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Joseph Ratzinger e la teologia politica nel volume "L'unità delle nazioni.
Una visione dei Padri della Chiesa"

Senza verità la politica
è culto dei demoni

Nell'autunno del 1962 Joseph Ratzinger tenne una conferenza alla settimana della Salzburger Hochschule. Un breve estratto ne venne pubblicato nella rivista dei laureati cattolici "Der katholische Gedanke" (19, 1963, pp. 1-9) e una parte più vasta era stata già stampata in precedenza in "Studium Generale" (14, 1961, pp. 664-682). I due articoli vennero poi rielaborati nel volume Die Einheit der Nationen (1971), tradotto in Italia nel 1973 e ora riedito a cura del nostro direttore:  L'unità delle nazioni. Una visione dei Padri della Chiesa (Brescia, Morcelliana, 2009, pagine 120). Qui sotto pubblichiamo uno stralcio dell'ultimo capitolo del volume, l'introduzione del curatore e la recensione del libro scritta da uno dei maggiori studiosi di patristica e di storia del cristianesimo.

Come presso Origene, anche presso Agostino il punto di aggancio per la teologia della realtà politica risulta da una necessità della polemica. La caduta di Roma nell'anno 410 per opera di Alarico aveva chiamato in campo di nuovo la reazione pagana:  dove sono mai le tombe degli Apostoli? si gridava. Essi manifestamente non erano stati in grado di difendere Roma, la città che era rimasta invitta finché si era affidata alla tutela dei suoi dèi patri. La sconfitta di Roma dimostrò con evidenza palmare che il Dio creatore, che la fede cristiana adorava, non si prendeva cura delle vicende politiche; questo Dio poteva essere competente per la beatitudine dell'uomo nell'aldilà; che non fosse competente per l'ambito della realtà politica, l'avevano appena mostrato efficacemente gli eventi.

La politica aveva manifestamente la propria struttura di leggi, che non concerneva il Dio sommo, doveva quindi avere anche la propria religione politica. Ciò cui la massa aspirava, piuttosto per una sensibilità generale, voglio dire che, accanto alla religione elevata si dovesse dare anche una religione delle cose terrene, e specialmente di quelle politiche, era cosa che si poteva motivare pure più profondamente ancora partendo dalle convinzioni filosofiche dell'antichità.

Bastava solo ricordarsi dello assioma del pensiero platonico formulato da Apuleio:  "Tra Dio e l'uomo non v'è nessuna possibilità di contatto". Il platonismo era convinto nel senso più profondo della distanza infinita tra Dio e mondo, tra spirito e materia; che Dio si occupasse direttamente delle cose del mondo, doveva apparirgli del tutto impossibile. Il servizio divino per il mondo era curato da esseri intermedi, da forze di natura diversa, a cui ci si doveva attenere, quando si trattava delle cose di questo mondo.

In questa accentuazione eccessiva della trascendenza di Dio, che significava segregarlo dal mondo, escluderlo dai concreti processi di vita d'esso, Agostino scorgeva a ragione il nucleo vero e proprio della resistenza contro la rivendicazione di totalità da parte della fede cristiana, che non poteva mai tollerare un'emarginazione della realtà politica dall'ordine dell'unico Dio. Alla reazione pagana che tendeva a una restaurazione del rango religioso della pòlis e in tal modo a relegare la religione cristiana dell'aldilà nell'ambito  puramente  privato, egli contrappose anzitutto due precisazioni fondamentali.

La religione politica non ha alcuna verità. Essa poggia su una canonizzazione della consuetudine contro la verità. Questa rinuncia alla verità, anzi lo stare contro la verità per amore della consuetudine, è stata persino ammessa apertamente dai rappresentanti della religione romana - Scevola, Varrone, Seneca. Ci si assoggetta a pagare la tradizione con quanto si oppone alla verità. Il riguardo alla pòlis e al suo bene giustifica l'attentato contro la verità. Ciò vuol dire:  il bene dello Stato, che si crede legato al persistere e sopravvivere delle sue antiche forme, viene posto al di sopra del valore della verità.

Qui Agostino vede scoppiare in tutta la sua asprezza il contrasto vero e proprio:  secondo la concezione romana la religione è una istituzione dello Stato, quindi una sua funzione, e come tale subordinata a esso.

