00 02/04/2016 23:46

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

VEGLIA DI PREGHIERA IN OCCASIONE 
DEL GIUBILEO DELLA DIVINA MISERICORDIA

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro 
Sabato, 2 aprile 2016

[Multimedia]









 

Condividiamo con gioia e riconoscenza questo momento di preghiera che ci introduce nella Domenica della Misericordia, tanto desiderata da san Giovanni Paolo II – undici anni fa, come oggi, nel 2005 se n’è andato –; e voleva questo per dare compimento a una richiesta di santa Faustina. Le testimonianze che sono state offerte – e di cui ringraziamo – e le letture che abbiamo ascoltato aprono squarci di luce e di speranza per entrare nel grande oceano della misericordia di Dio. Quanti sono i volti della sua misericordia, con cui Lui ci viene incontro? Sono veramente tanti; è impossibile descriverli tutti, perché la misericordia di Dio è un continuo crescendo. Dio non si stanca mai di esprimerla e noi non dovremmo mai abituarci a riceverla, ricercarla, desiderarla! E’ qualcosa di sempre nuovo che provoca stupore e meraviglia nel vedere la grande fantasia creatrice di Dio quando ci viene incontro con il suo amore.

Dio si è rivelato manifestando più volte il suo nome, e questo nome è “misericordioso” (cfr Es 34,6). Come è grande e infinita la natura di Dio, così grande e infinita è la sua misericordia, a tal punto che appare un’impresa ardua poterla descrivere in tutti i suoi aspetti. Scorrendo le pagine della Sacra Scrittura, troviamo che la misericordia è anzitutto la vicinanza di Dio al suo popolo. Una vicinanza che si esprime e si manifesta principalmente come aiuto e protezione. E’ la vicinanza di un padre e di una madre che si rispecchia in una bella immagine del profeta Osea. Dice così: «Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare» (11,4). L’abbraccio di un papà e di una mamma con il loro bambino. E’ molto espressiva questa immagine: Dio prende ciascuno di noi e ci solleva fino alla sua guancia. Quanta tenerezza contiene e quanto amore esprime! Tenerezza: parola quasi dimenticata e di cui il mondo di oggi – tutti noi – abbiamo bisogno. Ho pensato a questa parola del profeta quando ho visto il logo del Giubileo. Gesù non solo porta sulle sue spalle l’umanità, ma la sua guancia stretta con quella di Adamo, a tal punto che i due volti sembrano fondersi in uno.

Noi non abbiamo un Dio che non sappia comprendere e compatire le nostre debolezze (cfr Eb 4,15). Al contrario! Proprio in forza della sua misericordia Dio si è fatto uno di noi: «Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto, in tutto simile a noi fuorché il peccato» (Gaudium et spes, 22). In Gesù, quindi, non solo possiamo toccare con mano la misericordia del Padre, ma siamo spinti a diventare noi stessi strumento della misericordia. Può essere facile parlare di misericordia, mentre è più impegnativo diventarne concretamente dei testimoni. E’ questo un percorso che dura tutta la vita e non dovrebbe conoscere alcuna sosta. Gesù ci ha detto che dobbiamo essere “misericordiosi come il Padre” (cfr Lc 6,36). E questo prende tutta la vita!

Quanti volti, dunque, ha la misericordia di Dio! Essa ci viene fatta conoscere come vicinanza e tenerezza, ma in forza di questo anche come compassione e condivisione, come consolazione e perdono. Chi più ne riceve, più è chiamato a offrirla, a condividerla; non può essere tenuta nascosta né trattenuta solo per sé stessi. E’ qualcosa che brucia il cuore e lo provoca ad amare, riconoscendo il volto di Gesù Cristo soprattutto in chi è più lontano, debole, solo, confuso ed emarginato. La misericordia non sta ferma: va alla ricerca della pecora perduta, e quando la ritrova esprime una gioia contagiosa. La misericordia sa guardare negli occhi ogni persona; ognuna è preziosa per lei, perché ognuna è unica. Quanto dolore nel cuore sentiamo quando sentiamo dire: “Questa gente… questa gente, questi poveracci, buttiamoli fuori, lasciamoli dormire sulle strade…”. Questo è da Gesù?

