00 19/11/2015 12:42

Anno Santo straordinario
 

Gli avvenimenti tragici di Parigi e le minacce a Roma spingono a chiedere di ricentrare i motivi per cui è stato istituito l'Anno Santo. Come diceva un autore del II secolo: «Fratelli, prendiamo questa bella occasione per far penitenza, e mentre ne abbiamo tempo, convertiamoci a Dio che ci ha chiamati e che è pronto ad accoglierci». L'unico dialogo possibile è quello che dichiara la necessità della conversione di tutto il mondo al Signore Gesù,

di Don Nicola Bux


Mentre i politici occidentali parlano di strategia di lungo periodo per fronteggiare il terrorismo islamista, e ricorrono all'armamentario dei valori della convivenza, della solidarietà, della tolleranza, del dialogo, ormai mummificati, i giovani europei muoiono nel corpo e nell'anima; anche tra i cattolici non si vuol risalire alle cause che inducono tanti ragazzi, in cerca di idee forti, ad arruolarsi nelle file dei musulmani, ed altri, succubi del pensiero debole, a inseguire i miti progressisti, al punto che, quando uno di loro muore, non si sa dire altro che 'era solare' – che significa? -, spegnendo l'interrogativo sulle condizioni dell'anima al momento della morte. 

La Chiesa cattolica, “vessillo issato tra le nazioni e strumento di salvezza per tutti i popoli” a cosa è chiamata? Seguendo l'Omelia di un autore del II secolo, riprendo questo appello: "Fratelli, prendiamo questa bella occasione per far penitenza, e mentre ne abbiamo tempo, convertiamoci a Dio che ci ha chiamati e che è pronto ad accoglierci. Se lasceremo tutte le voluttà e non permetteremo che la nostra anima rimanga preda dei cattivi desideri, saremo partecipi della misericordia di Gesù".

Giovanni Paolo II richiamava le visioni di santa Faustina, che dinanzi al  purgatorio, esclama: "una prigione di dolore", della quale il Signore le fece intendere: " La mia misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia".

Sembra, quindi, che non si possa ottenere misericordia senza conversione, altrimenti Dio non sarebbe giusto, né in questo mondo né, soprattutto, nell'altro: "La Misericordia esige, prima di inondarci della sua benevolenza, la verità, la giustizia e il pentimento. In Dio la misericordia si fa perdono" (R.Sarah, Dio o niente,Siena 2015,p. 266). È il Vangelo di Gesù Cristo!

Gli avvenimenti tragici di Parigi, con le minacce a Roma, portano a rivolgere l'appello al suo Vescovo, il Papa, che il Giubileo dichiari meglio l'intento per il quale fu istituito: l'invito alla conversione di tutti gli uomini per ottenere indulgenza, ossia misericordia dal Signore; un invito supplice, innanzitutto ai cristiani, affinché rinnovino la rinuncia battesimale ad ogni connivenza col mondo e guardino a Gesù Cristo, l'unica "porta santa" attraverso cui entrare nella vita eterna, come egli stesso ha detto. Bisogna che tale annuncio evangelico non escluda alcun uomo, perché è l'unico 'dialogo' che il Signore vuole - lo attestano i vangeli - e che Egli stesso ha intessuto con uomini e donne di ogni tipo: giusti e peccatori, ebrei e samaritani,romani e greci. È il dialogo che dichiara la necessità della conversione di tutto il mondo al Signore Gesù, per la salvezza dell'anima in terra e soprattutto in Cielo. 

Che Gesù Cristo sia il principio e il fine del rapporto col mondo, lo dichiarò Giovanni XXIII nel discorso di apertura del Concilio Vaticano II: «Il grande problema posto davanti al mondo, dopo quasi due millenni, resta immutato. Il Cristo, sempre splendente al centro della storia e della vita; gli uomini o sono con Lui e con la Chiesa sua e allora godono della luce, della bontà, dell'ordine e della pace; oppure sono senza di Lui, o contro di Lui, e deliberatamente contro la sua Chiesa: divengono motivo di confusione, causando asprezza di umani rapporti e persistenti pericoli di guerre fratricide». 

La Chiesa di Gesù Cristo, che sussiste nella Chiesa cattolica, è stata costituita e inviata ad attuare questo dialogo che consiste nel proclamare che l'uomo si salva solo se crede nel Signore Gesù: ebrei e pagani, musulmani e buddisti, atei e agnostici: nessuno può essere esentato dalla conversione. È l'invito che scaturisce dal Cuore di Cristo, affinché tutti si salvino e giungano alla conoscenza della verità. Se il parlare della misericordia - che è un aspetto della carità – non fosse finalizzato alla conversione, non servirebbe a nulla, come ha ricordato san Paolo nel celebre "inno alla carità". Se la Chiesa non fa questo annuncio, tradisce il mandato del suo Fondatore.

