00 25/04/2015 10:04
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Legge sull'omofobia, il vescovo difende le Sentinelle in piedi

Massimo Camisasca non condanna la decisione di don Cugini ma precisa: "Molte posizioni delle Sentinelle sono anche le mie"

REGGIO EMILIA  Mercoledì don Paolo Cugini ha spiazzato tutti disdicendo (per paura di ritorsioni) l'incontro a Regina Pacis organizzato dalla Sentinelle in piedi per discutere il testo di legge contro l'omofobia.
Ora, dopo molte polemiche, interviene il vescovo di Reggio Emilia, Massimo Camisasca, che non condanna la decisione di don Cugini ma allo stesso tempo prende posizione al fianco delle Sentinelle reggiane, decise a proseguire la protesta silenziosa sul gender e le regole in discussione a livello nazionale.

"Rispetto alle ultime vicende relative alla cancellazione di un incontro sul tema del gender che avrebbe dovuto svolgersi nella Parrocchia di Regina Pacis, essendosi alzate in proposito molte e contraddittorie voci, avverto come mio dovere di vescovo la necessità di un chiarimento - scrive nella nota Camisasca - Innanzitutto ritengo che la decisione presa da don Paolo Cugini sia stata frutto di una valutazione coscienziosa della situazione in ordine al bene dei fedeli. Certamente egli, in futuro, saprà esprimere al popolo cui è mandato la voce della Chiesa e della ragione relativamente ai temi in questione".

Le sentinelle in piedi in piazza Prampolini

"Detto questo e senza entrare nel merito dei metodi e degli statuti, non posso non rilevare come molte delle convinzioni che le Sentinelle in piedi, con umile forza e in modo pacifico, vogliono portare all’attenzione pubblica sono le stesse che anche io, come uomo e come vescovo di questa diocesi, ho più volte sottolineato e che ho riassunto nella nota sul gender (pubblicata nello scorso aprile) e nell’ultimo Discorso alla città, in occasione della festa di san Prospero: la famiglia nasce dall’incontro tra un uomo e una donna; i figli non sono un diritto, né di singoli, né di coppie, ma un dono da accogliere e rispettare; i bambini hanno il diritto ad una madre e ad un padre e i genitori, - con il sostegno degli amici, dei parenti e delle istituzioni pubbliche – devono essere messi nelle condizioni di poter educare liberamente i propri figli".





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"Questi convincimenti non nascono da una posizione confessionale, ma sono patrimonio comune dell’esperienza umana, fondata sulla ragione. È per questo che anche la Chiesa, da sempre avvocata dell’uomo, si impegna a difenderli. Sono convinzioni che papa Francesco ha espresso più volte dall’inizio del suo pontificato. Desidero perciò esprimere la mia gratitudine e il sostegno della Chiesa per la testimonianza di tanti uomini e tante donne, soprattutto di tanti giovani, appartenenti a fedi e storie diverse – facenti capo ad associazioni laiche o religiose, circoli culturali, ecc… – che si espongono in prima persona a difesa del bene dell’umanità".

"Accolgo con rispetto e attenzione, perché portatore di una dignità umana uguale alla mia, chi ha posizioni differenti, qualunque sia la sua cultura, il suo credo, il suo orientamento sessuale: ognuno deve avere la possibilità di esprimere, nel rispetto degli altri, ciò di cui è convinto. Proprio in virtù di questo principio di libertà, occorre che da parte di tutti sia riconosciuto anche alle Sentinelle in piedi il diritto inalienabile a far sentire la loro voce".







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IL VESCOVO DI CREMONA DIFENDE LA FAMIGLIA!

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- di Maurizo Elia Spezia – 

Ci giunge una segnalazione dall’amico Gianfranco amato di Giuristi per la Vita che vi riportiamo con immenso piacere.