Cari fratelli e sorelle, la misericordia non può mai lasciarci tranquilli. E’ l’amore di Cristo che ci “inquieta” fino a quando non abbiamo raggiunto l’obiettivo; che ci spinge ad abbracciare e stringere a noi, a coinvolgere quanti hanno bisogno di misericordia per permettere che tutti siano riconciliati con il Padre (cfr 2 Cor 5,14-20). Non dobbiamo avere timore, è un amore che ci raggiunge e coinvolge a tal punto da andare oltre noi stessi, per permetterci di riconoscere il suo volto in quello dei fratelli. Lasciamoci condurre docilmente da questo amore e diventeremo misericordiosi come il Padre.

Abbiamo ascoltato il Vangelo: Tommaso era un testardo. Non aveva creduto. E ha trovato la fede proprio quando ha toccato le piaghe del Signore. Una fede che non è capace di mettersi nelle piaghe del Signore, non è fede! Una fede che non è capace di essere misericordiosa, come sono segno di misericordia le piaghe del Signore, non è fede: è idea, è ideologia. La nostra fede è incarnata in un Dio che si è fatto carne, che si è fatto peccato, che è stato piagato per noi. Ma se noi vogliamo credere sul serio e avere la fede, dobbiamo avvicinarci e toccare quella piaga, accarezzare quella piaga e anche abbassare la testa e lasciare che gli altri accarezzino le nostre piaghe.

E’ bene allora che sia lo Spirito Santo a guidare i nostri passi: Lui è l’Amore, Lui è la Misericordia che si comunica nei nostri cuori. Non poniamo ostacoli alla sua azione vivificante, ma seguiamolo docilmente sui sentieri che Lui ci indica. Rimaniamo con il cuore aperto, perché lo Spirito possa trasformarlo; e così, perdonati, riconciliati, immersi nelle piaghe del Signore, diventiamo testimoni della gioia che scaturisce dall’aver incontrato il Signore Risorto, vivo in mezzo a noi.

[Benedizione]

L’altro giorno, parlando con i dirigenti di una associazione di aiuto, di carità, è uscita questa idea, e ho pensato: “La dirò in piazza, sabato”. Che bello sarebbe che come un ricordo, diciamo, un “monumento” di quest’Anno della Misericordia, ci fosse in ogni diocesi un’opera strutturale di misericordia: un ospedale, una casa per anziani, per bambini abbandonati, una scuola dove non ci fosse, una casa per recuperare i tossicodipendenti… Tante cose che si possono fare… Sarebbe bello che ogni diocesi pensasse: cosa posso lasciare come ricordo vivente, come opera di misericordia vivente, come piaga di Gesù vivente per questo Anno della Misericordia? Pensiamoci e parliamone con i Vescovi. Grazie.



 ... ma.....

zzzzSantaFaustinaNegli ambienti ecclesiali – soprattutto nelle aule delle università teologiche e dei seminari – si respira l’aria che si respira un po’ dappertutto nei nostri tempi: l’aria del conoscere senza capire, di credersi esperti senza alcuna esperienza, di sentirsi “dottori” senza aver mai studiato… Per gli italiani poi si dice che è un popolo di sessanta milioni di commissari tecnici della nazionale di calcio, il che è quanto dire.

Ma torniamo agli ambienti ecclesiali, alle aule delle università teologiche e dei seminari, un esempio è sotto gli occhi di tutti: l’ecumenismo. Non sto qui adesso a operare distinguo tra vero e falso ecumenismo, tra corretto e scorretto ecumenismo (distinguo che pur dovrebbero essere fatti); mi limito a dire che quando si parla di questo argomento si fanno parlare tutti… Ma non si fanno parlare i Santi, che pur qualcosa (lo dico ovviamente in senso eufemistico) dovrebbero sapere sul punto.

Il motivo c’è ed è chiaro: perché i Santi parlano tutti in uno stesso modo, rifiutano quell’interpretazione estensiva dell’ecumenismo per cui, di fatto, ogni religione andrebbe bene per potersi salvare e per cui andrebbe condannato qualsiasi tipo di proselitismo. “Proselitismo”, parola che oggi-come-oggi sembra essere divenuta una sorta di bestemmia in certi ambienti ecclesiali, eppure letteralmente significa “far proseliti”, cioè “far seguaci”; come se Nostro Signore Gesù Cristo non abbia veramente detto: “Se qualcuno vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua.” (Matteo 16).