Non serve discettare se vi siano musulmani moderati o fondamentalisti o fanatici,e sociologismi simili: chi conosce il Corano e gli hadit di Muhammad sa bene cos'è l'islam; né serve ricorrere alla teoria rahneriana dei cristiani anonimi, stigmatizzata da Hans Urs von Balthasar, per sostenere la necessità del dialogo senza alcun intento di conversione: sarebbe alimentare l'insipienza di tanta parte della cristianità, come amava dire il cardinal Giacomo Biffi. Decenni di dialogo da parte cattolica, sostituendo la missione di annunciare Gesù Cristo, non evita la persecuzione, perché questo è lo statuto ordinario dei cristiani: «Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi»; senza dimenticare che la persecuzione è una beatitudine proclamata da Cristo. Invece, sta accadendo ciò che descrive il cardinal Sarah: «Mentre i cristiani muoiono per la fede e la loro fedeltà a Gesù, in Occidente, degli uomini di Chiesa cercano di ridurre al minimo le esigenze del Vangelo" (Ibidem,p. 369). 

Il Giubileo veda i vescovi e i sacerdoti spiegare che la misericordia del Signore e il Suo perdono, si può sperare di ottenerli solo osservando i Comandamenti, abbandonando ogni condotta malvagia, scisma ed eresia. Dio si è fatto vicino,abita in mezzo a noi, non è un Essere lontano e impersonale; il cattolico non professa un vago deismo: dopo l'Incarnazione, sarebbe imperdonabile. Non si può mescolare al giusto culto da dare a Dio -  è anche il primo comandamento della carità, insegnato da Gesù -, forme che imitino gli spettacoli mondani. Si deve difendere la famiglia da contraffazioni di cui ci si deve solo vergognare. Non si deve uccidere il prossimo per poter possedere; profittare dei poveri - che saranno sempre con noi - per risuscitare il pauperismo; mistificare con la menzogna la verità, il male col bene; spadroneggiare su persone e cose altrui. Senza la conversione, la misericordia non fa scomparire vizi e peccati, specie quelli capitali, nei quali molti stabilmente vivono. 

Bisogna che il Giubileo rilanci l'esercizio delle virtù teologali e cardinali fino al grado eroico, cioè esorti alla santità, e per questo inviti a ritornare ai Sacramenti che sono lo strumento ordinario della Grazia divina. Bisogna praticare le opere di misericordia corporale senza omettere - anzi, di questi tempi, anteponendole -, quelle spirituali a cominciare dalle prime tre: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori.

Nel giorno del Giudizio, da quello particolare dopo la morte a quello universale, ci sarà chiesto se avremo osservato tutti i Comandamenti e i precetti della Chiesa, in primis se saremo andati a Messa, fons et culmen del giusto culto a Dio, che è appunto l'Eucaristia, il vero atto di carità verso Colui che si è fatto povero per renderci ricchi. Memori di Colui che ha detto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna, ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno”(Gv 6,54).

Dunque: "Non anteponiamo assolutamente nulla a Cristo, che ci conduca tutti insieme alla vita eterna (San Benedetto, Reg. no. 72)








Papa Francesco
 

Il peccato che inquina il cuore dell’uomo e il mondo, la Confessione che cu riconcilia con Dio e il Giubileo della Misericordia, un anno straordinario che mette al centro proprio il confessionale, indetto da Papa Francesco. In occasione del Santo Natale il Penitenziere Maggiore, cardinale Mauro Piacenza, ha scritto una bella lettera ai confessori. La Nuova Bussola lo ha intervistato.

di Lorenzo Bertocchi


In occasione del Santo Natale il Penitenziere Maggiore, cardinale Mauro Piacenza, ha scritto una bella lettera ai confessori (clicca qui). Quest’anno la lettera ha un sapore particolare, visto che da pochi giorni siamo entrati nel Giubileo della Misericordia, un anno straordinario che mette al centro proprio il confessionale.

Eminenza, in occasione del Santo Natale ha scritto una lettera ai confessori anche per ringraziarli del «generoso ministero»che svolgono. Tra l'altro, dal suo scritto emerge che quello della confessione è il luogo privilegiato per la difesa ecologica. Perché salva «dal più letale degli smog». In che modo?