Non è un assoluto il quale sia indipendente dagli interessi dei gruppi che la rappresentano, ma è un valore strumentale rispetto allo "Stato" assoluto. Secondo la concezione cristiana, per contro, nella religione non si tratta di consuetudine ma di verità, che è assoluta,  che quindi non viene istituita dallo  Stato,  ma ha istituito per se stessa  una  nuova  comunità,  la  qua- le   abbraccia  tutti  quanti  vivono  della verità di Dio. Partendo di qui, Agostino  ha  concepito la fede cristiana come liberazione:  liberazione per la verità dalla costrizione della consuetudine.

La religione politica dei Romani non ha alcuna verità, ma al di sopra di essa esiste una verità, e tale verità è che l'asservimento dell'uomo a consuetudini ostili alla verità lo pone in balìa delle potenze antidivine, che la fede cristiana nomina demoni. Perciò il servizio agli idoli ora non è, invero, solo uno stolto affaccendarsi senza oggetto, ma, consegnando l'uomo in balìa della negazione della verità, diviene servigio ai demoni:  dietro gli dèi irreali sta il potere sommamente reale del demone e dietro la schiavitù alla consuetudine v'è il servaggio agli ordini degli spiriti malvagi.
In ciò sta la vera profondità a cui scende la liberazione cristiana e la libertà conquistata in essa:  liberando dalla consuetudine affranca da un potere, che l'uomo ha egli stesso dapprima creato, ma che di gran lunga si è levato al di sopra del suo capo e ora è signore su di lui; è divenuto un potere oggettivo, indipendente da lui, breccia d'invasione da parte della potenza del male come tale, che lo sopraffà, cioè dei "demoni".

La liberazione dalla consuetudine per attingere la verità è emancipazione dalla potestà dei demoni che stanno dietro la consuetudine. In ciò il sacrificio di Cristo e dei cristiani ora diviene veramente comprensibile come "redenzione", cioè liberazione:  elimina il culto politico opposto alla verità e al posto di esso, che è culto dei demoni, mette l'unico universale servizio alla verità, che è libertà. In ciò, il processo di pensiero di Agostino s'incontra con quello di Origene.

Come questi aveva inteso l'assolutezza religiosa dell'elemento nazionale quale opera degli angeli demoniaci delle genti e l'unità sovranazionale dei cristiani come liberazione dalla prigionia contro il fattore etnico, così anche Agostino riporta la realtà politica nel senso antico, cioè la divinizzazione della pòlis, alla categoria del demoniaco e nel cristianesimo vede il superamento del potere demoniaco della politica, che aveva oppresso la verità.

Anche per lui gli dèi dei pagani non sono vuote illusioni, ma la maschera fantastica, dietro la quale si celano potestà e dominazioni, che precludono all'uomo l'accesso ai valori assoluti, rinserrandolo nel relativo. E anch'egli nell'elemento politico scorge il dominio vero e proprio di queste potenze. È vero che Agostino ha riconosciuto il suo valore di verità all'idea di Evemero che tutti gli dèi siano stati in origine una volta uomini, cioè che ogni religione (dei pagani) poggi su una iperbolizzazione di sé da parte dell'uomo, ma ha visto al tempo stesso che l'enigma delle religioni pagane, con questa ammissione, non è affatto risolto. Le potenze, che apparentemente l'uomo fa scaturire e proietta da se stesso, presto si dimostrano oggettive ipostasi di potere,  "demoni", che esercitano su di lui  una signoria sommamente reale. Da  esse  può liberare solo Colui che ha potere su tutte le potestà:  Dio medesimo.

Se qui, a conclusione, ci chiediamo quale sia la risultanza complessiva dell'indagine, dobbiamo constatare che anche Agostino non ha tentato di elaborare qualcosa da intendere come la costituzione di un mondo fattosi cristiano. La sua civitas Dei non è una comunità puramente ideale di tutti gli uomini che credono in Dio, ma non ha neppure la minima comunanza con una teocrazia terrena, con un mondo costituito cristianamente, bensì è un'entità sacramentale-escatologica, che vive in questo mondo quale segno del mondo futuro.
Quanto sia precaria la causa di un cristiano, glielo aveva mostrato l'anno 410, in cui veramente non erano stati solo i pagani a invocare gli antichi dèi di Roma. Così per lui lo Stato, pure in tutta la reale o apparente cristianizzazione, rimase "Stato terreno" e la Chiesa comunità di stranieri, che accetta e usa le realtà terrene, ma non è a casa propria in esse.

