: il giusto (o sapiente), quale immagine del credente israelita, fedele alle tradizioni del padri, e l’empio (o stolto), immagine dei pagani e di chi si dedica all’idolatria (cc. 13-15), l’autore sacro ripropone a quei numerosi Ebrei che già nel II sec. a.C. si erano stabiliti in Alessandria, una riflessione sull'agire di Dio e dell'uomo, tutta ispirata alla tradizione biblica e tesa a rinsaldare la loro fede e la loro speranza.

Infatti, il contatto con il mondo ellenistico, con il quale l'autore entra in dialogo e a volte anche in polemica, ha contribuito a presentare la sapienza biblica come dono divino, che conduce alla salvezza chi lo sa accogliere (come ha fatto Israele), mentre manifesta le colpe di chi lo rifiuta (come hanno fatto gli Egiziani e i pagani in generale).

In questo senso, il brano che abbiamo appena ascoltato racchiude in sé una vera professione di fede dell'autore sacro, ancorata nell'esperienza biblica dell'Esodo, ed e un invito anche a noi, a lasciarci guidare dalla sapienza biblica, in un mondo sempre più globalizzato, con il quale siamo chiamati ad istaurare un dialogo di fede e nel quale si rischia però di perdere la propria fiducia in Dio, per adottare uno stile di vita completamente pagano.

Che il buon Dio ci illumini col Suo Spirito di sapienza nei lavori di questa giornata e ci faccia comprendere che Egli non dimentica mai il Suo popolo e gli sta sempre vicino col dono della Sua salvezza in Gesù Cristo Suo Figlio.






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Mons. Mbonytege: Sinodo cerca di capire come vivere dottrina in nuovi contesti

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2014-10-09 Radio Vaticana

La famiglia è in tanti contesti di guerra e sofferenza una realtà capace di resistere alle alle difficoltà e in alcuni casi uno strumento di riconciliazione. Così è avvenuto in Rwanda, come spiega mons. Smaragde Mbonytege, vescovo della diocesi di Kabgayi. L’intervista è di Paolo Ondarza:

R. – La famiglia è il segreto della Chiesa. La vocazione della famiglia è la più importante e oggi vediamo che è la più minacciata anche a causa della secolarizzazione. In Rwanda c’è una Chiesa che ha sofferto tanto con il genocidio, con la guerra, con i profughi, e ha trovato una nuova partenza con la famiglia, come priorità pastorale.

D. – Viene messa in rilievo anche l’importanza del ruolo della donna, ad esempio: la parità tra uomo e donna. E questa è un’esigenza, un’istanza che viene presentata da molti vescovi provenienti dal continente africano …

R. – Io posso dire che la promozione femminile nel contesto della Chiesa in Rwanda è veramente molto avanti rispetto a tanti altri Paesi, anche europei. Per esempio, in Parlamento il 70 per cento degli eletti sono donne; però, c’è la sfida familiare: la donna e la sua maternità, la sua presenza nella famiglia. Dobbiamo cercare un equilibrio e lo cerchiamo come Chiesa, parlando con le diverse componenti – anche con lo Stato – perché la promozione femminile non deve comportare la distruzione della famiglia. E credo si debba cercare di trovare un equilibrio. Questa non è una realtà propria solo del Rwanda: esiste anche in altri Paesi.

D. – Il suo augurio per questo Sinodo …

R. – Questo Sinodo non è per cercare una nuova dottrina del matrimonio: no, non è questo il suo compito. Il suo compito è di capire come vivere la dottrina della Chiesa sulla famiglia nel contesto pastorale particolare. Non è forse possibile trovare una soluzione universale per far fronte a tutte le sfide poste alla famiglia nei vari contesti del mondo. Credo che l’orientamento corretto sia quello di riconoscere la possibilità adeguata a ciascuna identità culturale di studiare le sfide poste alla famiglia e di proporre le soluzioni appropriate per quel contesto. Ma non credo sia possibile trovare una soluzione universale.

(Da Radio Vaticana)





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Sinodo: la Chiesa non è una dogana ma una casa paterna

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2014-10-09 Radio Vaticana

La Chiesa “non è una dogana”, è “una “casa paterna”. Con questa riflessione, alla presenza di Papa Francesco proseguono in Vaticano i lavori della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicato alla famiglia. Stamani, nella quarta giornata di incontri, attenzione puntata su: “Le sfide pastorali circa l’apertura alla vita”.

A seguire, il briefing di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Il servizio di Giada Aquilino:

Un accompagnamento paziente a tutte le persone, nella chiave della misericordia. Questa la sintesi dei lavori dell’assemblea sinodale di ieri pomeriggio e questa mattina. Un “crescendo di partecipazione e di passione, di coinvolgimento da parte dell’assemblea”, ha detto padre Lombardi. Affrontate le “situazioni pastorali difficili”, il dibattito generale ha fatto il quadro di una Chiesa che racchiude famiglie sane e famiglie in crisi, sottolineando come quotidianamente lo sforzo non debba essere quello di mostrare indifferenza nei confronti della debolezza, perché la pazienza implica l’aiutare attivamente il più debole. A proposito dei divorziati risposati, ha spiegato padre Lombardi, in aula emergono più indirizzi:

“C’è una linea che parla con molta decisione dell’annuncio del Vangelo del matrimonio, che esige di affermare che, se c’è un legame valido matrimoniale esistente, non è possibile l’ammissione ai Sacramenti di divorziati risposati.
Quindi, diciamo, un’affermazione della coerenza della dottrina proprio per fedeltà alla Parola del Signore.
E una linea che, non negando in alcun modo la indissolubilità del matrimonio nella proposta del Signore Gesù, però vuole vedere – nella chiave della misericordia, che naturalmente è importantissima per tutti - le situazioni vissute e fare un discernimento su come affrontarle nelle diverse situazioni che sono a volte piuttosto specifiche.
Ecco: quindi, vedere come - senza negare in alcun modo la dottrina fondamentale - si può venire incontro alle esigenze della misericordia in un approccio pastorale, alle diverse situazioni che si devono affrontare”.

