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  Padre Pio, il santo della famiglia


matrimonio

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Estratto del libro “Padre Pio nella sua interiorità. Figlio di Maria, francescano, stigmatizzato, sacerdote, apostolo, guida spirituale”, di Don Nello Castello, Don Attilio Negrisolo e Padre Stefano M. Manelli (San Paolo Edizioni, 1997).


Il Quarto Comandamento: “Onora il padre e la madre”


Doveri verso i figli


La materia circa il quarto comandamento è vastissima. Riguarda i figli, ma implica anche i doveri dei genitori verso i figli. Proprio la categoria genitori rappresenta, indubbiamente, la fascia più ampia tra coloro che si sono inginocchiati in quella chiesina per il sacramento della riconciliazione.


Ai genitori, Padre Pio insegnava la fedeltà a Dio e tra loro: è la chiave dell’educazione dei figli. Dio guida, illumina, sostiene i genitori fedeli al sacramento del matrimonio.


Le testimonianze di una madre possono dare una sintesi profonda, completa e interessante sul problema dei doveri dei genitori e sulla formazione dei figli secondo Padre Pio. La mamma si chiama Lucia Manelli, che scrive:


Una volta, in un momento di buio, mi capitò di trovarmi a San Giovanni Rotondo e di potermi confessare dal Padre. Ne approfittai per presentargli la mia stanchezza a causa dell’assillo quotidiano nella cura della numerosa famiglia: otto figli, allora. Il Padre mi ascoltò, e poi, con tono forte e insieme affabile, mi disse: «Ma tu che cosa vuoi… Lo sai che madre è sinonimo di martire?». Era un rimprovero e un conforto nello stesso tempo. Mi richiamava illuminandomi e consolandomi: il buio che avevo dentro si dissolse alla luce della missione eroica di madre; lo sconforto si trasformò in gioia nell’intravedere l’aureola del martirio sul mio compimento dei doveri materni. Non c’è bisogno di dire che il Signore e la Madonna mi hanno sempre sostenuto in questo martirio quotidiano, tanto più quando i figli diventarono tredici. Questo aiuto mi divenne così naturale che non ci facevo più caso, e facevo tutto da me. Una volta il Padre mi richiamò anche su questo: “Figlia mia, non credere alle tue forze, perché è tutto l’aiuto di Dio che ti sostiene, altrimenti non ce la faresti per nulla a portare avanti la famiglia con i tuoi dieci figli”. Allora erano dieci. “Padre, io prego tanto poco, perché mi tocca affannarmi di tante cose. So che dovrei pregare molto, ma come devo fare?”… La risposta di Padre Pio mi venne svelta e sorprendente: “Figlia mia, dalla mattina alla sera stai sempre a pregare i tuoi dieci figli di comportarsi bene, di fare questo e di non fare quello…: non è preghiera quella? Come fai a dire che non preghi?”. Così conclude la signora: “Sì, solo il Signore è la nostra forza. Ce lo ha detto lui stesso”: “Senza di me non potete fare nulla”.


Ecco ancora la stessa madre, che prosegue nella sua testimonianza:


La Provvidenza divina e la povertà erano carissime a Padre Pio. Non le separava mai e cercava di farle amare sempre insieme. La Provvidenza fa chinare Dio verso le creature. La povertà fa elevare i cuori delle creature a Dio. La Provvidenza assicura il pane quotidiano, la salute necessaria, il lavoro indispensabile per la vita. La povertà assicura il distacco da questo esilio, la speranza nella patria dei cieli, il guadagno dei beni celesti, come disse Gesù. Queste riflessioni mi sono venute spontanee ripensando a una lontana confessione con Padre Pio. Si era allora nei tempi più tristi dell’ultima guerra mondiale. La scarsità dei mezzi di sostentamento pesava dolorosamente su tutti. Nella nostra famiglia si era ridotti persino a dormire su tavole, coperti alla meglio, senza molte delle cose ritenute necessarie. In quella confessione, me ne lamentai col Padre, esprimendo la mia grande pena nel vedere, soprattutto i bambini, dormire a quel modo, senza poter provvedere in nessun modo. Ricordo che Padre Pio prima mi ascoltò attentamente, poi mi chiese deciso: “Ma i tuoi bambini stanno tutti bene, sì o no?”. “Sì, Padre stanno veramente tutti bene”. “E allora? Ci sono di quelli che tengono i loro figli nell’ovatta, con tutte le comodità, e ne hanno sempre una addosso; i tuoi bambini, invece, non hanno dove dormire, ma stanno sempre bene: che vuoi di più?”… Conclude la signora: “Giusto. Povertà e Provvidenza, ossia ricchezza di grazia e di salute. Che cosa volere di più?”.