«L’inquinamento, causa ultima di tutti gli inquinamenti è il peccato. È il peccato che de-ordina dal fine, è il peccato che scatena quegli elementi egoistici che, a vasto raggio, determinano i vari tipi di inquinamento dell’ambiente. É il peccato che porta l’uomo a sfidare la natura, a sostituire Dio con l’Io. La società, in genere, quando si parla di inquinamento è portata a pensare immediatamente al surriscaldamento dell’atmosfera, allo scioglimento di ghiacciai, al disboscamento selvaggio e così via. Allora, rispondendo talvolta anche a orientamenti politici, si organizzano incontri, tavole rotonde, programmi di sensibilizzazione dei diversi ambienti. Tutte cose positive e magari anche doverose, sì!
Ma poiché non si va al cuore dell’uomo, si tratta di porre dei cerotti anziché di lavorare direttamente sulla malattia e di seguire, conseguentemente, il trattamento terapeutico adeguato.  Si è talmente fuori strada che si fanno magari campagne perché talune specie animali rischiano l’estinzione e poi non si batte ciglio  sui milioni di bambini abortiti ogni anno, una vera ecatombe, da rabbrividire. E gli esempi si potrebbero moltiplicare. Allora si comprende perché il confessionale diventa il luogo di difesa dell’ecologia integrale e autentica. Lì, a seguito di un onesto esame di coscienza, di un autentico pentimento, di un sincero desiderio di cambiare vita, con la grazia di Dio e la gioia che deriva dal sentirsi riconciliati con Dio e con il prossimo, nasce un uomo rinnovato, pulito, in comunione con tutti, anche con il creato.
Allora si guarda con occhi nuovi. Se onestamente rileggiamo i dieci Comandamenti e le otto Beatitudini, allora ci accorgiamo che l’osservanza di essi garantirebbe un mondo migliore nel quale si vivrebbe come un mottetto polifonico. Rendiamoci conto che i doveri che abbiamo nei confronti dell’ambiente sono correlati ai doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e disattendere gli altri. Questa è una gravissima antinomia della mentalità corrente che avvilisce la persona, sconvolge l’ambiente e danneggia la società. Tutte le nobili questioni legate all’ambiente e alla sua salvaguardia sono intimamente connesse con il tema dello sviluppo umano armonico e integrale. Sono tutti concetti sempre portati avanti dal Magistero autentico e perenne della Chiesa, anche di recente ribaditi dall’Enciclica Laudato sì di Papa Francesco».

Il sacramento della Confessione sembra essere in crisi. Il cardinale Martini, ad esempio, in un itinerario quaresimale segnalava la differenza tra un “pentito giudiziario”, che non purifica il cuore, e il riconoscimento della colpa davanti a “Colui che cambia il cuore”. É il senso del peccato ad essere in crisi? 

«Le crisi di questo genere hanno come radice una crisi di fede. Quando diminuisce la fede diminuisce la pratica della Confessione in quanto alla diminuzione di fede fa riscontro consequenziale la diminuzione, fino alla perdita, del senso del peccato. Anche la diminuzione del senso della santità e della maestà di Dio inducono alla diminuzione del senso del peccato. Se ripensiamo a quello che leggiamo sui quotidiani, quello che vediamo in televisione, quello che cogliamo nei discorsi di molta gente, ci rendiamo poi conto che si verifica un dissociamento comportamentale: da una parte c’è un duro rigorismo pubblico in forza del quale ci si scandalizza di tutti e di tutto, anche acriticamente o con toni sbilanciati e cattivi, da un altro lato vige un estremo permissivismo individuale in base al quale si perdona tutto a se stessi.
Talvolta si “divinizzano” persone che poi, col tempo, magari cadono miseramente e talvolta si “demonizzano” persone che poi, col tempo, magari si rivelano innocenti perseguitati da livide malevolenze pregiudiziali. Ma dobbiamo ricordare che la legge di Dio è una e indivisibile e va rispettata in tutti i suoi aspetti e le sue rifrazioni. Vale in tutti i campi: quelli dell’economia e della finanza, come quelli dell’informazione e della politica, quelli del comportamento personale, familiare, civico ed ecclesiale. Innanzi alla legge di Dio non ci sono privilegi: nessuno può infangarla impunemente, nemmeno i personaggi più autorevoli per ruolo, neppure i più famosi e i più idolatrati, neppure gli “intoccabili”. Talvolta, poi, si pensa che determinati peccati fossero ritenuti tali in un periodo storico, ma in un altro no, per uno strano concetto di “evoluzione”. Certamente tutto ciò che è secondario può mutare e, talvolta, addirittura deve mutare, ma come dice il Salmo «la Parola di Dio rimane in eterno»; essa è sempre identica a sé e non muta in nulla con il mutare delle instabili leggi umane e con le mode transeunti».

