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«È omofobo difendere la famiglia?». L’omelia che ha scatenato l’inquisizione lgbt in Spagna



Giugno 9, 2016 Antonio Cañizares Llovera

L’arcivescovo di Valencia il cardinale Antonio Cañizares Llovera è stato accusato di essere «omofobo e razzista» da 53 associazioni e il Parlamento regionale si appresta a votare una mozione contro di lui


 

Il Parlamento regionale della Comunità di Valencia si appresta a votare una mozione di condanna dell’arcivescovo Antonio Cañizares Llovera. Il cardinale è stato accusato di «incitare all’odio contro omosessuali e femministe» da Lambda e altre 52 associazioni Lgbt. L’arcivescovo è stato accusato addirittura di «non essere cristiano», oltre che «razzista, omofobo e sessista». Pubblichiamo di seguito una nostra traduzione dell’omelia, pronunciata dal cardinale il 13 maggio nella cappella dell’università cattolica di Valencia, in occasione della chiusura del corso di studi sulla famiglia dell’Istituto Giovanni Paolo II. Il presule, pubblicandola integralmente sul suo sito, ha scritto: «È omofobo difendere la famiglia?».


Rendiamo grazie a Dio per il lavoro svolto, in questo corso e nei suoi oltre 20 anni di esistenza, dalla sezione spagnola dell’Istituto Giovanni Paolo II, al quale la Chiesa e il mondo intero devono molto per ciò che è stato fatto in tanti anni a favore della famiglia. È provvidenziale e significativo che l’università Cattolica di Valencia abbia voluto ospitare nella sua struttura e nella sua organizzazione questo istituto. Come ho detto anche ieri al Consiglio di direzione dell’università, essa deve avere come sua nota distintiva la collaborazione, l’aiuto e la promozione di indagini, studi e attività a favore della famiglia e della donna. E soprattutto dopo l’Esortazione apostolica di papa Francesco sulla famiglia, l’Amoris Laetitia, essa deve diventare oggetto nella nostra università di menzione e applicazione.


Con questa celebrazione di ringraziamento nell’anniversario della sua nascita, Nostra Signora di Fatima, proclamiamo chiaramente e appoggiamo in modo deciso e inequivocabile la famiglia, unione indissolubile nella gioia dell’amore, santuario della vita e sede ferma della speranza. Inoltre, in questo Anno della Misericordia, invochiamo anche la misericordia di Dio sopra la famiglia che ne ha tanto bisogno e che ne è essa stessa segno, perché nella famiglia si comprende e si riceve la misericordia. Una volta di più, facciamo attenzione in questa celebrazione al fondamento solido e gioioso della natura della famiglia, da sempre amata da Dio, alla difesa del diritto a formare e vivere in una famiglia, senza che questa venga soppiantata od oscurata da altre forme o istituti diversi, così come alla difesa del diritto primordiale alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale.


Nella famiglia si gioca il futuro dell’uomo e di tutta la società. Sicuramente viviamo tempi non facili per la famiglia. L’istituto familiare è diventato oggetto di contraddizione: da una parte è l’istituzione sociale più apprezzata, almeno secondo i sondaggi, anche tra i giovani, dall’altra è scossa nelle sue fondamenta da gravi minacce. Esplicite o subdole. La famiglia oggi patisce nella nostra cultura innumerevoli gravi difficoltà e allo stesso tempo subisce attacchi importanti che nessuno può nascondersi. Ci sono leggi contrarie alla famiglia, l’azione ostile di forze politiche e sociali, alle quali aderiscono i movimenti dell’impero gay, di ideologie come il femminismo radicale o la più insidiosa di tutte, l’ideologia di genere. Questa situazione è così grave, e ha conseguenze tali per il futuro della società, che si può senza dubbio considerare la stabilità del matrimonio e della famiglia, insieme al suo sostegno e al riconoscimento pubblico, come il primo problema sociale, di attenzione ai più deboli e alle periferie esistenziali. Quando si attacca e si danneggia la famiglia, le relazioni umane più sacre vengono pervertite, si riempie di sofferenza e disperazione la vita di molti uomini e donne, e si proietta una tenebra di solitudine e indifferenza sulla storia e su tutta la vita sociale. Ecco perché c’è un grande bisogno di misericordia e di vivere la misericordia.