In altra circostanza la signora chiede al Padre come comportarsi per far pregare i figli: “Padre, come debbo fare, mi accorgo che pregano male, si distraggono con facilità; c’è chi scappa da una parte, chi fugge dall’altra; i più grandi tendono a sfuggire alla preghiera; chi pensa a scherzare. Padre come fare, che fare?”. “Tienili stretti! Tienili stretti!”. La signora Lucia conclude e commenta: “La natura dei figli segue la sua china comoda degli istinti ciechi e i ragazzi ne sono vittime inesperte, se non vengono tenuti a freno con la disciplina. Responsabili siamo noi genitori a cui tocca questo vigile sforzo di “tenerli stretti”. Compito duro, è vero, ma doveroso quanto mai, poiché si tratta della salute primaria dei nostri figli”.


La catechesi di Padre Pio a mille mamme era quella della sacra famiglia di Nazaret e quella del testo di Matteo, per cui quando si fa la volontà del Padre celeste nella famiglia, ogni donna diventa sorella e madre di Cristo come Maria e quindi ricca dell’arte dell’educazione dei figli. Era il cammino della perfezione a cui egli indirizzava.


Non era uscito Padre Pio da genitori che avevano onorato i loro doveri verso i figli?


La pedagogia attuale nella formazione dei figli, molto legata alla cultura corrente, frutto di una psicologia senza Dio, è ben lontana dalla scuola di Padre Pio. A tal proposito vale la pena di ricordare un lamento profetico di Padre Pio che risale agli anni trenta:



“Avremo una generazione di mamme che non sapranno educare i loro figli”.



Ancora, nei primi anni sessanta ripeteva:



“I nostri figli non avranno lagrime per piangere gli errori dei genitori… Non vorrei trovarmi nei panni dei vostri figli e dei vostri nipoti”.



Quali situazioni familiari vedeva il suo sguardo che si spingeva lontano? Vedeva la situazione della famiglia odierna, di questa nostra civiltà del peccato, vera e propria anticiviltà.


Un giovane coniuge padovano, da pochi giorni divenuto padre, si reca a San Giovanni Rotondo. Non era la prima volta. Subito al mattino, durante la messa, col pensiero gli raccomanda la sua creatura. Poi durante la giornata, mentre il Padre passa tra la folla, ripete mentalmente la sua raccomandazione. Finalmente il giorno dopo si confessa e poi gli dice: “Padre, sono papà da pochi giorni. Sono felice, vi raccomando mio figlio, lo affido a voi, Padre”. Padre Pio risponde: “Figlio mio, è la terza volta che me lo dici. Preoccupati tu, piuttosto, di vivere da buon cristiano!”.


Padre Pio orientava i genitori alla missione essenziale della famiglia, quella di trasmettere la vita, di allevare i figli come figli di Dio e di condurli in Paradiso. Questa missione esige dai genitori una vita veramente cristiana. Il peccato personale nei coniugi è il primo nemico della formazione ed educazione dei figli.


Doveri verso i genitori


Il quarto comandamento si estende nei due versanti, genitori e figli, chiamati ad amarsi e onorarsi.


Ecco un esempio di figli che onorano genitori veramente cristiani: “Noi 13 viventi…”: così inizia la Prefazione a un opuscolo dal titolo Questa è la mia famiglia. Sono pagine di omaggio di figli e nipoti in occasione delle nozze d’oro dei genitori. È la testimonianza di una famiglia germinata dalla santità del Padre: sbocciata, coltivata, fiorita, ramificata, assistita da lui, il Padre, e da genitori che hanno santificato il sacramento come liturgia dell’altare e della vita quotidiana. Quella Prefazione continua:


Papà e Mamma. Cinquant’anni di matrimonio. Ventun figli, di cui tredici viventi. Questa è la famiglia Manelli, nata e cresciuta attorno a Padre Pio da Pietrelcina, lo stigmatizzato del Gargano. «Questa è la mia famiglia», disse Padre Pio a mamma, sposa novella al suo primo incontro col santo cappuccino. “Supererete i venti figli”, profetizzò P. Pio a papà, che fu uno dei suoi primi figli spirituali (1924). 15 luglio 1926-1976: siamo alla nozze d’oro. Dopo cinquant’anni di matrimonio, la famiglia si ritrova moltiplicata e arricchita: papà e mamma, tredici figli viventi, un figlio sacerdote francescano, sette figli laureati, undici sposati, circa quaranta nipoti, fino a ora. Quanta festa della vita!