Dunque il nostro tempo ha perso il senso del peccato? 

«In parte mi pare di aver risposto ma, soprattutto per l’esperienza che ho come confessore – ed ho sempre confessato molto, come pure continuo a fare con gioia- in un certo senso c’è pure un pungente senso del peccato ma, purtroppo, del peccato degli altri e non del proprio. Non è bello, né tanto meno giusto, battere il petto degli altri anziché il proprio. É uno sport molto praticato, salvo magari frasi manieristiche di mielosa umiltà. Quanta intransigenza per gli altri e quanta indulgenza con se stessi! Bisogna tener vivo il senso del nostro peccato personale. Dobbiamo lasciarci convertire dall’azione dello Spirito Santo e riversare sugli altri quello stesso torrente di misericordia rigenerante che il Signore riversa su di noi al momento in cui il nostro Redentore, per il tramite del Sacerdote Confessore, pronuncia la formula dell’assoluzione sacramentale». 

In questi giorni festeggiamo il Santo Natale, l'Avvenimento che ha cambiato le sorti della storia e di ogni uomo. Nell'Anno della Misericordia, in particolare, cosa può significare celebrare il mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio?

«Ma il Natale è, in se stesso, Avvenimento di Misericordia!  La Misericordia è la ragione dell’azione creatrice e dell’azione salvifica di Dio. La Misericordia è il senso ultimo dell’universo. Come ricorda sant’Ambrogio, Dio ha plasmato l’uomo come capolavoro finale, come apice della creazione perché in lui ha trovato qualcuno al quale poter perdonare i peccati (cf S.Ambr., Exameron IX,76); è un Dio che dall’eternità ha deciso di donarci il suo Unico Figlio come grande sacramento della divina pietà (cf Timoteo,3,16), perché egli diventasse per noi “sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Cor 1,30). Il nostro Dio è “buono e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore” (salmo 102,8). Il Natale è capolavoro di Misericordia. Di qui la gioia come tema dominante delle festività natalizie. É la gioia di essere stati raggiunti dalla verità; di essere stati raggiunti dalla grazia; di essere stati redenti e conquistati dalla “gloria dell’Unigenito del Padre”, che è venuto a noi “pieno di grazia e di verità” (cf Gv 1,14). La celebrazione del mistero dell’Incarnazione salvifica nell’Anno della Misericordia ci stimola a una sincera revisione di vita davanti alla grotta di Betlemme nel presepe per gettarci poi, con l’umiltà insegnataci dal Santo Bambino, fra le braccia del Padre delle Misericordie in una confessione rigenerante e varcare poi la Porta Santa, passare al di là di un vecchio modo di  agire e poter ricevere il dono dell’Indulgenza plenaria, ovvero anche la remissione di tutti i residui di pena da scontare come purificazione dalle scorie del peccato. Che gioia passare quella Porta, puliti come dopo il Battesimo. Sì “quoniam in aeternum misericordia eius”, perché in eterno è la sua misericordia!». 

 





SANTO NATALE 2015

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Carissimi Confratelli Confessori,

mossi i primi passi in questo Anno Giubilare della Misericordia e guidati dalla sapienza delle magnifiche antifone “O” di questi ultimi giorni di Avvento, ci prepariamo ad entrare nel sempre vivo stupore della Chiesa di fronte al mistero della Sacra Famiglia, nella quale il Figlio Eterno dell’Eterno Padre ha voluto farsi Uomo,  “per noi uomini e per la nostra salvezza”.

         Sappiamo - il Santo Padre Francesco lo ha ricordato nel primo Angelus natalizio del suo Pontificato - come l’Avvenimento che ci apprestiamo a celebrare non abbia nulla a che vedere con una certa concezione “fiabesca e sdolcinata” di queste festività, ma costituisca piuttosto il mistero santo, rispetto al quale il mondo e la storia vengono e verranno giudicati alla fine dei tempi, il mistero santo della Misericordia di Dio.