Certo, la convivenza delle due comunità era divenuta più pacifica di quanto fosse ai tempi di Origene; Agostino non parlò più della cospirazione contro lo Stato "scitico"; ma ritenne giusto che i cristiani, membri della patria eterna, prestassero servizio in Babilonia come funzionari, anzi come imperatori. Mentre dunque in Origene non si vede bene come questo mondo possa proseguire, ma si percepisce soltanto il mandato di tendere allo sbocco escatologico, Agostino mette in conto una permanenza della situazione attuale, che ritiene tanto giusta per quest'età del mondo,  da  desiderare  un rinnovamento dell'Impero romano. Ma rimane fedele al pensiero escatologico in quanto reputa tutto questo mondo un'entità  provvisoria  e  non  cerca perciò di conferirgli una costituzione cristiana,  ma lascia che esso sia mondo,  che  deve  tendere  lottando  a conseguire il proprio relativo ordinamento.

In tal misura anche il suo cristianesimo, fattosi in modo consapevole legale, rimane, in un senso ultimo, "rivoluzionario", poiché non può considerarsi identico ad alcuno Stato, ma è invece una forza che relativizza tutte le realtà immanenti al mondo, indicando e rinviando all'unico Dio assoluto e all'unico mediatore tra Dio e l'uomo:  Gesù Cristo.



(©L'Osservatore Romano 23 gennaio 2011)






LA LETTURA
Giovanni Paolo II
 

La morte di Giovanni Paolo II e don Luigi Giussani; il cardinal Ratzinger che denuncia "la sporcizia nella Chiesa" e poi viene eletto Papa; la battaglia sulla Legge 40 e il "modello Zapatero" per la distruzione della famiglia; Abu Mazen eletto presidente palestinese e le prime elezioni in Iraq del dopo Saddam; gli attentati di Londra e le guerre ed epidemie in Africa.

In dieci anni il mondo è molto cambiato, ma per noi il vero Padrone del mondo è il Nostro Signore Gesù Cristo...

di Enrico Cattaneo

Attentati di Londra 2005

Fare memoria è anche un modo per leggere la storia e comprendere meglio il nostro presente. Penso ai giovani che oggi hanno vent’anni, e dieci anni fa erano ancora dei ragazzi che non potevano sapere e comprendere tutto quello che allora accadeva. 

L’anno 2005 è stato molto importante per la Chiesa Cattolica. Infatti il 2 aprile, terminava il suo viaggio terreno il Papa Giovanni Paolo II (Karol Jósef Wojtyła), all’età di 85 anni, dopo un pontificato durato 26 anni, 5 mesi e 17 giorni, uno dei più lunghi della storia dei 264 papi di Roma. Era il sabato, vigilia della II domenica di Pasqua, che egli stesso volle che fosse chiamata “Domenica della divina Misericordia”. Nove anni più tardi, il 27 aprile 2014, egli sarebbe stato proclamato santo da Papa Francesco, assieme a papa Giovanni XXIII (clicca qui). L’8 aprile si svolsero i suoi funerali, alla presenza dei principali capi di Stato di tutto il mondo. L’omelia fu tenuta dal card. Ratzinger. Nei giorni precedenti si calcola che una folla dai 3 ai 5 milioni di persone abbiano reso omaggio al suo feretro. Quell’anno la Pasqua cattolica era caduta il 27 marzo, e la consueta Via Crucis al Colosseo nel Venerdì Santo fu guidata dal card. J. Ratzinger, mentre Giovanni Paolo II era già molto grave. Fu in quella circostanza che l’allora Prefetto della Congregazione della Fede scrisse quelle parole che suonarono a molti troppo severe: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!». E ancora: «Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti». Poteva sembrare una critica al pontificato di Giovanni Paolo II, ma non è possibile pensarlo; era piuttosto la constatazione di quanto nella Chiesa fosse venuta meno l’obbedienza sincera e piena al Magistero, dal momento che molti, più o meno direttamente, stavano in realtà “remando contro”.