Relativamente ai doveri dei genitori verso i figli un particolare interessante riguarda l’ammissione dei bambini alla prima comunione. Da tener presente che attualmente le situazioni pastorali hanno portato a elevare l’età dei bimbi per la prima comunione.


Comunque va detto che Padre Pio ci teneva che i bimbi ricevessero presto la Comunione, appena avessero imparato a distinguere il pane della tavola da quello eucaristico. Diceva:



«Facciamo entrare Gesù prima del peccato».



Era per la comunione in tenera età, anche a cinque, sei anni. Sono una meraviglia le foto di Padre Pio che dà la prima comunione ai fanciulli. L’ultima di queste foto risale all’ultima messa. E com’erano incisive le parole di augurio che rivolgeva loro a fine messa, in sacrestia. Eccone un’espressione:



«La purezza e la grazia della prima Comunione possa tu conservarle fino alla fine della vita!».



Però non transigeva sulla preparazione del fanciullo. È capitato che Padre Pio prima della prima comunione amministrasse anche la prima confessione. Era fermo anche con i fanciulli.


Un signore di Roma testimonia che, quand’era bambino, Padre Pio non solo gli rifiutò l’assoluzione, ma anche rinviò la sua prima comunione, già programmata. Il motivo?Perché non recitava le preghiere al mattino. “Da allora, ogni mattina e ogni sera, accanto al mio letto in ginocchio, le dico ogni giorno”. A volte Padre Pio usava la terapia preventiva.




Il Sesto Comandamento: Non commettere atti impuri


I peccati della carne sono quelli che impediscono all’intelletto di conoscere Dio, e conseguentemente di amarlo e di seguirlo; ingigantiscono le altre passioni, come l’orgoglio, e accentuano l’egoismo; creano divisioni in ogni genere di rapporti; soffocano il cuore; animalizzano e portano a ogni tipo di violenza; diventano idolo della vita; hanno un ventaglio molto variegato di pensieri, parole, atti. Sono la categoria più ricca di colpe.


Vorremmo restringere il tema ai problemi della famiglia, per rimanere nel concreto, anche se tale comandamento meriterebbe una trattazione specifica poiché Padre Pio ha dimostrato, da vero profeta, di conoscere a fondo malattie e terapie dei peccati della carne e della vita coniugale, di cui egli è stato quotidianamente modello di restauro e di santificazione.


Il nostro secolo è il secolo dell’edonismo imperante. Nel cuore dell’uomo manca la luce della speranza, il calore del sentimento, la gioia del donarsi. L’amore inteso come dono e come serena accettazione dell’altro ha ceduto il posto all’edonismo spinto all’esasperazione e, nell’accezione corrente, è divenuto sinonimo di piacere carnale.


C’è da chiedersi se l’attività pastorale riuscirà a incidere positivamente nel cuore e nella mente dell’uomo e della donna di questa generazione insoddisfatta e infelice. La famiglia cristiana di oggi è, in linea di massima, ferma al secondo figlio. Ci si chiede se esiste ancora la cultura della famiglia numerosa.


I giovani sanno che esiste un preciso comandamento di non commettere atti impuri? La catechesi e la predicazione domenicale affrontano queste problematiche? In che modo?


a84285_50a8f2c90531760acd599be3310451f3.png_srz_435_335_85_22_0.50_1.20_0.00Padre Pio è stato un grande, un vero maestro in questo campo. Egli riusciva a vincere, mediando fermezza e dolcezza, ogni resistenza; sapeva essere incisivo, illuminante, trainante e i suoi penitenti lo seguivano fino all’eroismo.


Carismi particolari a parte, il metodo di Padre Pio può essere a portata di ogni sacerdote. Ci si deve rifare al concetto fondamentale per la famiglia: l’uomo e la donna una carne sola, realizzata nel comandamento del “crescete e moltiplicatevi”.


