00 14/10/2015 17:28

PAOLO VI

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 31 luglio 1968


 

La premessa, i motivi, le finalità dell'Enciclica «Humanae vitae»

PRESENTAZIONE POSITIVA DELLA MORALE CONIUGALE IN ORDINE ALLA SUA VOCAZIONE

Diletti Figli e Figlie!

Le nostre parole hanno oggi un tema obbligato dalla Enciclica, intitolata Humanae vitae, che abbiamo pubblicato in questa settimana circa la regolazione della natalità. Riteniamo che vi sia noto il testo di questo documento pontificio, o almeno il suo contenuto essenziale, che non è soltanto la dichiarazione d’una legge morale negativa, cioè l’esclusione d’ogni azione, che si proponga di rendere impossibile la procreazione (n. 14), ma è soprattutto la presentazione positiva della moralità coniugale in ordine alla sua missione d’amore e di fecondità «nella visione integrale dell’uomo e della sua vocazione, non solo naturale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna» (n. 7).

È il chiarimento d’un capitolo fondamentale della vita personale, coniugale, familiare e sociale dell’uomo, ma non è la trattazione completa di quanto riguarda l’essere umano nel campo del matrimonio, della famiglia, dell’onestà dei costumi, campo immenso nel quale il magistero della Chiesa potrà e dovrà forse ritornare con disegno più ampio, organico e sintetico.

Risponde questa Enciclica a questioni, a dubbi, a tendenze, su cui la discussione, come tutti sanno, si è fatta in questi ultimi tempi assai ampia e vivace, e su cui la Nostra funzione dottrinale e pastorale è stata fortemente interessata. Non vi parleremo adesso di questo documento, sia per la delicatezza e la gravità del tema, che Ci sembrano trascendere la semplicità popolare del presente settimanale discorso, sia per il fatto che non mancano già e non mancheranno, intorno all’Enciclica, pubblicazioni a disposizione di quanti s’interessano del tema stesso (cfr. ad esempio: G. Martelet, Amour conjugal et renouveau conciliaire).

A voi diremo semplicemente qualche parola non tanto sul documento in questione, quanto su alcuni Nostri sentimenti, che hanno riempito il Nostro animo nel periodo non breve della sua preparazione.

UNO STUDIO COMPLETO PROFONDO SOFFERTO PER RISOLVERE IL GRAVE PROBLEMA

Il primo sentimento è stato quello d’una Nostra gravissima responsabilità. Esso Ci ha introdotto e sostenuto nel vivo della questione durante i quattro anni dovuti allo studio e alla elaborazione di questa Enciclica. Vi confideremo che tale sentimento Ci ha fatto anche non poco soffrire spiritualmente. Non mai abbiamo sentito come in questa congiuntura il peso del Nostro ufficio. Abbiamo studiato, letto, discusso quanto potevamo; e abbiamo anche molto pregato.
Alcune circostanze a ciò relative vi sono note: dovevamo rispondere alla Chiesa, all’umanità intera; dovevamo valutare, con l’impegno e insieme con la libertà del Nostro compito apostolico, una tradizione dottrinale, non solo secolare, ma recente, quella dei Nostri tre immediati Predecessori; eravamo obbligati a fare Nostro l’insegnamento del Concilio da Noi stessi promulgato; Ci sentivamo propensi ad accogliere, fin dove Ci sembrava di poterlo fare, le conclusioni, per quanto di carattere consultivo, della Commissione istituita da Papa Giovanni: di venerata memoria, e da Noi stessi ampliata, ma insieme doverosamente prudenti; sapevamo delle discussioni accese con tanta passione ed anche con tanta autorità, su questo importantissimo tema; sentivamo le voci fragorose dell’opinione pubblica e della stampa; ascoltavamo quelle più tenui, ma assai penetranti nel Nostro cuore di padre e di pastore, di tante persone, di donne rispettabilissime specialmente, angustiate dal difficile problema e dall’ancor più difficile loro esperienza; leggevamo le relazioni scientifiche circa le allarmanti questioni demografiche nel mondo, suffragate spesso da studi di esperti e da programmi governativi; venivano a Noi da varie parti pubblicazioni, ispirate alcune dall’esame di particolari aspetti scientifici del problema, ovvero altre da considerazioni realistiche di molte e gravi condizioni sociologiche, oppure da quelle, oggi tanto imperiose, delle mutazioni irrompenti in ogni settore della vita moderna . . .