Il 19 aprile proprio il Card. Joseph Ratzinger veniva eletto Papa alla quarta votazione, assumendo il nome di Benedetto XVI. Nel suo primo messaggio ai cardinali elettori, Benedetto XVI disse: «Se è enorme il peso della responsabilità che si riversa sulle mie povere spalle, è certamente smisurata la potenza divina su cui posso contare». In quell’anno, Giovanni Paolo II nell’ottobre del 2004 aveva indetto l’Anno dell’eucaristia, che sarebbe terminato nell’ottobre del 2005. Nel frattempo a Colonia (Germania) dal 16 al 21 agosto si tenne la XX Giornata Mondiale della Gioventù, che aveva come tema “Siamo venuti per adorarlo”, ed ebbe la presenza di papa Benedetto XVI. Nella veglia con i giovani, il Papa disse queste forti parole: «I santi... sono i veri riformatori... Solo dai santi, solo da Dio viene la vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo. Nel secolo appena passato abbiamo vissuto le rivoluzioni, il cui programma comune era di non attendere più l'intervento di Dio, ma di prendere totalmente nelle proprie mani il destino del mondo. E abbiamo visto che, con ciò, sempre un punto di vista umano e parziale veniva preso come misura assoluta d'orientamento. L'assolutizzazione di ciò che non è assoluto ma relativo si chiama totalitarismo. Non libera l'uomo, ma gli toglie la sua dignità e lo schiavizza. Non sono le ideologie che salvano il mondo, ma soltanto il volgersi al Dio vivente, che è il nostro creatore, il garante della nostra libertà, il garante di ciò che è veramente buono e vero. La rivoluzione vera consiste unicamente nel volgersi senza riserve a Dio che è la misura di ciò che è giusto e allo stesso tempo è l'amore eterno. E che cosa mai potrebbe salvarci se non l'amore?».

A proposito di santi, nel 2005 Giovanni Paolo II non fece nessuna canonizzazione. Invece Benedetto XVI ne fece cinque (il 23 ottobre):  Giuseppe Bilczewski (1860-1923), arcivescovo di Leopoli; Gaetano Catanoso (1879-1963), sacerdote, fondatore delle Suore Veroniche del Volto SantoZygmunt Gorazdowski(1845-1920), sacerdote, fondatore delle Suore di San GiuseppeAlberto Hurtado (1901-1952), sacerdote gesuita, cileno, fondatore del movimento Hogar de Cristo; Felice da Nicosia (1715-1787), laico professo dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini.

Intanto la Chiesa cattolica in Italia dal 21 al 29 maggio del 2005 aveva celebrato il suo XXIV Congresso Eucaristico Nazionale, con il tema “Senza la domenica non possiamo vivere”. Intervennero molti relatori, tra i quali i cardinali Ruini (allora Presidente della CEI), Betori (allora Segretario generale), Kasper (allora presidente del Pontif. Cons. Unità dei Cristiani) e Tettamanzi (allora arcivescovo di Milano). Nella giornata conclusiva intervenne anche Benedetto XVI, il quale nell’omelia finale disse tra l’altro queste parole: «L’Eucaristia – ripetiamolo – è sacramento dell’unità. Ma purtroppo i cristiani sono divisi, proprio nel sacramento dell’unità. Tanto più dobbiamo, sostenuti dall’Eucaristia, sentirci stimolati a tendere con tutte le forze a quella piena unità che Cristo ha ardentemente auspicato nel Cenacolo. Proprio qui, a Bari, felice Bari, città che custodisce le ossa di San Nicola, terra di incontro e di dialogo con i fratelli cristiani dell’Oriente, vorrei ribadire la mia volontà di assumere come impegno fondamentale quello di lavorare con tutte le energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo. Sono cosciente che per questo non bastano le manifestazioni di buoni sentimenti. Occorrono gesti concreti che entrino negli animi e smuovano le coscienze, sollecitando ciascuno a quella conversione interiore che è il presupposto di ogni progresso sulla via dell’ecumenismo. Chiedo a voi tutti di prendere con decisione la strada di quell’ecumenismo spirituale, che nella preghiera apre le porte allo Spirito Santo, che solo può creare l’unità». 