La vita di Padre Pio è trascorsa nell’impegno di redimere la famiglia degradata, nel conferirle dignità, nello sforzo costante di rinnovare le famiglie prive di valori autentici. Padre Pio riportava il matrimonio alle radici, rinnovava la potenza divina del sacramento, dava senso cristiano alla vita dei coniugi. Il suo stile nel confessionale si rivelava drammatico e sconvolgente, ma anche dolce, amabile e incoraggiante, a seconda delle varie situazioni di chi gli stava innanzi.


In sintesi, la sua pastorale si imperniava sulle componenti essenziali del matrimonio: unità, fecondità, santità.


Giovanni Paolo II, dagli inizi del suo pontificato, si è particolarmente impegnato per ridare dignità alla famiglia e per educare i giovani di oggi al riconoscimento dei valori autentici del matrimonio.


Padre Pio gridava forte contro i peccati del sesto e nono comandamento. Il professor L., che ha speso la vita accanto a Padre Pio e ne seguiva gli insegnamenti, riporta alcune sue espressioni:



I peccati contro il matrimonio sono quelli che Dio perdona più difficilmente. Sai perché? Perché il Signore avrebbe potuto creare continuamente uomini e donne, come aveva fatto con Adamo ed Eva. Si è spogliato di questa prerogativa dando mandato all’uomo e alla donna di crescere e moltiplicarsi. Ma come aveva fatto Lucifero, così l’uomo e la donna gli gridano il loro non serviam, non vogliamo servirti, e impediscono così il progetto di Dio sulla creazione delle anime.



In concreto, l’istituto della famiglia esprime la forza creativa di Dio: Dio crea e trasmette vita attraverso i coniugi, ma resta sempre lui il protagonista, mediante il sacramento vissuto nell’ottica cristiana.


La famiglia secondo Padre Pio


Sul matrimonio Padre Pio ha sempre applicato l’insegnamento dei Sommi Pontefici: da Pio XI a Pio XII, da Paolo VI a Giovanni Paolo II. Padre Pio è sempre stato sulla linea morale codificata da Paolo VI nell’Humanae vitae e successivamente convalidata da Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio e, recentemente, nel Catechismo della Chiesa Cattolica e nell’enciclica Veritatis splendor ed Evangelium Vitae.


È nota la sua lettera personale (12 settembre 1968) inviata a Paolo VI per compiacersi dell’enciclica Humanae vitae, per sostenerlo, quasi volesse apporvi il suo suggello.


Spesso, in confessionale, citava ai coniugi encicliche e discorsi di Pio XII, al quale si sentiva particolarmente legato.


[…] A proposito della regolazione delle nascite col metodo naturale – riferisce sempre il nostro professore L. – così si è espresso Padre Pio:



«La continenza periodica è accettabile, come mezzo della regolazione delle nascite, purché oltre all’accordo tra marito e moglie, esista una ragione seria, un motivo concreto di difficoltà. Se è vero che non sunt facienda mala ut veniant bona, non si possono fare cose cattive anche se lo scopo è buono, così non si può neppure usare un metodo consentito per fini esclusivi di comodo e di egoismo».



Padre Pio vedeva il matrimonio come sacramento per la santificazione dei coniugi. La sua formula era questa:



«Quando ti sei sposato Dio ha deciso quanti figli ti deve dare».



La “sua famiglia” era quella numerosa, quella benedetta nella Bibbia. Rifiutare, a ragion veduta, di collaborare con Dio, non è cristiano.


I coniugi che si sono affidati alla guida del suo confessionale hanno vissuto il sacramento con fede e soddisfazione. Padre Pio ha donato alla Chiesa una lunga serie di famiglie numerose, proprio quando la famiglia andava incontro alla sua peggiore crisi, con la denatalità e poi con le separazioni, il libero amore, la convivenza, i matrimoni civili e il divorzio che egli considerava «la creazione di Dio distrutta».


Infatti Dio crea la vita attraverso i coniugi, che, separandosi, distruggono il progetto creativo stabilito per loro:



«Il divorzio è la strada dritta per l’inferno».



