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Preghiere per trovare lavoro o per benedire il proprio lavoro



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Preghiera per trovare lavoro

Signore ti lodo e ti ringrazio per la tua bontà.
Credo che tu pensi a me e che anche “i miei capelli sono tutti contati”.
Grazie perchè Tu sei Provvidenza.
Tu lo sai, Signore che anch’io ti amo e ti affido la mia vita.
E’ vero che mi hai detto di non preoccuparmi della mia vita (MT 6,25).
Però Tu vedi bene che ho bisogno di tutto questo.
Non ho lavoro e Tu che hai fatto il falegname, puoi conoscere
l’angoscia di chi non ha lavoro.
Tu sei, Signore, il mio datore di lavoro,
Tu sei Colui che può darmi abbondanza e prosperità.
E’ per questo che ho fiducia in Te, perchè sei il padrone della vigna.
Grazie, Signore, perchè sono sicuro che mi troverai un lavoro
là dove la tua provvidenza ha previsto.
Ti ringrazio Signore, perchè con Te posso riuscire nella vita.
Benedicimi Signore. Amen.

Preghiera per il lavoro

Gesù, che, pur essendo il padrone dell’Universo,
hai voluto assoggettarti alla legge del lavoro,
guadagnandoti il pane col sudore della tua fronte,
noi ti riconosciamo e ti proclamiamo
nostro modello e Redentore del lavoro.

Benedici, o divino operaio di Nazareth,
la nostra quotidiana fatica,
che ti offriamo come sacrificio
di espiazione e di propiziazione.

Benedici il sudore della nostra fronte,
affinché ci procuri un pane sufficiente
per noi e per le nostre famiglie.

E concedi che sul mondo del lavoro,
travagliato da tante incertezze e difficoltà,
risplenda sempre la Tua provvida benedizione,
e fa che tutti possano ottenere
e conservare un onesto e dignitoso lavoro.
Amen.


     


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FERMATEVI A LEGGERE SE AVETE DUE MINUTI

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“Un giorno qualsiasi, durante la cena, trovai il coraggio, e chiesi a mia moglie il divorzio. Le cose non andavano poi così bene tra di noi, e la routine aveva preso il sopravvento. Lei mi chiese il perché, ma io non risposi, e la sentii piangere tutta la notte.

Il giorno dopo le presentai la mia offerta: le lasciavo la casa, la macchina, e il 20% del negozio.
Lei mi guardò, con gli occhi gonfi di lacrime, e strappò via tutto. Rimasi di stucco. Cosa vuoi? Le chiesi. Lei all’inizio non rispose, poi me lo disse: voglio un mese di preavviso. Ricordi la prima notte di nozze quando in braccio mi portasti dentro casa? Certo, risposi. Bene, voglio che per un mese, a partire da oggi, mi porti fuori dal letto e fuori dalla porta in braccio. Ero esterrefatto, ma accettai.
La prima mattina fu strano, risentire questo contatto, mi sentivo goffo, ma la riuscii a portare giù, fino a fuori. E così di mattina in mattina, con nostro figlio dietro a guardarci, felice e sorridente.
Una mattina venne lui a chiedermelo “papà, è il momento di prendere in braccio la mamma”
era felice, vedeva in questo gesto come una sorta di fiaba con protagonisti i suoi genitori.

Mi abituai da subito, pensando come mi risultasse sempre più leggera da tenere in braccio.
Notai le sue rughe, qualche capello bianco. Quella donna mi aveva dedicato la sua giovinezza,e io la stavo ripagando con un divorzio.

Capii di amarla ancora, così l’ultimo giorno del fatidico “mese”, decisi di tornare a casa con un mazzo di fiori con un bigliettino con su scritto “ti prenderò in braccio tutti i giorni della mia vita”.. ma al ritorno scoprii la triste verità.

Mia moglie a casa non c’era, era in ospedale in coma… stava lottando contro il cancro, senza dirmi nulla.. e voleva che a nostro figlio rimanesse il ricordo di un padre innamorato della madre.
Lei sapeva bene cosa conta davvero in una famiglia, e non sono certo i soldi, o le auto, o le case..
Non diamo mai il giusto valore alle cose finché non lo perdiamo.”







SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DEI BEATI

Salomone Leclercq, Giuseppe Sánchez del Río, Manuel González García, Lodovico Pavoni, Alfonso Maria Fusco, 
Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero, Elisabetta della Santissima Trinità Catez

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
Domenica, 16 ottobre 2016

QUI PER IL VIDEO


 

All’inizio dell’odierna celebrazione abbiamo rivolto al Signore questa preghiera: «Crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito» (Orazione Colletta).

Noi, da soli, non siamo in grado di formarci un cuore così, solo Dio può farlo, e perciò lo chiediamo nella preghiera, lo invochiamo da Lui come dono, come sua “creazione”. In questo modo siamo introdotti nel tema della preghiera, che è al centro delle Letture bibliche di questa domenica e che interpella anche noi, qui radunati per la canonizzazione di alcuni nuovi Santi e Sante. Essi hanno raggiunto la meta, hanno avuto un cuore generoso e fedele, grazie alla preghiera: hanno pregato con tutte le forze, hanno lottato, e hanno vinto.