Registrato, ha aggiunto il portavoce vaticano, “uno spazio molto ampio di consenso” su tutta una serie di approcci alla questione dei divorziati risposati: invocata “l’esigenza di snellimento nelle procedure”, integrando più laici competenti nei Tribunali ecclesiastici, salvaguardando sempre il rispetto della verità e i diritti delle parti ed evitando superficialità:

“Ci sono state anche proposte abbastanza concrete di organizzazioni di uffici diocesani che affrontino la tematica sotto la direzione del vescovo. Allo stesso tempo, anche su questa tematica si insiste sull’attenzione alle esigenze della verità e della giustizia, per non arrivare a una specie di divorzio cattolico, e quindi inserire e riconoscere l’importanza, anche del processo e dei procedimenti canonici, in una pastorale d’insieme di vera attenzione al bene del popolo di Dio e delle persone”.

Il processo - si è detto ai lavori - non è contrario “alla carità pastorale” e la pastorale giudiziale deve “evitare idee colpevolizzanti, incoraggiando una trattazione serena dei casi”. D’altra parte, è emerso negli interventi, per i divorziati risposati “il fatto di non potersi accostare all’Eucaristia non significa assolutamente che non siano membri della comunità ecclesiale”: “si è invitato a riconsiderare che esistono diverse responsabilità che essi possono esercitare”. Ancora padre Lombardi:

“Ci sono stati racconti di incontri in cui c’è una preghiera in comune, una domanda di perdono insieme e anche la ricerca di forme di manifestare la benedizione e l’amore del Signore, anche se non c’è la partecipazione alla comunione sacramentale. Si è parlato in diversi interventi del valore della comunione spirituale come qualcosa di non formale ma di molto significativo che va valorizzato, anche per le persone che non possono accedere alla comunione sacramentale”.

L’importanza dell’ascolto, anche in gruppi, è stata inoltre riproposta per la pastorale per le persone omosessuali, pur ribadendo ai lavori “l’impossibilità di riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso”:

“Se n’è parlato nella linea della pastorale dell’ascolto, del rispetto, dell’accoglienza pur tenendo fede alla visione della Chiesa che il matrimonio è tra un uomo e una donna e non è mai tra un uomo e un uomo o tra una donna e una donna. E in questo senso del rispetto e dell’accoglienza, anche attenzione al linguaggio che viene utilizzato e che viene spesso ritenuto poco rispettoso”.

Riguardo alla poligamia, pur essendo ormai “una realtà in via di diminuzione”, in aula sono stati menzionati i “poligami convertiti al cattolicesimo” che desiderano ricevere i Sacramenti dell’iniziazione cristiana. Affrontata poi la questione dei cattolici che mutano confessione cristiana e viceversa, con tutte le difficili conseguenze che ne derivano per i matrimoni interconfessionali e la valutazione della loro validità, alla luce delle possibilità di divorzio previste dalle Chiese ortodosse. Per quanto riguarda i matrimoni misti, si è messa in luce la possibilità che essi offrono di testimoniare l’armonia ed il dialogo interreligioso. Considerato poi, nuovamente, il tema del linguaggio affinché la Chiesa riesca a coinvolgere credenti e non credenti, e tutte le persone di buona volontà per individuare modelli di vita familiare che favoriscano lo sviluppo integrale della persona umana ed il benessere della società. Il suggerimento - si è detto - è quello di parlare di famiglia con una “grammatica della semplicità” che arrivi ai cuori dei fedeli. Ancora una volta poi si è tornati sulla necessità di una maggiore preparazione al matrimonio, soprattutto fra i giovani ai quali va presentata la bellezza dell’unione sacramentale.

Nelle testimonianze al Sinodo, ha informato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, sono stati introdotti inoltre “il tema dei metodi di regolazione naturale delle nascite e il tema della paternità responsabile e come la si eserciti all’interno della vita familiare”. Ribadito che il dono della vita così come la virtù della castità sono valori fondanti del matrimonio cristiano. Sottolineati nel dibattito “la gravità di un crimine come l’aborto” e l’“impatto negativo” della contraccezione sulla società, che ha comportato l’abbassamento della natalità. Di fronte a tale scenario - si è detto - i cattolici non devono restare in silenzio, bensì devono portare un messaggio di speranza.

Padre Lombardi ha quindi ricordato che oggi pomeriggio terminano gli interventi dei Padri in assemblea, poi sarà la volta dei circoli minori. E ha infine aggiunto che in aula è stato rilanciato il Concistoro ordinario di lunedì 20 ottobre, dedicato all’attuale situazione dei cristiani in Medio Oriente e all’impegno della Chiesa per la pace, alla luce anche della recente riunione dei nunzi apostolici della regione.

(Da Radio Vaticana)





[Modificato da Caterina63 09/10/2014 17:47]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)