Testimonianze


La pastorale di Padre Pio sulla vita familiare trova una vasta gamma di testimonianze che spesso sono state offerte per la pubblicazione o per l’archiviazione al Centro delle Opere di Padre Pio o del convento dei padri cappuccini. Scrive un signore di Roma:


In quel tempo (1927) la casa mia era un inferno. Avevo perduto una bambina, mia moglie era  sottocura col pneumatorace con esito incerto. A mezzo di Francesco Morcaldi, sindaco di San Giovanni Rotondo, incontrai Padre Pio e gli dissi: “Sono venuto da lei perché ho mia moglie in queste condizioni: non si sa se guarirà. Non posso più avere figli: i medici me l’hanno assolutamente proibito”. Egli mi fa un bel sorriso e mi dice: «Figlio mio, con l’aiuto di Dio tutto si ottiene». Mi diede una coroncina e mi congedò. Strada facendo verso il paese feci un proposito: “Non bestemmierò” più. Mia moglie quasi subito rimase incinta e l’11 maggio del 1928 nacque un figlio. Della sua malattia non se parlò più: “Con l’aiuto di Dio tutto si ottiene”.


Un’altra testimonianza riguarda gli anni cinquanta, quando avanzavano i discorsi su “pillola e regolazione delle nascite”. Maria Ravagnani Malaguti racconta:


Sposata, mi ritenevo ben preparata in coscienza sui doveri del matrimonio cristiano. Nel ’51 la prima bambina, con parto difficile, ma superato bene. Nel ’53 la seconda con blocco renale, e complicazioni per cui il medico prescrive: “Niente figli, perché un terzo figlio può costare la vita”. Si viene col marito a San Giovanni Rotondo da Padre Pio, che mentre mi passa accanto mi pone la mano sulla testa. “Padre – gli dico – Padre, ho due bambine, i medici mi dicono che se ne avrò un terzo morirò. Io non voglio peccare, ma non voglio morire”. Padre Pio risponde: «Prendete tutti quelli che il Signore vi manda».


Il racconto termina con la notizia che i figli diventarono cinque.


Nel 1947 a Emanuele Bufradeci, sessantenne, che confessa di avere volontariamente evitato altri figli, dopo il terzo, Padre Pio dice: «Se tuo padre avesse fatto come te, tu non saresti al mondo, perché tu sei il decimo dei figli». Lo vedeva per la prima volta.


Il signor Carlo Z. aveva incontrato Padre Pio fin da giovane. Innamoratosi poi di una ragazza, in confessione così si confida col Padre: “Padre, ho una ragazza… ma non va troppo in chiesa”. Risposta: “Lasciala!”. “Padre, io le voglio bene”. “Lasciala! Per il tuo bene”. “Ma Padre, lei lo sa cosa vuol dire voler bene a una persona?”. “Figliolo, amor con amor si paga. Non è male volersi bene, anzi è Gesù che ce lo insegna. Trovatene una santa che ce ne sta ancora”. “Se me la mandate voi, Padre”. Va a casa e decide ad ascoltare Padre Pio. Dopo un po’ di tempo viene a conoscere una ragazza veramente praticante. Dopo qualche anno, Padre Pio accetta di sposare Carlo Z. con questa ragazza e celebra il sacramento.


Tutti conosciamo la formula del rito. Il celebrante domanda dapprima allo sposo se è contento di ricevere in matrimonio lei, poi ripete la domanda alla sposa. Qui il caso diventa singolare. Il Padre fa la domanda di rito e lei risponde “Sì”. Il Padre allora la ferma e le dice: “Devi rispondere: sì, lo voglio”. E di nuovo ripete la domanda; lei, emozionata, risponde ancora: “Sì”. E il Padre ancora le ripete che deve dire: “Sì, lo voglio”. Finalmente, alla terza volta, Licia risponde: “Sì, lo voglio”. Ebbene, la famiglia, così benedetta, conta ben 14 figli, tutti vivi, sani e gloria di Carlo e Licia. E che dire, se si aggiunge che dopo il primo figlio i medici avevano diagnosticato a Licia, donna fragile e sottile, che doveva evitare ulteriori maternità? Chi può contare quanti sono i battezzati col nome di Pio proprio perché a lui devono la vita?


Padre Pio accettava con gioia di celebrare le nozze dei suoi figli spirituali. Aveva per le coppie che lo accostavano per la benedizione parole significative per il futuro della loro famiglia. Ecco un esempio:



«Il Signore vi benedica, e vi renda meno pesante il giogo della famiglia. Siate sempre buoni. Ricordate che il matrimonio comporta doveri difficili, che solo la divina grazia può aiutare a rendere facili. Meritate sempre questa grazia, e il Signore vi conservi fino alla quarta generazione».