Dal sito della diocesi di Cremona:

L’appassionato intervento del giurista Gianfranco Amato: 
«Nessuna emergenza omofobia, caso mai è il contrario»

Lucido, documentatissimo, efficacissimo, a tratti anche ironico. Così è parso, ai molti che hanno affollato il Centro pastorale diocesano nella sarata di mercoledì 4 giugno, l’intervento dell’avvocato Gianfranco Amato, presidente nazionale dei «Giuristi per la Vita» e autore del fortunato libro «Omofobia o eterofobia? Perchè opporsi a una legge ingiusta e liberticida» (ed. Fede&Cultura). Il battagliero avvocato varesino è stato invitato dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, il Movimento per la Vita e le Sentinelle in Piedi per approfondire la questione dell’omofobia in Italia e nel mondo e per spiegare le conseguenze giuridiche del cosiddetto decreto Scalfarotto (dal nome del parlamentare che lo ha presentato), già approvato alla Camera e ora in discussione in Senato. Una legge controversa e pericolosa perché, non essendo specificato in che cosa consista il reato di “omofobia”, potrebbe rischiare la galera anche chi manifesta contrarietà al matrimonio tra persone dello stesso sesso o alle adozioni di bambini da parte di coppie gay.
 
 
 
Intervento dell’avvocato Amato:    prima parte     seconda parte

 

Amato ha anzitutto dimostrato, dati alla mano, che non esiste un’emergenza omofobia. Secondo l’istituto di indagine demoscopica Pew Research Centerdi Washington, l’Italia si colloca nella top ten tra le dieci nazioni più gay friendly a livello mondiale, con il 74% della popolazione che dichiara la propria non ostilità all’omossessualità e un 18% che, invece, manifesta un atteggiamento contrario. Il nostro Paese si pone un gradino sotto la liberalissima Gran Bretagna (76%) e la laicissima Francia (77%). Quanto poi il clima italiano sia particolarmente favorevole agli omossessuali lo dimostra un dato incontrovertibile: nel Mezzogiorno, che nell’immaginario collettivo viene dipinto come culturalmente arretrato, ben due presidenti di Regione sono gay dichiarati e pubblicamente conviventi con i rispettivi partner.

Una ricerca nostrana, della SWG (Scenari di un’Italia che cambia), mostra quali sono le categorie di persone non amate dagli italiani: al primo posto gli evasori fiscali, poi la mafia, i politici, le banche, i criminali, i poteri forti, i lobbisti… e via dicendo, ma dei gay nessuna traccia.

Un altro dato rimarchevole lo si può reperire in quel documento del famigerato Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale (UNAR) che va sotto il nome di Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Quello stesso testo riconosce che non esiste alcun caso di discriminazione sessuale in ambito lavorativo pubblico o privato o nell’assegnazione degli alloggi.

Ma non basta: grazie d una interpellanza del parlamentare Giovanardi, il Governo italiano ha trasmesso alla commissione giustizia del Senato un documento dell’OSCAD (organo di polizia costituito per reprimere i reati di omofobia) nel quale si spiega che in tre anni sono pervenute 83 segnalazioni (28 di media all’anno) relative complessivamente ad asserite offese, aggressioni, istigazioni alla violenza, danneggiamenti, casi di suicido e minacce relativi all’orientamento sessuale. Si tratta di un caso ogni 2 milioni di italiani. Assai ironico Amato: «Difficile davanti a questi dati parlare di emergenza nazionale».

Il presidente dei «Giuristi per la Vita» ha quindi concluso che una legge anti-omofobia in Italia è inutile perché , anzitutto, non c’è nessuna emergenza in tal senso e, poi, perchè i cittadini italiani già godono di tutti gli strumenti giuridici per difendere e tutelare i propri diritti (art. 3 della Costituzione). Tra l’altro l’ordinamento italiano prevede già un’aggravante nel caso in cui si commetta un reato contro un omossessuale proprio perchè tale.

Amato, quindi, è entrato nel merito del decreto Scalfarotto, spiegando che tale provvedimento tenta di introdurre un reato senza definirne il presupposto. Non viene cioè spiegata che cos’è l’omofobia, per cui sarà discrezione del giudice definirne i contorni. «Sapremo se è reato – ha proseguito il giurista – solo in sede di dibattimento. Ma questo è tipico dei paesi totalitari, in uno stato di diritto, infatti, i cittadini devono sempre sapere prima le conseguenze dei loro comportamenti».

