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9. Per una Chiesa in missione.

In molti Paesi la secolarizzazione sta mettendo in crisi l’appartenenza di massa alla Chiesa. Occorre prendere coscienza della vastità e profondità di questo cambiamento epocale, affrontare con coraggio la sfida dura e pericolosa, guardare avanti con fiducia, senza rimanere impigliati nella nostalgia del passato. Alcuni anni fa il cardinale Joseph Ratzinger ha scritto: «La Chiesa di massa (come era nel passato) può essere qualcosa di bello, ma non è necessariamente l’unico modo di essere della Chiesa. La Chiesa dei primi tre secoli era piccola, senza per questo essere una comunità settaria. Al contrario, non era chiusa in se stessa, ma sentiva una grande responsabilità nei confronti dei poveri, dei malati, nei confronti di tutti» (Joseph Ratzinger, Prima di tutto noi dobbiamo essere missionari).

La Chiesa è chiamata da Gesù Cristo, unico salvatore di tutti gli uomini, a cooperare con lui per la salvezza sia dei cristiani che sono in piena comunione spirituale e visibile, sia dei cristiani che sono in comunione parziale, sia dei credenti che appartengono alle religioni non cristiane, sia dei non credenti che hanno solo un orientamento implicito verso Dio.

Per svolgere efficacemente tale missione salvifica, sebbene anche il numero dei fedeli abbia la sua importanza, senz’altro più importante e necessaria è l’autenticità della comunione ecclesiale nella verità e nell’amore.

Così si esprime a riguardo il Concilio Vaticano II: «Il popolo messianico, pur non comprendendo effettivamente l'universalità degli uomini e apparendo talora come un piccolo gregge, costituisce tuttavia per tutta l'umanità il germe più forte di unità, di speranza e di salvezza. Costituito da Cristo per una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da lui assunto a essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra (cfr Mt 5,13-16), è inviato a tutto il mondo» (Lumen Gentium, 9). La missione è sempre universale, quale che sia la consistenza numerica. La Chiesa coopera con il Cristo Salvatore come segno che accoglie, trasmette e manifesta nel mondo la sua presenza, il suo amore e la sua azione salvifica, come «Sacramento universale di salvezza» (Lumen Gentium, 48).

Sarebbe fuorviante inseguire l’appartenenza numerica, mediante il disimpegno formativo e l’apertura indifferenziata, che concede tutto a tutti, provocando un appiattimento generalizzato verso il basso. È urgente invece una pastorale rivolta a tutti, ma differenziata, curando innanzitutto i pochi, più disponibili, per arrivare attraverso di loro a tutti. «Si è missionari prima di tutto per ciò che si è, come Chiesa che vive profondamente l’unità dell’amore, prima di esserlo per ciò che si dice o si fa» (san Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio, 34).

È necessario accogliere tutti e andare a tutti, ma in modo diverso; è necessario valorizzare con convinzione e perseveranza la devozione popolare, ma è ancora più urgente formare cristiani e famiglie cristiane esemplari, come ho già affermato all’inizio di questo mio scritto. Per illuminare e riscaldare, la prima cosa da fare è accendere il fuoco.

 

 

Cardinale Ennio Antonelli

Presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Famiglia







 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)