Quante volte abbiamo avuto l’impressione di essere quasi soverchiati da questo cumolo di documentazioni, e quante volte, umanamente parlando, abbiamo avvertito l’inadeguatezza della Nostra povera persona al formidabile obbligo apostolico di doverCi pronunciare al riguardo; quante volte abbiamo trepidato davanti al dilemma d’una facile condiscendenza alle opinioni correnti, ovvero d’una sentenza male sopportata dall’odierna società, o che fosse arbitrariamente troppo grave per la vita coniugale!

LA COSCIENZA DEL PADRE APERTA ALLA VOCE DELLA VERITÀ E DELLA NORMA DIVINA

Ci siamo valsi di molte consultazioni particolari di persone di alto valore morale, scientifico e pastorale; e, invocando i lumi dello Spirito Santo, abbiamo messo la Nostra coscienza nella piena e libera disponibilità alla voce della verità, cercando d’interpretare la norma divina che vediamo scaturire dall’intrinseca esigenza dell’autentico amore umano, dalle strutture essenziali dell’istituto matrimoniale, dalla dignità personale degli sposi, dalla loro missione al servizio della vita, non che dalla santità del coniugio cristiano; abbiamo riflesso sopra gli elementi stabili della dottrina tradizionale e vigente della Chiesa, specialmente poi sopra gli insegnamenti del recente Concilio, abbiamo ponderato le conseguenze dell’una o dell’altra decisione; e non abbiamo avuto dubbio sul Nostro dovere di pronunciare la Nostra sentenza nei termini espressi dalla presente Enciclica.

ESATTA VALUTAZIONE PASTORALE DEI LECITI SUGGERIMENTI DELLA SCIENZA E DELLA REALTÀ SOCIOLOGICA

Un altro sentimento, che Ci ha sempre guidato nel Nostro lavoro, è quello della carità, della sensibilità pastorale verso coloro che sono chiamati a integrare nella vita coniugale e nella famiglia la loro singola personalità; e abbiamo volentieri seguito la concezione personalistica, propria della dottrina conciliare, circa la società coniugale, dando così all’amore, che la genera e che la alimenta, il posto preminente che gli conviene nella valutazione soggettiva del matrimonio; abbiamo accolto poi tutti i suggerimenti formulati nel campo della liceità, per agevolare l’osservanza della norma riaffermata.
Abbiamo voluto aggiungere all’esposizione dottrinale qualche indicazione pratica di carattere pastorale. Abbiamo onorato la funzione degli uomini di scienza per il proseguimento degli studi sui processi biologici della natalità e per la retta applicazione dei rimedi terapeutici e della norma morale a ciò inerente.
Abbiamo riconosciuto ai coniugi la loro responsabilità e quindi la loro libertà, quali ministri del disegno di Dio sulla vita umana, interpretato dal magistero della Chiesa, per il loro bene personale e per quello dei loro figli. E abbiamo accennato all’intento superiore che ispira la dottrina e la pratica della Chiesa, quello di giovare agli uomini, di difendere la loro dignità, di comprenderli e di sostenerli nelle loro difficoltà, di educarli a vigile senso di responsabilità, a forte e serena padronanza di sé, a coraggiosa concezione dei grandi e comuni doveri della vita e dei sacrifici inerenti alla pratica della virtù e alla costruzione d’un focolare fecondo e felice.

VIVA FIDUCIA NEGLI SPOSI CRISTIANI E IN TUTTO IL POPOLO DI DIO

E finalmente un sentimento di speranza ha accompagnato la laboriosa redazione di questo documento; la speranza ch’esso, quasi per virtù propria, per la sua umana verità, sarà bene accolto, nonostante la diversità di opinioni oggi largamente diffusa, e nonostante la difficoltà che la via tracciata può presentare a chi la vuole fedelmente percorrere, ed anche a chi la deve candidamente insegnare, con l’aiuto del Dio della vita, s’intende; la speranza, che gli studiosi specialmente sapranno scoprire nel documento stesso il filo genuino, che lo collega con la concezione cristiana della vita, e che Ci autorizza a far Nostra la parola dell’Apostolo: «Nos autem sensum Christi habemus», noi poi teniamo il pensiero di Cristo (1 Cor. 2, 16). E la speranza infine che saranno gli sposi cristiani a comprendere come la Nostra parola, per severa ed ardua che possa sembrare, vuol essere interprete dell’autenticità del loro amore, chiamato a trasfigurare se stesso nell’imitazione di quello di Cristo per la sua mistica sposa, la Chiesa; e che essi per primi sapranno dare sviluppo ad ogni pratico movimento inteso ad assistere la famiglia nelle sue necessità, a farla fiorire nella sua integrità, e ad infondere nella famiglia moderna la spiritualità sua propria, fonte di perfezione per i singoli suoi membri e di testimonianza morale nella società (cfr. Apostolicam actuositatem, n. 11; Gaudium et Spes, n. 48).

