00 18/03/2015 21:43
UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 18 marzo 2015

 

La Famiglia - 8. I Bambini (I)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Dopo aver passato in rassegna le diverse figure della vita familiare – madrepadrefiglifratellinonni –, vorrei concludere questo primo gruppo di catechesi sulla famiglia parlando dei bambini. Lo farò in due momenti: oggi mi soffermerò sul grande dono che sono i bambini per l’umanità – è vero sono un grande dono per l’umanità, ma sono anche i grandi esclusi perché neppure li lasciano nascere – e prossimamente mi soffermerò su alcune ferite che purtroppo fanno male all’infanzia. Mi vengono in mente i tanti bambini che ho incontrato durante il mio ultimo viaggio in Asia: pieni di vita, di entusiasmo, e, d’altra parte, vedo che nel mondo molti di loro vivono in condizioni non degne… In effetti, da come sono trattati i bambini si può giudicare la società, ma non solo moralmente, anche sociologicamente, se è una società libera o una società schiava di interessi internazionali.

Per prima cosa i bambini ci ricordano che tutti, nei primi anni della vita, siamo stati totalmente dipendenti dalle cure e dalla benevolenza degli altri. E il Figlio di Dio non si è risparmiato questo passaggio. E’ il mistero che contempliamo ogni anno, a Natale. Il Presepe è l’icona che ci comunica questa realtà nel modo più semplice e diretto. Ma è curioso: Dio non ha difficoltà a farsi capire dai bambini, e i bambini non hanno problemi a capire Dio. Non per caso nel Vangelo ci sono alcune parole molto belle e forti di Gesù sui “piccoli”. Questo termine “piccoli” indica tutte le persone che dipendono dall’aiuto degli altri, e in particolare i bambini. Ad esempio Gesù dice: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25). E ancora: «Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18,10).

Dunque, i bambini sono in sé stessi una ricchezza per l’umanità e anche per la Chiesa, perché ci richiamano costantemente alla condizione necessaria per entrare nel Regno di Dio: quella di non considerarci autosufficienti, ma bisognosi di aiuto, di amore, di perdono. E tutti, siamo bisognosi di aiuto, d’amore e di perdono!

I bambini ci ricordano un’altra cosa bella; ci ricordano che siamo sempre figli: anche se uno diventa adulto, o anziano, anche se diventa genitore, se occupa un posto di responsabilità, al di sotto di tutto questo rimane l’identità di figlio. Tutti siamo figli.  E questo ci riporta sempre al fatto che la vita non ce la siamo data noi ma l’abbiamo ricevuta. Il grande dono della vita è il primo regalo che abbiamo ricevuto. A volte rischiamo di vivere dimenticandoci di questo, come se fossimo noi i padroni della nostra esistenza, e invece siamo radicalmente dipendenti. In realtà, è motivo di grande gioia sentire che in ogni età della vita, in ogni situazione, in ogni condizione sociale, siamo e rimaniamo figli. Questo è il principale messaggio che i bambini ci danno, con la loro stessa presenza: soltanto con la presenza ci ricordano che tutti noi ed ognuno di noi siamo figli.

Ma ci sono tanti doni, tante ricchezze che i bambini portano all’umanità. Ne ricordo solo alcuni.

Portano il loro modo di vedere la realtà, con uno sguardo fiducioso e puro. Il bambino ha una spontanea fiducia nel papà e nella mamma; ha una spontanea fiducia in Dio, in Gesù, nella Madonna. Nello stesso tempo, il suo sguardo interiore è puro, non ancora inquinato dalla malizia, dalle doppiezze, dalle “incrostazioni” della vita che induriscono il cuore. Sappiamo che anche i bambini hanno il peccato originale, che hanno i loro egoismi, ma conservano una purezza, e una semplicità interiore. Ma i bambini non sono diplomatici: dicono quello che sentono, dicono quello che vedono, direttamente. E tante volte mettono in difficoltà i genitori, dicendo davanti alle altre persone: “Questo non mi piace perché è brutto”. Ma i bambini dicono quello che vedono, non sono persone doppie, non hanno ancora imparato quella scienza della doppiezza che noi adulti purtroppo abbiamo imparato.

