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  San Giovanni Bosco, meglio noto come don Bosco, visse nell’Ottocento e fondò le congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Durante la sua vita, fu oggetto di ripetuti attentati ma riuscì sempre a scamparli, grazie anche a Grigio, un cane speciale.


Di seguito, la narrazione che don Bosco fece ai suoi discepoli:


Il Grigio fu argomento di molte conversazioni e ipotesi varie. Molti di voi lo ha visto ed anche accarezzato. Lasciando da parte le storie straordi­narie che di lui si raccontano, vi espor­rò la pura verità.


A causa dei frequenti attentati di cui io ero bersaglio, fui consigliato di non andare in giro da solo quando an­davo in città o tornavo indietro.


In un pomeriggio buio, tornavo a casa, con una certa paura, quando vi­di al mio fianco un enorme cane, che a prima vista mi impaurì; siccome però mi faceva festa come se io fossi il suo padrone, avemmo da subito una buo­na relazione, e lui mi accompagnò fino all’Oratorio.


Ciò che accadde in quel pomerig­gio si ripeté molte volte, di modo che io posso ben dire che il Grigio mi pre­stò importanti servizi. Ve ne racconto alcuni.


Alla fine di novembre del 1854, in un pomeriggio scuro e piovoso, torna­vo dalla città, per la via della Donsolata. Ad un certo punto, capii che due uomini camminavano a poca distanza davanti a me. Acceleravano o diminui­vano il passo ogni volta che io accele­ravo o diminuivo il mio.


Quando, per non incontrarmi con loro, ho tentato di passare dal lato op­posto, essi con grande abilità si collo­carono davanti a me. Volli girare sui miei passi, ma non ci fu tempo: facen­do due salti indietro, mi gettarono un mantello sulla testa. Uno di loro riu­scì a imbavagliarmi con un fazzoletto. Volevo gridare, ma non lo potevo fa­re.


In questo preciso momento appar­ve il Grigio. Ringhiando come un or­so, si lanciò con le zampe contro il viso di uno, con la bocca spalancata contro l’altro, in maniera che conveniva loro di più avvolgere il cane che me.


– Chiama il cane! Gridavano spa­ventati.


– Lo chiamo sì, ma lasciate i pas­santi in pace.


– Chiamalo subito!


Il Grigio continuava a ringhiare co­me un orso inferocito. Essi ripersero il loro cammino, ed il Grigio, sempre al mio lato, mi accompagnò. Feci ritorno all’Oratorio ben scortato da lui.


Nelle notti in cui nessuno mi accom­pagnava, non appena passavo le ultime case vedevo spuntare il Grigio da qual­che lato della strada. Molte volte i gio­vani dell’Oratorio lo videro entrare nel cortile.


Alcuni volevano batterlo, altri tirargli pietre.


– Non lo molestate, è il cane di Don Bosco – disse loro Giuseppe Bozzetti.


Allora tutti si misero ad accarezzarlo e a seguirlo fino al refettorio, dove io stavo cenando con alcuni chierici e padri e con mia madre. Davanti a tan­to inaspettata visita, rimasero tutti in­timoriti.


– Non abbiate paura, è il mio Gri­gio, lasciate che venga – dissi io. Facendo un gran giro intorno al ta­volo, venne accanto a me, facendomi festa. Anch’io lo accarezzai e gli of­frii zuppa, pane e carne, ma lui rifiutò. Anzi: neppure annusò il cibo. Continuando allora a dare segnali di soddisfazione, appoggiò la testa sul­le mia ginocchia, come se volesse par­larmi o darmi la buona notte; in segui­to, con grande entusiasmo ed allegria, i bambini lo accompagnarono fuori. Mi ricordo che quella notte ero torna­to tardi a casa ed un amico mi aveva dato un passaggio nella sua vettura.


L’ultima volta che vidi il Grigio fu nel 1866, quando andavo da Murial­do a Moncucco, a casa di Luigi Moglia, un mio amico. Il parroco di Buttigliera volle accompagnarmi per un tratto di strada, e ciò fece sì che la notte mi sor­prese nel mezzo della strada.


– Oh! Se avessi qui il mio Grigio, che buona cosa sarebbe! – pensai.


In quel momento il Grigio giunse correndo nella mia direzione, con grandi manifestazioni di allegria, e mi accompagnò per il tratto di strada che ancora dovevo percorrere, circa tre chi­lometri. Giunto a casa dell’amico, con­versai con tutta la famiglia e andammo a cenare, rimanendo il mio compagno a riposare in un angolo della sala. Ter­minato il pasto, l’amico disse: – Andiamo a dar da mangiare al tuo cane.


E prendendo un po’ di cibo, lo portò al cane, ma non riuscì a trovarlo, mal­grado avesse guardato bene in tutti gli angoli della sala e della casa. Tutti ri­manemmo stupiti perché nessuna por­ta, nessuna finestra era aperta, ed i ca­ni della casa non avevano dato nessun allarme. Cercarono il Grigio nelle ca­mere di sopra, ma nessuno lo trovò.


Fu questa l’ultima notizia che ebbi del Grigio. Mai più seppe del suo pa­drone. So solo che questo animale fu per me una vera provvidenza nei molti pericoli in cui mi vidi coinvolto.


Don Bosco, mamma Margherita ed il cane Grigio (pittura della Casa Madre dei Salesiani a Torino)








Don Bosco, mamma Margherita ed il cane Grigio (pittura della Casa Madre dei Salesiani a Torino)









 

Anche gli animali hanno i loro santi.  La tradizione della Chiesa ci riporta 2000 anni di storie di santi e animali su cui riflettere,  specialmente in un’epoca in cui si ritiene lo sfruttamento spietato della creazione come necessario e “connaturato” all’uomo.

Ma perché il nome di un santo è legato a un particolare animale, talvolta anche nella sua iconografia? La risposta è duplice: nella sua vita vi è qualche episodio in cui è presente un non umano, oppure è la  leggenda o la tradizione orale che gli assegna il compito di protettore di quattrozampe, uccelli e insetti.

Bisognerebbe riscoprire tutti gli esempi positivi dei santi che, proprio in virtù della loro santità, hanno sviluppato una compassione reale nei confronti degli animali.  Intanto, vediamo chi sono, poi aggiorneremo la lista:

Animali (generici): san Francesco d’Assisi e sant’Antonio abate, san Martino di Porres

Animali da cortile: santa Brigida di Svezia e santa Farailde di Gand

Api: sant’Ambrogio, san Bernardo da Chiaravalle

Bachi da seta: san Giobbe

Bovini: san Cornelio, san Colmano di Stockerau

Cani: San Vito. San Rocco, san Domenico di Guzman

Cavalli: san Marcello, san Martino di Tours, sant’Antonio abate, san Giorgio, sant’Eligio, Sant’ Alor di Quimper

Colombi: santa Colomba

Gallinacei: san Gallo, santa Farailde di Gand

Gatti: santa Gertrude di Nivelles e molti altri santi da sfatare la leggenda che i gatti fossero maledetti

Maiali: san Gilda, sant’Antonio abate

Muli: san Gerardo Maiella

Oche: san Martino di Tours

Uccelli: san Biagio






[Modificato da Caterina63 25/10/2015 19:55]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)