Padre Pio incitava sempre all’esatta osservanza della legge divina. Era fermo con rigore contro gli sposi che, nel peccato, venivano meno agli obblighi coniugali, all’unità, alla fedeltà e al compito della procreazione.


Il Padre inoltre esigeva l’applicazione della stessa dottrina da lui insegnata da parte dei sacerdoti. Scrive don Domenico Labellarte, barese, uno dei sacerdoti più intimi di Padre Pio, fin dagli anni del seminario:


Eravamo nel 1947, un giorno mi chiamò in disparte, sulla terrazzina adiacente alla sua cella n. 1 e mi lesse un passo del secondo notturno dell’ufficio delle letture nell’ottava del Corpus Domini, tratta da un commento di san Giovanni Crisostomo. Ecco il passo:Sanguis Eius exquiretur ex manibus eorum. E proseguì: «Hai capito, figlio mio? Il Sangue di Gesù sarà richiesto dalle mani di noi sacerdoti se avremo dato l’assoluzione a chi non dovrebbe riceverla, in particolare a chi impedisce la prole. Attento, figlio mio!».


Egli non solo educava alla legge divina ma elevava all’ascesi matrimoniale, alla spiritualità della vita coniugale, orientava alla sacramentalità che porta alla santità comune, all’abbandono fiducioso al disegno di Dio, al comportamento fedele nei doveri della famiglia: doveri tra i coniugi, verso i figli e la società. Inculcava che la vocazione coniugale si realizza solo se la famiglia diventa una piccola Chiesa.


Padre Pio assumeva nella sua vita mistica i coniugi che si affidavano a lui con la loro relativa
famiglia. Egli intercedeva e avvenivano svolte prodigiose, guarigioni autentiche, cambiamenti dei quadri clinici nel concepimento dei figli, nel periodo di gravidanza, nel parto. Diventava evidente la guida effettiva di Dio nei singoli momenti delle vicende familiari, quando gli sposi si abbandonavano, da ministri fedeli, al piano programmato da Dio nel sacramento.

newsletter29Nella crescita della famiglia, Padre Pio metteva in evidenza che tutto è regolato dalla Provvidenza divina nelle vicissitudini umane, inoltre che Dio è protagonista sia della salute che dell’avvenire dei figli. Infatti i figli appartengono a lui. Pensare a educare bene i figli è liturgia del sacramento vissuto. L’ansia dei genitori per i figli, per il loro vero bene, diventa per loro martirio santificante.

Ci si può chiedere qual era il metodo pratico di Padre Pio per innalzare il livello della famiglia a tale altezza di vita morale e santificante. Gli strumenti erano due: fede forte e preghiera con i sacramenti. Dapprima coltivava nei coniugi la preghiera, il rosario e la sensibilità all’eucaristia, pressoché quotidiana, e contemporaneamente li guidava all’abbandono alla Provvidenza e alla volontà di Dio. È così che ancor oggi vengono formate le famiglie che seguono la spiritualità di Padre Pio, famiglie controcorrente, ma serene, con figli sani moralmente e non mancano le vocazioni.

Fidanzati

Padre Pio, come curava gli sposi e li aiutava a risolvere i loro problemi, così si comportava con i fidanzati. Faceva propri i loro problemi.

Un giovane, nativo di Rovigo, di circa 25 anni, orfano di padre e con la madre miracolata da Padre Pio, decide di sposarsi, ne parla con la madre che lo consiglia di avvicinare prima Padre Pio e di consigliarsi sulla ragazza. Scese allora da Padre Pio, si confessò, presentò la foto della ragazza e si sentì dire: “Questa non fa per te”. Risposta amara da digerire. Con fatica la lascia e successivamente parla a sua madre di una seconda ragazza, “conosciuta in chiesa”, iscritta all’associazione cattolica. La madre ancora lo convince a ritornare da Padre Pio. Dapprima resiste ma poi va e Padre Pio ripete la prima sentenza. Il giovane è sconvolto: “Allora, Padre, se mi devo fare frate, me lo dica subito”. “No, la tua famiglia te la formerai”.

Come proseguirono le sue vicende? La prima fidanzata, due anni dopo, morì. La seconda si sposò, ma poi disfece la sua famiglia. Lui, con una terza ragazza, formò la propria famiglia allietata da soddisfazioni, lavoro e dalla nascita di diversi figli.

