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  LE NUOVE SANTE....  del 17 maggio 2015
Santa Messa e Canonizzazione delle Beate:
- Giovanna Emilia De Villeneuve
- Maria Cristina dell’Immacolata Concezione Brando
- Maria Alfonsina Danil Ghattas
- Maria di Gesù Crocifisso Baouardy





Giovanna Emilia de Villeneuve

“È per Dio che vi lascio, voglio servire i poveri, perché dobbiamo andare là dove la voce dei poveri ci chiama”. Così Emilia nel 1836, a soli 25 anni, si congedò da suo padre, il marchese Louis de Villeneuve, per fondare assieme ad altre due ragazze una nuova Congregazione consacrata all’Immacolata Concezione. Le chiameranno le “suore azzurre”, perché tale era l’abito che vestivano, un segno della protezione del manto di Maria che la fondatrice volle fosse anche visibile, in un’epoca in cui tutte le monache vestivano di nero. L’amore per gli altri e la spinta alle attività sociali le aveva imparate proprio dal padre, che in seno alla sua industria per la lavorazione del cuoio aveva creato una società di mutuo soccorso e promuoveva corsi di alfabetizzazione per i giovani, ma furono la morte prematura della madre e della sorella a farla avvicinare alla Vergine, che presto divenne la sua compagna di viaggio. L’esperienza della morte le insegnò che la vita non è l’unica cosa importante su questa terra, ma “si deve vedere Dio in tutte le cose e tutte le cose in Dio, ascoltarne la Parola, raccogliersi in momenti di preghiera profondi per imparare a guardare il mondo con gli occhi di Gesù”. Con le sue nuove sorelle visse accanto agli ammalati, ai carcerati e alle prostitute per dimostrare loro che Dio li ama, fino alla morte per colera sopraggiunta nel 1853.







Maria di Gesù Crocifisso
Veniva da Nazareth e portava il nome di Mariam come la Vergine e Maria di Gesù Crocifisso si chiamò anche dopo aver pronunciato i voti presso il Carmelo di Pau, in Francia, la seconda Beata che sarà canonizzata, al secolo Mariam Baouardy.
“Una piccola araba obbediente fino al miracolo”, la definiva la sua madre superiora che le fu vicino quando i mistici doni di cui era ricca cominciarono a manifestarsi. Umile e illetterata, Maria inizialmente nascose le stimmate che le sanguinavano nel giorno della Passione di Cristo, credendo di aver contratto la lebbra e non raccontò subito le esperienze dell’estasi e della bilocazione che attribuiva alla propria incapacità di restare sveglia mentre pregava. Poi, quando si trovò a comporre di getto salmi che il suo analfabetismo le avrebbe reso impossibili, capì: “A chi somiglio io, Signore? Agli uccelletti implumi nel loro nido. Se il padre e la madre non portano loro il cibo, muoioni di fame. Così è l’anima mia senza di Te: non ha sostegno, non può vivere”. Attraverso di lei il Signore volle che fosse costruito un Carmelo a Betlemme, dove presto si trasferì, e poi uno Nazareth, in Terrasanta. Oltre al continuo dialogo con lo Spirito Santo, Mariam iniziò a ricevere anche le visite del maligno che la percuoteva e la ossessionava, ma più la tormentava, più lei si avvicinava a Dio, a cui alla fine, esausta, chiese: “Chiamami a te!”. Fu esaudita nel 1878 e seppellita nel convento carmelitano di Betlemme, dove tutti già la chiamavano “kedise”, la “Santa”.




Maria Alfonsina Danil Ghattas
Palestinese era anche Sultaneh, la quindicenne figlia di Danil Ghattas che con la vestizione religiosa sul Santo Calvario, entrò a far parte delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione con il nome di Maria Alfonsina. Ma non era questo il suo destino. La Vergine le apparve per la prima volta il giorno dell’Epifania del 1874 e poi di nuovo nel mese a lei consacrato, maggio, ispirandole la fondazione di una nuova congregazione: le Suore del Santissimo Rosario di Gerusalemme, la prima interamente femminile presente in Terrasanta. Era questa la missione della Beata: promuovere il ruolo della donna nella sua amata patria terrena; un compito difficilissimo anche per chi, come lei, aveva una fiducia sconfinata nella divina Provvidenza. Iniziò con nove sorelle, occupandosi dell’insegnamento religioso per vincere l’analfabetismo imperante,ma presto la congregazione si diffuse, tanto che oggi è considerata il braccio destro del Patriarcato latino nei Paesi arabi, in cui si occupa di scuole, parrocchie e altre istituzioni diocesane. Silenziosa e umile fino a sparire dentro la preghiera del Santo Rosario, rimise l’anima al Padre proprio mentre recitava i 15 misteri, nella notte del 25 marzo 1927.