Per quanto riguarda i cattolici italiani, il 22 febbraio 2005 spirava a Milano a 83 anni don Luigi Giussani, il fondatore di “Comunione e Liberazione”. Le esequie nel duomo di Milano furono presiedute il 24 febbraio proprio dall’inviato di Giovanni Paolo II, il Card. Ratzinger, il quale tenne anche l’omelia. In occasione del settimo anniversario della morte, il 22 febbraio 2012 è stato dato l'annuncio della formale richiesta di Nihil obstat alla Santa Sede per dare inizio alla fase diocesana del processo per la causa di beatificazione e canonizzazione di don Luigi Giussani. Dopo l'ottenimento del Nihil obstat, dal 13 aprile 2012 Luigi Giussani è Servo di Dio.

Nel 2005 i cattolici italiani sono stati coinvolti nella questione riguardante la cosiddetta Legge 40 del 19 febbraio 2004 sulla “procreazione medicalmente assistita” (FIVET). Questa legge era finalizzata a «favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dall'infertilità umana [...] qualora non vi siano altri metodi efficaci per rimuovere le cause di sterilità o di infertilità». Nell’articolo 2 poi si afferma che lo Stato promuove «ricerche sulle cause patologiche, psicologiche, ambientali e sociali dei fenomeni della sterilità e dell'infertilità» e favorisce «gli interventi necessari per rimuoverle nonché per ridurne l'incidenza», ma nel rispetto di «tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito». Alle tecniche di procreazione assistita possono accedere solo «coppie maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi». È vietato il ricorso a tecniche di fecondazione eterologa ed è vietata l'eugenetica.

La legge prevede un limite di produzione di embrioni «comunque non superiore a tre» e con l'obbligo di «un unico e contemporaneo impianto». L'articolo 14 vieta la crioconservazione degli embrioni, per ridurre il soprannumero di embrioni creato in corso di procreazione assistita. La crioconservazione è però consentita per temporanea e documentata causa di forza maggiore, non prevedibile al momento della fecondazione. La promulgazione di questa legge 40 fu vista dalla minoranza parlamentare (di cultura radical-liberale) come una bruciante sconfitta, e così propose un referendum popolare per abrogarla e tornare così alla più totale anarchia. Il referendum fu accettato dalla Corte Costituzionale, e pose i cattolici in un serio dilemma. 

La Legge 40 infatti non si basava certamente sui principi morali della dottrina cattolica, che peraltro in questo campo non fa che applicare la legge naturale, cioè sostenere il concepimento per via naturale (solo all’interno della quale è possibile un intervento di assistenza medica) e il rispetto della vita umana, compresa quella dell’embrione. Ora votare per l’abrogazione della Legge 40 avrebbe significato il ritorno alla discrezionalità più assoluta, mentre votare per il suo mantenimento avrebbe significato dare un’approvazione a ciò che in coscienza i cattolici e gli uomini di retta ragione non potevano approvare. I vescovi, guidati dal Card. Ruini, suggerirono allora la via dell’astensione. Così quando il 12 e 13 giugno 2005 si tenne il referendum, partecipò solo il 25,9% degli aventi diritto, perciò non fu raggiunto il quorum e la Legge 40 rimase. È in quel contesto che nacque l’Associazione Scienza e Vita. Negli anni successivi però ci pensarono i pronunciamenti della Corte Costituzionale a smantellarla, così che oggi si può dire che ben poco di quella legge sia rimasto in piedi (leggi qui).

Su queste tematiche, è bene ricordare che in Spagna, sotto il governo del socialista Zapatero, con la legge n. 13/2005, approvata dalle Cortes Generales il 30 giugno 2005 ed entrata in vigore il 3 luglio dello stesso anno, nell’ordinamento spagnolo si è modificato il diritto di famiglia, in quanto è stata estesa, per la prima volta nel Paese iberico, la possibilità di contrarre matrimonio civile anche alle coppie omosessuali (c.d. ‘matrimonio omosessuale’).