I bambini inoltre - nella loro semplicità interiore - portano con sé la capacità di ricevere e dare tenerezza. Tenerezza è avere un cuore “di carne” e non “di pietra”, come dice la Bibbia (cfr Ez 36,26). La tenerezza è anche poesia: è “sentire” le cose e gli avvenimenti, non trattarli come meri oggetti, solo per usarli, perché servono…

I bambini hanno la capacità di sorridere e di piangere. Alcuni, quando li prendo per abbracciarli, sorridono; altri mi vedono vestito di bianco e credono che io sia il medico e che vengo a fargli il vaccino, e piangono … ma spontaneamente! I bambini sono così: sorridono e piangono, due cose che in noi grandi spesso “si bloccano”, non siamo più capaci… Tante volte il nostro sorriso diventa un sorriso di cartone, una cosa senza vita, un sorriso che non è vivace, anche un sorriso artificiale, di pagliaccio. I bambini sorridono spontaneamente e piangono spontaneamente.  Dipende sempre dal cuore, e spesso il nostro cuore si blocca e perde questa capacità di sorridere, di piangere. E allora i bambini possono insegnarci di nuovo a sorridere e a piangere. Ma, noi stessi,  dobbiamo domandarci: io sorrido spontaneamente, con freschezza, con amore o il mio sorriso è artificiale? Io ancora piango oppure ho perso la capacità di piangere? Due domande molto umane che ci insegnano i bambini.

Per tutti questi motivi Gesù invita i suoi discepoli a “diventare come i bambini”, perché “a chi è come loro appartiene il Regno di Dio” (cfr Mt 18,3; Mc 10,14).

Cari fratelli e sorelle, i bambini portano vita, allegria, speranza, anche guai. Ma, la vita è così. Certamente portano anche preoccupazioni e a volte tanti problemi; ma è meglio una società con queste preoccupazioni e questi problemi, che una società triste e grigia perché è rimasta senza bambini! E quando vediamo che il livello di nascita di una società arriva appena all’uno percento, possiamo dire che questa società è triste, è grigia perché è rimasta senza bambini.

Saluti:

J’accueille avec plaisir les pèlerins francophones, en particulier les jeunes venus nombreux, et le groupe du Secours catholique de Marseille. 
Le temps du Carême est un temps favorable pour « devenir comme des enfants », parce que « le royaume de Dieu est à ceux qui leur ressemblent ». Que Dieu vous y aide et vous bénisse !

[Sono lieto di accogliere i pellegrini di lingua francese, in particolare i numerosi giovani e il gruppo del Soccorso cattolico di Marsiglia. 
La Quaresima è un tempo favorevole per «diventare come bambini», perché «il regno di Dio è per coloro che assomigliano a loro». Che Dio vi aiuti in questo e vi benedica.
]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from Great Britain, Denmark, Norway, Sweden, Philippines, Canada and the United States of America.  Upon all of you, and your families, I invoke an abundance of joy and peace in the Lord Jesus.  God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Gran Bretagna, Danimarca, Norvegia, Svezia, Filippine, Canada e Stati Uniti d’America.  Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù.  Dio vi benedica!]

Einen herzlichen Gruß richte ich an die Pilger deutscher Sprache und die verschiedenen Schulgruppen, besonders an die Christian-Hülsmeyer-Schule aus Barnstorf. Ich grüße auch die lieben Pilger aus Boppard. Ich wünsche euch einen guten Aufenthalt in Rom, der Stadt, wo viele Heilige gelebt haben. Die Heiligen sind Glaubensvorbilder, die nachzuahmen sind. Ich wünsche euch alles Gute. Gott segne euch.

[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua tedesca e ai diversi gruppi scolastici, in particolare la Christian-Hülsmeyer-Schule di Barnstorf. Saluto anche i cari pellegrini di Boppard. Vi auguro una buona permanenza a Roma, la città dove hanno vissuto molti santi. I santi sono modelli di fede da imitare! Vi auguro ogni bene. Dio vi benedica.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España, México, Perú, Argentina, Uruguay. Hermanos y hermanas, los niños dan vida, alegría, esperanza. Dan también preocupaciones y a veces dan problemas, pero es mejor así que una sociedad triste y gris porque se ha quedado sin niños, o no quieren a los niños. Pidamos que Jesús los bendiga y la Virgen los cuide. Muchas gracias.