 

Mons. Twal: due religiose canonizzate, segni per la Terra Santa

Il patriarca Fouad Twal - EPA

24/03/2015 

“Le nostre due nuove sante sono lampade per i nostri passi. Attraverso il loro amore e la loro fede illuminano le loro famiglie religiose e i fedeli della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero”. E’ quanto scrive ai fedeli in un messaggio dal titolo “Nel percorso della santità” il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal in vista dell’imminente canonizzazione, il 17 maggio a Roma, di madre Maria Alfonsina e di suor Maria di Gesù Crocifisso, religiose della Terra Santa, fondatrice della congregazione delle Suore del Rosario la prima, e monaca carmelitana la seconda, fondatrice del Carmelo di Betlemme.

Canonizzazione segno di fede e speranza in Cristo
Per il patriarca la canonizzazione delle due religiose è un segno che ridona fede e speranza in Cristo. “Il Signore vuole riconfortare i nostri Paesi lacerati dai conflitti e dalle guerre e le nostre popolazioni che soffrono continue ingiustizie – scrive il patriarca Twal – le nostre due sante, attraverso la loro vita esemplare, il loro silenzio eloquente e il loro raccoglimento, la loro fedeltà malgrado la sofferenza e la loro abnegazione eroica nei sacrifici, ci donano una lezione magnifica”.

Le due future sante modelli da imitare ciascuno nel proprio stato di vita
Nel messaggio si ricorda poi che i santi sono modelli di cui imitare le virtù, le opere, ma anche la saggezza, che la santità consiste nel cercare la volontà di Dio, che essa è frutto non solo di sforzi umani ma anche della grazia divina e che la via per giungervi consiste nel rispondere alla propria vocazione, ciascuno nel proprio stato di vita. “Essere sano è semplicemente essere fedele alla propria vocazione cristiana” aggiunge il patriarca latino di Gerusalemme che sottolinea inoltre il fondamento sulla carità della santità. Infine il patriarca Twal esorta ad invocare l’intercessione di madre Maria Alfonsina e di suor Maria di Gesù Crocifisso, ad imitare la loro vita perché Dio conceda alla Terra Santa laici impegnati, ispirati da una fede viva, cosciente ed efficace, fede che possa rischiarare tutti i settori della vita, pubblici e privati, al fine di essere testimoni di Cristo nell’ambito familiare, professionale, politico, economico, culturale e sociale. (T.C.)


 



SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DELLE BEATE:
- GIOVANNA EMILIA DE VILLENEUVE
- MARIA CRISTINA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE BRANDO
- MARIA ALFONSINA DANIL GHATTAS
- MARIA DI GESÙ CROCIFISSO BAOUARDY

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
 VII Domenica di Pasqua, 17 maggio 2015

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Gli Atti degli Apostoli ci hanno presentato la Chiesa nascente nel momento in cui elegge colui che Dio ha chiamato a prendere il posto di Giuda nel collegio degli Apostoli. Non si tratta di assumere una carica, ma un servizio. E infatti Mattia, sul quale cade la scelta, riceve una missione che Pietro definisce così: «Bisogna che […] uno divenga, insieme a noi, testimone della sua risurrezione» - della risurrezione di Cristo (At 1,21-22). Con queste parole egli riassume cosa significa far parte dei Dodici: significa essere testimone della risurrezione di Gesù. Il fatto che dica “insieme a noi” fa capire che la missione di annunciare Cristo risorto non è un compito individuale: è da vivere in modo comunitario, con il collegio apostolico e con la comunità. Gli Apostoli hanno fatto l’esperienza diretta e stupenda della Risurrezione; sono testimoni oculari di tale evento. Grazie alla loro autorevole testimonianza, in molti hanno creduto; e dalla fede nel Cristo risorto sono nate e nascono continuamente le comunità cristiane. Anche noi, oggi, fondiamo la nostra fede nel Signore risorto sulla testimonianza degli Apostoli giunta fino a noi mediante la missione della Chiesa. La nostra fede è legata saldamente alla loro testimonianza come ad una catena ininterrotta dispiegata nel corso dei secoli non solo dai successori degli Apostoli, ma da generazioni e generazioni di cristiani. A imitazione degli Apostoli, infatti, ogni discepolo di Cristo è chiamato a diventare testimone della sua risurrezione, soprattutto in quegli ambienti umani dove più forte è l’oblio di Dio e lo smarrimento dell’uomo.

Perché questo si realizzi, bisogna rimanere in Cristo risorto e nel suo amore, come ci ha ricordato la Prima Lettera di Giovanni: «Chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1 Gv 4,16). Gesù lo aveva ripetuto con insistenza ai suoi discepoli: «Rimanete in me … Rimanete nel mio amore» (Gv 15,4.9). Questo è il segreto dei santi: dimorare in Cristo, uniti a Lui come i tralci alla vite, per portare molto frutto (cfr Gv 15,1-8). E questo frutto non è altro che l’amore. Questo amore risplende nella testimonianza di suor Giovanna Emilia de Villeneuve, che ha consacrato la sua vita a Dio e ai poveri, ai malati, ai carcerati, agli sfruttati, diventando per essi e per tutti segno concreto dell’amore misericordioso del Signore.

