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Le generose politiche di accoglienza e le missioni organizzate per soccorrere i migranti non hanno fermato il massacro, ma attivato un meccanismo perverso in cui le organizzazioni criminali hanno potuto più agevolmente lucrare nel loro traffico di esseri umani

di Clemente Sparaco

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buonisti sono quelli che fanno della bontà un’ideologia. E quando la bontà diventa ideologia perde la sua fragranza personale, concreta, per trasformarsi in un astratto, impersonale. Spesso diventa di facciata o, peggio ancora, di comodo, vessillo da innalzare, magari condito di insulti per chi la pensa diversamente. Essendo di facciata, invece di trovare soluzioni concrete, trova soluzioni di facciata, in linea con il politically correct. Conseguentemente, invece di offrire soluzioni ai problemi, finisce per crearne degli altri.

Quando, in particolare, li si interpella sul tema dell’emergenza immigratoria, i buonisti predicano l’accoglienza come soluzione e si inalberano. Non che l’accoglienza sia un valore di esclusiva loro pertinenza, ma quello che caratterizza i buonisti è che la richiedono in modo indiscriminato, a prescindere dalle differenze fra chi fugge la guerra o la fame, fra i profughi o i migranti economici, a prescindere dalle conseguenze che ne possono seguire.

buonisti hanno sostenuto, e sostengono, che un deciso e convinto pattugliamento del Mediterraneo serve a salvare vite umane; ed è questa la loro priorità! Emblematiche sono le parole del Presidente del Consiglio Renzi, collettore politico di tutte le bontà rimediabili e smerciabili (gli 80 euro, l’esenzione dell’IMU e della TARI sulla prima casa, il funerale delle tasse annunciato per il 16 dicembre): “Prima salviamo le vite, poi penseremo a come dare un futuro a queste persone. Non rinuncio a secoli di civiltà” (meeting di Rimini – 25 agosto).

Ma quello che i buonisti non dicono è che numeri e statistiche li smentiscono.

Si è stabilita, infatti, una proporzionalità diretta fra numero di sbarchi, vittime della traversata del Mediterraneo e missioni navali mirate a limitare i morti (dal 3-10-2013 l’operazione Mare Nostrum, dal 1-11-2014 l’operazione europea Triton, dal 22-6-2015 la missione europea EuNavForMed).

I grafici in basso lo evidenziano.

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Confrontando i dati, si nota che il 2011, l’anno del crollo del regime di Gheddafi e dell’inizio delle cosiddette primavere arabe, è quello cruciale. Nel 2010, anno degli accordi sull’immigrazione clandestina tra il Presidente del Consiglio Berlusconi e il rais di Libia, Muammar Gheddafi, si è registrato il numero più basso di sbarchi (4000) e di morti (20), ma dall’anno seguente gli uni e gli altri hanno ripreso a crescere, fino ad arrivare alle cifre record del 2014 (170000 sbarchi e 3500 morti). Nell’anno in corso si prefigurano nuovi tristi primati: 115500 sbarchi e 2750 morti (dati aggiornati al 28 agosto). Tale escalation coincide con l’inizio dell’operazione Mare Nostrum, voluta dal governo Letta e confermata dal Governo Renzi, che ha difatto innescato “un vertiginoso effetto calamita” (come ha rilevato Gian Micalessin – Il Giornale, 29/08/2015 ), moltiplicando numero degli sbarchi e di vittime delle famigerate carrette del mare.

Le generose politiche di accoglienza e le missioni organizzate per soccorrere i migranti non hanno, quindi, fermato il massacro, ma attivato un meccanismo perverso in cui le organizzazioni criminali hanno potuto più agevolmente lucrare nel loro traffico di esseri umani (l’indotto si aggirerebbe intorno ai 43 miliardi secondo Magdi Cristiano Allam – Il Giornale, 30-8-2015).

L’aver pensato alle missioni di pattugliamento ed intervento navale, senza guardarsi dall’effetto collaterale dell’aumento di traffici e profitti dei mercanti di carne umana, rappresenta senz’altro una sconfitta ed una responsabilità della missione Mare Nostrum e delle missioni europee ad essa seguite.

Ma quello che i buonisti non dicono è che ci sono altri morti ed altre vittime, collegate al fenomeno, di cui non si assumono e si riconoscono la responsabilità. Sono i residenti che hanno subito e subiscono illegalità, violenze e sperequazioni in conseguenza delle politiche buoniste del Governo.