Pregare, dunque. Come Mosè, il quale è stato soprattutto uomo di Dio, uomo di preghiera. Lo vediamo oggi nell’episodio della battaglia contro Amalek, in piedi sul colle con le braccia alzate; ma ogni tanto, per il peso, le braccia gli cadevano, e in quei momenti il popolo aveva la peggio; allora Aronne e Cur fecero sedere Mosè su una pietra e sostenevano le sue braccia alzate, fino alla vittoria finale.

Questo è lo stile di vita spirituale che ci chiede la Chiesa: non per vincere la guerra, ma per vincere la pace!

Nell’episodio di Mosè c’è un messaggio importante: l’impegno della preghiera richiede di sostenerci l’un l’altro. La stanchezza è inevitabile, a volte non ce la facciamo più, ma con il sostegno dei fratelli la nostra preghiera può andare avanti, finché il Signore porti a termine la sua opera.

San Paolo, scrivendo al suo discepolo e collaboratore Timoteo, gli raccomanda di rimanere saldo in quello che ha imparato e in cui crede fermamente (cfr 2 Tm 3,14). Tuttavia anche Timoteo non poteva farcela da solo: non si vince la “battaglia” della perseveranza senza la preghiera. Ma non una preghiera sporadica, altalenante, bensì fatta come Gesù insegna nel Vangelo di oggi: «pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1). Questo è il modo di agire cristiano: essere saldi nella preghiera per rimaneresaldi nella fede e nella testimonianza. Ed ecco di nuovo una voce dentro di noi: “Ma Signore, com’è possibile non stancarsi? Siamo esseri umani… anche Mosè si è stancato!...”. E’ vero, ognuno di noi si stanca. Ma non siamo soli, facciamo parte di un Corpo! Siamo membra del Corpo di Cristo, la Chiesa, le cui braccia sono alzate giorno e notte al Cielo grazie alla presenza di Cristo Risorto e del suo Santo Spirito. E solo nella Chiesa e grazie alla preghiera della Chiesa noi possiamo rimanere saldi nella fede e nella testimonianza.

Abbiamo ascoltato la promessa di Gesù nel Vangelo: Dio farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui (cfr Lc18,7). Ecco il mistero della preghiera: gridare, non stancarsi, e, se ti stanchi, chiedere aiuto per tenere le mani alzate. Questa è la preghiera che Gesù ci ha rivelato e ci ha donato nello Spirito Santo. Pregare non è rifugiarsi in un mondo ideale, non è evadere in una falsa quiete egoistica. Al contrario, pregare è lottare, e lasciare che anche lo Spirito Santo preghi in noi. E’ lo Spirito Santo che ci insegna a pregare, che ci guida nella preghiera, che ci fa pregare come figli.

I santi sono uomini e donne che entrano fino in fondo nel mistero della preghiera. Uomini e donne che lottano con la preghiera, lasciando pregare e lottare in loro lo Spirito Santo; lottano fino alla fine, con tutte le loro forze, e vincono, ma non da soli: il Signore vince in loro e con loro. Anche questi sette testimoni che oggi sono stati canonizzati, hanno combattuto la buona battaglia della fede e dell’amore con la preghiera. Per questo sono rimasti saldi nella fede, con il cuore generoso e fedele. Per il loro esempio e la loro intercessione, Dio conceda anche a noi di essere uomini e donne di preghiera; di gridare giorno e notte a Dio, senza stancarci; di lasciare che lo Spirito Santo preghi in noi, e di pregare sostenendoci a vicenda per rimanere con le braccia alzate, finché vinca la Divina Misericordia.





Il giuramento di Ippocrate da un manoscritto bizantino dell'XI secolo
Biblioteca Vaticana•

Risultati immagini per giuramento Ippocrate manoscritto bizantino

-Il Giuramento di Ippocrate viene prestato dai medici-chirurghi e odontoiatri prima di iniziare la professione. Prende il nome da Ippocrate a cui il giuramento è attribuito; la data di composizione non è definita, ma pare certo non preceda il IV secolo a.C.

« Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per tutti gli dei e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto:
di stimare il mio maestro di questa arte come mio padre e di vivere insieme a lui e di soccorrerlo se ha bisogno e che considererò i suoi figli come fratelli e insegnerò quest'arte, se essi desiderano apprenderla, senza richiedere compensi né patti scritti; di rendere partecipi dei precetti e degli insegnamenti orali e di ogni altra dottrina i miei figli e i figli del mio maestro e gli allievi legati da un contratto e vincolati dal giuramento del medico, ma nessun altro.
Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio; mi asterrò dal recar danno e offesa.
Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo.
Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte.
Non opererò coloro che soffrono del male della pietra, ma mi rivolgerò a coloro che sono esperti di questa attività.
In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l'altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi.
Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell'esercizio sulla vita degli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili.
E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell'arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro. »




[Modificato da Caterina63 17/11/2016 17:38]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)