Queridos peregrinos de língua portuguesa, sede bem-vindos! A todos vos saúdo, com menção particular dos grupos paroquiais de Santa Rita e de São Vicente, desejando que possais viver e crescer na amizade com Deus Pai, deixando que o seu amor sempre vos regenere como filhos e vos reconcilie com Ele e com os irmãos. Desça, sobre vós e vossas famílias, a abundância das suas bênçãos.

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, benvenuti! Nel salutarvi tutti, in particolare i gruppi parrocchiali di Santa Rita e di São Vicente, vi auguro di vivere e crescere nell’amicizia con Dio Padre, lasciando che il suo amore sempre vi rigeneri come figli e vi riconcili con Lui e con i fratelli. Scenda su di voi e sulle vostre famiglie l’abbondanza delle sue benedizioni.]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بالقادمينَ منالشّرق الأوسط. أيّها الإخوةُ والأخواتُ الأعزّاء، الأطفال هم غنى للبشريّة والكنيسة، لنتعلّم منهم الحنان والثقة العفويّة بالله. ليبارككُم الرب!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente! Cari fratelli e sorelle, i bambini sono una ricchezza per l’umanità e per la chiesa, impariamo da loro la tenerezza e la spontanea fiducia in Dio! Il Signore vi benedica!]

Serdecznie pozdrawiam polskich pielgrzymów. Drodzy bracia i siostry, zastanawiając się nad rolą dzieci w społeczeństwie, uświadamiamy sobie, że dzieci przynoszą ze sobą życie, radość, nadzieję. Z pewnością przynoszą również troski a czasami problemy. Ale lepsze jest społeczeństwo z tymi troskami i problemami, niż społeczeństwo smutne i szare bez dzieci! Módlmy się, aby każde dziecko było przyjmowane z miłością i z wdzięcznością wobec Boga dawcy życia. Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, riflettendo sul ruolo dei bambini nella società, ci rendiamo conto che i bambini portano vita, allegria e speranza. Certamente portano anche preoccupazioni e a volte problemi; ma è meglio una società con queste preoccupazioni e questi problemi, che una società triste e grigia perché è rimasta senza bambini! Preghiamo perché ogni bambino sia accolto con amore e con gratitudine verso Dio datore della vita. Sia lodato Gesù Cristo!]

 

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Sono lieto di accogliere le Suore Passioniste di San Paolo della Croce, nel secondo centenario della Fondazione, la delegazione della fiaccola benedettina “pro pace et Europa una”, con l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, Mons. Renato Boccardo e i fedeli di Vercelli accompagnati dall’Arcivescovo Mons. Marco Arnolfo: vi invito ad essere convinti diffusori della misericordia di Dio, supremo garante della giustizia e della pace. Saluto i membri della Polizia di Stato delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata; i medici dell’Associazione “Sorridi Konou Africa” e gli studenti, in particolare quelli dell’Istituto Comprensivo Ciampoli-Spaventa di Atessa. A tutti auguro che la visita alla Città Eterna diventi un’occasione di riscoperta della fede e di crescita nella carità.

Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domani celebreremo la Solennità di San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale. Cari giovani, guardate a lui come esempio di vita umile e discreta; cari ammalati, portate la croce con l’atteggiamento del silenzio e dell’orazione del padre putativo di Gesù; e voi, cari sposi novelli, costruite la vostra famiglia sullo stesso amore che legò Giuseppe alla Vergine Maria.




UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 25 marzo 2015

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Preghiera per il Sinodo sulla famiglia

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nel nostro cammino di catechesi sulla famiglia, oggi è una tappa un po’ speciale: sarà una sosta di preghiera.