         Infatti, non sarà soltanto in base ad un comportamento morale astrattamente inteso, che l’umanità verrà giudicata dal Figlio dell’Uomo. Verremo giudicati, piuttosto, in base alla “verità” del nostro amore: un amore perfettamente umano, quindi intelligente e libero; un amore che non “possiede” il fratello, ma ne comprende, desidera e persegue il vero bene; un amore che usa tutto e pone la propria stessa vita al servizio del destino eterno degli uomini, e che non sfrutta, invece, le persona al servizio dei propri miseri interessi; un amore che inevitabilmente, in modo più o meno consapevole, prende posizione di fronte al mistero del Figlio di Dio fatto Uomo, che incessantemente “viene”, prima nel nascondimento di Betlemme, adesso nel mistero della Chiesa e, alla fine dei tempi, nella gloria.

         Sappiamo che questo nostro amore, chiamato a crescere come risposta all’amore di Cristo, è sempre però un amore ferito, “inquinato” dal peccato e che, non solo ha bisogno di essere “vero”, ma, ancor più e sempre, ha bisogno di essere “inverato”, purificato, salvato. Tuttavia, non vi è alcuna struttura sociale o ecclesiale, nè alcuna esortazione morale, nè alcuna strategia soltanto umana che possa liberare l’amore e renderlo realmente “vero”. Solo la Grazia di Cristo ha questo potere. è Lui - ci ha ricordato il Santo Padre - il mistero della Misericordia ed è Lui che, riconosciuto e accolto, rende l’uomo libero di amare veramente.

         Alla fine dei tempi, perciò, verremo giudicati in base alla verità di Cristo, alla verità del nostro amore a Lui, ma, nel contempo, è soltanto Cristo che può liberare il nostro amore e renderci realmente capaci di amarLo. Egli è, perciò, il Giudice ed Egli è il Salvatore, Egli è la Giustizia ed Egli è l’Amore, Egli è la Verità ed Egli è la Misericordia. Dove si risolve questo apparente e divino paradosso? Proprio nel sacramento grande della Misericordia, nella confessione sacramnentale.

         In ogni celebrazione di questo sacramento, per l’anima fedele, viene, infatti, come “anticipato” il Giudizio ultimo e questo “presente” viene aperto, per grazia, al futuro di Cristo: il fedele, per mezzo del sacerdote confessore e per divina volontà, si trova ai piedi di Cristo Incarnato, Morto e Risorto; dinanzi al suo Signore, è chiamato a confessare, pentito, la verità delle proprie azioni, domandone perdono e, così, per mezzo della “sentenza” di assoluzione, gli è donato di aprirsi alla grande Verità del mistero di Cristo, alla Verità  della Sua Misericordia. Il penitente ne viene abbracciato, risollevato e trasformato, divenendo finalmente capace di “vivere Cristo” e, quindi, anche di “vedere Cristo” e di annunciarLo con gioia.

         Offriamo, perciò, anche noi con gioia, le nostre vite al servizio di questo incontro di Verità e di Misericordia; un servizio che si svolge nel nascondimento, ma che trova la sua forza nella gratitudine per l’immenso privilegio che ci è stato concesso, di poter condurre, sacramentalmente e perciò realmente, i fratelli dinanzi alla “Grotta di Betlemme”, di poterli mettere a contatto con il Misericordiosissimo Cuore di Cristo e vederli così rinascere alla Vita vera. Da qui, dal confessionale, può nascere l’unica vera pace di cui il mondo ha veramente bisogno, l’unico aiuto, davvero efficace per l’umanità intera, che, confessione dopo confessione, si vedrà purificata dal peccato e così salvata dal più letale degli “smog”. E’ nella confessione che avviene l’opera ecologica più radicale che si possa compiere!

         Cari e venerati Confratelli, preghiamo gli uni per gli altri, soprattutto in questi ultimi giorni di preparazione al S. Natale e durante l’Ottava, perché, continuamente purificati anche noi dalla Misericordia, che in ogni celebrazione ci attraversa, ed immersi nell’attesa divina del Cuore di Cristo, che attira a Sè ogni penitente, possiamo lasciarci trasformare, sempre più intimamente, dal Mistero del Verbo Incarnato.

   Non molti sentono il dovere di ringraziarvi ma io lo faccio con tutto il cuore, anche a nome degli altri: vi esprimo la più profonda gratitudine per il sacrificio paziente e la carità pastorale che esprimete nel vostro generoso ministero di confessori, che illumina, rinnova e ravviva le fondamenta stesse della Chiesa, ed assicuro l’assidua preghiera alla Vergine Madre, Porta del Cielo ed Icona perfetta della Chiesa, perché, a ciascun sacerdote, ottenga la grazia di una fede viva e di una gioiosa fedeltà alla propria Vocazione, e, a tutti il dono della conversione alla verità della Misericordia di Cristo.

Santo Natale!




[Modificato da Caterina63 29/12/2015 18:33]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)