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La famiglia dovrebbe essere la prima grande priorità mondiale. Per l’esistenza dell’uomo, per le sue gioie e dolori, la famiglia è la cosa più determinante. Nella famiglia ciascuno è riconosciuto, rispettato e valorizzato per quello che è. La famiglia è il luogo dove l’uomo cresce, dove tutti apprendiamo a comprendere il mistero della vita e ad essere persone, cioè a relazionarci con Dio e gli altri in modo giusto, armonioso e misericordioso, adeguato alla verità del nostro essere. La famiglia, santuario dell’amore e della vita, esiste perché ogni persona possa essere amata per se stessa e impari a donarsi e ad amare.


Per questo la famiglia, e più precisamente il matrimonio e la verità del matrimonio, è indispensabile perché una persona possa riconoscere la verità del suo essere uomo. È fondamento insostituibile per la persona. Dove finisce la famiglia, cominciano facilmente la tempesta, l’emarginazione e i dolori più acuti. Chi può essere interessato a sradicare questo pilastro di tutti gli uomini e di tutta la società? Ecco perché, venendo incontro al più pressante e importante bisogno del momento storico attuale, papa Francesco con la sua Esortazione apostolicaAmoris Laetitia, ci conferma l’urgenza di scommettere e lavorare per il matrimonio e la famiglia, e di dedicare a questo compito i nostri maggiori sforzi ed energie, così come l’intelligenza e tutti gli altri mezzi che Dio ci concede.


Il matrimonio e la famiglia, con l’imprescindibile e inalienabile missione e lavoro educativo come prolungamento della trasmissione della vita, inoltre, si trovano al cuore stesso della vita della Chiesa e della sua missione, il modo concreto in cui la Chiesa prolunga l’incarnazione di Cristo e, come Lui, si rende amica dell’uomo e luce lungo il cammino. Il cammino della Chiesa, a partire da Cristo e dalla Sacra famiglia, è la famiglia, che è come dire che il cammino della Chiesa è l’uomo. L’uomo oggi è in una situazione di particolare pericolo, soprattutto, per gli attacchi diretti o subdoli per sfigurare la verità del matrimonio e della famiglia, che danneggiano la dignità costitutiva dell’essere umano e compromettono le possibilità sociali di uno sviluppo pienamente umano della sua personalità, del suo destino e della sua salvezza. È quindi imprescindibile ricordare, affermare e difendere l’importanza della famiglia come centro e cellula della società, come realtà fondamentale per lo sviluppo della personalità umana e per il futuro della società. L’Esortazione apostolica di papa Francesco, in piena continuità con gli insegnamenti dei Papi precedenti, è una porta aperta sulla speranza. Ci apre al futuro e conferma la nostra speranza, Perché afferma la necessità e l’incomparabile bellezza della famiglia basata sulla verità del matrimonio tra un uomo e una donna. È la famiglia il santuario della vita e la speranza della società. La parola del Papa e la sua testimonianza in favore della famiglia offrono a tutto il mondo la luce e il cammino per rafforzare la famiglia, dove si gioca il futuro dell’uomo.


Il bene dell’uomo e della società, infatti, è profondamente legato alla famiglia. Il futuro dell’umanità è forgiato nella famiglia: è indispensabile e urgente che tutti gli uomini di buona volontà si sforzino per salvare la famiglia, così come i valori e le esigenze che essa presenta. Tra le numerose strade dell’umanità, la famiglia è la prima e la più importante. È la strada da cui nessun essere umano può discostarsi. Quando manca la famiglia, si crea nella persona che viene al mondo una carenza preoccupante e dolorosa che peserà poi per tutta la vita.