Citare tutti i Santi che si sono espressi in merito al dialogo tra le religioni sarebbe interessante ma ovviamente impossibile in un solo articolo. Piuttosto posso offrirvi qualche “perla” almeno di un santo. Scelgo una santa relativamente recente, santa Faustina Kowalska (1905-1938), la famosa “apostola della Divina Misericordia”, colei che venne beneficiata innumerevoli volte di visioni di Gesù. Una santa, dunque, non solo recente ma anche canonizzata durante un pontificato abbastanza “ecumenico” qual è stato quello di Giovanni Paolo II. Ebbene vediamo cosa dice.

A proposito di quanto male facciano a Dio gli scismi e le eresie, santa Faustina riporta delle parole che le disse direttamente Gesù. Sono presenti nel quinto giorno della Novena alla Divina Misericordia: «Oggi conduciMi le anime degli eretici e degli scismatici ed immergile nel mare della Mia Misericordia. Nella Mia amara Passione Mi hanno lacerato le carni ed il cuore, cioè la Mia Chiesa. Quando ritorneranno all’unità della Chiesa, si rimargineranno le Mie ferite ed in questo modo allevieranno la Mia Passione» (Diario, 1218).

A proposito della “gelosia” di Dio, ella scrive: «Dio è geloso del nostro cuore e vuole che amiamo Lui solo» (Diario, 337). E Gesù le dice: «Ho presente ogni palpito del tuo cuore; sappi, figlia Mia, che un solo tuo sguardo verso qualcun altro, Mi ferirebbe più di molti peccati commessi da un’altra anima» (Diario 588).

A proposito della salvezza delle anime, ella scrive: «Ardo dal desiderio di salvare le anime; percorro tutto il mondo in lungo e in largo e m’inoltro fino agli estremi di esso, fin nei luoghi più selvaggi, per salvare le anime» (Diario, 745).

Per concludere vi offro ciò che la santa polacca racconta a proposito della necessità del Battesimo:

«Nella stanzetta vicina la mia era degente un’ebra gravemente ammalata. Tre giorni fa sono andata a farle visita ed ho provato nel mio intimo molta sofferenza, al pensiero che fra non molto sarebbe morta senza che l’acqua del Battesimo avesse lavato la sua anima. Ne parlai con la Suora che l’assisteva, invitandole ad amministrarle il Battesimo, quando si fosse avvicinata l’ultima ora. Ma c’era una difficoltà: aveva sempre vicino degli ebrei.
Tuttavia ebbi nell’anima l’ispirazione di pregare davanti all’immagine che Gesù mi aveva ordinato di dipingere. Ho l’opuscoletto sulla cui copertina c’è la riproduzione l’immagine della Divina Misericordia. E dissi al Signore: “Gesù, tu stesso mi hai detto che avresti concesso molte grazie tramite questa immagine, perciò ti chiedo la grazia del santo Battesimo per questa ebrea. Non importa chi la battezzerà, purché venga battezzata”. Dopo tali parole mi sentii singolarmente tranquilla ed ebbi la certezza assoluta che, nonostante le difficoltà, l’acqua del santo battesimo sarebbe scesa sulla sua anima. E di notte quando ero molto debole, per tre volte mi alzai per andare da lei, per trovare il momento più adatto per elargirle questa grazia. Al mattino parve si sentisse meglio.
Nel pomeriggio cominciò ad avvicinarsi l’ultima ora. La Suora che l’assisteva disse che era difficile amministrale quella grazia, poiché c’era gente presso di lei. Ed arrivò il momento in cui l’ammalata cominciò a perdere conoscenza e perciò cominciarono alcuni a correre per cercare un medico, gli altri in altre direzioni, al fine di salvare l’ammalata che perciò rimase sola ed allora la Suora che l’assisteva la battezzò. Primo che fossero tutti di ritorno, la sua anima era divenuta bella, ornata della grazia di Dio e spirò subito»
(Diario, 916).

Che accadrebbe oggi se la povera santa Faustina volesse superare l’esame in Teologia Ecumenica di qualche università pontificia?

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fonte: Confederazione Civiltà Cristiana




 

[Modificato da Caterina63 08/04/2016 22:34]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)