È, come vedete, Figli carissimi, una questione particolare, che considera un aspetto estremamente delicato e grave dell’umana esistenza; e come Noi abbiamo cercato di studiarlo e di esporlo con la verità e con la carità che tale tema voleva dal Nostro magistero e dal Nostro ministero, così a voi tutti, interessati direttamente che voi siate o no alla questione stessa, chiediamo di volerlo considerare col rispetto che merita, nell’ampio e luminoso quadro della vita cristiana.

Con la Nostra Benedizione Apostolica.


Saluto a studenti di varie Nazioni presso l’Università del Sacro Cuore

Di un saluto particolare. siamo debitori al gruppo di Alunni, che partecipano ai «Corsi estivi di lingua e cultura italiana per stranieri», organizzati dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, nella sua sede di Roma. È una iniziativa assai meritevole, che, aggiungendosi alle altre numerose, provvidamente istituite dal diletto Ateneo Cattolico, raduna ogni anno giovani di innumerevoli Nazioni, accomunati dal desiderio di approfondire la conoscenza della lingua d’Italia, e di particolari aspetti della storia della civiltà italiana. E, ogni anno, abbiamo il piacere di incontrarCi con codesta eletta rappresentanza di gioventù studiosa internazionale.

La vostra presenza Ci procura viva consolazione, perché vediamo in voi gli antesignani e gli ambasciatori di un’intesa pacifica tra i popoli, i realizzatori di una promettente fusione di menti e di cuori, quale la Chiesa auspica e l’umanità aspetta. Tornando ai vostri Paesi di origine, porterete il ricordo di queste costruttive giornate di studio e di collaborazione; sarete un fermento di pace e di progresso; vi impegnerete alla costruzione di una società sempre più giusta e armoniosa, fondata sul rispetto della persona e sulla perennità dei valori dello spirito.

È questo il Nostro augurio, con cui vi accompagniamo all’inizio dei vostri Corsi, invocando ogni eletto dono del Signore su di voi, su le vostre aspirazioni e studi, sui vostri Cari lontani, mentre esprimiamo il Nostro compiacimento alla Direzione e al Corpo insegnante: con l’Apostolica Nostra Benedizione.





 

QUANDO IL MITE PAOLO VI PERSE LE STAFFE CONTRO CHI VOLEVA SABOTARE LA DOTTRINA SUL MATRIMONIO

Quando il mite Paolo VI perse le staffe contro chi voleva sabotare la dottrina sul matrimonio

Testo tratto da Giuseppe Virgilio,Paolo VI dimenticato. «La Chiesa può dirsi conservatrice», pp.21-22

 

«Riportiamo una parte del verbale redatto dal Segretario generale Pericle Felici di una riunione tenutasi nello studio papale la mattina del 26 Novembre 1965 per discutere del ricorso fatto da Monsignor Luigi Carli, circa la mancata accoglienza, nei modi presentati in Aula Conciliare, della petizione, sottoscritta da numerosi padri. riguardante la condanna del comunismo. 

Alla fine della riunione il Papa coglie l’occasione per protestare contro la Commissione, che aveva opposto resistenza alla sua richiesta di citare gli insegnamenti di Pio XI e Pio XII circa il matrimonio. Il tono del Papa è fermo e ci rivela un inedito Paolo VI.

Inoltre le parole da lui pronunciate, a nostro modesto avviso, ci mostrano un Papa che, riguardo al matrimonio e all’uso degli anticoncezionali, ha le idee ben chiare già prima della contestatissima Humanae Vitae del 1968.
Questo sminuirebbe inoltre la vulgata di un Papa angosciato e indeciso nell’iter che ha preceduto la pubblicazione dell’Humanae Vitae. L’angoscia, se c’è stata, a nostro parere, è come quella del Getsemani: ha preceduto la crocifissione che avrebbe seguito la promulgazione della sua ultima enciclica.


Ex.mus PERICLES FELICI

Secretarius generalis Concilii

ANNOTATIO EX OFFICIO

26 Novembre 1965

Ore 9, nello studio del Santo Padre (III piano) sono presenti i Cardd. Tisserant e Cicognani, Monsignor Garrone, Monsignor Dell’Acqua ed io. Presiede il Santo Padre […].