Per completare la panoramica dei principali avvenimenti del 2005, ricordiamo che il 15 gennaio fu eletto Abu Mazen alla presidenza dell'Autorità Nazionale Palestinese, carica precedentemente ricoperta fino alla morte dal leader palestinese Yāser Arafāt. Abu Mazen è il primo presidente palestinese nominato sulla base dell'esito di una tornata elettorale. Pur essendo il suo mandato scaduto il 23 novembre 2008, egli è ancora in carica, poiché ha prorogato unilateralmente la durata del suo mandato al 15 gennaio 2009, in base ad una clausola costituzionale, e poi è rimasto al suo posto alla scadenza di tale proroga.

Il 30 gennaio il popolo iracheno scelse i 275 rappresentanti della nuova Assemblea Nazionale Irachena (a maggioranza sciita). Questo voto rappresentò la prima elezione generale dall'invasione statunitense dell'Iraq nel 2003 e fu un passo importante nel passaggio del controllo del paese della coalizione occidentale agli Iracheni, ma di fatto la guerra intestina tra sunniti e sciiti e quella contro la coalizione occidentale non fece che intensificarsi, fino all’attuale situazione disastrosa, con l’ISIS che occupa gran parte del nord Iraq.

Il 7 luglio avvennero a Londra alcuni attentati suicidi in contemporanea su bus e metro, causando 55 morti e 700 feriti. Essi furono rivendicati dall’organizzazione terroristica islamica Al-Qaida. Il 23 luglio a Sharm el-Sheick, località turistica sul Mar Rosso (Egitto) un attentato suicida di matrice islamica provocò 88 morti e circa 150 feriti. In agosto, gli ultimi coloni israeliani lasciano la striscia di Gaza.

In Africa anche nel 2005, carestie, malattie come malaria e AIDS, guerre civili hanno generato milioni di profughi e rifugiati. Ampie zone del Sudan, della Repubblica Democratica del Congo, dell’Uganda e del Burundi sono state sconvolte da drammatici conflitti nei quali le vittime principali sono stati i civili, e in particolare donne e bambini. Altre tensioni sono nate da conflitti sulla distribuzioni delle risorse, in particolare petrolifere come in alcune zone della Nigeria. In Kenya il 14 luglio fu assassinato monsignor Luigi Locati, vescovo di Isiolo, un uomo forse troppo buono, che però dava fastidio a qualcuno

Può forse essere interessante ricordare che nel febbraio 2005 fu progettato YouTube e messo in rete nell’aprile. Guardando ora a questi ultimi dieci anni, si può dire che il mondo è profondamente cambiato, e certamente non in meglio. Basta ricordare la crisi economica scoppiata nel 2007/8; le cosiddette “primavere arabe” (Tunisia, Egitto, Libia, Siria...) con la caduta dei “dittatori” e quello che ne è seguito; la nascita dell’ISIS (= Islamic State of Iraq and Syria), con le sue decapitazioni, deportazioni, massacri; la diffusione della sua ideologia in Africa (Somalia, Nigeria, Mali...); il martirio dei cristiani; il dramma dei profughi nel Mediterraneo... Era stato profeta Benedetto XVI quando proprio nel 2005 disse che la dittatura del relativismo era la sfida principale che la Chiesa e l'umanità avrebbero dovuto affrontare.

Tutti questi avvenimenti del 2005 avvennero mentre il Presidente degli Stati Uniti era George W. Bush, quello della Russia, Vladimir Putin; in Italia il Capo dello Stato era Carlo Azelio Ciampi, il Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi e Antonio Fazio era Governatore della Banca d’Italia (fino al 29 dicembre, quando gli subentrò Mario Draghi). 

Ma per noi il vero Padrone del mondo era ed è il nostro Signore Gesù Cristo, Re di giustizia e di pace, al quale sia gloria ora e per sempre. A Lui si devono tutti gli atti di bontà, di altruismo, dedizione, di impegno per la verità, la giustizia, la solidarietà, tutte cose che non rientrano nelle cronache e nei libri di storia, ma che contribuiscono a rendere il mondo più umano e più divino.

   

 


 

[Modificato da Caterina63 01/06/2015 13:07]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)