E’ il caso eclatante (ma, purtroppo, non isolato) dei due anziani coniugi di Palagonia, in provincia di Catania. Essi sono stati uccisi nella loro loro abitazione faticosamente tirata su negli anni con il lavoro di una vita da emigranti in Germania. E quello che più colpisce è la brutalità con cui sono stati uccisi (lui sgozzato, lei probabilmente lanciata dalla finestra).

Il sospetto è da subito ricaduto su un giovane profugo ivoriano ospite dall’8 giugno del Cara (Centro richiedenti asilo) di Mineo, un fantasma anagrafico, secondo la definizione di Paolo Graldi sul Messaggero del 2 settembre.

“È anche colpa dello Stato se i miei genitori sono stati uccisi – ha urlato Rosita Solano, figlia della coppia, ai microfoni dei giornalisti – perché permette a questi migranti di venire qui da noi e di fargli fare quello che vogliono, anche rapinare e uccidere”. In effetti, il fatto denuncia un’irresponsabilità di fondo del Governo buonista che, una volta determinate politiche di accoglienza indiscriminate, non si assume la responsabilità delle conseguenze sul piano criminale, prima ancora che sociale. Perché i clandestini sono persone che – come ha scritto Giovanni Sartori (Imola oggi, 31-5-2015) – “sfuggono alle leggi e sono legalmente inesistenti”. A parte coloro che attendono nei Centri di prima accoglienza, come nel caso del sospetto omicida, ci sono quelli che se ne allontanano, prima ancora che la macchina della burocrazia si sia messa in moto per espletare le pratiche richieste dalla legge. Almeno 50/60 mila sarebbero scappati senza lasciar traccia solo per il 2014, secondo fonti del ministero dell’Interno, clandestini senza generalità e, quindi, senza fedina penale.

La legalità viene, difatto, derogata e così il dovere di proteggere i propri cittadini.

E’ questo un effetto collaterale del buonismo, così come una microcriminalità diffusa, legata al fenomeno immigratorio (prostituzione, commercio abusivo, evasione fiscale etc.), largamente tollerata e consentita. La stessa logica spiega il prosperare di un sottobosco affaristico-politico pronto a trasformare l’emergenza immigratoria in business dell’assistenza (“mafia-capitale”, per intenderci!).

buonisti, l’Europa e l’emergenza immigratoria

buonisti hanno sempre proclamato di avere una strategia: “l’invasione dei clandestini si sarebbe risolta coinvolgendo l’Europa, ripartendo gli oneri e impegnando più mezzi e risorse di tutti gli Stati membri” (Magdi Allam, Il Giornale, 30-8-2015). Ma la solidarietà europea è venuta meno da subito con il defilarsi dalle quote di redistribuzione dei richiedenti asilo da parte di Gran Bretagna, Francia, Spagna, Polonia, Ungheria, Slovenia, Slovacchia, Paesi Baltici etc…

L’Europa, che ha condannato l’Italia per la politica dei respingimenti (Sentenza della Corte Europea di Strasburgo del 23-2-2012), che l’ha sanzionata per la detenzione “illegale” di tre migranti tunisini nel Centro di prima accoglienza di Lampedusa (sentenza Corte europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo del 31 agosto 2015) e di cui ha bocciato la legge che impone a cittadini extracomunitari richiedenti il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno di pagare un contributo tra 80 e 200 euro (sentenza Corte di Giustizia Europea del 2 settembre 2015), attua ai suoi confini (Ventimiglia e Brennero) respingimenti, più o meno al limite degli accordi Schengen.

Contrastando unitariamente i trafficanti di carne umana, ci sarebbero stati meno clandestini e meno morti. Ma questo non si è mai verificato e non si verifica nemmeno oggi, quando anche la Germania scopre la pressione dei migranti ai suoi confini. E’ una valanga umana che (come ha scritto Gian Mario Chiocci su Il Tempo del 30 agosto) “si presenta senza bussare, calpesta confini e muri spinati, non chiede per favore, pretende, perché disperazione e fame non si saziano con le chiacchiere di Bruxelles”. E, mentre le frontiere di Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria, Italia, si spalancano arrendendosi all’imponenza e all’evidenza, la Gran Bretagna dice di voler ridiscutere quello che sembrava un tabù, gli accordi di Schengen.

Ma “l’Europa è un potere già sconfitto” (Giampaolo Pansa  su Liberoquotidiano.it 31 agosto). Soffia su di essa un brutto vento, qualcosa di simile a quello che spirava nel 1938, dopo gli accordi di Monaco. Più che apparire paralizzata dagli egoismi nazionali e dalle velleità di egemonia locale, essa non è capace di avere né una singola voce né una singola strategia né una singola solidarietà verso i veri richiedenti asilo e verso i Paesi investiti dal problema, europei e no.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)