La relazione con Gesù Risorto è – per così dire - l’“atmosfera” in cui vive il cristiano e nella quale trova la forza di restare fedele al Vangelo, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni. “Rimanere nell’amore”: questo ha fatto anche suor Maria Cristina Brando. Ella fu completamente conquistata dall’amore ardente per il Signore; e dalla preghiera, dall’incontro cuore a cuore con Gesù risorto, presente nell’Eucaristia, riceveva la forza per sopportare le sofferenze e donarsi come pane spezzato a tante persone lontane da Dio e affamate di amore autentico.

Un aspetto essenziale della testimonianza da rendere al Signore risorto è l’unità tra di noi, suoi discepoli, ad immagine di quella che sussiste tra Lui e il Padre. E’ risuonata anche oggi nel Vangelo la preghiera di Gesù nella vigilia della Passione: «Siano una sola cosa, come noi» (Gv 17,11). Da questo amore eterno tra il Padre e il Figlio, che si effonde in noi per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5), prendono forza la nostra missione e la nostra comunione fraterna; da esso scaturisce sempre nuovamente la gioia di seguire il Signore nella via della sua povertà, della sua verginità e della sua obbedienza; e quello stesso amore chiama a coltivare la preghiera contemplativa. Lo ha sperimentato in modo eminente suor Maria Baouardy che, umile e illetterata, seppe dare consigli e spiegazioni teologiche con estrema chiarezza, frutto del dialogo continuo con lo Spirito Santo. La docilità allo Spirito Santo l’ha resa anche strumento di incontro e di comunione con il mondo musulmano. Così pure suor Maria Alfonsina Danil Ghattas ha ben compreso che cosa significa irradiare l’amore di Dio nell’apostolato, diventando testimone di mitezza e di unità. Ella ci offre un chiaro esempio di quanto sia importante renderci gli uni responsabili degli altri, di vivere l’uno al servizio dell’altro.

Rimanere in Dio e nel suo amore, per annunciare con la parola e con la vita la risurrezione di Gesù, testimoniando l’unità fra di noi e la carità verso tutti. Questo hanno fatto le quattro Sante oggi proclamate. Il loro luminoso esempio interpella anche la nostra vita cristiana: come io sono testimone di Cristo risorto? E’ una domanda che dobbiamo farci. Come rimango in Lui, come dimoro nel suo amore? Sono capace di “seminare” in famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella mia comunità, il seme di quella unità che Lui ci ha donato partecipandola a noi dalla vita trinitaria?

Tornando oggi a casa, portiamo con noi la gioia di quest’incontro con il Signore risorto; coltiviamo nel cuore l’impegno a dimorare nell’amore di Dio, rimanendo uniti a Lui e tra di noi, e seguendo le orme di queste quattro donne, modelli di santità, che la Chiesa ci invita ad imitare.

   

 

REGINA COELI

Piazza San Pietro
Domenica, 17 maggio 2015

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Al termine di questa celebrazione, desidero salutare tutti voi che siete venuti a rendere omaggio alle nuove Sante, in modo particolare le Delegazioni ufficiali di Palestina, Francia, Italia, Israele e Giordania. Saluto con affetto i Cardinali, i Vescovi, i sacerdoti, come pure le figlie spirituali delle quattro Sante. Per loro intercessione, il Signore conceda un nuovo impulso missionario ai rispettivi Paesi di origine. Ispirandosi al loro esempio di misericordia, di carità e di riconciliazione, i cristiani di queste terre guardino con speranza al futuro, proseguendo nel cammino della solidarietà e della convivenza fraterna.

Estendo il mio saluto alle famiglie, ai gruppi parrocchiali, alle associazioni e alle scuole presenti, in particolare ai cresimandi dell’Arcidiocesi di Genova. Un pensiero speciale rivolgo ai fedeli della Repubblica Ceca, riuniti nel santuario di Svaty Kopećek, presso Olomuc, che oggi ricordano il ventennale della visita di san Giovanni Paolo II.

Ieri, a Venezia è stato proclamato Beato il sacerdote Luigi Caburlotto, parroco, educatore e fondatore delle Figlie di San Giuseppe. Rendiamo grazie a Dio per questo esemplare Pastore, che condusse un’intensa vita spirituale e apostolica, tutto dedito al bene delle anime.

Vorrei anche invitare a pregare per il caro popolo del Burundi, che sta vivendo un momento delicato: il Signore aiuti tutti a fuggire la violenza e ad agire responsabilmente per il bene del Paese.

Con amore filiale ci rivolgiamo ora alla Vergine Maria, Madre della Chiesa, Regina dei Santi e modello di tutti i cristiani.


 





[Modificato da Caterina63 17/05/2015 14:09]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)