Passando poi a parlare delle proposte fatte dal Papa sulle questioni del matrimonio, il Papa esprime il suo disappunto per la reazione provocata nella Commissione; comunque Egli accetta pure altre formulazioni, purché rispondano al suo pensiero: se gli altri hanno la coscienza, anch’egli ha la sua, e deve seguirla, per non compromettere la vera dottrina della Chiesa, che in tutto lo schema non è sempre esposta con la dovuta limpidezza. E, poi, cos’è tutto questo parlare di amore, amore, amore, senza dire che il fine primario del matrimonio è il bonum prolis? E perché non denunziare gli antifecondativi e i contraccettivi, quando si condanna l’aborto e l’infanticidio? […].[1]

+ Pericle Felici segr. gen


[1] Acta Synodalia Sacrosancti Concillii Oecumenici Vaticani II. Volumen V .Processus Verbales. Commissio de  concilii laboribus coordinandis ( Sessiones XVIII-XXIII: 15 octobris 1964-1 Decembris 1965). Moderatores ( 30 Octobris 1963-26 Octobris 1965 ), pp.609-610».

 






EDITORIALE
Papa Paolo VI
 

«La condizione presente della fede esige un maggiore sforzo, perché  tale parola nella sua pienezza e (...) le opere compiute da Dio siano mostrate senza alcuna adulterazione». Lo scriveva Papa Paolo VI nel 1970, nella sua Esortazione apostolica Quinque iam anni II. Un testo (clicca qui) da meditare anche in questi tempi difficili.

di Paolo VI

Per la loro estrema attualità e per comprendere l'origine del disorientamento oggi presente nella Chiesa, riproponiamo alcuni passaggi di un documento scritto da papa Paolo VI nel lontano 1970.

 

Esortazione apostolica Quinque iam anni (8.12.1970) A cinque anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, n. II in EV 3/2874-2876.

 

/ n. 2874 > / (...) la condizione presente della fede esige da parte di noi tutti un maggiore sforzo, perché tale parola, nella sua pienezza, giunga ai nostri contemporanei e le opere compiute da Dio siano a essi mostrate senza alcuna adulterazione, con tutta l’intensità d’amore della verità che li salva. Infatti, nel momento stesso in cui 

- la proclamazione della parola di Dio nella liturgia registra, grazie al Concilio, un meraviglioso rinnovamento;

- l’uso della Sacra Scrittura diventa sempre più familiare in mezzo al popolo cristiano;

- i progressi della catechesi, purché attuati secondo gli orientamenti conciliari, permettono di evangelizzare in profondità;

- la ricerca biblica, patristica e teologica offre spesso un prezioso contributo all’espressione viva del dato rivelato:

ecco che molti fedeli sono turbati nella loro fede da un cumulo di ambiguità, d’incertezze e di dubbi che la toccano in quel che essa ha di essenziale. 

Tali sono: i dogmi della SS. Trinità e cristologico, il mistero della SS. Eucaristia e della presenza reale, la Chiesa come istituzione di salvezza, il ministero sacerdotale in mezzo al popolo di Dio, il valore della preghiera e dei sacramenti, le esigenze morali riguardanti, ad esempio, l’indissolubilità del matrimonio o il rispetto della vita umana. Anzi, si arriva a tal punto da mettere in discussione anche l’autorità divina della Sacra Scrittura, in nome di una radicale demitizzazione.

n. 2875 > / Mentre il silenzio avvolge a poco a poco alcuni misteri fondamentali del cristianesimo,vediamo delinearsi una tendenza a ricostruire, partendo dai dati psicologici e sociologici, un cristianesimo avulso dalla tradizione ininterrotta, che lo ricollega alla fede degli apostoli, e ad esaltare una vita cristiana priva di elementi religiosi.

n. 2876 > / Eccoci allora chiamati - noi tutti che abbiamo ricevuto, con l’imposizione delle mani, laresponsabilità di conservare puro e integro il deposito della fede e la missione di annunciare incessantemente il Vangelo - a offrire la testimonianza dalla nostra comune obbedienza al Signore. Per il popolo, che ci è stato affidato, è diritto imprescindibile e sacro il ricevere la parola di Dio, tutta la parola di Dio, di cui la Chiesa non ha cessato di acquistare una sempre più profonda comprensione. Per noi è grave e urgente dovere di annunciargliela instancabilmente, perché esso cresca nella fede e nella intelligenza del messaggio cristiano e dia testimonianza, con tutta la sua vita, della salvezza in Gesù Cristo.

   














[Modificato da Caterina63 06/11/2015 12:38]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)