È necessario essere lucidi, insisto, davanti alla situazione che sta attraversando la famiglia oggi. La gravità e il numero di questi problemi sono sotto gli occhi di tutti. Siamo in un momento storico nuovo della nostra società. Non possiamo smettere di preoccuparci di questi problemi che riguardano tutte le persone nel loro intimo. Invece, la nostra società sembra volere ignorare le sue difficoltà avanzando soluzioni superficiali e ingenue che ignorano le ripercussioni personali e sociali che producono. Tutti, senza eccezione, siamo obbligati a promuovere e rafforzare i valori e le esigenze della famiglia, andando oltre a ciò che spesso occupa il dibattito politico, sociale e culturale. La famiglia deve essere aiutata e difesa attraverso mezzi sociali adeguati e una nuova cultura, che sia precisamente la nuova cultura della famiglia e della vita, la nuova “civiltà dell’amore”, della gioia dell’amore, come ha detto papa Francesco.


La società ha la grande responsabilità di sostenere e rafforzare la famiglia e il suo fondamento, che è il matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna, basato sull’amore e aperto alla vita. La stessa società ha il dovere inesorabile di proteggere e difendere la vita, il cui santuario è la famiglia, dotandola dei necessari mezzi economici, giuridici, educativi, di alloggio e lavoro perché possa rispondere agli scopi che corrispondono alla sua stessa natura e assicurarle prosperità e giustizia.


Non aiutare in modo debito la famiglia costituisce un atteggiamento irresponsabile e suicida che conduce l’umanità sulla via della crisi, del deterioramento e della distruzione con conseguenze incalcolabili. La Chiesa ha una responsabilità speciale nel rispondere alla grande urgenza del nostro tempo che è, con l’aiuto della misericordia di Dio, quella di “salvare la famiglia”, potenziarla e incoraggiarla, in modo conforme alla verità che la costituisce, inscritta dal suo creatore, il Dio uno e trino, nella sua più profonda essenza. La promozione e la difesa della famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, è la base di una nuova cultura dell’amore. Ciò che è contrario alla civiltà dell’amore, e pertanto alla famiglia, è contrario a tutta la verità sull’uomo e costituisce per lui una minaccia. Solo la difesa della famiglia aprirà il cammino alla civiltà dell’amore, all’affermazione dell’uomo e della sua dignità inviolabile, alla cultura della solidarietà e della vita. Solo la famiglia è la speranza dell’umanità.


Siamo chiamati ad aiutare le famiglie, in mezzo alle tante difficoltà che devono vivere oggi, a prendere coscienza della sue capacità ed energie, a confidare nella propria ricchezza, natura e grazia, e nella missione che Dio ha affidato loro. È necessario che le famiglie del nostro tempo tornino a rialzarsi. I cattolici hanno in questo una speciale responsabilità, che si traduce nell’annuncio e nella presenza del “vangelo della famiglia”.


La nostra università e l’Istituto Giovanni Paolo II, che si trova nel suo seno, deve tenere come sua caratteristica il riferimento, la cura e l’attenzione alla famiglia. Così affermava stamattina anche il Consiglio di direzione. Per questo motivo, con l’aiuto inestimabile di questo Istituto, e con l’apporto di tutti, questa università saprà promuovere e difendere la verità e la bellezza della famiglia. E fare tutto ciò che è in suo potere – cioè tanto – per la famiglia.


Foto Ansa


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Valencia. Dopo i manifesti blasfemi, migliaia di cattolici in piazza per la Vergine

All’offesa contro la religione, i cattolici rispondono in forze, con la preghiera. Il card. Cañizares, recentemente attaccato, spiega che è suo compito dire la verità, anche se “politicamente scorretta”

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Virgen de los Desamparados

Virgen De Los Desamparados - Flickr

La Chiesa militante è ancora viva. Lo hanno dimostrato non con sterili profluvi di parole, ma con una testimonianza visibile e massiccia, scandita dalla preghiera, i migliaia di cattolici scesi in strada a Valencia, giovedì scorso, ad onorare Maria Santissima.

Si sono riuniti nel tardo pomeriggio in Piazza della Vergine, rispondendo così alla convocazione del loro Arcivescovo, il card. Antonio Cañizares Llovera, di un atto di riparazione nel quale si è pregato il Santo Rosario, seguito da una Messa celebrata nella Cattedrale della città.