Il 25 marzo infatti nella Chiesa celebriamo solennemente l’Annunciazione, inizio del mistero dell’Incarnazione. L’Arcangelo Gabriele visita l’umile ragazza di Nazaret e le annuncia che concepirà e partorirà il Figlio di Dio. Con questo Annuncio il Signore illumina e rafforza la fede di Maria, come poi farà anche per il suo sposo Giuseppe, affinché Gesù possa nascere in una famiglia umana. Questo è molto bello: ci mostra quanto profondamente il mistero dell’Incarnazione, così come Dio l’ha voluto, comprenda non soltanto il concepimento nel grembo della madre, ma anche l’accoglienza in una vera famiglia. Oggi vorrei contemplare con voi la bellezza di questo legame, la bellezza di questa condiscendenza di Dio; e possiamo farlo recitando insieme l’Ave Maria, che nella prima parte riprende proprio le parole che l’Angelo, quelle che rivolse alla Vergine. Vi invito a pregare insieme:    

«Ave, Maria, piena di grazia, 
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne,
e benedetto il frutto del seno tuo, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio,
Prega per noi peccatori
Adesso e nell’ora della nostra morte. 
Amen»

Ed ora un secondo aspetto: il 25 marzo, solennità dell’Annunciazione, in molti Paesi si celebra la Giornata per la Vita. Per questo, vent’anni fa, san Giovanni Paolo II in questa data firmò l’Enciclica Evangelium vitae. Per ricordare tale anniversario oggi sono presenti in Piazza molti aderenti al Movimento per la Vita. Nella Evangelium vitae la famiglia occupa un posto centrale, in quanto è il grembo della vita umana. La parola del mio venerato Predecessore ci ricorda che la coppia umana è stata benedetta da Dio fin dal principio per formare una comunità di amore e di vita, a cui è affidata la missione della procreazione. Gli sposi cristiani, celebrando il sacramento del Matrimonio, si rendono disponibili ad onorare questa benedizione, con la grazia di Cristo, per tutta la vita. La Chiesa, da parte sua, si impegna solennemente a prendersi cura della famiglia che ne nasce, come dono di Dio per la sua stessa vita, nella buona e nella cattiva sorte: il legame tra Chiesa e famiglia è sacro ed inviolabile. La Chiesa, come madre, non abbandona mai la famiglia, anche quando essa è avvilita, ferita e in tanti modi mortificata. Neppure quando cade nel peccato, oppure si allontana dalla Chiesa; sempre farà di tutto per cercare di curarla e di guarirla, di invitarla a conversione e di riconciliarla con il Signore.

Ebbene, se questo è il compito, appare chiaro di quanta preghiera abbia bisogno la Chiesa per essere in grado, in ogni tempo, di compiere questa missione! Una preghiera piena di amore per la famiglia e per la vita. Una preghiera che sa gioire con chi gioisce e soffrire con chi soffre.

Ecco allora quello che, insieme con i miei collaboratori, abbiamo pensato di proporre oggi: rinnovare la preghiera per il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia. Rilanciamo questo impegno fino al prossimo ottobre, quando avrà luogo l’Assemblea sinodale ordinaria dedicata alla famiglia. Vorrei che questa preghiera, come tutto il cammino sinodale, sia animata dalla compassione del Buon Pastore per il suo gregge, specialmente per le persone e le famiglie che per diversi motivi sono «stanche e sfinite, come pecore che non hanno pastore» (Mt 9,36). Così, sostenuta e animata dalla grazia di Dio, la Chiesa potrà essere ancora più impegnata, e ancora più unita, nella testimonianza della verità dell’amore di Dio e della sua misericordia per le famiglie del mondo, nessuna esclusa, sia dentro che fuori l’ovile.

Vi chiedo per favore di non far mancare la vostra preghiera. Tutti – Papa, Cardinali, Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli laici – tutti siamo chiamati a pregare per il Sinodo. Di questo c’è bisogno, non di chiacchiere! Invito a pregare anche quanti si sentono lontani, o che non sono più abituati a farlo. Questa preghiera per il Sinodo sulla famiglia è per il bene di tutti. So che stamattina vi è stata data su un’immaginetta, e che l’avete tra le mani. Vi invito a conservarla e a portarla con voi, così che nei prossimi mesi possiate recitarla spesso, con santa insistenza, come ci ha chiesto Gesù. Ora la recitiamo insieme:

Gesù, Maria e Giuseppe, 
in voi contempliamo 
lo splendore dell’amore vero, 
a voi con fiducia ci rivolgiamo.
Santa Famiglia di Nazareth, 
rendi anche le nostre famiglie 
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, 
autentiche scuole del Vangelo 
e piccole Chiese domestiche.
Santa Famiglia di Nazareth, 
mai più nelle famiglie si faccia esperienza 
di violenza, chiusura e divisione: 
chiunque è stato ferito o scandalizzato 
conosca presto consolazione e guarigione.
Santa Famiglia di Nazareth, 
il prossimo Sinodo dei Vescovi 
possa ridestare in tutti la consapevolezza 
del carattere sacro e inviolabile della famiglia, 
la sua bellezza nel progetto di Dio.
Gesù, Maria e Giuseppe, 
ascoltate, esaudite la nostra supplica. Amen.

   

 

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto il Movimento per la Vita, le associazioni “Difendere la Vita con Maria” e Donum Vitae, il Movimento Arcobaleno Santa Maria Addolorata, il coro del duomo di Cittadella (Padova), i rappresentanti del club “I borghi più belli d’Italia” e i Circoli Universitari Italiani.

 

Saluto, infine, i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Vi accolgo con gioia nel giorno in cui la Chiesa celebra la solennità dell’Annunciazione del Signore. In questo mistero scorgiamo il disegno col quale Dio ci ha reso partecipi della sua vita immortale ed anche la generosa disponibilità di Maria, che ha accolto con fede l’annuncio dell’Angelo. Auguro di cuore a voi giovani, alle persone che soffrono ed ai novelli sposi qui presenti di crescere nella generosa disponibilità nei confronti del Signore, seguendo l’esempio della Vergine Santa.





UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 8 aprile 2015

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La Famiglia - 9. I Bambini (II)

Cari fratelli e sorelle

Nelle catechesi sulla famiglia completiamo oggi la riflessione sui bambini, che sono il frutto più bello della benedizione che il Creatore ha dato all’uomo e alla donna. Abbiamo già parlato del grande dono che sono i bambini, oggi dobbiamo purtroppo parlare delle “storie di passione” che vivono molti di loro.

Tanti bambini fin dall’inizio sono rifiutati, abbandonati, derubati della loro infanzia e del loro futuro. Qualcuno osa dire, quasi per giustificarsi, che è stato un errore farli venire al mondo. Questo è vergognoso! Non scarichiamo sui bambini le nostre colpe, per favore! I bambini non sono mai “un errore”. La loro fame non è un errore, come non lo è la loro povertà, la loro fragilità, il loro abbandono – tanti bambini abbandonati per le strade; e non lo è neppure la loro ignoranza o la loro incapacità – tanti bambini che non sanno cosa è una scuola. Semmai, questi sono motivi per amarli di più, con maggiore generosità. Che ne facciamo delle solenni dichiarazioni dei diritti dell’uomo e dei diritti del bambino, se poi puniamo i bambini per gli errori degli adulti?

Coloro che hanno il compito di governare, di educare, ma direi tutti gli adulti, siamo responsabili dei bambini e di fare ciascuno ciò che può per cambiare questa situazione. Mi riferisco alla “passione” dei bambini. Ogni bambino emarginato, abbandonato, che vive per strada mendicando e con ogni genere di espedienti, senza scuola, senza cure mediche, è un grido che sale a Dio e che accusa il sistema che noi adulti abbiamo costruito. E purtroppo questi bambini sono preda dei delinquenti, che li sfruttano per indegni traffici o commerci, o addestrandoli alla guerra e alla violenza. Ma anche nei Paesi cosiddetti ricchi tanti bambini vivono drammi che li segnano in modo pesante, a causa della crisi della famiglia, dei vuoti educativi e di condizioni di vita a volte disumane. In ogni caso sono infanzie violate nel corpo e nell’anima. Ma nessuno di questi bambini è dimenticato dal Padre che è nei cieli! Nessuna delle loro lacrime va perduta! Come neppure va perduta la nostra responsabilità, la responsabilità sociale delle persone, di ognuno di noi, e dei Paesi.