In Gran Bretagna l’autorità giudiziaria ha risolto la vexata questio in questo modo: rientra nel caso di omofobia ogni atto percepito come tale dalla vittima o da un terzo soggetto. «Questa – ha precisato il relatore – è una vera aberrazione giuridica, perchè non si punisce l’atto, ma l’intenzione, il pensiero! È ciò che aveva ben profetizzato George Orwell nel suo libro 1984in cui parla di “psico-reato”. Siamo arrivati al punto che lo Stato impone i propri ideali e pretende di controllare le coscienze».

Amato ha poi stigmatizzato il fatto che una determinata categoria di persone, gli omosessuali, debba essere privilegiata rispetto alle altre: perché non deve essere così, ad esempio, anche per i disabili? Un fenomeno che già fa vedere i suoi effetti con la richiesta da parte di alcuni delle quote arcobaleno sul modello di quelle rosa.

«La legge – ha proseguito Amato – ha sempre una forte dimensione pedagogica: fa cultura! In questo caso si istilla l’idea che omosessualità ed eterossessualità siano condizioni naturali, anzi che l’omossessualità rappresenti un plusvalore che richiede una tutela giuridica tutta particolare».

L’aspetto più grave è che non si è deciso di fare una legge nuova, ad hoc, per la tutela dei gay, ma di utilizzare uno strumento già esistente: la cosiddetta legge Reali-Mancino. Tale provvedimento non solo punisce l’ideologia nazi-fascista, ma contrasta anche l’antisemitismo e il razzismo. L’idea di Scalfarotto è dunque di equiparare chi pensa che la famiglia naturale sia l’unica degna di una tutela giuridica a chi perseguita ebrei e neri.

Dal punto di vista procedurale, poi, emergono due problemi. Anzitutto come si può accertare l’omossessualità di una persona? Semplimente con una autocertificazione? In secondo luogo il decreto prevede la procedibilità d’ufficio: la vittima non può ritirare la denuncia e quindi, anche contro volontà, entrerà inevitabilmente nel vortice del clamore mediatico.

Per Amato l’emergenza oggi non riguarda l’omofobia, ma paradossalmente l’eterofobia. È, infatti, sempre più pericoloso e difficile sostenere tesi scontate come l’unicità del matrimonio tra uomo e donna o la liceità dell’adozione da parte solo di eterosessuali. E il giurista ha elencato una serie di fatti – tutti verificabili sui mass-media – che dicono un clima culturale ostile a queste idee: dal caso di un convegno a Casale Monferratto interrotto da una associazione LGBT in maniera violenta all’affare che riguarda la Barilla.

Sul famoso sub-emendamento (il cosiddetto “Salva Vescovi”) che permetterebbe alle associazione religiose di manifestare comunque le proprie convinzioni, Amato ha svelato l’inganno: «Lo stesso Scalfarotto ha spiegato ai suoi che questa eventualità sarà ammessa soltanto all’interno della vita di queste associazioni religiose. Esse però saranno punite nel caso esternino le loro convinzioni al di fuori. Arriveremo anche in Italia ad avere un cardinale inquisito come in Spagna?».

Nella seconda parte del suo lungo e articolato intervento Amato ha parlato del documento dell’UNAR e in modo particolare delle indicazioni che esso dà in materia di educazione e istruzione. Un vero e proprio invito alle scuole a introdurre l’ideologia gender e una visione della sessualità assai disinibita. E proprio grazie ai «Giuristi per la Vita» sono stati ritirati degli opuscoli che sostenevano che l’omofobia si sviluppa maggiormente tra persone religiose.

Il relatore ha fatto molti esempi di come questa ideologia stia penetrando nelle scuola: libri dal contenuto pornografico, attività che mirano a far vestire i maschietti da femminucce e viceversa, inviti pressanti a ripensare la propria identità di genere al di là del dato naturale.

Da qui l’invito di Amato, soprattutto alle famiglie, di non abbassare mai la guardia: i primi responsabili dell’educazione dei figli sono proprio i genitori. Un diritto sancito ufficialmente subito dopo la seconda guerra mondiale, quando i governanti del mondo capirono gli effetti devastanti della propaganda nazista nelle scuole. L’ideologia di stato si combatte con una presenza attiva e responsabile delle famigle in tutte le sedi rappresentative!

Dal sito della Diocesi di Cremona

 





[Modificato da Caterina63 25/04/2015 10:06]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)