Il porporato ha deciso di mobilitare in questo raduno spirituale i fedeli della diocesi dopo che, nei giorni scorsi, sui muri della città spagnola erano apparsi dei manifesti blasfemi, che ritraevano un bacio tra la Virgen de los Desamparados e la Virgen de Montserrat (due Madonne particolarmente venerate a Valencia e in Catalogna) con la frase “Contro la sacra oppressione. Ama come ti pare”.

La sacrilega rappresentazione era stata affissa per pubblicizzare un “gay pride” nella città. Anche la Conferenza episcopale spagnola era intervenuta con una nota, nella quale si evidenzia che un simile manifesto “va ad alimentare una spirale che attenta contro il libero esercizio della libertà religiosa, così come la libera predicazione del Vangelo in una società pluralista”.

Spirale che aveva conosciuto appena qualche giorno prima un’altra tappa. Il card. Cañizares aveva osato criticare una legge in discussione nel Parlamento della Comunidad Valenciana, la quale, se approvata, obbligherebbe le scuole statali a svolgere corsi di educazione sessuale a bambini anche piccoli, prevedendo persino il cambio di sesso nei confronti dei minori, mediante percorsi farmacologici e chirurgici, anche senza il permesso dei genitori.

Contro Cañizares si era scatenato un fuoco di fila mediatico, come ha riportato ZENIT. La procura di Valencia ha aperto un fascicolo a seguito della denuncia presentata da alcuni gruppi lgbt nei suoi confronti, le toghe hanno confermato di aver avviato l’esame e che entro sei mesi decideranno se procedere o archiviare il caso. L’Arcivescovo di Valencia rischia una pena fino a tre anni, tale è la massima punizione prevista dalla legge per il reato di “incitamento all’odio”.

Malgrado la dura accusa ricevuta, il card. Cañizares giovedì scorso è apparso sereno, intento a rispondere con la preghiera a chi predica ostilità avvelenando il clima sociale e offendendo la sensibilità religiosa.

Egli ha precisato che questo atto di riparazione è offerto “per l’unità e la convivenza”, pertanto non va confuso con un “gesto politico o di protesta”. I fedeli – ha proseguito – si recano a pregare senza brandire alcun vessillo e senza ostentare sigle, ma “semplicemente mantenendo il senso religioso che questo atto richiama”.

L’Arcivescovo di Valencia ha chiesto di pregare per le vittime di Orlando, così come per tutte le vittime di violenze e terrorismo. Inoltre “per tutti coloro che sono perseguitati o maltrattati a motivo della loro fede, per la cessazione di ogni violenza contro la persona umana e la sua dignità”.

Ha sottolineato poi che rendere omaggio alla Virgen de los Desamparados – la cui statua è stata portata in processione – è un gesto in favore di tutti, nessuno escluso, perché questa Madonna “è parte della nostra identità culturale”, anche se taluni vorrebbero cancellarla a colpi di ideologia.

Non è mancato, nella sua omelia, un riferimento proprio all’ideologia gender. Ha ribadito che si tratta della “peggiore di tutte le ideologie della storia”, perché ha la pretesa di eliminare il concetto di “creazione” a beneficio di un’autodeterminazione dell’uomo nei confronti della propria natura.

Ha rilevato che, se avesse timore ad esprimersi così, lui sarebbe “un cattivo vescovo”. Per questo continuerà ad insegnare la verità, “anche se alcuni non lo tollerano”, alludendo a “gruppi politici o poteri economici”. Con riferimento alla legge la cui critica gli è costata la gogna pubblica, il cardinale ha invitato i cattolici a fare obiezione di coscienza.

“Devo andare controcorrente anche se questo è politicamente scorretto, come ha fatto Gesù”, ha soggiunto, ricevendo gli applausi scroscianti dei fedeli accalcati nella Cattedrale.  Al termine della celebrazione, l’Arcivescovo Cañizares ha impiegato molto tempo per uscire, giacché in tanti lo hanno avvicinato per manifestargli il loro sostegno e la filiale obbedienza. A concelebrare insieme a lui, come riferisce l’agenzia spagnolaAciPrensa, c’erano quasi cento sacerdoti, tra i quali alcuni vescovi.




[Modificato da Caterina63 20/06/2016 16:08]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)