Una volta Gesù rimproverò i suoi discepoli perché allontanavano i bambini che i genitori gli portavano, perché li benedicesse. E’ commovente la narrazione evangelica: «Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: “Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli”. E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là» (Mt 19,13-15). Che bella questa fiducia dei genitori, e questa risposta di Gesù! Come vorrei che questa pagina diventasse la storia normale di tutti i bambini! E’ vero che grazie a Dio i bambini con gravi difficoltà trovano molto spesso genitori straordinari, pronti ad ogni sacrificio e ad ogni generosità. Ma questi genitori non dovrebbero essere lasciati soli! Dovremmo accompagnare la loro fatica, ma anche offrire loro momenti di gioia condivisa e di allegria spensierata, perché non siano presi solo dalla routine terapeutica.

Quando si tratta dei bambini, in ogni caso, non si dovrebbero sentire quelle formule da difesa legale d’ufficio, tipo: “dopo tutto, noi non siamo un ente di beneficenza”; oppure: “nel proprio privato, ognuno è libero di fare ciò che vuole”; o anche: “ci spiace, non possiamo farci nulla”. Queste parole non servono quando si tratta dei bambini.

Troppo spesso sui bambini ricadono gli effetti di vite logorate da un lavoro precario e malpagato, da orari insostenibili, da trasporti inefficienti… Ma i bambini pagano anche il prezzo di unioni immature e di separazioni irresponsabili: essi sono le prime vittime; subiscono gli esiti della cultura dei diritti soggettivi esasperati, e ne diventano poi i figli più precoci. Spesso assorbono violenza che non sono in grado di “smaltire”, e sotto gli occhi dei grandi sono costretti ad assuefarsi al degrado.

Anche in questa nostra epoca, come in passato, la Chiesa mette la sua maternità al servizio dei bambini e delle loro famiglie. Ai genitori e ai figli di questo nostro mondo porta la benedizione di Dio, la tenerezza materna, il rimprovero fermo e la condanna decisa. Con i bambini non si scherza!

Pensate che cosa sarebbe una società che decidesse, una volta per tutte, di stabilire questo principio: “E’ vero che non siamo perfetti e che facciamo molti errori. Ma quando si tratta dei bambini che vengono al mondo, nessun sacrificio degli adulti sarà giudicato troppo costoso o troppo grande, pur di evitare che un bambino pensi di essere uno sbaglio, di non valere niente e di essere abbandonato alle ferite della vita e alla prepotenza degli uomini”. Come sarebbe  bella una società così! Io dico che a questa società, molto sarebbe perdonato, dei suoi innumerevoli errori. Molto, davvero.

Il Signore giudica la nostra vita ascoltando quello che gli riferiscono gli angeli dei bambini, angeli che “vedono sempre il volto del Padre che è nei cieli” (cfr Mt 18,10). Domandiamoci sempre: che cosa racconteranno a Dio, di noi, questi angeli dei bambini?


 

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i ragazzi della professione di fede di Milano e gli adolescenti della diocesi di Cremona: vi esorto a vivere sempre la fede con entusiasmo e a non perdere la speranza nel Signore Risorto, che riempie di gioia e di felicità la nostra vita. Saluto i Diaconi della Compagnia di Gesù e i religiosi redentoristi, esortando ciascuno a testimoniare l’amore di Gesù e la fedeltà alla Chiesa. Saluto le Associazioni e i gruppi parrocchiali, in particolare i fedeli di Canosa di Puglia, in occasione dell’anno giubilare del patrono San Sabino.

Porgo un particolare pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. L’annuncio pasquale continui a farci ardere il cuore nel petto, come ai discepoli di Emmaus: cari giovani, solo il Signore Gesù può rispondere completamente alle aspirazioni di felicità e di bene nella vostra vita; cari ammalati, non c’è consolazione più bella alla vostra sofferenza della certezza della Risurrezione di Cristo; e voi, cari sposi novelli, vivete il vostro matrimonio in concreta adesione a Cristo e agli insegnamenti del Vangelo.






[Modificato da Caterina63 09/04/2015 00:24]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)