Talvolta il Padre, ai fidanzati, svelava ciò che il suo occhio spirituale vedeva in Dio, oppure si limitava a dare indicazioni. Cercava sempre di coscientizzarli sulla vocazione alla famiglia, mentre oggi solitamente si punta di più all’amore umano. Regola d’oro era che l’uno e l’altra dovevano essere:

  • di vita cristiana, credenti e praticanti;
  • che lui avesse lavoro garantito e che lei fosse amante della casa;
  • che godessero buona salute;
  • che si volessero veramente bene scambievolmente.

Padre Pio aiutava, guidava, guariva, incanalava verso il bene, senza mai stancarsi, infondendo fiducia, pur difendendo e presentando la legge divina in tutta la sua ampiezza. Non può essere dimenticato, infine, che proprio per la sua fedeltà alla difesa della legge di Dio contro i corrotti e i corruttori, Padre Pio subì quella che, dagli storici, viene definita la prima persecuzione (1922-1933). Egli mai permetteva al penitente di venire a compromesso con ciò che è intrinsecamente perverso.

Il Nono Comandamento: Non desiderare la donna d’altri

L’adulterio del pensiero

Se la vita cristiana non viene protetta nel pensiero, se non la si difende a livello intellettuale si scompone e si spegne. Il peccato trova la sua radice sempre nell’intelligenza della persona. L’individuo pecca sempre perché è un essere pensante. Gesù insegna: «Chi guarda una donna e la desidera, in cuor suo commette adulterio» (Mt 5, 28). Da qui trae origine la rottura dell’unità coniugale, che poi scende nel cuore e nel corpo, e travolge nella spirale delle colpe della carne e del sesso. A questo proposito si veda quanto afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 1853, 2520).

Al penitente che confessava pensieri contro il nono comandamento chiedeva: “Li hai scacciati, li hai assecondati?”. E quando la risposta era negativa e c’era la recidività, la trascuratezza nell’uso dei mezzi, Padre Pio era inesorabile: rimandava. Giustificava il suo comportamento con queste parole di fronte a chi tentava una difesa:

«L’inferno è nato da un solo peccato di pensiero».

Per Padre Pio la televisione era “il diavolo in casa”. Come pure era severo contro la moda indecente. Da profeta vedeva lontano; per questo ha lottato, con metodi duri, contro la moda, che proprio negli anni sessanta ha iniziato il processo spudorato che oggi ha distrutto ogni etica. A una donna, che si confessava con un vestito a maniche appena sotto il gomito, disse: «Vedi, io ti segherei il braccio, soffriresti meno di quanto ne soffrirai in purgatorio».

Padre Pio non aveva paura della chiesa vuota.

Ai primi anni sessanta, durante la sua campagna contro la moda indecente che avanzava, tra l’indifferenza generale, con un anno di anticipo rispetto alla comparsa della minigonna, Padre Pio aveva cominciato a esigere dalle donne la gonna lunga, al polpaccio. Metodo che applicava pure alle ragazzine. Comportamento che sembrava strano, ma un anno dopo venne la spiegazione: era arrivata la minigonna.

In quel tempo, accadeva, talvolta, che prima di entrare in chiesa la penitente abbassasse la gonna. Ma per il Padre non vi era spazio per il fariseismo, per cui la poveretta si sentiva dire che la chiesa non era un teatro, oppure: «Vattene, pagliaccio».

Nel 1964 il Guardiano gli fece incontrare nella sala di san Francesco una principessa di una famiglia reale spodestata che risiedeva in Grecia. Ovviamente si era presentata con gonne lunghe, ma Padre Pio trovò modo di evitare l’incontro. Al Guardiano che se ne lamentava, rispose che solo per quell’occasione la principessa portava la gonna lunga.

Il suo comportamento suscitava lamenti non solo nelle penitenti che poi finivano per capire, ma anche negli altri. Un giorno il padre cappuccino P. M., che lo accompagnava, dice a Padre Pio: «Ma, Padre, se continuate così, voi svuotate la chiesa». Risposta:

«Meglio una chiesa vuota che profanata».

E altra volta:

«Meglio la chiesa vuota che piena di diavoli».

Non è forse la regola tracciata da Gesù stesso, quando ha cacciato i profanatori dal tempio di Gerusalemme? Padre Pio ha dato prova che alla fine è l’autenticità della morale a vincere.






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)